ORLÉANS
Centro della Francia, situato sulla riva destra della Loira; sorge sull'antica Cenabum (Genabum, Κήναϐον), importante insediamento dei Carnuti. Il nome della città antica è noto dall'epigrafia (CIL, XIII, 3067), dagli itinerari (Tab. Peut.; Itin. Anton., 367) e da Tolemeo; la sua più tarda denominazione Civitas Aurelianorum o Aurelianis è riportata nella Notitia provinciarum et civitatum Galliarum, in Sidonio Apollinare, in Gregorio di Tours e nel Cosmografo di Ravenna. Ma il sito trova frequente menzione soprattutto in Cesare (Bell, gall., VII, 3, 1; 3, 3; II, 3-9; 14, I; 17, 7; VIII, 5, 2), che in relazione a esso non impiega mai il termine urbs, bensì oppidum; il testo cesariano fornisce alcuni dati storici, ma scarse informazioni di carattere architettonico e urbanistico. A Cenabum prese avvio la sommossa gallica del 52 a.C.; sotto la guida di Cotuatos e Conconnetodumnos, i suoi abitanti massacrarono i cittadini romani «che vi si erano stabiliti per fare del commercio» (Bell, gall., VII, 3, 1) e C. Fufius Cita, incaricato da Cesare di occuparsi dell'approvvigionamento.
Importanti scavi condotti negli anni '70 e '80 nei dintorni della cattedrale di Sainte-Croix hanno rivelato, negli strati contemporanei alla conquista cesariana, una relativa abbondanza di ceramica e monete romane, accanto alle pur dominanti produzioni locali. Fu allora che Cesare pose l'assedio a Cenabum. Gli abitanti tentarono di fuggire tramite un ponte che collegáva l’oppidum alla riva meridionale della Loira (Bell, gall., VII, 11, 6). Avvertito, Cesare diede fuoco alle porte della città e fece marciare due legioni che massacrarono o catturarono i fuggitivi bloccati dalla strettezza del ponte e delle vie che conducevano a esso (Bell, gall., VII, 11, 7).
Si trattava, dunque, di un agglomerato protetto da una cinta muraria in cui si aprivano una postierla principale e, sicuramente, altre porte. Sull'organizzazione interna dell'insediamento Cesare non fornisce altri dati, neanche quando nel 51 a.C. egli fa svernare nella città, solo parzialmente ripresasi dalla distruzione, una parte delle sue truppe. In quell'occasione (Bell, gall., VIII, 5, 2) Cesare si limita a citare, senza ulteriori precisazioni, i tecta Gallorum, le «case dei Galli». Di queste, scavi recenti hanno rinvenuto tracce, resti di tramezzi lignei e di strutture in pisé. Tuttavia, l'organizzazione interna dell’oppidum ci sfugge completamente. oltre che dai già menzionati negotiatores romani, la popolazione che vi risiedeva in quell'epoca era costituita da Carnuti; a tal proposito, non bisogna dare eccessivo peso a un'espressione impiegata da Strabone (IV, 2, 3) e immaginare che Cenabum fosse una «città a popolazione mista» comprendente «Carnuti e cittadini appartenenti ad altri popoli gallici». Strabone (IV, 191) si limita a riferire che la Loira passa «per Cenabum, centro commerciale dei Carnuti, situato pressappoco a metà del tratto navigabile del fiume». L'impiego del termine έμττόριον sottolinea il ruolo economico di Cenabum.
L'indagine archeologica non ha fornito dati sui limiti dell’oppidum. Un frammento di murus Gallicus sarebbe stato individuato nel 1902 nel corso di lavori. Tuttavia, questo dato resta un'ipotesi non verificabile, come quella relativa al tracciato proposto per i lati E e O della fortificazione, che avrebbero seguito il percorso di due sentieri discendenti verso la Loira. I confini della città antico-imperiale non sono meglio documentati. La sua superficie era sicuramente superiore a quella del Castrum tardo-imperiale, ben delimitata dal muro di cinta. L'incertezza grava anche sulla localizzazione delle necropoli. La sola probabilmente attribuibile a epoca altoimperiale è quella rinvenuta nel 1845 a Ν del teatro, presso la Porta di Borgogna; anche quella scoperta nel 1973 più a E è databile al I-II sec. d.C. Ci si chiede, tuttavia, se questa rientri nella sfera urbana o se appartenga già al contesto rurale. Se si tiene conto dei suddetti elementi, dei rinvenimenti fortuiti e delle loro concentrazioni, dei segmenti viari riportati alla luce in una dozzina di punti, dal 1853 a oggi, è ragionevole ipotizzare una superficie minima di 8o ha e una massima di 1oo-no ha. Al contrario, nessuno dei dati esposti offre supporto alla tesi secondo cui la città altoimperiale obbedisse a una rigida organizzazione catastale, schema che non si addice al necessario processo di integrazione di un oppidum preesistente. L'adozione di una simile organizzazione interna è dubbia anche nel caso del Castrum tardoimperiale. Soprattutto nel corso del XIX sec. sono stati individuati i punti di partenza delle vie che conducevano ad Agedincum (Sens) verso E, a Lutetia (Parigi) e ad Autricum (Chartres) verso N, ad Augustoritum (Limoges) verso S. Questi assi viari, associati a un fiume navigabile, sottolineano l'importanza economica e storica di Cenabum.
Per quanto concerne il ponte gallico, poi romano, sembra lo si possa localizzare nel prolungamento della via del Lin, a c.a 80 m a monte del ponte medievale. L'ultima infrastruttura rinvenuta è l'acquedotto dell'Etuvée, che, sfruttando una sorgente situata a NE della città antica, assicurava l'approvvigionamento idrico di una parte della città.
Anche relativamente al tessuto urbano le conoscenze sono insufficienti. Nell'ambito dell'architettura pubblica, nel sito dell'attuale prefettura, in Rue de l'Université, si segnalano numerosi elementi architettonici probabilmente pertinenti a un tempio associato al foro. A E dell'agglomerato, nel Boulevard de la Motte-Sanguin, un «teatro-anfiteatro» (diam. 104 m) fu scoperto nel 1831 e distrutto subito dopo. La restante documentazione concerne l'architettura domestica. Nel XIX sec. si erano già verificate numerose scoperte, in genere isolate; più organici si possono considerare gli scavi effettuati nella città a partire dal 1977, in special modo nei dintorni della cattedrale di Sainte-Croix. Si constata che l'epoca dei Flavi registra il massimo impulso dell'edilizia privata, nell'ambito di vasti progetti urbanistici. A S della cattedrale venne realizzata una vera e propria piattaforma in frammenti di tufo, sulla quale furono costruite abitazioni, con i loro ambienti balneari, e locali per le attività artigianali, tra cui spicca un laboratorio per la fabbricazione di tavolette. È inoltre importante osservare che, nella prima età imperiale, l'area urbana si estese probabilmente anche alla riva meridionale della Loira.
In epoca tardoimperiale, quando la città assunse il nome di Civitas Aurelianorum (Aurelianis), venne eretta, non sotto Aureliano o Probo, come si riteneva, ma indubbiamente poco dopo la metà del IV sec. d.C., la cinta muraria destinata a delimitare i 25 ha del castrum, che tuttavia non racchiudeva l'intero insediamento tardo-imperiale. Tale cinta, che si sviluppa su un tracciato di 2.04o m, presentava sicuramente cinque porte e torri semi-circolari e circolari distanziate di 54,50 m le une dalle altre. Numerosi segmenti delle mura sono ancora visibili in elevato all'aperto o all'interno di cantine. Altri tronconi sono stati recentemente oggetto di scavi, in special modo lungo la Loira (quai Chàtelet) e soprattutto a Ν della cattedrale (mail Pothier).
In linea generale, la fondazione presenta uno spessore superiore ai 3 m e un'altezza da 1,5 a 2 m ed è realizzata essenzialmente con grossi blocchi di reimpiego. L'elevato, in opus vittatum mixtum, alterna ricorsi di pietre (da 3 a 5) a file di mattoni (di frequente 3) i quali formano due paramenti che racchiudono un possente nucleo in opus caementicium. Lo spessore della cortina varia, a seconda dei settori e dell'altezza, dai 4 ai 2,20 m. Si noterà che la faccia interna della cinta presenta talvolta elementi decorativi (p.es. falsi pilastri in opus vittatum mixtum sul quai Chàtelet) probabilmente pertinenti ad abitazioni addossate alla fortificazione o, piuttosto, a un passaggio decorato che, protetto o meno da gallerie, seguiva il percorso delle mura. Questo è uno dei tanti elementi che impediscono di ipotizzare che la struttura difensiva sia stata costruita, come si è detto troppo spesso, «in gran fretta». Senza contare le torri, la sua cubatura supera i 40.000 m3 e implica una messa in opera metodica, effettuata da maestranze numerose e organizzate, sotto la guida di una forte autorità locale. A questa impresa va aggiunta la realizzazione del fossato, studiato in particolare lungo il settore N. Largo più di 20 m e profondo 6, esso fu scavato contemporaneamente alla costruzione della cinta, dopo il 350 d.C. Come per altre fortificazioni urbane tardo-imperiali in Gallia (Tours, Le Mans, ecc.) e in armonia con una certa logica storica, è dunque opportuno rinunciare alla datazione a epoca aureliana sostenuta fino a oggi. Difatti la situazione politica ed economica dei Galli intorno al 275 d.C. mal si adatta all'ampiezza di tali lavori.
A O. la documentazione epigrafica è esigua. Un'iscrizione funeraria [CIL, XIII, 3067) menziona un curator Cenab(ensium), il cui incarico non è, tuttavia, specificato. Anche in un altro testo, scoperto di recente e molto frammentario, ritroviamo il nome dei Cenab(enses) o di Cenabum. Un miliario di Aureliano, inciso tra il luglio del 274 e il 1 gennaio del 275, è stato recentemente rinvenuto come materiale di reimpiego nelle fondazioni della chiesa carolingia di Saint-Pierre-Lentin. Quanto alle restanti testimonianze epigrafiche, occorre citare soprattutto le ripetute dediche ad Acionna, indubbiamente una divinità delle acque curative. Tra le vestigia di una statuaria copiosa, ma spesso di mediocre qualità, segnaliamo i frammenti di un altare ai quattro dèi e alcuni marmi importati dall'Italia. I reperti numismatici, provenienti soprattutto dal letto della Loira, sono estremamente numerosi e sottolineano l'importanza della monetazione dei Carnuti. Per quanto concerne i restanti materiali, e in modo particolare le produzioni locali e le ceramiche d'importazione, si farà riferimento al repertorio stabilito da M. Provost.
Dall'insieme dei dati esposti, e soprattutto dai risultati delle indagini archeologiche in corso da quindici anni, si ricava l'immagine di un oppidum di media importanza, ma dalla felice posizione geografica, progressivamente divenuto, soprattutto a partire da epoca flavia, una città gallo-romana di tutto rilievo, che conserverà il suo ruolo nell'età tardoimperiale.
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