MARINI, Orlando (Rolando)
– Nacque a Firenze nella seconda metà del secolo XIII da Marino di Orlando, abitante nel sesto di Porta S. Pancrazio. Il padre del M. fu uomo pubblico di rilievo nel reggimento instaurato nel 1282 con l’istituzione del priorato; conseguì la qualifica di giudice, partecipò ai dibattiti politici, ricoprì la carica di priore il 15 ag. 1299 e il 15 apr. 1303.
Il M. fu anch’egli un personaggio politico di non trascurabile importanza, per il prestigio dovuto alla qualifica di giudice e notaio e per l’attività svolta in campo politico e diplomatico.
La sua presenza nelle consulte di governo è attestata dal 16 ott. 1305, quando prese parte, all’interno dei Consigli generale e speciale, all’elezione a camarlingo del Comune di Totto Tedaldi; il 6 novembre seguente vi partecipò per la nomina del giudice delle Gabelle, il 18 e 20 dicembre per il conferimento della balia ai priori sulle questioni di guerra e sull’elezione di Piero Morelli a camarlingo del Comune. Il 13 genn. 1306 approvò la nomina di Monaldello Monaldi a giudice e vicario del podestà Bino Gabrielli di Gubbio e quella di Pietro Morelli a camarlingo; il 18 febbraio si espresse in favore di Giovanni Giugni per l’incarico di camarlingo.
Dal 1307 rivestì le cariche maggiori del Comune: in quello stesso anno, dal 15 agosto, conseguì per la prima volta il priorato già con l’attestazione di giudice.
In tale veste l’8 sett. 1307 propose e riuscì a far approvare nel Consiglio dei cento, nel Consiglio speciale del capitano del Popolo e in quello delle capitudini delle arti il supplemento del salario per il capitano del Popolo Francesco de Calbulo. Nello stesso anno, il 31 ottobre, nel Consiglio generale e speciale del podestà e in quello delle capitudini delle arti contribuì all’approvazione di provvedimenti come la liberazione di carcerati, la riduzione di multe a condannati, il divieto di spese ai camarlinghi, l’esazione della libra del contado.
Il 5 luglio 1308 nel Consiglio dei cento sostenne la proposta del capitano del Popolo di liberare e assolvere dal bando e dalla condanna un certo Dello di Vaccio; il 20 settembre successivo, alla presenza del Consiglio dei cento, riunito nella chiesa di S. Pier Scheraggio, di quelli della Signoria e del giudice e collaterale del capitano del Popolo, Gerardo Sanguigni di Parma, favorì la ratifica di diverse petizioni fra le quali l’assoluzione di condannati, l’appalto della gabella del pane, il salario del giudice delle vettovaglie, i provvedimenti sui mulini dell’Arno.
Il 20 nov. 1308 il M. fu eletto sindaco e procuratore della Repubblica fiorentina, insieme con il notaio Giovanni di ser Benedetto, per prendere parte con i rappresentanti della Repubblica di Lucca a una delicata ambasceria presso il re Giacomo II d’Aragona, per la stipula di un trattato di alleanza al fine di riconquistare la Sardegna e la Corsica ai danni dei Pisani; le credenziali e le relative istruzioni furono emesse l’11 genn. 1309. La missione ebbe esito positivo tanto che, il 12 giugno a Barcellona, alla presenza dei due oratori, furono stipulati i capitoli dell’accordo.
Il 14 maggio 1313 prese parte a una riunione politica alla presenza dei Consigli dei cento, del capitano del Popolo e delle capitudini delle arti, in cui fu approvata la sottomissione di Firenze al re di Napoli Roberto d’Angiò per cinque anni; l’8 agosto seguente presenziò a una medesima pratica dove fu stabilito di concedere ai Priori la facoltà di presentare proposte di legge nei Consigli del Popolo; il 15 agosto divenne ancora priore. Il 14 giugno 1314, in un atto riguardante l’elezione da parte dei Lucchesi di un proprio rappresentante da inviare a Roma per opporsi all’incoronazione a re dei Romani di Ludovico IV il Bavaro, il M. è menzionato in quanto incaricato a sua volta per la medesima missione da parte della Repubblica fiorentina.
Il 17 genn. 1316 il M. scrisse a Giacomo II d’Aragona affermando che, nonostante il discorso del suo delegato a Firenze, Manfredo Notti, fosse stato molto efficace, a causa della difficile situazione politica le sue richieste non potevano essere accolte. Il M. è poi menzionato in una lettera del giorno successivo, scritta a Firenze da Manfredo Notti al tesoriere del re, Pietro Marchi – quando erano in atto i preparativi per un intervento armato della Repubblica contro i Pisani –, in cui si sollecitava il sovrano a inviare una delegazione ufficiale, con Notti come rappresentante.
Nel 1320 il M. fu eletto console dell’arte dei giudici e notai, e nel giugno di quell’anno capitano di Orsanmichele. Il 15 apr. 1325 conseguì nuovamente il priorato come giurisperito e dal 1° giugno ricoprì la carica di gonfaloniere di Compagnia per sei mesi. Il 29 ag. 1326 fu testimone in una consulta riunita per approvare la proposta di Ranieri di Zaccaria da Orvieto, vicario del duca di Calabria, Carlo d’Angiò, di concedere allo stesso Carlo per dieci anni poteri straordinari per il governo di Firenze; il successivo 10 ottobre compare ancora tra i testimoni per l’approvazione di diverse mozioni presentate dal vicario del duca di Calabria. Il 2 giugno 1329 intervenne nel Consiglio del capitano del Popolo affinché fosse concessa per un anno la balia ai tesorieri del Comune, alla Signoria presente e a quella futura per reperire denari per le casse del Comune secondo i termini stabiliti dalla relativa provvisione; il 28 agosto fu estratto per la magistratura dei Dodici buonuomini. Fu nuovamente priore dal 15 ott. 1327 e dal 15 dic. 1330.
Dal 5 nov. 1331 compì una missione di 34 giorni a Napoli, presso Roberto d’Angiò. Il 2 genn. 1332 intervenne come sindaco in una consulta insieme con Gerozzo dei Bardi, Francesco Brunelleschi e Bindo di Oddo Altoviti.
Nel settembre 1333 il M. fu inviato con sette eminenti cittadini a Napoli per festeggiare le nozze di Giovanna, nipote di Roberto d’Angiò ed erede al trono napoletano, con Andrea d’Ungheria, celebrate il 26 dello stesso mese: l’ambasceria rimase famosa per la sua grandiosità.
Dal 1° dic. 1333 fu ancora dei Sedici gonfalonieri di compagnia fino al 31 marzo 1334. Fu ascritto al Collegio dei dodici dal 1° dic. 1335 alla fine di febbraio 1336, e di nuovo al priorato dal 15 febbr. 1337. Il 28 maggio 1338 fu eletto insieme con Giotto Fantoni sindaco del Comune per definire i confini con Volterra; dal 1° giugno al 31 agosto fu ancora tra i Dodici; il 29 dicembre ebbe la nomina di sindaco per esaminare l’operato del podestà uscente Pietro Scelli di Spoleto. Nel 1339 svolse l’incarico di gonfaloniere di Compagnia; il 16 aprile dello stesso anno fu testimone in una consulta al giuramento di Giovanni dello Scelto eletto priore; il 30 giugno comparve ancora come testimone al giuramento di Francesco Massoli di Assisi in qualità di esecutore degli ordinamenti di giustizia. Dal 1° marzo 1341 assunse l’ufficio dei Dodici buonuomini fino alla fine di maggio; forse nello stesso anno fu ambasciatore a Bologna.
Nell’ottobre 1343 prese parte allo scrutinio elettorale per il priorato indetto dopo la cacciata del duca di Atene, Gualtieri di Brienne, che risaliva all’agosto precedente, per il quartiere S. Maria Novella, «gonfalone» Leone Bianco. Il 1° giugno 1344 fu nominato ambasciatore a Perugia, insieme con Orlando di Cristofano, con l’incarico di recarsi a Perugia.
Divenne priore per l’ultima volta il 1° genn. 1345. Il 26 ott. 1346 risultò estratto per ricoprire la magistratura dei Quattro ufficiali difensori del contado e distretto del Comune di Firenze, per quattro mesi dal 1° novembre. Il 29 dicembre seguente fu pure estratto per assumere il gonfalonierato di compagnia a iniziare dall’8 genn. 1347 fino al 7 maggio seguente. Non si conosce la data di morte del M.; si sa però che i suoi figli ebbero sepoltura a Firenze nella chiesa di S. Maria Novella.
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