Ormanni
. Consorteria consolare fiorentina di illustri cittadini, che al tempo di Cacciaguida aveva compiuto quasi per intero il proprio ciclo storico, ed era già nel calare (Pd XVI 89): nella seconda metà del secolo due documenti editi dal Lami (8 agosto 1165 e 10 settembre 1178) ne ricordano, infatti, alcuni membri che ormai portano il cognome di Foraboschi col quale sono meglio noti nella storia cittadina del Duecento e del Trecento (cfr. anche G. Villani IV 13).
Il Malispini - la cui consorteria li ebbe vicini di casa e di torre e nemici per motivo politico, e che diede a uno di loro, Arrigo, la propria figlia in sposa - favoleggiò anche a riguardo degli O. di un'antichissima origine romana (XXVII, XXXI, XL, LII), ritenendoli discendenti da un Attilante, compagno d'imprese del mitico eroe Uberto, al cui erede il capo aveva dato in moglie una sua figlia; da questa coppia avrebbero avuto origine, secondo il cronista, gli O. veri e propri. Più avanti (LIII) lo stesso Malispini, per confermare le sue affermazioni sull'importanza politica e sociale di quella " nobile schiatta ", cita uno di loro, messer Ormanno, tra i Fiorentini che vennero armati cavalieri da Carlo Magno e (CI) ne ricorda altri fra quei concittadini che erano accorsi in armi alla quinta crociata. Se, tuttavia, è del tutto fantastico il riferimento alle scaturigini romane e alle più antiche dignità cavalleresche carolingie degli O., corrisponde ai dati offerti dalla critica documentaria l'affermazione di una loro antica potenza feudale. Ad essi avevano appartenuto, infatti, estesi possedimenti terrieri nella valle dell'Arno e, più importante ancora, il castello di Montegufoni in val di Pesa, presso Montespertoli, ottimo punto di appoggio per le masnade degli O. che taglieggiavano il traffico fiorentino e, in special modo, le greggi che andavano a svernare in Maremma. I Fiorentini, nel quadro della lotta contro i dinasti feudali e per l'espansione del comune nel contado circonvicino, non esitarono, perciò, a porre fine a queste azioni di disturbo, assediando e prendendo Montegufoni nel 1135 e obbligando gli O. a inurbarsi.
In città gli O. abitarono case e torri nel sesto di San Piero a Scheraggio (Marchionne, 124), nel luogo dove poi sarebbe stato innalzato (1299) il palazzo dei priori (Malispini XXVI, LII; G. Villani IV 13); la cui costruzione fu, anzi, preceduta dalla vendita che di gran parte di quegli edifici fu fatta al comune da Simone, detto Mazufero, di Guido Foraboschi (nel 1299; cfr. Compagni I 2, e Appendice III). Era degli O. anche la torre detta ‛ la Vacca ', che fu incorporata nel palazzo e costituì la base della torre di Arnolfo. Vicini degli O. furono per lungo tempo gli Uberti e i Malispini; insieme con essi gli O. fecero parte del ristretto cerchio delle famiglie consolari. Un messere Ormanno fu, infatti, console nel 1181, seguito nella stessa carica da un Boncambio di Guido (1202); un Manieri di Ormanno era membro dei consigli del comune nel 1215, quando tu ratificato un patto con i Bolognesi. Ma ne furono avversari - così come lo furono, e accanitamente, dei Bostichi - più tardi sul piano della lotta politica, militando gli O. al fianco dei Buondelmonti e subendo della scelta guelfa le conseguenze dapprima (1260) negative e quindi (1266) positive. Fu dopo il loro definitivo ritorno in patria che Arrigo sposò in segno di pace la figlia del Malispini, contro la cui consorteria gli O. avevano aspramente combattutto nei decenni precedenti, insanguinando le vie del loro sestiere e rendendosi perciò ostili al popolo.
Alla metà del Duecento gli O. sono, tuttavia, già comunemente noti come Foraboschi; e con quel cognome sono elencati fra i magnati che vennero esclusi dalle magistrature nel 1292, con un divieto che, confermato nel 1311, fu tolto solo per qualche tempo nel 1343, quando Razzante de' Foraboschi partecipò alla cacciata del duca di Atene e venne ammesso a far parte della Signoria (nel 1321 era stato podestà di Bologna). Soltanto il 31 ottobre 1383 i Foraboschi riuscirono a ottenere dai consigli della repubblica la revoca definitiva del bando, dopo che si erano fatti ‛ di popolo ', assumendo un nuovo cognome (Pannocchieschi) e un nuovo stemma. Alle figure dell'antica arma degli O. (in campo nero sei, o più, palle d'argento) dai colori invertiti (in campo d'argento palle nere) esso sovrappose, com'era consuetudine in tali casi, la croce del popolo, rossa in campo d'argento. Agli O. appartenne anche quel Michele (morto nel 1309) del quale si ricorda la traduzione del Milione fatta per proprio diletto.
Bibl. - Le fonti principali sono, in Archivio di Stato di Firenze, le Carte Dei (XXII 33 e XXXV 23); le Carte dell'Ancisa (bb 158; ee 425; ff 60, 425; hh 299, 655, 658; ll 487, 509, 553, 673; mm 10, 648; nn 37, 45), e la Istoria delle famiglie della città di Firenze scritta nel 1607, con l'aggiunta di monsignor Sommai fino all'anno 1626, di P. Monaldi (Biblioteca manoscritti, 422). Alle origini e alla partecipazione degli O. alla vita politica di Firenze accennano più volte il Malispini (XXVI, XXVII, XXXI, XL, LII, LIII, LV, CI, CIII, CXXXVII), G. Villani (IV 13), il Compagni (I 2; e Appendice alla Cronica), e Marchionne di Coppo Stefani (63, 124, 587, 602, 775). In particolare si vedano: S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1602, 203; V. Borghini, Discorsi, con note di D.M. Manni, II, ibid. 1755², 40; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1614², 61, 140, 142, 146; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini contra le calunnie e maldicenze de' maligni, Lione 1577, 290, 296, 302, 304; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli... delle famiglie e degli uomini di Firenze, Firenze 1585, 43, 55; U. Vieri, De Illustratione urbis Florentiae libri III, ibid. 1636, 55, 100; L. Passerini, nel commento al romanzo storico di A. Ademollo, Marietta de' Ricci, II, ibid. 1845², 745 (che qualifica, però, gli O. come ghibellini e li dice estinti dopo il secolo XVI); G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno di D.A. disposto in ordine grammaticale e corredato di brevi dichiarazioni, II (Documenti), Londra 1862, 541-542; Scartazzini, Enciclopedia 1395-1396; Davidsohn, Storia I 616-618; II II 615; III 93, 814, 895; IV- III 520. I documenti che per la prima volta citano gli O. come Foraboschi sono in G. Lami, Sanctae ecclesiae Florentinae monumenta, II, Firenze 1758, 1098.