GROSSO, Orlando
Nacque a Genova il 10 genn. 1882 da Francesco Giacinto, discendente di una famiglia di ceramisti albisolesi, e da Maria Galli.
Dopo aver compiuto gli studi classici, dal 1898 seguì i corsi di disegno tenuti da E. Begey, ricevendo i primi rudimenti in pittura da E. Pintor e A. Calderara.
In seguito frequentò lo studio del pittore G. Pennasilico, divenendo suo stretto collaboratore tra il 1902-03 e il 1906. Si iscrisse ai corsi dell'Accademia ligustica di belle arti che frequentò da studente per un solo anno (1902-03), avendo come compagni G. Ardy, E. Olivari e P. De Gaufridy. Nel 1904 iniziò a frequentare lo studio di C. Viazzi; nello stesso anno venne invitato da P. Nomellini e da E. De Albertis a partecipare alla Mostra italiana a Londra (1904).
Attraverso la partecipazione a mostre nazionali ed estere, la sua attività espositiva, parzialmente ricostruita nel lavoro di Bonzi, si sarebbe sempre intrecciata al lavoro di studioso e di funzionario. Nel 1947 ebbero luogo le sue prime due personali, a Rapallo e a Genova (palazzo Cattaneo-Mallone). Nel 1950 tenne la sua prima personale all'estero, a Buenos Aires. Cinque anni dopo ebbe luogo una seconda rassegna a Genova. Partecipò nel 1961 alla Mostra nazionale di arti figurative, aperta a Torino nell'ambito delle celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia. Possiedono sue opere la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, la Civica Galleria d'arte moderna di Torino e quelle di Milano e Genova, e il Museo degli Ospedali Civili di Genova.
Nel 1906 conseguì la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Genova. Nel 1907 esordì come critico d'arte nel quotidiano Corriere di Genova, e, inviato alla Biennale di Venezia, vi conobbe U. Boccioni, entrando in contatto con gli ambienti futuristi.
Si unì ai giovani artisti genovesi del gruppo di Albaro (Giubilei, 1990, p. 28). Nel 1908 risultò idoneo nel concorso al posto d'ispettore delle raccolte artistiche del Castello Sforzesco di Milano. Nel 1909 venne chiamato dal Comune di Genova, con nomina temporanea e rinnovabile di anno in anno, a ricoprire la carica di segretario della sezione artistica dell'Ufficio di belle arti, di recente fondazione (1905), del quale sarebbe divenuto direttore nel 1921. Tra il 1908 e il 1910, come diretto collaboratore dell'assessore G. Poggi, fu impegnato nel programma di scrostamenti e restauri del centro storico medievale di Genova.
Nel 1908, inviato a Parigi per studiare l'impostazione museografica delle diverse raccolte ai fini della riorganizzazione del sistema museale genovese, strinse contatti con lo studioso di archeologia medievale C. Enlart.
Sarebbe stato nuovamente a Parigi tra il 1914 e il 1915, per studiare i manoscritti genovesi conservati presso la Bibliothèque nationale, in vista del nuovo ordinamento del Museo di storia ed arte di Palazzo Bianco; e ancora al termine della guerra, tra il 1919 e il 1920, quando, in collaborazione con Enlart, si adoperò per costituire nella capitale francese un Museo d'arte italiana.
Nel 1909 fu nominato professore dell'Accademia ligustica per la classe di storia delle arti; e diede alle stampe a Genova il Catalogo descrittivo ed illustrato dei quadri antichi e moderni delle Gallerie di Palazzo Bianco-Rosso in Genova. Tre anni dopo avrebbe pubblicato a Milano il Catalogo delle Gallerie dei Palazzi Bianco e Rosso di Genova.
Nel 1911, in qualità di conoscitore dell'arte ligure, cominciò la sua collaborazione al Künstlerlexikon di U. Thieme e F. Becker; come esperto d'arte ligure fu convocato anche dalla direzione delle Regie Gallerie di Firenze, grazie ai rapporti da lui intrattenuti con maestri come W. von Bode, E. Jacobsen, W. Suida, A. Venturi (Di Fabio, p. 332). La sua partecipazione a importanti opere si estese anche all'Enciclopedia Italiana, con diverse voci d'argomento genovese e ligure dal 1925 sino al 1935.
Nel 1920 istituì e ordinò nel padiglione di palazzo Rosso la Galleria d'arte moderna, dove furono esposte, "per la prima volta e con metodo e sistematicità", opere genovesi e italiane contemporanee insieme con quelle ottocentesche già facenti parte del patrimonio civico (ibid., p. 333).
Provvide inoltre alla costituzione e all'ordinamento della collezione topografica genovese e di cartografia ligure del Comune di Genova, situata nell'ammezzato del corpo grande del palazzo Brignole Sale, e, insieme con A. Pettorelli, all'ordinamento e a una prima catalogazione del fondo civico di disegni. Contribuì al progetto di cessione del palazzo reale per la sua sistemazione a museo.
Dall'inizio degli anni Venti il G. promosse energicamente l'impegno del Comune di Genova nel settore della tutela e del restauro dei monumenti, con effetti di lunga durata nella salvaguardia del patrimonio edilizio cittadino. Al contempo, fu impegnato nell'allestimento di alcune esposizioni temporanee.
Nel 1924 fu nominato membro del Comitato nazionale per l'Esposizione internazionale di arti decorative, che avrebbe avuto luogo a Parigi l'anno successivo e per cui come delegato avrebbe curato l'allestimento della sala della Liguria. Nel 1925 fu impegnato come organizzatore della sala dei Liguri alla I Mostra d'arte marinara in Roma.
Promosse anche l'istituzione di una sala di stampa delle incisioni e delle acqueforti in una sala adiacente alla Galleria d'arte moderna di Palazzo Rosso. Sempre nel 1925 uscirono a Roma i suoi due volumi sulla Pittura giapponese e sulla Storia dell'arte giapponese.
Nel 1926 si iscrisse al Partito nazionale fascista, seguendo una concezione di politica della tutela che avrebbe trovato anche in seguito ampie convergenze con il regime.
Lavorò, tra l'altro, nell'ambito dei Gruppi universitari fascisti come membro della commissione pittura e critica d'arte e come preparatore di concorrenti ai Littoriali della cultura.
Sotto la sua guida, nel 1928 si fusero le due direzioni, quella di Belle Arti e quella delle Gallerie Brignole Sale De Ferrari, fino a quel momento separate all'interno dell'ufficio di Belle Arti del Comune di Genova. L'obiettivo era quello di giungere a un vero sistema dei musei di storia e d'arte di pertinenza municipale. Vennero così avviati il riordinamento e la sistemazione della Galleria Brignole Sale a palazzo Bianco, ma si provvide anche alla creazione di un Museo Brignole dedicato alla storia e alle vicende della famiglia, con sede nel mezzanino superiore di palazzo Rosso, oltre che all'installazione e al nuovo ordinamento della Civica Galleria d'arte moderna nella villa Serra di Nervi, acquistata dal Comune l'anno prima.
Nel 1929 seguirono la creazione e l'ordinamento nella villa Doria di Pegli del Civico Museo navale; mentre nella villetta Di Negro, dove si ebbe inizialmente una nuova sistemazione del Museo archeologico già in alcune sale di palazzo Bianco (riordinato nel 1935 con la collaborazione di L. Cardini, e oggi nella villa Durazzo Pallavicini di Pegli), nel 1934 il G. riunì collezioni etnografiche e di arte applicata, in massima parte distrutte, insieme con la villetta, durante il bombardamento del 1942.
Nel 1931 ricevette dal Regio Istituto archeologico e dall'Istituto storico italiano l'incarico relativo alla formazione del Corpus inscriptionum Medii Aevi Liguriae, dovuto, secondo Di Fabio, all'istituzione, progettata con la collaborazione dell'architetto G. Pesce Maineri, di un lapidario medievale genovese nel chiostro del recuperato convento della chiesa di S. Agostino, restaurata nel 1932.
L'attività del restauro architettonico a Genova, che tra il 1926 e il 1927 aveva visto il ripristino della merlatura di coronamento e il consolidamento delle strutture medievali della torre degli Embriaci, proseguì, con lo studio e la direzione dei lavori di restauro della casa di Andrea Doria in piazza S. Matteo e di quelli riguardanti la facciata principale del palazzo ducale di S. Cantoni. Tra il 1931 e il 1932 sarebbe stato impegnato ancora a palazzo ducale nel ripristino dell'atrio e dei due cortili al pianterreno. Fu però nel 1932 che lo studio e la direzione da parte del G. di progetti di restauro architettonico di edifici antichi subirono un deciso incremento.
Condusse fino al 1933 i restauri delle pareti delle logge del palazzo Doria-Spinola, lavori che adattarono il palazzo a sede della prefettura; e nel 1935, in collaborazione con l'ingegnere G. Crosa di Vergagni, provvide al restauro del salone al piano nobile, trasferendovi gli arazzi fiamminghi realizzati su disegni di L. Cambiaso provenienti da palazzo ducale. Nel 1933 avviò il restauro della chiesa abbaziale di S. Gerolamo di Quarto, e quello del salonetto del palazzo ducale; l'anno successivo vennero compiuti i lavori per il ripristino della facciata di S. Lorenzo; e due anni dopo furono portati a termine i restauri per il ripristino della torre del Popolo e del palazzo Vecchio del Comune. Tra il 1934 e il 1935, per la visita ufficiale a Genova di B. Mussolini prevista per il 1938, portò a termine il ripristino della chiesa e del convento di S. Agostino, il restauro della facciata di palazzo ducale prospiciente la piazza De Ferrari e il completo ripristino delle facciate due-trecentesche dei palazzi e della stessa chiesa di S. Matteo, ricuperando l'aspetto generale della curia dei Doria (Di Fabio, 1990, p. 338).
Con T. Pastorino, suo collaboratore fino al dopoguerra, nel 1936 ordinò la collezione di archeologia ed etnografia americana a villa Durazzo Pallavicini (ora nel castello D'Albertis); mentre nell'anno seguente provvide all'allestimento del Museo di architettura e scultura ligure nella chiesa di S. Agostino.
Durante il periodo bellico si attivò per salvaguardare il patrimonio artistico cittadino mediante apparati di protezione per edifici e sculture inamovibili e trasferendo in luoghi sicuri dipinti e opere mobili.
Tra il 1938 e il 1939 M. Bonzi e C. Marcenaro collaborarono con lui alla preparazione delle mostre "Pittori genovesi del Seicento e del Settecento" e "Le Casacce e la scultura lignea sacra genovese del Seicento e del Settecento"; entrambe furono realizzate tra il 1946 e il 1947, allestite dalla soprintendenza alle Gallerie.
Il 1° genn. 1949 venne collocato a riposo per limiti d'età.
Il G. morì a Bonassola, nella riviera ligure di Levante, il 6 genn. 1969.
Per i numerosi incarichi, come per i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua lunga e alacre attività, e per un quadro generale relativo alla sua ampia produzione bibliografica, si rinvia alla fondamentale ricostruzione critica della figura del G. offerta da C. Di Fabio.
Fonti e Bibl.: M. Bonzi, O. G., Genova s.d. (ma 1943-44); C. Di Fabio, O. G., in Medioevo demolito. Genova 1860-1940, a cura di C. Dufour Bozzo - M. Marcenaro, Genova 1990, pp. 331-341; M.F. Giubilei, O. G. e la nascita della Galleria d'arte moderna, in La pittura di paesaggio in Liguria tra Otto e Novecento. Collezionismo pubblico e privato nelle raccolte della Galleria d'arte moderna di Genova (catal.), a cura di M.F. Giubilei, Genova 1990, pp. 24-29; Id., Il Municipio di Genova e le collezioni della Galleria d'arte moderna: trent'anni di acquisti alle Biennali veneziane (1912-1942), in Presenze liguri alle Biennali di Venezia. 1895-1995 (catal.), a cura di F. Ragazzi - F. Sborgi, Genova 1995, pp. 35-52; Id., Due secoli di storia artistica nelle collezioni della Galleria d'arte moderna di Genova, in Un museo in mostra (catal., Genova), a cura di M.F. Giubilei, Torino 1999, pp. 11-34; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, pp. 1555 s.; Diz. encicl. Bolaffi…, VI, Torino 1974, p. 182.