ORLEANISTI
. Nome con il quale si designano i sostenitori della casa d'Orléans, ramo cadetto del grande ceppo borbonico. Se si può parlare di un certo orleanismo fino dal primo Settecento, provocato dalle speranze riposte nel reggente Filippo d'Orléans durante la crisi della minore età di Luigi XV, un vero e proprio movimento favorevole alla sostituzione del ramo d'Orléans al ramo primogenito sul trono di Francia si riscontra solo durante la prima fase della rivoluzione francese.
Il nipote dell'antico reggente, anch'esso di nome Filippo, raccolse intorno a sé i delusi e gl'insofferenti, blandì e incoraggiò i riformisti, autorizzò speranze, accarezzò ambizioni e illusioni. Una monarchia costituzionale sul tipo inglese parve il suo programma. Ma l'effimera popolarità e le caduche simpatie furono troncate dalla Convenzione (1793). La ghigliottina eliminò il capo, il programma e, per il momento, il partito. Rinacque quest'ultimo alla Restaurazione, quando il figlio di Philippe Égalité, sospetto a corte e simpatico alla borghesia capitalista e alla gioventù colta, seppe volgere a suo favore gli animi e durante la rivoluzione di luglio riuscì a realizzare le ambizioni della sua casa e, parve anche, le aspirazioni del liberalismo moderato (1830). I diciott'anni della monarchia di luglio non rafforzarono il partito, combattuto da legittimisti, repubblicani e bonapartisti. Caduta la monarchia, ebbe qualche importanza nelle assemblee della seconda repubblica, e, nel 1871, all'assemblea nazionale. Nel 1873 parve possibile l'accordo con i legittimisti, mancando il capo di questi, conte di Chambord, d'eredi proprî. Gli orleanisti persero gli elementi più liberali, preoccupati dell'atteggiamento autoritario e antiparlamentare dei loro capi. Con la morte del conte di Chambord (24 agosto 1883) si fusero con i legittimisti. Capo morale del partito fu il figlio del conte di Parigi, Louis-Philippe-Robert d'Orléans (1869-1926), al quale successe Jean d'Orléans, duca di Guisa.