BONSIGNORI (Buonsignori), Orlando (Rinaldo)
Figlio di Bonsignore di Bernardo, il suo nome viene ricordato per la prima volta in un registro della Lira senese del 1229. Col fratello Bonifazio e altri mercanti appare poi nei registri pontifici a partire dal 1235. Intorno al 1250 trasformò e ampliò la compagnia bancaria formatasi all'inizio del secolo XIII e che divenne famosa come la "Gran Tavola dei Bonsignori".
La fortuna della "Gran Tavola" - dovuta soprattutto al fatto di essere stata la banca di fiducia del Papato per almeno vent'anni - è legata strettamente alla figura del B., uomo d'affari abile e spregiudicato, che, pur legato alla fazione ghibellina, riuscì sempre a rimanere fuori dalla mischia quando si trattò di concludere buoni affari. Ebbe varie cariche nel governo di Siena e le mantenne anche quando la situazione, specie per i ricchi mercanti, si fece assai tesa. Sedette, infatti, nel Consiglio generale dal 1257 al 1259 e nel mese di dicembre di quell'anno fu scelto, insieme con altri, notabili, per accogliere alle porte di Siena il conte Giordano Lancia d'Anglano, vicario del re Manfredi in Toscana. Nel 1262, mentre il governo senese, che non voleva recedere dalla sua politica ghibellina, era in trattative col papa, il B. fu rieletto provveditore dell'ufficio della Biccherna, carica che già aveva ricoperto nel 1258 e che ancora ottenne nel 1267, cioè un anno dopo la battaglia di Benevento e la scomparsa di Manfredi. Evidentemente, il decisivo contributo che la compagnia dei Bonsignori aveva dato per il successo della crociata bandita contro lo stesso Manfredi, col prestito di più di 80.000 tornesi agli organizzatori della spedizione di Carlo d'Angiò, non aveva scalfito nei ghibellini senesi la fiducia nel B. Anzi, verso la fine del 1270, questo banchiere dalla tattica empirica e possibilista era nel gruppo dei ghibellini che, dopo il rientro in Siena dei guelfi, si erano rifugiati a Cortona e vi avevano costituito una specie di governo in esilio. Da Cortona i ghibellini senesi, proprio per mezzo del B., che insieme con Bindo di Provenzan Salvani aveva in affitto le rendite del vescovato di Arezzo, cercarono di corrompere il conte di Montfort, stipendiato dai guelfi delle città toscane.
La morte del B. si può mettere in coincidenza con la fine di questo governo di fuorusciti, essendo avvenuta fra l'aprile 1272 e il gennaio 1273. Lasciò la moglie Imiglia e almeno sette figli: Guglielmo, Ugone, Bonsignore, Fazio, Niccolò, Meo e Gemmina.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Biccherna, 25, c. 68t; 26, cc. 3, 4t, 7t, 14; 27, cc. 1, 11, 11t, 12t, 19, 30, 49t, 64, 65t; 28, cc. 1 ss.; 29, cc. 4, 7, 7t, 11t, 16t, 29, 40, 40t, 47, 50t, 51t; 30, cc. 1t, 12, 22t, 33t, 43; Consiglio generale, 8, c. 74; 10, c. 21; Diplomatico, 1257 luglio 3; 1261 genn. 3; Gabella dei contratti, 12, c. 148; Lira, 2, c. 15t; Pergamene Bichi-Borghesi, 1292 apr. 2; Statuti 2, cc. 93, 95t, 99; ms. A 71: A. Falorsi, Nomi de' risieduti de' XXIV,ad aa. 1258 e 1259; ms. A 61: Id., Raccolta di nomi proprii di persone nobili senesi…, c. 9; ms. A 11: A. Sestigiani, Compendio istorico di Sanesi nobili..., c. 150; ms. A 13: Id., Ordini,armi,residenze e altre memorie di famiglie nobili di Siena, c. 217; Firenze, Bibl. Moreniana, mss. Pecci 85: G. A. Pecci, Albero della famiglia Bonsignori, c. 2; Siena, Bibl. Com., ms. C III 17, Miscellanee storiche e letterarie, cc.494-495; ms. P III 3, Notizie di famiglie senesi,ad nomen; G.Tommasi, Dell'historie di Siena, II, Venetia 1626, pp. 58 s.; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, II, Pistoia 1649, p. 56; A. L[isini], Buonsignori, in Miscell. stor. senese, IV (1896), p. 163; M. Chiaudano, Studi e doc. per la storia del diritto commerciale ital. nel sec. XIII, Torino 1930, pp. 114-18, 126 s.; Id., I Rothschild del Duecento. La Gran Tavola diO. B., in Bull. senese di storia patria, XLII (1935), pp. 103-142; A. Sapori, Le compagnie mercantili toscane del Duecento (la responsabilità dei compagni verso i terzi), in Studi di storia economica medievale, Firenze 1946, pp. 327-70; G. Giannelli, Un governo di fuorusciti senesi nel 1271-72, in Bullettino senese di storia patria, LVI (1949), pp. 80 s.