Origine delle specie, L' (On the origin of species)
(On the origin of species) Opera (1859) di Ch.R. Darwin. Sulla scorta delle numerosissime osservazioni ed esperienze, anche di carattere geologico e demografico, accumulate durante gli anni di navigazione, in qualità di naturalista, sulla nave Beagle (1831-36), Darwin enuncia la sua teoria dell’evoluzione delle specie mediante la selezione naturale. Contrastando le ipotesi fissiste, quali quella classica di Linneo, che ritenevano le specie dei viventi fissate una volta per tutte all’atto stesso della creazione – secondo un paradigma in cui convergevano istanze teologiche e metafisico-naturali –, Darwin rinnovava al tempo stesso l’evoluzionismo di Lamarck, che si risolveva nel necessario adeguamento all’ambiente e nel perpetuarsi, mediante l’ereditarietà, di variazioni degli organi dovuta all’esercizio ripetuto di determinate funzioni. Secondo Darwin nel corso della lotta per la vita (struggle for life), categoria vagliata dalla riflessione dell’economista Th.R. Malthus (Saggio sul principio della popolazione, 1798), si perpetuano le variazioni vantaggiose a discapito di quelle non convenienti, come emerge dalle esperienze e dalle osservazioni condotte sulle piante e sugli animali (gli incroci ottenuti artificialmente). La selezione naturale consiste proprio nel consolidarsi delle specie e degli individui più adatti e più forti, anche sessualmente, a discapito di quelli inferiori: «La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate ‘selezione naturale’ o ‘sopravvivenza del più adatto’» (IV). La natura, indagata al di fuori di prospettive fissiste, rivela il progressivo formarsi, estinguersi e variare delle specie e il loro disporsi in una sorta di «albero della vita», al di fuori di una loro iniziale simultanea origine divina. Fra le possibili obiezioni alla propria teoria Darwin prende in conto, in primo luogo, quella relativa alle ‘forme di transizione’: «Perché, se le specie derivano da altre specie attraverso impercettibili graduazioni, non vediamo ovunque innumerevoli forme di transizione?» (VI). A tale difficoltà Darwin oppone la possibilità che tali forme intermedie possano essere, a loro volta, estinte.