ORIONE, Luigi Giovanni, santo
ORIONE, Luigi Giovanni, santo. – Nacque a Pontecurone, in provincia di Alessandria, il 23 giugno 1872, terzogenito di Vittorio, selciatore, e di Carolina Feltri.
La madre costituì il perno educativo della famiglia, poiché, date le condizioni di estrema povertà, il padre doveva assentarsi per molti mesi all’anno in cerca di lavoro.
Nel 1878 si iscrisse alle scuole elementari del paese, già coltivando il desiderio del sacerdozio, ma terminate le prime tre classi dovette seguire il padre come garzone nel Monferrato. Il 14 settembre 1885 entrò nel convento dei francescani di Voghera, ma venne dimesso nel giugno 1886 a causa di una polmonite che lo ridusse in fin di vita. Il suo viceparroco, don Francesco Milanese, nell’ottobre seguente lo presentò all’oratorio di Valdocco (Torino), fondato e retto da don Giovanni Bosco, dal cui sistema educativo Luigi rimase affascinato, come pure da quello caritativo di Giuseppe Benedetto Cottolengo. Compiuti gli studi ginnasiali e liceali, nell’ottobre 1889 passò al seminario diocesano di Tortona (Alessandria), prestando servizio, per mantenersi agli studi, come chierico-sacrista presso il duomo della città. Ancora seminarista, organizzò la Società di mutuo soccorso s. Marziano e la Conferenza di s. Vincenzo de’ Paoli per i poveri di Tortona.
È di quegli anni una sua lettera: «Il vero prete oggi vive di sacrificio ed è sacrificato. Ed è appunto per questo che noi saremo preti, vogliamo e dobbiamo essere santi e strenui preti! Avanti sempre nel bene! Gesù, anime e papa! Anime! Anime!» (Sparpaglione, 2004, pp. 103 s.).
Il 3 luglio 1892 nel cortile dell’episcopio messogli a disposizione dal vescovo aprì il suo primo oratorio dedicato a s. Luigi Gonzaga e organizzato secondo il metodo educativo di don Bosco. Fece seguito, il 15 ottobre 1893 nel rione S. Bernardino, uno dei più poveri di Tortona, un collegio per ragazzi indigenti che l’anno dopo venne trasferito nel più spazioso ex convento di S. Chiara, datogli dal Comune. Negli stessi mesi diede vita ad altri convitti per studenti poveri a Genova e a Torino.
Una lettera del 4 maggio 1897 all’amico e futuro cardinale Carlo Perosi descrive lo spirito di quegli anni: «Mi pare che il Nostro Signore Gesù Cristo vada chiamandomi a uno stato di grande carità, ma è fuoco grande e soave che ha bisogno di dilatarsi e di infiammare tutta la terra» (Lettere, 1969, I, p. 2).
Fu ordinato sacerdote il 13 aprile 1895 col titulus Ecclesiae famulatus, riservato ai giovani privi del beneficio ecclesiastico a quel tempo necessario per essere ammessi all’ordinazione. Durante la stessa celebrazione il vescovo impose l’abito religioso a sei allievi del suo collegio di Tortona: i primi di una lunga serie. Don Luigi divenne predicatore ricercato per la sua disponibilità e apprezzato per la sua parola arricchita spesso da espressioni dialettali e da esempi tratti dalla vita quotidiana. Nello stesso tempo si gettò in un vortice di iniziative: nell’ottobre 1896 aprì una casa a Mornico Losana (Pavia); nel settembre 1898 accolse l’invito del vescovo di Noto (Siracusa), Giovanni Blandini, ad assumere la direzione del collegio S. Luigi e l’annessa scuola agricola tesa all’edificazione sociale e cristiana del mondo rurale; nell’ottobre 1899 il vescovo di Sanremo, Ambrogio Daffra, che era stato suo rettore in seminario, gli affidò la conduzione del convitto S. Romolo. Intanto, il 5 agosto 1898 usciva il primo numero della rivista L’Opera della Divina Provvidenza, che a partire dal 1905 venne stampata nella tipografia da lui stesso fondata.
Negli anni 1901-02, mentre si faceva carico dell’impegno di rianimare l’eremo di S. Alberto a Butrio, aprì le colonie agricole di Cegni di Varzi e di Bagnorea (tutte in provincia di Padova) e accettò la conduzione della colonia agricola La Nunziatella di Roma, di proprietà dell’associazione S. Giuseppe detta ‘degli Stracciaroli’ alla Balduina. L’anno dopo, sempre a Roma, fondò la colonia agricola S. Maria a Monte Mario. Nel 1904 Pio X gli affidò la cura di S. Anna dei Palafrenieri, la parrocchia ufficiale del Vaticano, per poi chiedergli nel 1908 di prendere la cura pastorale del quartiere Appio, vera terra di missione detta ‘la Patagonia romana’, dove gli anticlericali avevano addirittura trasformato la chiesa in stalla: don Orione ne fece la parrocchia di Ognissanti.
Nel marzo 1903 la congregazione dei Figli della Divina Provvidenza (sacerdoti, fratelli coadiutori ed eremiti) ottenne il riconoscimento canonico dal vescovo di Tortona, Igino Bandi.
Don Luigi presentò così la nuova congregazione: «nata per i poveri, a raggiungere il suo scopo essa pianta le sue tende nei centri operai: e di preferenza nei rioni e nei sobborghi più miseri che sono ai margini delle grandi città industriali, e vive piccola e povera tra i piccoli e i poveri […] Grido suo è il “Charitas Christi urget nos” di s. Paolo e suo programma il dantesco “la nostra carità non serra porte”. Essa perciò accoglie e abbraccia tutti che hanno un dolore, ma non hanno chi dia loro un pane, un tetto, un conforto: si fa tutta a tutti per trarre tutti a Cristo» (In cammino con Don Orione..., 1972, pp. 7-14).
Uno dei momenti più intensi della sua azione di carità si ebbe dopo il terribile terremoto che colpì Reggio Calabria e Messina il 28 dicembre 1908, provocando 90.000 morti: don Orione accorse e aprì un orfanotrofio a Cassano allo Ionio in provincia di Cosenza. Il suo impegno venne riconosciuto sia dalle autorità civili, che lo nominarono delegato del Regio Patronato Regina Elena, sia dal papa Pio X, che lo designò vicario generale della diocesi di Messina (15 giugno 1909), ove rimase sino al 1912.
Stesso zelo dimostrò dopo il terremoto che colpì la Marsica il 13 gennaio 1915. Tra gli orfani di quest’ultima tragedia c’era Ignazio Silone, che avrebbe poi tratteggiato la figura di don Orione nel terzo capitolo del romanzo Uscita di sicurezza (Roma 1955).
Nel dicembre 1913 benedisse i primi orionini in partenza per il Brasile; il 29 giugno 1915 nacque il ramo femminile dell’istituto, la Congregazione delle piccole suore missionarie della Carità, mentre nasceva il primo Piccolo Cottolengo, per poveri, vecchi e inabili al lavoro, nella villa di Ameno (Novara) donata dalla contessa Maria Agazzini .
Il 4 agosto 1921 partì per il Sudamerica, ove rimase 11 mesi, visitando le fondazioni in Argentina, Brasile, Uruguay e inaugurandone altre, a Rio de Janeiro, Puerto Mar del Plata e Buenos Aires. Nello stesso tempo i suoi discepoli aprirono una colonia agricola a Rafat (Palestina). Tornato in Italia il 4 luglio 1922, decise di estendere l’orizzonte della sua carità in Europa: in Polonia nel 1924 fondò una casa a Zdunska Wola, una scuola di tipografia a Ludz, uno studentato a Kalisz, una colonia agricola a Zagrodnica, un Piccolo Cottolengo a Wloclawek, la parrocchia del Sacro Cuore a Varsavia e una colonia agricola con orfanotrofio a Lazniewo. Contemporaneamente istituì il Piccolo Cottolengo a Genova e l’Opera antoniana della Calabria per la cura degli orfani, assunse la conduzione del collegio S. Giorgio a Novi Ligure, onde evitarne il passaggio a una direzione di stampo laicista, e si impegnò nella direzione dell’orfanotrofio di Acandia nell’isola di Rodi che ospitava i ragazzi armeni sopravvissuti allo sterminio del loro popolo.
Il 15 agosto 1927 fondò un nuovo istituto religioso: le sacramentine non vedenti, cui si aggiunsero successivamente le contemplative di Gesù crocifisso. Questa cura delle vocazioni di speciale consacrazione non era disgiunta dall’attenzione alla spiritualità dei laici, per i quali diede vita alle dame della Divina Provvidenza nel 1899, agli ex allievi nel 1934 e agli amici nel 1940.
Nel novembre 1933, con il sostegno del cardinale Ildefonso Schuster, istituì il Piccolo Cottolengo di Milano, inaugurato nel 1938, contemporaneamente all’istituto S. Filippo Neri a Roma e a quello degli Artigianelli in Alessandria. Aprì la prima casa negli Stati Uniti (Jasper, Indiana) poco prima di partire per il secondo viaggio in Sudamerica (24 settembre 1934-24 agosto 1937), durante il quale fondò il Piccolo Cottolengo a Claypole (Buenos Aires) e stabilì scuole e collegi per i figli degli immigrati italiani a Mar del Plata (Buenos Aires) e a Rosario di Santa Fe. Nel 1935 dava inizio alla Piccola Opera a Cardiff, in Inghilterra, per l’assistenza agli emigrati italiani, e nel 1936 apriva una Casa a Shijak, in Albania.
Lo sosteneva un grande ottimismo: «Non siamo di quei catastrofici che credono che il mondo finisca domani; la corruzione e il male morale sono grandi, è vero, ma ritengo, e fermamente credo, che l’ultimo a vincere sarà Iddio, e Dio vincerà in una infinita misericordia. Iddio ha sempre vinto così!» (In cammino con Don Orione..., 1972, p. 52). Il 1° aprile 1939, durante un soggiorno ad Alessandria, ebbe il primo attacco di angina pectoris. Subito ripresosi, si gettò di nuovo nella consueta frenetica attività, inaugurando una Casa di ospitalità per nobili decadute vicino a Genova e il santuario della Madonna di Caravaggio a Fumo di Corvino San Quirico in provincia di Padova.
È di questi tempi (gennaio 1939) un appunto che sintetizza lo spirito che lo animava: «Intorno a noi non mancheranno gli scandali e i falsi pudori degli scribi e dei farisei, né le insinuazioni malevoli, né le calunnie e persecuzioni. Ma, o figli miei, non dobbiamo avere il tempo di “volgere il capo a mirare l’aratro”, tanto la nostra missione di carità ci spinge e ci incalza, tanto l’amore del prossimo ci arde, tanto il divino cocente foco di Cristo ci consuma. Noi siamo gli inebriati della carità e i pazzi della croce di Cristo crocifisso. Sopra tutto, con una vita umile, santa piena di luce, ammaestrare i piccoli e i poveri a seguire la via di Dio» (ibid., p. 326).
Il 19 febbraio 1940, colpito da un nuovo attacco di cuore, non si riprese. Morì a Sanremo il 12 marzo 1940.
Fu sepolto nella cripta del santuario della Madonna della Guardia di Tortona, che aveva fatto edificare nel 1931 come ex voto per il ritorno della pace nel mondo del 1918. Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 26 ottobre 1980 e santo il 16 maggio 2004.
Opere: Solo una parte dei moltissimi scritti di don Orione sono stati pubblicati.
Fra questi: Lettere, I-II, Roma 1969; In cammino con Don Orione..., ibid. 1972; Seminare Gesù Cristo. Lettere ai Preti, a cura di V. Alesiani, Torino 2004; Da vero amico. Lettere ai laici, a cura di V. Alesiani, ibid. 2004; Sole o tempesta. Lettere ai giovani, a cura di di V. Alesiani, ibid. 2004.
Fonti e Bibl.: Una fonte insuperabile è la positio per la beatificazione: Sacra Congregatio pro causis Sanctorum, Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Aloisii Orione… Positio super vita et virtutibus, I-III, Roma 1976. L’immensa bibliografia conta ormai più di mille titoli, fra cui si segnala: D. Sparpaglione, San L. O., Cinisello Balsamo 2004 (I ed. 1941).