MACRÍ, Oreste
Nacque a Maglie, nel Salento, il 10 febbr. 1913 da Gustavo (geometra, "laboriosissimo" agrimensore e appassionato lettore di romanzi, dal quale il figlio dichiarò di avere appreso l'"etica del lavoro") e da Albina Bitonti. Brillante allievo del ginnasio-liceo Capece della sua città, si iscrisse a Roma alla facoltà di lettere per seguire i corsi di filosofia, ma si trasferì l'anno seguente a Firenze.
Qui, accanto a maestri quali M. Casella, L.F. Benedetto, L. Limentani, G. Pasquali conobbe, a partire dal novembre 1931 (tra trattorie, aule universitarie, caffè, camere in affitto), critici, poeti o narratori che sarebbero stati insieme con lui i protagonisti della stagione dell'ermetismo (tra gli altri: S. Baldi, C. Bo, L. Traverso; P. Bigongiari, A. Gatto, M. Luzi, A. Parronchi; R. Bilenchi, A. Bonsanti, T. Landolfi, V. Pratolini).
Laureatosi in filosofia nel 1934, relatore E.P. Lamanna, con una tesi sulla poetica di G. Vico (cfr. Poesia e mito nella filosofia di G. Vico, in Arch. di storia della filosofia italiana, VI [1937], pp. 258-282), cominciò a insegnare nelle scuole (Scuole pie fiorentine), ma, nel 1938, fu costretto ad abbandonare Firenze e il gruppo di amici letterati del caffè S. Marco (riunitisi, dal 1936, al gruppo delle Giubbe rosse con E. Montale, A. Loria, C.E. Gadda, S. Timpanaro, G. Contini) avendo ottenuto una cattedra nella sua vecchia scuola di Maglie (di quel periodo difficile gli rimasero fondamentali amicizie: in particolare quella con V. Bodini e con tutta l'intelligencija artistico-letteraria salentina). Da Maglie, come professore di scuola media, si spostò a Parma, dove nel decennio 1942-52 partecipò, con straordinaria e produttiva passione, alla vita intellettuale, artistica, letteraria, politica della città (tra gli amici A. Bertolucci, C. Mattioli), avviando, con l'editore Guanda, un'infaticabile attività di traduttore della letteratura e della poesia spagnola moderna. Lontano dalla sua terra, ne avviò una affettiva e ironica mitizzazione, mentre, dopo un periodo passato ad Arezzo (dove fu preside) si trasferì a Firenze (insieme con la moglie, Albertina Baldo, sposata nel settembre 1942) come incaricato, poi ordinario, di lingua e letteratura spagnola all'Università dove insegnò dal 1952 al 1983, proseguendo in quella città la sua attività di critico militante e studioso.
Il M. morì a Firenze il 14 febbr. 1998.
Alla città e all'Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto scientifico-letterario G.P. Vieusseux il M. destinò non solo le carte, la corrispondenza e la biblioteca (ora in palazzo Corsini-Suarez), ma anche la quadreria, nella speranza, poi disattesa, che potesse essere costituito, nella sua casa di via F. Nullo 4, alle pendici di Fiesole, parimenti donata, un Centro studi Oreste Macrí aperto agli studiosi e ai giovani.
Italianista, ispanista, francesista, comparatista di livello europeo, il M. dovette la sua precoce fama (era già al centro delle polemiche letterarie alla fine degli anni Trenta, quando collaborava con i periodici più importanti d'anteguerra quali, fra gli altri, Il Frontespizio, Campo di Marte, Letteratura, e scriveva sui compagni di generazione o sui loro maestri) all'essere stato, insieme con C. Bo, tra i fondatori e teorici della terza generazione poetica novecentesca, più comunemente nota con il nome di ermetismo fiorentino. Al nucleo di rivolta-rigenerazione di quel movimento rimase sempre strenuamente fedele, sottolineandone le ragioni e radici religiose ed esistenziali, ontologiche e metafisiche.
Lungo la linea romantico-simbolista, aperta in Italia da Vico (punto costante di riferimento per il suo pensiero filosofico), l'ermetismo come avanguardia gli si pose fin dall'inizio nella continuazione della grande tradizione europea di J.G. Herder, J.G. Hamann, Fr. Hölderlin, Novalis, V. Hugo, G. de Nerval, Ch. Baudelaire, S. Mallarmé, G.A. Bécquer e nella proiezione moderna dell'amicizia generazionale della quale gli offriva luminoso esempio la poesia spagnola del Novecento. Critico militante, rigoroso filologo (si ricordino, per il fitto dialogo con C. Segre, le sue proposte Per una teoria dell'edizione sul testo della "Chanson de Roland", Lecce 1977), esperto metricista (e su tre letterature: spagnola, italiana, francese; basti citare Ensayo de métrica sintagmática, Madrid 1968; e Semantica e metrica dei Sepolcri del Foscolo. Con una teoria dell'endecasillabo, Roma 1995), appassionato e abilissimo traduttore, seppe fondere la passione per la poesia novecentesca, sulla quale nasceva la sua stessa vocazione critica, con l'esigenza di un'ermeneutica totale dei testi. Perseguì in tal modo, con rara coerenza, dal 1934 fino alla morte, le ragioni e i risultati di originali scelte critiche, di confermate predilezioni di lettura, continuando ad arricchire e nutrire delle scoperte successive le giovanili acute intuizioni e le ferme proposizioni di un metodo non strutturato, guidato da suggestioni teoriche funzionali e al tempo stesso mobili e discrete.
Fondamentale (e profetico per la stessa successiva evoluzione degli autori) il volume Esemplari del sentimento poetico contemporaneo (Firenze 1941, nel quale raccolse una serie di saggi scritti dal 1936 al 1940), a cui seguirono, in quella che si può ormai chiamare la sua "prima trilogia italiana": Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea (ibid. 1956, con una esplicita teorizzazione della successione generazionale novecentesca che avrebbe trovato la sua forma più compiuta nella Teoria letteraria delle generazioni, a cura di A. Dolfi, ibid. 1995); Realtà del simbolo. Poeti e critici del Novecento italiano (ibid. 1968); e una quantità innumerevole di saggi. Raccolti, a cura di A. Dolfi, a costituire una "seconda trilogia italiana" (La vita della parola: Ungaretti e poeti coevi, Roma 1998; Studi montaliani, Firenze 1996; Da Betocchi a Tentori, Roma 2002), essi sono sempre permeati dalla forza di una realtà del simbolo fattasi ancor più, con gli anni, "vita della parola", ricerca e inveramento, in ogni dettato poetico individuale fortemente e biograficamente motivato, degli archetipi, di quelle che avrebbe chiamato le quattro radici della poesia.
Su questa linea, nella volontà di ricostruire il percorso creativo dell'autore attraverso lo studio puntuale del testo (affrontato ogni volta in diacronia e sincronia con analisi fonosimboliche, metriche, schedatura e individuazione dei campi semantici, reperimento di incidenze significanti), si vedano, nell'ambito della letteratura italiana, i suoi studi su U. Foscolo e A. Manzoni proiettati in direzione comparatista (Varia fortuna del Manzoni in terre iberiche, Ravenna 1976; Il Foscolo negli scrittori italiani del Novecento. Con una conclusione sul metodo comparatistico, ibid. 1980), su G. D'Annunzio (Simbolo e ritmo nel "Poema paradisiaco", Roma 1997). E, in ambito novecentesco, quelli su A. Onofri, G. Ungaretti, C. Rebora, Montale, S. Quasimodo (La poesia di Quasimodo. Studi e carteggio con il poeta, Palermo 1986), C. Betocchi, Gatto, Landolfi (Tommaso Landolfi. Narratore poeta critico artefice della lingua, Firenze 1990), Pratolini (Pratolini romanziere di "una storia italiana", ibid. 1993), Bigongiari (Studi sull'ermetismo. L'enigma nella poesia di Bigongiari, Lecce 1988); nonché le sue edizioni complete (e critiche, con recupero e sistemazione di inediti) delle opere di L. Fallacara (Poesie, Ravenna 1986) e di Bodini (Tutte le poesie, Milano 1983). A queste si affiancarono, già a partire dagli anni Quaranta (nel periodo della ricostruzione, quando partecipava attivamente ai dibattiti sulla società, la scuola, il cinema, la politica), quelle degli autori del Novecento spagnolo.
Da ricordare almeno l'edizione, a partire dal 1949, dei Canti gitani e andalusi di F. García Lorca (Parma; ibid. 1993; ma si veda anche il recente recupero fatto da L. Dolfi del Teatro di F. García Lorca tradotto da O. Macrí (versioni inedite), in F. García Lorca e il suo tempo. Atti del Congresso internazionale, Parma, 1998, a cura di L. Dolfi, Roma 1999, pp. 485-662), dell'Opera poetica di J. Guillén (Firenze 1972), di quella monumentale di Poesía y prosa di A. Machado (I-IV, Madrid 1989; dopo quelle italiane di Campi di Castiglia, Milano 1966; Poesie, ibid. 1959-69; Prose, Roma 1968). Mentre la poesia spagnola sarebbe stata conosciuta in Italia (a partire dagli anni Cinquanta) attraverso le molteplici e sempre aggiornate edizioni della sua Poesia spagnola del Novecento (Parma 1952; fino a Milano 1985, 2 voll.).
Importanti, sempre in ambito ispanistico, i suoi studi sul Quattrocento e sul siglo de oro culminati nell'edizione di F. de Herrera (Madrid 1972) e di L. Ponce de León (Firenze 1950; Napoli 1989), nonché, in zona otto-novecentesca, l'edizione delle Rime di G.A. Bécquer (Milano 1945; Napoli 1995), la traduzione e lo studio del Marchese di Bradomin di R. del Valle-Inclán (Firenze 1946) e dell'Oceanografia del tedio di E. d'Ors (Roma 1943; Napoli 1984). Molti e di grande importanza i saggi sparsi sulla letteratura antica (Ariosto e la letteratura spagnola; F. Lope de Vega) e moderna (R. Darío, J.R. Jiménez, P. Salinas, V. Aleixandre, D. Alonso, R. Alberti, L. Cernuda, M. Hernández, A. Crespo), e la riflessione sulla storiografia spagnola e sull'ispanismo spagnolo, italiano e francese, raccolti da L. Dolfi in due volumi di Studi ispanici (I, Poeti e narratori; II, I critici, Napoli 1996).
Questo fondamentale impegno critico ed editoriale ebbe importanti riconoscimenti in Italia e all'estero: il M. fu membro della R. Accademia spagnola e ottenne, fra gli altri, il premio Nebrija, la medaglia al merito in Bellas Artes, l'onorificenza dell'Ordine di Isabella la Cattolica. Non casualmente per i suoi ottanta anni due importanti periodici stranieri gli dedicarono l'onore della copertina o delle pagine centrali: Insula, 1984, n. 447, pp. 1, 10 s., 13; El Ciervo, 1984, n. 396, pp. 28-38.
Nel campo degli studi francesi non si possono dimenticare il commento e la traduzione di G. de Nerval, Le figlie del fuoco (Modena 1942; Milano 1979) e la fondamentale edizione de Il cimitero marino di P. Valéry (Firenze 1947; ibid. 1989) in un lavoro - quale quello del 1989 - che per complessità, dottrina, passione intellettuale e civile può considerarsi esplicazione di una vocazione e summa di un metodo critico.
A tale metodo il M. è ritornato costantemente da un libro all'altro, nonostante la diversità e il rispetto per i singoli autori, sì che si potrebbe cercare di fissarne alcuni punti essenziali, calandosi nella mens critico-filosofica del M., accettandone il linguaggio, le modalità di declinazione, i miti. Che riconducono sempre alla sfera del prelinguistico (intimo e inerente alle radici della poesia), alla strutturazione fonica e semantica verificabile con il sistema della sovrimpressione dei testi, articolati in parametri ritmico-semantici di origine autoctona o derivata (di qui la comparatistica e la prassi teorizzabile del "trapianto"), e a quello che potremmo chiamare il complesso mondo della forma (da studiare con l'ausilio della moderna ecdotica, ma mettendo in gioco ogni volta la filologia, la linguistica, la semantica, la storia dei generi, delle categorie storiografiche e delle forme).
Di grande interesse la ricostruzione della sua biografia intellettuale, in un libro corredato da un ricco apparato iconografico: Le mie dimore vitali (Maglie-Parma-Firenze), a cura di A. Dolfi, Roma 1998, e gli epistolari editi o in corso di pubblicazione.
Con Quasimodo (a cura di A. Dolfi, in La poesia di Quasimodo, cit.), Gatto (in Da Betocchi() e Pratolini (in Pratolini romanziere(), R. Jacobbi (a cura di A. Dolfi, Roma 1993), A. Crespo, G. Diego, J.L. Cano, J.A. Goytisolo, Maria Zambrano (a cura di L. Dolfi); J. Guillén (a cura di L. Dolfi, Valencia 2005), Bodini (a cura di A. Dolfi, in corso di stampa).
Né possono essere dimenticati, a riprova di una complessa militanza, gli Scritti d'arte. Dalla materia alla poesia (raccolti da L. Dolfi, Roma 2002, che offrono anche il catalogo della collezione personale), gli Scritti salentini (a cura di A. Macrí Tronci, Lecce 1999) e alcune plaquettes di prose creative, ancora in gran parte inedite, che rivelano la vena privata di un M. narratore tra paradosso e ironia, malumore e umanissima pietas (Le prose del malumore di Simeone, raccolte e interpretate da G. Pisanò, Lecce 1995; Le prose del malumore di Simeone, a cura di F. Flego, Viareggio 1997; La conversione dei pallidi e altre pose del malumore, a cura di A. Dolfi, Pistoia 1999).
Fonti e Bibl.: Fondamentali per la conoscenza di tutte le carte (anche autografe e inedite) del M., per l'elenco dei corrispondenti, e per una schedatura completa della biblioteca (ivi compresi i libri d'autore: a costituire una bibliografia ormai definitiva) i due CD-Rom allestiti da gruppi di laureandi (GREM [Gruppo ricercatori epistolari Macrí]; GRBM [Gruppo ricercatori Biblioteca Macrí]) guidati da A. Dolfi: Inventario del Fondo Oreste Macrí presso l'Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux, a cura di I. Eleodori, H. Piersigilli, F. Polidori, C. Provvedi, sotto la direzione di A. Dolfi e C. Del Vivo (allegato all'anastatica degli Esemplari della poesia italiana contemporanea, Trento 2003); e La biblioteca di O. M. presso l'Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux, a cura di H. Piersigilli e del GRBM, sotto la direzione di A. Dolfi e L. Desideri, Trento 2006 (allegato all'anastatica di A. Dolfi, Percorsi di macritica, Trento 2006).
Per la bibl. del e sul M. si veda: Bibliografia degli scritti di O. M., a cura di G. Chiappini, Firenze 1989 (fino al 1988). Per interventi successivi particolarmente significativi, cfr. S. Ramat, O. M., in Letteratura italiana. I critici, V, Milano 1969, pp. 3891-3904; D. Valli, Storia degli ermetici, Brescia 1978, ad ind.; M. Marti, Ugo Foscolo e le due anime di O. M., in Giorn. stor. della letteratura italiana, CLVI (1979), 496, pp. 576-594; E. Biagini, Aspetti della "realtà" del simbolo in O. M., in Paradigma, IX (1985), 6, pp. 11-44; Per O. M. Atti della Giornata di studio, Firenze, 1994, a cura di A. Dolfi, Roma 1996; L. Dolfi, Premessa a O. Macrí, Studi ispanici, Roma 1996, I, pp. 1-22; Lettere a Simeone. Sugli epistolari a O. M., a cura di A. Dolfi, Roma 2002; I libri di O. M.: struttura e storia di una biblioteca privata, a cura di A. Dolfi, Roma 2004; N. Trentini, Lettere dalla Spagna. Sugli epistolari a O. M., Firenze 2004; R. Londero, O. M. gitano-andaluso: "excerpta" traduttivi lorchiani, in Traduzione e poesia nell'Europa del Novecento, a cura di A. Dolfi, Roma 2004, pp. 549-566; A. Dolfi, Percorsi di macritica, cit.