GNECCHI SOLDO, Organtino
Nacque nel 1532 a Casto, località della Val Sabbia, nel Bresciano, da "Iacopo Philippi de Gnechis de Belincinis" e da Benedetta Soldo. In vita fu più noto sotto il nome di battesimo, cui, nelle poche volte in cui si firmò con il cognome, fece seguire quasi sempre solo quello della madre.
Poco si conosce della sua gioventù: era stato già ordinato sacerdote quando, nel dicembre 1556, entrò nella Compagnia di Gesù a Ferrara. In questa città rimase a studiare finché all'inizio del 1559 fu trasferito a Frascati e quindi, nell'autunno 1560, a Roma, dove proseguì i suoi studi di filosofia e di teologia nel Collegio romano. Qui era ministro nel luglio 1564; negli anni 1565-66 fu superiore nel collegio di Loreto. In questa città ricevette nell'ottobre 1566 la notizia della sua destinazione alle missioni in Asia. Partì da Genova l'8 dic. 1566 e arrivò a Lisbona il 26 febbr. 1567, in tempo per imbarcarsi sulla "Anunciada", una delle navi della flotta diretta in India, che salpò il 17 marzo 1567.
Arrivato a Goa il 9 settembre dello stesso anno, vi rimase per circa venti mesi, durante i quali fu anche rettore del collegio di S. Paolo, da cui, fra l'altro, dipendevano amministrativamente le missioni dei gesuiti in India. Ne ripartì nel 1569, diretto in Giappone, con l'incarico, affidatogli dal provinciale dell'India A. de Quadros e confermatogli dal visitatore G. Àlvarez, di visitare durante il viaggio le case dei gesuiti a Malacca e a Macao. Visitò così dal 13 giugno al 13 luglio 1569 la casa di Malacca; quindi il 23 agosto arrivò a Macao, dove entrò subito in contrasto con un suo confratello, Francisco Cabral. Questi era un nobile, ex militare, rigido, autoritario e per di più poco portato ad apprezzare la cultura e i costumi dei popoli indigeni. Il contrasto tra i due esplose per motivi di precedenza. Cabral era arrivato a Macao un anno prima con un compito analogo a quello dello G. e, dopo averlo espletato, si era trattenuto nella colonia portoghese oltre il previsto, in attesa di proseguire il viaggio in Giappone, dove era stato destinato come superiore. Naturalmente, non volle riconoscere la superiorità dello G. a Macao, sostenendo che le autorità religiose di Goa non avrebbero mai nominato lo G. visitatore per Macao se avessero saputo che egli, futuro superiore dello G. in Giappone, si trovava ancora in quella città. Il contrasto fra i due non fu risolto, ciascuno restando fermo nelle sue posizioni, finché ambedue lasciarono Macao per recarsi in Giappone e, per necessità di cose, dovettero fare il viaggio sulla stessa nave. Sbarcarono così insieme nel porticciolo di Shiki, nell'isola di Amakusa, il 18 giugno 1570. Poco dopo, probabilmente a fine luglio o durante il mese di agosto, lo G. prese parte nella stessa località a una riunione cui parteciparono tutti i gesuiti presenti in Giappone, al termine della quale egli fu destinato da Cabral in missione nel distretto di Miyako (Kyoto). Qui lo G. fu subito coinvolto nei contrasti che dividevano la nobiltà feudale della regione, non pochi esponenti della quale si erano convertiti al cristianesimo, attirandosi l'ostilità dei bonzi buddisti e dei loro seguaci. L'apostolato dello G. fu coronato da successo, come conferma il numero crescente di conversioni, indotte soprattutto dal suo atteggiamento verso la popolazione e la cultura giapponese, non ostile, ma aperto, favorevole e improntato a una sconfinata ammirazione. In una sua lettera del 29 sett. 1577 indirizzata al generale (Roma, Arch. romano della Compagnia di Gesù, Iap. Sin., 8.1.178) smentiva l'opinione, allora prevalente anche fra i missionari, che i Giapponesi fossero un popolo incivile, arrivando a scrivere che, eccezion fatta per la religione, gli occidentali erano "in gran misura" loro inferiori, e in un'altra lettera datata 15 ottobre senza anno (ibid., 8.1.179) ribadiva tale concetto: "comparati a loro siamo barbarissimi".
Nel 1579 lo G. fu coinvolto in uno dei tanti conflitti tra i signori feudali. Uno di costoro, convertitosi al cristianesimo, non si sentì vincolato dal codice d'onore dei samurai, che imponeva al vassallo di prendere le parti del suo diretto signore. Questo avrebbe dovuto fare Takayama Ukon (1553-1615), castellano di Takatsuki e vassallo di Araki Murashige, il quale a sua volta si era ribellato a Oda Nobunaga (1534-82), signore di buona parte del Giappone. Takayama però era cristiano e per i cristiani, gli fece intendere lo G., è peccato prendere le parti di un ribelle. Takayama fu posto perciò in una situazione imbarazzante: se seguiva Araki andava contro i dettami della sua religione; se non lo seguiva, rischiava la vita di ostaggi, fra cui suo figlio, in mano di Araki; se infine tergiversava rischiava di far morire lo G. e gli altri missionari, che Oda Nobunaga minacciava di uccidere per forzarlo a una decisione. Prese, infine, forse dietro consiglio dello G., una soluzione di compromesso, in base alla quale cedette il castello a suo padre, che lo mise a disposizione del ribelle, ottenendo di salvare la vita degli ostaggi, e si presentò in tutta umiltà a Oda Nobunaga, il quale lo perdonò, prendendolo come suo vassallo, anche perché era riuscito a rioccupare il castello di Takatsuki e a domare la ribellione. Conseguenza di tutto ciò fu l'adozione di misure favorevoli ai gesuiti da parte di Oda Nobunaga, come parte della sua politica diretta a incrementare nell'interesse del Giappone gli scambi commerciali con gli Europei. Ne derivò un notevolissimo aumento delle conversioni e il successo del primo viaggio in Giappone del visitatore Alessandro Valignano che, giuntovi il 25 luglio 1579, pose le basi per la istituzione di tre seminari, diretti alla formazione del clero indigeno, e per l'invio in Europa della prima ambasceria giapponese (1582-90).
I provvedimenti presi dal Valignano erano la conferma di quanto fosse stato giusto l'atteggiamento dello G., così aperto e favorevole alla popolazione e alla cultura giapponesi, in contrasto con quello più chiuso e scostante di missionari portoghesi, come Cabral. A seguito, però, della morte improvvisa di Oda Nobunaga, assassinato il 22 giugno 1582, la posizione dello G. e dei gesuiti si fece più difficile. A partire dal 1583 l'uomo più potente del Giappone fu Toyotomi Hideyoshi (1536-98), cui lo G. rese visita nello stesso anno, ottenendo fondi per la costruzione di una chiesa e di una casa a Osaka, ma che nel 1587, a seguito probabilmente di una mossa imprudente del viceprovinciale, il portoghese G. Coelho, emanò un decreto con il quale tollerava il commercio con gli stranieri, ma non la propagazione della fede. Fu ordinato ai gesuiti di lasciare il Giappone: in un primo tempo entro venti giorni; poi, non essendoci navi disponibili, entro sei mesi, ma senza, alla fine, insistere troppo perché partissero. Comunque, tutti i gesuiti si concentrarono a Hirado in attesa della partenza, tranne lo G., che, con un confratello giapponese, si nascose nell'isola di Shodoshima per quasi un anno, quindi nel Kyushu. Infine - in seguito al secondo viaggio in Giappone del Valignano (1590-92), che ottenne, se non la revoca del decreto, almeno la libertà di movimento per i missionari rimasti - si stabilì a Kyoto, dove rimase fino al 1606, anno in cui si trasferì a Nagasaki.
Qui rimase fino alla morte, avvenuta il 22 apr. 1609.
Lo G. avrebbe ben meritato di essere nominato viceprovinciale in Giappone. Non lo fu per l'opposizione del Valignano, che, pur riconoscendone i meriti, lo criticò per avere favorito sempre troppo i Giapponesi, per avere usato del denaro con poca parsimonia, per essere stato sempre in urto con Cabral. Giustificò la sua decisione, rilevatasi poi infelice, di nominare invece Coelho, sostenendo di non aver voluto offrire pretesto a critiche, dato che lo G. era anch'egli italiano.
Restano dello G. varie lettere, conservate prevalentemente nell'Archivio romano della Compagnia di Gesù e alcune delle quali pubblicate in passato, come indicato da Sommervogel, da Streit e da altri, e in epoca più recente da Schütte (1958 e 1980) e da Wicki (1967).
Sotto il nome storpiato di Urugan Bateren (padre Organtino), lo G. figura nei primi due capitoli del Kirishitan monogatari (Racconti cristiani), pubblicato probabilmente nel 1639 a Kyoto (ristampato a Tokyo nel 1907 e nel 1926), e di cui esiste una versione pressoché simile, ma illustrata, intitolata Kirishitan taiji monogatari (Racconti della eliminazione dei cristiani), pubblicata nel 1665 a Kyoto e ristampata nel 1928 e nel 1929. Si tratta di un'opera a carattere anticristiano, in cui lo G. viene descritto come un essere bruttissimo, dal naso lunghissimo e rosso, gli occhi grandi e gialli, la testa piccola, le mani dotate di artigli, la statura gigantesca, la voce stridula come quella di una civetta: un vero mostro, un diavolo, come i primi occidentali apparvero ai Giapponesi. Meno crudele nei suoi confronti è la descrizione, che ne conferma la fortuna nella letteratura giapponese, fattane dal noto scrittore Akutagawa Ryūnosuke (1892-1927) nella novella Kamigami no bishō (Quando gli dei sorridono) nel 1918. Ryūnosuke immagina di vedere la figura dello G. dal lunghissimo naso scomparire insieme con altri europei, religiosi, mercanti, marinai, in uno di quei paraventi, che un tempo rappresentavano, sovente in modo caricaturale, cose e personaggi dell'Estremo Occidente.
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