ORGITANO
– Famiglia di musicisti e compositori attivi prevalentemente a Napoli nella seconda metà del secolo XVIII e nei primi anni del XIX, formata dai fratelli Vincenzo e Paolo, e dai figli del primo, Raffaele, Francesco e probabilmente Ignazio (del quale si sa soltanto che fu assunto il 18 febbraio 1788 come organista soprannumerario nella Cappella Reale di Napoli; Dietz, 1972, p. 402).
Non si hanno notizie né sulla data e luogo di nascita né sulla formazione di Vincenzo. Il primo lavoro noto è Il finto pastorella [sic], commedia per musica di Antonio Palomba data al teatro Nuovo di Napoli nella primavera del 1759: si può supporre che Vincenzo, che sul libretto figura con la qualifica di «maestro di cappella», sia nato a Napoli o nel Regno a metà degli anni Trenta. L’altra sua opera, la farsetta Le pazzie per amore (documentata anch’essa soltanto da un libretto), venne data al teatro Capranica di Roma nel carnevale 1761.
Pare che in seguito, abbandonate le scene operistiche, si sia dedicato in prevalenza all’attività di insegnante e clavicembalista nelle case aristocratiche di Napoli. Gli è attribuito il manoscritto delle Intavolature ossia regolamento per ben portare la mano al suono del cembalo datato 1767, 115 pagine di esercizi per il clavicembalo e brevi brani (Milano, Biblioteca del Conservatorio, Noseda, N.22-14).
Nell’ottobre 1770 lo incontrò, grazie alla mediazione di sir William Hamilton, ambasciatore inglese a corte, Charles Burney, che lo definì «one of the best harpsichord players and writers for that instrument at Naples» (1771, p. 321). Che si sia recato a Londra nel 1771 e abbia diretto alcune opere al King’s Theater (Dr. Burney’s musical ..., 1959), è notizia finora non documentata. Nel 1773 venne assunto come maestro di cappella della congregazione dei Sette Dolori, carica che mantenne fino al 1778 (Magaudda - Costantini, 2003, p. 84). Nel 1779 era al servizio della corte come insegnante di musica delle principesse Maria Teresa e Maria Luisa; il 9 agosto 1782 Ferdinando IV premiò «assiduità e zelo» del suo servizio, nominandolo «maestro di cappella soprannumerario» della Cappella Reale (Dietz, 1972, p. 398). Nello stesso anno Vincenzo richiese l’aiuto di sir Hamilton per far pubblicare a Londra una sua raccolta di sonate per clavicembalo con violino obbligato, ritenendo che la collezione «potesse essergli utile a Corte per l’insegnamento delle giovani principesse»; Hamilton, a sua volta, coinvolse nel progetto Lady (Caroline?) Spencer (cfr. Woodfield, 2001).
La raccolta di sonate op. 17 venne infine stampata da Birchall & Andrews a Londra col titolo Six Duets for the Harpsichord or Piano Forte and Violin, Dedicated to S.A.R. Maria Teresa Bourbone. Delle due principesse cui Vincenzo fece da insegnante, Maria Teresa fu forse la più dotata; per lei tra il 1782 e il 1790 scrisse la maggior parte delle sue sonate per pianoforte solo, sonate per pianoforte con violino obbligato, trii con pianoforte, trii d’archi e sinfonie.
Alla morte di Pasquale Cafaro (25 ottobre 1787), Vincenzo divenne primo maestro della Cappella Reale, incaricato della composizione di musiche sacre (mentre Giovanni Paisiello ereditò la posizione di maestro della Real Camera). Il servizio come insegnante di musica di Maria Teresa cessò nell’agosto 1790, quando la principessa partì per Vienna e andò sposa all’arciduca Francesco II, futuro imperatore del Sacro Romano Impero.
La dedica sul manoscritto dell’ultima sonata per Maria Teresa, i Sei Divertimenti per Cembalo Piano Forte, Op. 57, reca l’indicazione: «Fatti per S.A.R. l’Arciduchessa d’Austria Maria Teresa Borbone» (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Suppl. Mus. 12773).
Ricoprì la carica di maestro della Cappella Reale fino al 1806, quando i francesi occuparono Napoli e Giuseppe Bonaparte venne proclamato re. In quell’anno risulta fra i musici ‘giubilati’. Al ritorno dei Borboni nel 1815, tentò invano di riprendere la carica che nel frattempo i francesi avevano affidato a Giovanni Paisiello. La sua petizione del 19 luglio 1815 venne respinta da Ferdinando I il mese successivo, mentre Paisiello mantenne tutte le sue cariche a corte. Data e luogo di morte di Vincenzo Orgitano sono sconosciuti.
Con più di 120 composizioni (tra cui sonate per pianoforte solo, per 2 pianoforti, per pianoforte con accompagnamento di violino obbligato; trii con pianoforte, per archi con basso continuo; sinfonie, alcune delle quali comprendenti la ‘lira organizzata’ – una sorta di viella arricchita con canne d’organo – di cui si dilettava Ferdinando IV), Vincenzo Orgitano fu tra i più prolifici compositori strumentali a Napoli nel tardo Settecento (un elenco completo delle opere è in Dietz, 1992 e 2004). Di grande interesse fra le opere giovanili sono le Sei Sonate per Violino, Cembalo e Basso obbligati, in tre movimenti (vi sono tre esemplari manoscritti, nella Biblioteca del Conservatorio di Napoli, nel fondo Santini della Diözesanbibliothek di Münster, e nella biblioteca dell’abbazia di Montecassino, in quest’ultima erroneamente attribuito a Raffaele Orgitano). Allo stesso periodo appartengono due raccolte di sonate (in due movimenti), anch’esse per violino e clavicembalo, ora nella Biblioteca del Conservatorio di Milano e alla Biblioteca nazionale di Parigi (fondo del Conservatoire), e un’altra costituita da 10 sonate per clavicembalo solo (in tre movimenti), cui si aggiungono quattro movimenti staccati (il primo è una Toccata) nel Conservatorio di Napoli. Tutte le sonate per strumenti da tasto, vuoi assolo vuoi con accompagnamento, composte in qualità di maestro di musica della principessa Maria Teresa furono concepite per il pianoforte («per Cembalo Piano Forte»), il che comprova che al più tardi a partire dal 1782 la corte di Napoli possedette almeno un pianoforte, probabilmente viennese; erano certamente due nel 1789, come si evince dalle tre sonate per due pianoforti op. 52 composte in quell’anno.
Dopo il 1780, le sue sonate per pianoforte con violino obbligato contemplano sia il tipo più semplice, in cui il violino raddoppia o procede in parallelo con la parte pianistica (per es. op. 35 n. 1/1), sia l’approccio più moderno, in forma di duo (per es. op. 18 n. 4/1). I primi movimenti esibiscono vari tipi di forma-sonata, mentre i movimenti finali sono quasi sempre in forma di rondò. Anche se dal punto di vista storico l’importanza di Vincenzo Orgitano è sostanzialmente limitata all’ambito della corte borbonica a Napoli, dal punto di vista stilistico la musica strumentale dell’ultimo suo decennio di attività rappresenta per così dire la fase ‘classica’ dello stile galante italiano.
Paolo,fratello di Vincenzo, nacque presumibilmente a Napoli o nel Regno, in data imprecisata. Il 9 novembre 1776 fu assunto nella Cappella Reale di Napoli come maestro straordinario, come rimpiazzo durante le licenze del secondo organista, Niccolò Piccinni (Napoli, Archivio di Stato, Scrivania di Razione, Ordinario 3, Casa Reale 1769-97, vol. 76, c. 129). Nel 1777 divenne anche maestro straordinario al Tesoro di S. Gennaro in cattedrale. Il 2 dicembre 1779 fu promosso a primo organista della Cappella Reale, posto che tenne fino alla morte. Morì a Napoli nel maggio 1796 (la data esatta non è nota).
Tra le composizioni che gli sono attribuite (oggi nella biblioteca del Conservatorio di Napoli) figurano due arie per un Catone in Utica (Che sia la gelosia) e un Siroe del Metastasio (Se il mio paterno amore; ms. Arie 21.3-4) e la cantata a 3 voci Tu che sei guida, per il genetliaco di Ferdinando IV (Napoli, teatro di S. Carlo, 12 gennaio 1773; ms. Cantate 200). Sopravvivono i libretti delle cantate «per la solenne translazione del sangue del glorioso martire S. Gennaro» eseguite a Napoli il 1° maggio 1779, il 7 maggio 1785 e il 7 maggio 1791.
Raffaele,figlio di Vincenzo (e non di Paolo, come affermano alcune fonti antiche; cfr. Dietz, 1972, p. 402), nacque a Napoli verso il 1770. Studiò musica sotto la guida del padre, indi entrò nel Conservatorio di S. Maria della Pietà dei Turchini, allievo di Nicola Sala. Nel 1790 fu nominato maestro straordinario al Tesoro di S. Gennaro in cattedrale. L’anno seguente divenne organista soprannumerario della Cappella Reale, nello stesso periodo in cui il padre era primo maestro. Nel 1799, in seguito alla proclamazione della Repubblica Partenopea, seguì la corte a Palermo; nel 1800 diede al teatro di S. Cecilia la serenata La gara di Gloria. La sua prima opera, Non credere alle apparenze (farsa di Giuseppe Foppa), andò in scena con successo al teatro di S. Moisè a Venezia nell’autunno 1801,seguita da una serie di opere buffe per Venezia (1801), Roma e Napoli (1802) accolte da pari successo: tra queste, Adelaide e Tebaldo (‘dramma sentimentale’ di Gaetano Rossi, Venezia, teatro di S. Benedetto, 27 dicembre 1801) e Amore ed interesse, ossia L’infermo ad arte (commedia per musica di Giuseppe Palomba, Napoli, teatro dei Fiorentini, autunno 1802).
Due di queste opere, Non credere alle apparenze e Amore ed interesse, nonché il dramma sacro Il voto di Jefte (dato nella quaresima 1812 al teatro alla Pergola di Firenze, libretto di Francesco Gonella), ebbero una discreta fortuna nel secondo decennio dell’Ottocento. La sua fama è attestata dalle numerose esecuzioni e dalla presenza di non poche copie di arie a lui attribuite in varie biblioteche europee e statunitensi.
Enigmatico il caso della partitura del dramma in due atti Arsinoe, attribuita a lui e dedicata alla regina Maria Carolina (Napoli, Conservatorio, ms. 29.3.33-34, s. d.): musica diversa ma stesso libretto dell’Arsinoe di Gaetano Andreozzi data al S. Carlo per il genetliaco della sovrana nell’agosto 1795 (ibid., ms. 24.6.12-13).
Non si conosce l’anno della morte, ma è stato ipotizzato che sia deceduto per tisi a Parigi nel 1812 (Villarosa, 1840, p. 120 s.).
Francesco, secondogenito di Vincenzo, nacque a Napoli in data imprecisata, prima del 1780. L’8 novembre 1796, quando Domenico Cimarosa e Domenico Auletta divennero rispettivamente primo e secondo organista della Cappella Reale, fu contestualmente nominato organista soprannumerario (Napoli, Archivio di Stato, Scrivania di Razione, Extra-ordinario 4, Casa Reale 1771-98, vol. 79, c. 471). Data e luogo di morte sono sconosciuti.
Alcune composizioni sicuramente attribuibili a Francesco Orgitano si trovano nella biblioteca del Conservatorio di Napoli, nel fondo Santini della Diözesanbibliothek di Münster, e alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna (si ricordano l’aria metastasiana Tu di saper procura, un Credo a 4, le cantate Andromaca, Oreste agitato dalle furie e Perseo in Libia; l’autografo di quest’ultima, conservato nella Österreichische Nationalbibliothek, Suppl. Ms.10132, è dedicato all’imperatrice Maria Teresa).
Fonti e Bibl.: C. Burney, The present state of music in France and Italy, London 1771, pp. 321, 347, 348; C.A.R. Villarosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, raccolte dal Marchese di Villarosa, Napoli 1840, pp. 120 s.; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatorii, III, Napoli 1882, p. 63; IV, ibid., pp. 88, 90, 122; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, VII, Leipzig 1900, p. 242; O. Tiby, Il Real Teatro Carolino e l’Ottocento musicale palermitano, Firenze 1957, pp. 115 s.; Dr. Burney’s musical tours in Europe, a cura di P.A. Scholes, London 1959, I: An eighteenth-century musical tour in France and Italy, p. 264; H.-B. Dietz, A chronology of Maestri and Organisti at the Cappella Reale in Naples, 1745-1800, inJournal of the American Musicological Society, XXV (1972), pp. 379-406; G. Leone - U. Mirabelli, L’opera a Palermo dal 1653 al 1987, II, Palermo 1988, p. 621; H.-B. Dietz, Instrumental music at the court of Ferdinand IV of Naples and Sicily and the works of Vincenzo O., in International Journal of Musicology, I (1992), pp. 99-126; S. Redfield, Four selected works by Vincenzo O. (fl. 1759-1805): Resurrecting eighteenth-century accompanied keyboard Sonatas as Ensemble Pieces for intermediate violinists, D.M.A. diss., The University of Texas, Austin, Texas, 1999, passim; I. Woodfield, Opera and drama in eighteenth-century London: The King’s Theatre, Garrick and the business of performance, New York 2001, pp. 103 s.; A. Magaudda - D. Costantini, L’arciconfraternita napoletana dei Sette Dolori (1602-1778): Notizie musicali inedite da un archivio inesplorato, in Musica e storia, XI (2003), pp. 84 s.; J.A. Rice, Empress Marie Therese and music at the Viennese court, 1792-1807, Cambridge 2003, ad ind.; A. Magaudda - D. Costantini, Musica e spettacolo nel Regno di Napoli attraverso lo spoglio della «Gazzetta» (1675-1768), Roma 2009, p. 424, con cd-rom allegato; Dizionario encicl. della musica e dei musicisti. Le biografie, V, pp. 459 s.; H.-B. Dietz, O., in The New Grove dict. of music and musicians (ed. 2001), XVIII, pp. 696 s.; Id., O., in Die Musikin Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, 2004, coll. 1412-1414.