SIROLA, Orlando
– Nacque il 30 aprile 1928 a Fiume, ultimo di sei figli di Maria Vrh e di Nicolò.
Dopo la precoce morte della madre, Sirola crebbe in una famiglia di modeste condizioni. Sin da piccolo si appassionò al tennis, ma suo padre, traduttore per la compagnia di navigazione Cunard, non aveva i mezzi per iscriverlo al circolo cittadino; per questo, suo fratello Attilio costruì due rudimentali racchette con cui i due giocavano in strada. Nell’estate del 1938 fu notato dall’ingegner Graf, che lo invitò a sostituirlo in una partita di tennis contro sua figlia. Successivamente Graf procurò al giovane Sirola un incarico da raccattapalle nel circolo cittadino e gli regalò una racchetta. Dal fisico imponente e robusto (a diciotto anni era alto un metro e novantasette), il giovane Sirola praticava il calcio, il nuoto e la pallacanestro e a diciannove anni, dopo aver concluso gli studi di ragioneria, fu selezionato per partecipare a uno stage a Sanremo con i più promettenti giovani della pallacanestro italiana.
Dopo l’8 settembre 1943 si ritrovò stretto nella morsa dei nazisti, da una parte, e dei partigiani iugoslavi dall’altra. Suo fratello Sleven fu deportato nel lager di Dachau, dove morì nel 1944, mentre Orlando fu arrestato durante un rastrellamento degli italiani ritenuti pericolosi e detenuto per sei mesi dalla polizia iugoslava. Fu l’ingegner Graf a salvarlo e a ottenere la sua scarcerazione, poiché testimoniò in suo favore durante il processo.
Alla fine della guerra la famiglia Sirola, seguendo il destino di migliaia di cittadini di Fiume, lasciò la città. Dopo un periodo nel campo profughi di Latina, Sirola e suo padre si trasferirono, nel 1951, a Milano. Orlando poté riavvicinarsi al tennis grazie all’ex tennista Federico Quario, che gli offrì un contratto di un anno permettendogli di giocare in diversi tornei nazionali. Alla fine del 1951 entrò in contatto con il maestro di tennis Valentino Taroni e con il giocatore Gianni Clerici, che fu il suo primo compagno di doppio.
Debuttò in Coppa Davis nel 1953, nella vittoria contro l’Olanda, disputando la gara di doppio assieme a Marcello Del Bello. Lo stesso anno partecipò al torneo internazionale Targhe Volpi di Venezia, dove incontrò Nicola Pietrangeli. I due iniziarono una fruttuosa collaborazione sportiva decennale. L’anno seguente fece registrare altre tre presenze in Coppa Davis contro Spagna e Svezia (vincendo contro gli spagnoli Carlos Ferrer ed Emilio Martinez e perdendo contro lo svedese Lennart Bergelin). Nel 1954 fu campione italiano di doppio misto assieme a Nicla Migliori e, dal 1955 al 1958, di doppio maschile con Pietrangeli. Fu finalista interzona di Coppa Davis nel 1955, nel 1956 e nel 1958. Assieme a Pietrangeli fu anche finalista a Wimbledon nel 1956 e semifinalista nei tre anni successivi. Con suo grande rammarico, però, non riuscì mai a vincere lo scudetto del campionato italiano.
Nel 1955, durante una lunga tournée in Gran Bretagna per disputare alcune gare internazionali, Sirola conobbe Corise Phillips. I due si sposarono poco dopo ed ebbero cinque figli. Nel 1956, Sirola e sua moglie si trasferirono a Bologna, dove il tennista si unì alla Virtus Bologna e vinse, nel 1957, la Coppa Brian.
Tra il 1959 e il 1960 Sirola ottenne i principali successi in campo sportivo. Nel 1959, assieme a Pietrangeli, vinse il doppio maschile negli internazionali di Francia (Rolland Garros). L’anno successivo raggiunse le semifinali nella stessa competizione e fu protagonista della Coppa Davis, nonostante la stagione fosse iniziata con molte difficoltà. A maggio, a Budapest, Sirola e gli altri italiani rischiarono di essere eliminati dalla Coppa Davis. Lo stesso Sirola perse la gara di singolo contro András Ádám-Stolpa. A giugno i tennisti italiani riuscirono a vincere di misura contro i cileni guidati dal fuoriclasse Luis Ayala. A fine luglio la rappresentativa italiana giocò le finali della zona europea in Svezia.
Al seguito della squadra italiana c’era il giornalista Rino Bortolotti, che rimase colpito dalla determinazione con cui Sirola giocò il doppio assieme a Pietrangeli: «[...] per i primi due set Pietrangeli non toccò letteralmente palla e Sirola, giocando [...] quasi da solo, impegnò comunque a fondo gli svedesi, che strapparono due successi parziali ma col punteggio di 16-14 7-5! Poi Pietrangeli finalmente [...] si svegliò e allora si vide lo spettacolo meraviglioso della nostra coppia in piena azione» (La nostra Davis, 1966, p. 56).
La vittoria valse ai tennisti italiani la qualificazione alla fase finale in Australia, dove vinsero contro gli Stati Uniti per poi uscire sconfitti nella finale contro l’Australia.
Gli azzurri raggiunsero la fase finale della Coppa Davis anche l’anno successivo, ma si avvertirono le prime avvisaglie del declino. Sirola non giocò da singolarista, gareggiando solo nel doppio. Di nuovo, gli italiani vinsero contro gli Stati Uniti per poi perdere contro l’Australia; a differenza dell’anno precedente, però, Sirola e Pietrangeli persero anche nella gara di doppio.
Dopo aver vinto la medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo del 1963 in coppia con Pietrangeli, alla fine dell’anno Sirola decise di smettere di giocare, senza abbandonare il mondo del tennis. La sua attività principale divenne quella di imprenditore alla guida dell’omonima azienda di attrezzature per il tennis. L’attività ebbe vita breve e, nei primi anni Settanta, Sirola chiuse la propria azienda per lavorare per altre società del settore, dedicandosi in particolare ai rapporti commerciali con il Sudamerica. Ricoprì anche alcuni incarichi dirigenziali nella Federazione italiana tennis. Nel 1969 fu capitano non giocatore della squadra italiana di Coppa Davis, debuttando sulla panchina il 9 maggio 1969, a Genova, con una vittoria sulla rappresentativa del Belgio. Vinse anche nell’incontro successivo contro l’Austria, per poi perdere a Mosca contro la squadra sovietica. L’anno successivo allontanò temporaneamente Pietrangeli dalla squadra per far posto a giocatori più giovani: Adriano Panatta e Mimì Di Domenico. Tuttavia, la squadra italiana perse anche contro la Cecoslovacchia, costringendo Sirola a richiamare Pietrangeli.
Sirola morì a Bologna il 13 novembre 1995, dopo una breve malattia.
Dopo la sua morte, la città di Bologna gli dedicò una targa nel parco di villa Aldrovandi Mazzacorati, mentre la società Virtus Bologna gli intitolò il campo n. 3. Il tennis club Nettuno attribuisce il premio Sirola al giocatore più corretto nel torneo internazionale che organizza ogni anno.
Fonti e Bibl.: R. Bortolotti, La nostra Davis (Vent’anni con i tennisti azzurri), Bologna 1966, ad ind.; N. Pietrangeli, Tennis, Roma 1970, ad ind.; F. Cervellati - A. Bortolotti, S.: l’uomo, il campione, il personaggio nel ricordo della moglie Corise e di chi lo ha conosciuto bene, Bologna 1998; P.A. Caldarera, Il grande libro del tennis italiano. Cento anni di tennis italiano, Gravellona Toce 2010, pp. 54-56, 128-142.