MAINI, Ormondo
Nacque in una famiglia di possidenti il 16 luglio 1835 a Viadana, presso Mantova, da Angelo e Angela Guatteri. Dall'autunno 1855 al 1859 studiò canto al conservatorio di Milano.
Taluno fa risalire il debutto del M. al 1858, a Feltre, dove interpretò La fidanzata d'Abido di F. Sandi: in realtà si trattò di un saggio dei migliori allievi del conservatorio che, invece di cantare a Milano, furono autorizzati a trasferirsi nella cittadina del Bellunese per festeggiare Sandi, promettente compositore locale e compagno di studi degli esecutori.
Il M. debuttò ufficialmente nel 1860 al teatro Carcano di Milano ne I lombardi alla prima crociata di G. Verdi, a cui fece seguito La sonnambula di V. Bellini.
L'esordio fu così commentato dalla Gazzetta dei teatri (n. 5 del 21 gennaio): "Il basso, di nome Maini, ha bella e fresca voce e non si può dire che non conosca, sebbene esordiente, l'arte sua. La parte di Pagano nei Lombardi, è parte difficile; e se un esordiente in essa sa bene trarsi d'impaccio è come dire che non manca d'ingegno e che è giovane di belle e future speranze".
Il critico fu buon profeta. Da quella data, infatti, e per un trentennio, fino a a quando abbandonò le scene, i successi del M. non ebbero mai un calo. Il M. approdò per la prima volta alla Scala nel 1861 per interpretare Poliuto di G. Donizetti, che venne rappresentato per ben 22 sere con buonissimo esito. L'anno seguente si esibì a Nizza, nel 1863 a Cremona e Torino, nel 1864 a Pesaro e Cagliari, nel 1865 a Modena e a Viadana, non limitandosi a interpretare le opere più in voga di Verdi, G. Rossini, Bellini o Donizetti, ma anche lavori di musicisti stranieri come G. Meyerbeer: Gli ugonotti (Marcello), Roberto il Diavolo (Bertramo), ruoli nei quali fu giudicato dalla critica come "artista di rari pregi".
Nel 1865 il M. si recò per la prima volta all'estero, a Valenza, in Spagna, dove interpretò Semiramide di Rossini e I puritani di Bellini suscitando nel pubblico un vero e proprio fanatismo. Dall'ottobre 1866 all'aprile 1869 cantò a Odessa, città di grandi tradizioni musicali, in opere come Norma di Bellini, Gli ugonotti, Il barbiere di Siviglia di Rossini, Roberto il Diavolo, Don Carlos di Verdi e diverse altre; ma fu soprattutto la sua interpretazione nel Faust di Ch. Gounod a farlo descrivere dalla critica russa quale "basso unico nel suo genere".
Nel 1870, dopo un decennio, il M. fece ritorno alla Scala, dove venne scritturato per dieci stagioni consecutive, fino all'aprile 1881 (a eccezione dell'80, impegnato a Barcellona e Madrid). In questo lungo arco di tempo interpretò alcune prime assolute (e talora uniche) rappresentazioni di opere come Amleto di F. Faccio (febbraio 1871), la prima italiana di Aida di Verdi (febbraio 1872), Fosca di C. Gomes (febbraio 1873), Gustavo Wasa di F. Marchetti (febbraio 1875), Luce di S. Gobatti (febbraio 1876), La Gioconda di A. Ponchielli (aprile 1876), Cinq-Mars di Gounod (gennaio 1878), per citare le più importanti. Anche se taluni lavori caddero subito, benché rappresentati nel più prestigioso dei teatri, la critica non lesinò mai i consensi all'ormai affermato Maini.
Agli inizi del 1872, il M. sposò una rinomata collega, il soprano Enrichetta Berini, con la quale aveva già cantato a Nizza, a Odessa, a Lugo, nonché alla Scala. Con il matrimonio e la nascita di un figlio, Achille, la Berini diraderà le sue presenze sulle scene. Negli anni scaligeri il M. fu anche uno dei quattro protagonisti della Messa di Requiem di Verdi, data per la prima volta nella chiesa di S. Marco di Milano il 22 maggio 1874, diretta dall'autore nel primo anniversario della scomparsa di A. Manzoni. Con il M. cantarono Teresa Stolz (soprano), Maria Waldmann (contralto) e G. Capponi (tenore), con esito trionfale. La Messa venne quindi ripresa alla Scala il 25, diretta dall'autore, il 27 e 29 maggio da Faccio. Verdi stesso, in una lettera del 5 febbr. 1876 al suo amico, il critico mantovano O. Arrivabene, scrisse riguardo al M.: "è un basso che non ha rivali" (cit. in Rescigno).
Nel decennio suddetto, oltre che alla Scala, il M. si esibì in numerosi teatri italiani e stranieri, nei quali tornò anche per più di una stagione: Ferrara, Trieste (1870); Mantova (1871 e 1878); Padova, Ancona (1873); Roma, Parigi, Brescia (1874); Ravenna (1875); Parma, Cremona, Venezia, Genova (1876); Bologna (1878). Memorabili furono le tournées sui palcoscenici di Spagna: nel 1872, a Siviglia, il M. cantò dal 1 aprile al 31 maggio in ben 10 opere con costante successo. Dal 1877 al 1881, a Madrid e Barcellona, fu impegnato, oltre che nei lavori del suo vasto repertorio (Ugonotti, Aida, L'africana di Meyerbeer, Don Carlos, Il barbiere di Siviglia, Mefistofele di A. Boito), anche in opere poco rappresentate come Il negriero di S. Auteri-Manzocchi (prima assoluta al teatro Liceo di Barcellona, 27 nov. 1878).
Dal 1882 al 1889 il M. (salvo una puntata all'estero, Berlino e Varsavia, come cantante-impresario, con oltre 40 rappresentazioni della compagnia tra febbraio e aprile 1882) cantò solo in teatri italiani: Forlì, in Ugonotti, con il celebre tenore A. Masini (maggio 1882), quindi Cremona e Roma (teatro Costanzi), sempre con la stessa opera. Particolarmente caro gli fu il teatro S. Carlo di Napoli, che preferì al Metropolitan di New York, del quale disdisse una scrittura. A Napoli cantò tra il 1884 e il 1886, portando sulla scena Lucrezia Borgia di Donizetti, Aida, Il barbiere di Siviglia, Mefistofele, e la prima assoluta di La figlia di Jefte di G. Miceli (21 apr. 1886).
Nella sua carriera il M. interpretò una sessantina di opere: quella più frequentemente interpretata negli ultimi anni fu il Mefistofele, tale da sembrare scritta specificatamente per i suoi mezzi vocali e artistici. La sua interpretazione del personaggio di Boito fu ritenuta unanimemente dalla critica come insuperata. Analoghi giudizi furono espressi per le sue interpretazioni in Aida (Ramfis), La Gioconda (Bodoero), Don Giovanni di W.A. Mozart (Leporello), Il barbiere di Siviglia (Don Basilio) e per tanti altri personaggi. Il M. si ritirò dopo la sua ultima apparizione a Palermo nella primavera 1889, ancora in possesso della sua voce ampia, potente e singolare, che lo rese un vero e proprio "divo", paragonabile ai tenori e soprani più in auge. "Vantava - scrive Schmidl - una delle più belle voci di basso profondo che si ricordino, magistralmente educata, e il suo gioco di scena era sempre altrettanto signorile, quanto artisticamente indovinato".
Nel 1888 gli fu conferito il titolo di cavaliere della Corona d'Italia.
Il M. morì a Viadana l'8 giugno 1906.
Fonti e Bibl.: C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), Cronologia, a cura di G. Tintori, Milano 1964, pp. 53, 57-60; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, pp. 187, 419; R. Celletti, Storia dell'opera italiana, Milano 2000, pp. 514 s.; M. Varvartsev, Italiitsi v kulturnomu prostori Ucraini, kinets XVIII - 20-ti rr.XX st. (Gli italiani nell'ambito culturale dell'Ucraina, dalla fine del '700 al primo ventennio del '900), Kiiv 2000, p. 153; E. Rescigno, Diz. verdiano, Milano 2001, p. 332; V. Bertazzoni, O. M. 1835-1906, gloria del melodramma italiano e di Viadana, Mantova 2006; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 13; Enc. dello spettacolo, VI, col. 1872; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 586.