ORMONI (XXV, p. 571)
Le caratteristiche principali dei prodotti delle ghiandole endocrine o ormoni sono ancora oggi considerate le stesse di quelle fissate da C. E. Brown-Séquart (1889): l'azione stimolante specifica e la correlazione funzionale umorale. L'ormone, immesso nel circolo sanguigno al livello del tessuto che lo produce (secrezione interna), agisce a distanza sopra altri tessuti o organi, comportandosi da stimolante chimico o, meno spesso, da inibitore di particolari attività metaboliche e svolge, in tal modo, un'importante e complessa funzione d'integrazione umorale tra parti più o meno distanti dell'organismo. In questo l'attività degli ormoni, detti anche messaggeri chimici, è strettamente connessa con quella del sistema nervoso vegetativo sul quale essi influiscono e dal quale vengono influenzati. La stessa attività nervosa si svolge mediante la liberazione di ormoni, acetilcolina e adrenalina, in corrispondenza delle giunzioni interneuroniche e citoneurali, ciò che può considerarsi un esempio di attività endocrina locale.
Gli ormoni sono sostanze di elevata specificità fisiologica, pur essendo zoologicamente aspecifici; sia se estratti dagli organi degli animali, sia se ottenuti per sintesi chimica essi agiscono in modo analogo e nella specie umana e nelle varie specie di animali.
Ad eccezione dell'ormone tiroideo e di qualche ormone sessuale essi sono, di solito, inattivi se somministrati per via orale; agiscono in quantità molto piccole, di milligrammi o di frazioni di milligrammo e insieme con le vitamine e con gli enzimi vengono compresi nel gruppo di sostanze dette biocatalizzatori.
Perché una sostanza venga considerata un ormone non basta che essa sta presente in un qualsiasi estratto di tessuto e sia dotata di un' azione fisiologica più o meno specifica. Bisogna, invece, che sia dimostrato che la detta sostanza preesista nell'organo o tessuto, o nel sangue o nella linfa da essi reflui; che agisca su alcune parti dell'organismo con definiti effetti fisiologici; che all'estirpazione dell'organo o tessuto conseguano definite alterazioni e che queste vengano fatte scomparire dall'introduzione nell'organismo di appropriate quantità di quella sostanza o di estratto che ne contenga. La funzione degli ormoni nell'organismo è molto complessa poiché essi agiscono non indipendentemente l'uno dall'altro sopra apparati o organi distinti, ma influenzano con varie modalità d'azione la funzione di uno stesso organo; s'influenzano a vicenda nella loro funzione periferica e s'influenzano modificando la loro formazione e agendo sulle corrispondenti ghiandole endocrine; ne risulta un numero elevato di combinazioni di effetti i quali sono inoltre moltiplicati dall'intervento del sistema nervoso vegetativo che controlla la formazione degli ormoni e ne subisce a sua volta l'influenza. Alcuni ormoni sensibilizzano i tessuti all'azione di un altro ormone, ad es. quello tiroideo rispetto all'adrenalina; in determinate condizioni l'ormone follicolare e quello del corpo luteo si rinforzano a vicenda, in altre si comportano in senso antagonista; la preipofisi stimola la funzione di molte ghiandole endocrine ed è a sua volta inibita dall'eccesso di funzione di una o più di queste ghiandole; generalmente ogni ormone controlla l'azione della ghiandola che lo produce, inibendone la funzione quando è presente nel sangue in quantità ipernormale (somministrando dosi elevate di tiroide si ottiene, infatti, ipofunzione ed eventualmente atrofia della ghiandola). Conseguenza di ciò è l'impossibilità di provocare un'aumentata formazione di ormone trapiantando in un animale quantità più o meno grandi di corrispondente tessuto endocrino. Analogamente il trapianto di un tessuto endocrino non attecchisce bene se non quando il corrispondente tessuto dell'animale nel quale si pratica il trapianto è scarsamente funzionante o del tutto mancante. In condizioni patologiche, d'altra parte, si possono avere iperfunzioni in conseguenza di adenomi di tessuto ghiandolare endocrino.
Gli organi ghiandolari e i tessuti ai quali si attribuiscono con sicurezza una o più secrezioni interne sono: l'ipofisi, la tiroide, le paratiroidi, il pancreas, i surreni, l'ovaia, il testicolo, la placenta e talune parti della mucosa del tubo gastroenterico.
1. Ormoni dell'ipofisi. - Si distinguono in ormoni del lobo anteriore e in quelli del lobo posteriore dell'ipofisi. Il lobo anteriore o preipofisi, che rappresenta la ghiandola dominante del sistema endocrino per le influenze che da essa si portano su quasi tutte le altre ghiandole endocrine, esplica almeno undici effetti fisiologici specifici, sei dei quali attribuibili a corrispondenti ormoni distinti, e cioè: 1) di crescenza; 2) tirotropo; 3) adrenocorticotropo; 4) gonadotropo follicolostimolante; 5) gonadotropo luteinizzante; 6) lattogeno. Gli altri effetti, e cioè: 7) chetogeno; 8) insulinantagonista o glicotropo; 9) diabetogeno; 10) paratirotropo e 11) pancreatropo, non possono essere attribuiti ad altrettanti corpi distinti, considerabili veri ormoni.
Di queste sostanze solo alcune, e cioè la prolattina, la tirotropina e le due sostanze gonadotrope sono state individuate nel sangue; quanto alle altre, anche se correntemente chiamate ormoni, non sì è ancora assodato se esse, presenti nell'estratto di preipofisi e da questo estraibili, sono effettivamente secrete come tali dalla ghiandola. Secondo O. Riddle i veri e proprî ormoni preipofisarî sarebbero due, uno dei quali dotato di effetti lattogeno, adrenotropo e di crescita, secreto dalle cellule acidofile, e l'altro, dotato di effetto gonadotropo e tirotropo, secreto dalle cellule basofile della preipofisi. Anche J. B. Collip ammette l'esistenza di due grandi molecole con gruppi prostetici, dotati delle varie specifiche azioni fisiologiche. Le diverse sostanze, isolate dagli estratti preipofisarî allo stato più o meno spinto di purezza chimica, dotate dei varî effetti specifici, sarebbero da considerare quali "frammenti" di ormoni. Gli ormoni ipofisarî sono generalmente di natura proteica o proteormoni, e ad eccezione della prolattina, isolata in forma cristallizzata, della adrenocorticotropina, isolata allo stato di proteina pura e delle sostanze gonadotrope, che sono glicoproteine contenenti glicosamina e mannosio, poco si conosce della loro natura chimica. L'analisi elettroforetica, il comportamento all'ultracentrifugazione e la determinazione delle curve di solubilità in solventi adatti, parallelamente alla conservazione dell'attività fisiologica specifica, costituiscono il procedimento di scelta per la determinazione del grado di purezza dei proteormoni. Ad eccezione degli altri ormoni essi presentano una certa specificità di specie ed iniettati ripetutamente provocano nell'organismo trattato la comparsa nel sangue di sostanze specificamente antagoniste, inibenti l'azione dell'ormone. Queste sostanze secondo alcuni sarebbero degli anticorpi, nel senso immunologico corrente; secondo il Collip, invece, sarebbero degli antiormoni, cioè principî inibitori presenti nel sangue anche di animali non trattati e aventi il compito di regolare l'intensità d'azione dei corrispettivi ormoni. Sono specialmente note sostanze antigonadotrope e antitirotrope.
Ormone di crescenza. - Sebbene sia stata messa in dubbio l'esistenza di un ormone specifico della crescita (Riddle) considerando la rispettiva influenza ipofisaria come dovuta all'azione combinata della prolattina e della tirotropina, tuttavia l'ottenimento di una proteina allo stato praticamente di purezza, con peso molecolare di 44.250, sprovvista di azione tirotropa, adrenotropa, gonadotropa e prolattinica, sensibile all'azione della pepsina e della tripsina, dell'acidità e della temperatura (70-80° C) eliminano ogni dubbio sull'individualità di questa sostanza. L'ormone puro provoca riassunzione del peso corporeo e specialmente scheletrico e accrescimento della cartilagine epifisaria della tibia nei ratti ipofisectomizzati, effetto che è considerato come specifico della azione di questo ormone. La stimolazione della crescenza si accompagna con ritenzione di azoto, cioè con un'aumentata sintesi protidica e diminuita scissione delle proteine; ciò si verifica in presenza dell'insulina. L'ormone di crescenza, che esalta anche il tono e la forza muscolare e stimola l'appetito, è potenziato dalla azione dell'ormone tirotropo e agisce, stimolando la crescenza, in collaborazione con questo e con l'ormone adrenocorticotropo.
Ormone tirotropo o tirotropina. - È una pseudoglobulina a peso molecolare relativamente molto basso, 10.000, estraibile dalla preipofisi, provocante nell'uomo e negli animali aumento del metabolismo basale. Detto aumento si ottiene anche in soggetti ipertiroidei ed in quelli sofferenti di deficienza ipofisaria, ma non negli ipotiroidei. Provoca esoftalmo nella cavia normale ed in quella tiroidectomizzata; in vitro agisce direttamente sul tessuto tiroideo provocando iperplasia, con un meccanismo che, dalle ricerche eseguite con iodio radioattivo, risulterebbe consistere in un'azione controllante l'assunzione di iodio da parte della ghiandola e la conversione, in essa, della diiodotirosina in tirossina.
Ormone adrenocorticotropo o corticotropina. - È rappresentato da una proteina del peso molecolare di circa 20.000 e caratterizzata da un punto isoelettrico a pH = 4,7. Agisce in dosi piccolissime, di millesimi di mg (γ), modificando la quantità e la distribuzione dei lipidi birefrangenti presenti nella corteccia surrenale e stimolando la produzione degli ormoni corticosurrenali. La corticotropina inibisce la crescita del ratto, effetto che è neutralizzato dall'ormone di crescenza; ritarda la formazione del tessuto osseo; provoca aumento delle frazioni β e γ delle globuline plasmatiche mediante l'influenza involutiva che esercita sul timo e sul tessuto linfoide; esplica azione antiinsulinica o glicotropa e favorisce l'aumento di arginasi nel fegato.
Ormoni gonadotropi o gonadotropine. - Mediante questi ormoni la preipofisi esplica la sua importante influenza sulla funzione sessuale, tanto da meritare il titolo di "motore della funzione sessuale" (Zondek e Aschheim). Si tratta di due ormoni, uno dei quali, dotato di attività gametocinetica, stimolante, cioè, la formazione delle cellule sessuali maschili (spermatozoi) e nella femmina del follicolo ovarico (formazione della cellula uovo), onde è anche detto ormone follicolostimolante, provocante la formazione di follicolina lestrone). L'altro ormone stimola la formazione nell'ovaia delle cellule luteiniche che fabbricano il progesterone, onde anche il nome di ormone luteinizzante, e nel maschio le cellule interstiziali del testicolo, che fabbricano l'ormone sessuale maschile. E agli ormoni gonadotropi che si deve il primo stimolo delle ghiandole sessuali con l'insorgenza delle manifestazioni psichiche della pubertà, dei mutamenti dei caratteri fisici degli organi sessuali accessorî, caratteristici della maturità sessuale e dell'insorgenza del ciclo mestruale. Gli ormoni gonadotropi, di origine preipofisaria, sono da distinguersi da quello di origine placentare, o prolano, o gonadotropina corionica, presente nell'urina di donna gravida e avente il compito di integrare la funzione preipofisaria nel mantenere lo stato di sviluppo del corpo luteo durante la gravidanza. Gli ormoni gonadotropi agiscono sinergicamente tra loro, il principio luteinizzante risultando inattivo se non preceduto dall'azione dell'ormone follicolostimolante. Alla presenza in qualità opportune dei due ormoni si deve l'ovulazione, cioè la rottura del follicolo ovarico maturo e la messa in libertà dell'uovo. Gli ormoni gonadotropi chimicamente appartengono al gruppo dei proteormoni (glicoproteine).
Prolattina. - Detta anche galattina o mammotropina è l'unico ormone separabile dalla preipofisi allo stato di proteina cristallizzata. Il suo peso molecolare è di 35.000. Al termine della gravidanza o subito dopo il parto, quando la rapida caduta di concentrazione nel sangue degli ormoni ovarici (estrina e progesterone) e degli ormoni placentari sottrae la preipofisi e la corteccia surrenale all'influenza inibente di questi ormoni, la formazione di prolattina raggiunge la concentrazione sufficiente a stimolare direttamente le ghiandole mammarie, già sviluppate e preparate alla secrezione del latte dall'azione degli ormoni sessuali. Si ha, allora, l'inizio della secrezione lattea che è poi intrattenuta anche dalle influenze nervose riflesse derivanti dall'atto del succhiamento. La prolattina stimola la produzione di progesterone nel corpo luteo e inibisce la funzione follicolostimolante della preipofisi. È responsabile dell'istinto nidificatorio negli uccelli e di quello materno nei mammiferi.
Altri ormoni preipofisarî. - Oltre all'influenza paratirotropa, stimolante la formazione di paratormone, e pancreotropa, stimolante le isole di Langerhans, dovute, probabilmente, a due sostanze specifiche, la preipofisi esercita indubbiamente un'azione sul metabolismo protidico, glucidico e lipidico, in parte direttamente, mediante l'ormone di crescenza, in parte indirettamente, mediante gli ormoni già enumerati e in parte mediante l'intervento di altre sostanze non ancora ben definite, tra le quali sono da menzionare il principio golicotropo o insulinantagonista e l'ormone diabetogeno di Houssay. Se l'esistenza di questi ormoni non si può dire definita, allo stato attuale delle conoscenze, è tuttavia accertato, in base alle ricerche di B. Houssay e della sua scuola, che i sintomi del diabete pancreatico scompaiono o vengono notevolmente attenuati quando negli animali spancreati si estirpa l'ipofisi o si distrugge o si allontana la sola preipofisi; che è possibile indurre la condizione diabetica in animali normali, specialmente nel cane, iniettando ripetutamente dosi adeguate di estratti preipofisarî, diabete che si accompagna con un'aumentata resistenza all'insulina e con una sensibile diminuzione della funzione insulare pancreatica.
Ormoni del lobo posteriore dell'ipofisi. - Non del tutto chiaro è il significato fisiologico dei principî attivi del lobo posteriore dell'ipofisi. L'iniezione dell'estratto di questa parte della ghiandola (pituitrina), che comprende anche la porzione intermedia, provoca i seguenti effetti fisiologici: a) azione pressoria con rallentamento dell'attività cardiaca, dovuta ad una sostanza detta pitressina; b) azione contratturante i muscoli lisci, in genere e in particolare la muscolatura dell'utero, per la presenza di una sostanza detta ossitocina; c) effetto antidiuretico, che si manifesta nel ritardo della diuresi da acqua e nella riduzione della poliuria da diabete insipido, dovuto ad aumentato riassorbimento dell'acqua nei tuboli renali nel mentre è ridotto il riassorbimento dei cloruri; d) effetto espansore dei melanofori, nella cute della rana e dei pesci; e) effetto metabolico, che si compendia nelle seguenti modificazioni: iperglicemia, glicosuria, diminuita tolleranza al glucosio, diminuzione del glicogeno epatico, azione antiinsulinica, aumento dei grassi nel fegato, diminuzione del metabolismo basale. Probabilmente parte di questi effetti sono dovuti alla presenza di ormoni del lobo anteriore.
All'ossitocina, che risulta particolarmente attiva sulla muscolatura uterina al momento del parto, alla sostanza connessa con l'espansione dei melanofori o intermedina ed al principio antidiuretico si attribuisce il significato di ormoni. stata ammessa la possibilità dell'esistenza di un unico ormone, di natura proteica ed a funzione polivalente, che si scinderebbe nella preparazione dell'estratto in due frammenti protidici: l'ossitocina e la pitressina.
2. Ormone tiroideo. - Il tessuto tiroideo consta di un aggregato di vescicole, del diametro di 15-150 μ, ciascuna delle quali è tappezzata da uno strato di cellule epiteliali cubiche, limitanti la cavità centrale, riempita di sostanza colloide. Il secreto fabbricato dalle cellule epiteliali si versa nella colloide e da questa passa nel sangue, direttamente o indirettamente, mediante i linfatici della ghiandola. L'ormone tiroideo è costituito da una proteina della colloide, la tiroglobulina, contenente iodio in combinazione organica e propriamente nella forma di tirossina e diiodotirosina:
La tirossina, che è presente nella tiroide umana adulta nella quantità di circa 14 mg. si forma a partire dalla diiodotirosina e questa, a sua volta, deriva dalla iodazione della tirosina. La tirossina si ottiene per idrolisi enzimatica della tiroglobulina o per sintesi chimica e ha quasi tutte le azioni della tiroglobulina, ad eccezione dell'azione diretta sui tessuti isolati, che è propria dell'ormone. L'ormone tiroideo agisce catalizzando i processi ossidativi dei tessuti, probabilmente attivando i sistemi enzimatici respiratorî delle cellule. È l'ormone metabolico per eccellenza, in quanto influenza i processi di scissione e di sintesi che presiedono alla formazione di sostanza vivente, alla crescita e alla differenziazione degli organi. È tipica la sua influenza metamorfosante sulle larve di anfibî. L'eccesso di ormone tiroideo provoca aumento del metabolismo energetico, per cui il consumo di O2 può essere aumentato anche più del 100% del valore basale, normale; scomparsa del glicogeno epatico per aumentata glicogenolisi e ridotta glicogenosintesi con labilità della glicoregolazione; esaltazione del metabolismo lipidico e di quello azotato per aumentata scissione protidica ed eliminazione azotata; aumentata eliminazione d'acqua e di sali minerali, specialmente di calcio con le feci; diminuzione del peso corporeo. L'azione dell'ormone tiroideo è notevolmente esaltata dall'adrenalina. La produzione di ormone tiroideo è regolata dalla preipofisi mediante la secrezione della tirotropina, un eccesso di tiroglobulina deprime questa influenza preipofisaria riducendo la quantità di tirotropina. Talune sostanze, quali il solfocianuro di potassio, la tiourea, il tiouracile, l'acido p-aminobenzoico, la solfoguanidina, ecc. sono gozzigene in quanto o impediscono nella ghiandola la formazione di tirossina, o ne bloccano comunque l'attività (vedi antitiroidei; tireotossicosi; tiroide, in questa App.).
3. Ormone paratiroideo. - L'ormone paratiroideo o paratormone è stato ottenuto allo stato grezzo dal Collip mediante estrazione delle ghiandole paratiroidi a caldo con acido cloridrico diluito e precipitazione della frazione attiva a pH = 5,5. Il paratormone che viene considerato una proteina con peso molecolare da 15.000 a 25.000, iniettato sottocute o intramuscolo in dosi opportune cura i sintomi della tetania paratiropriva o dell'insufficienza paratiroidea nell'uomo e nell'animale provocando un aumento della concentrazione del calcio plasmatico. Il trattamento con un eccesso di ormone paratiroideo provoca l'insorgenza di uno stato d'iperparatiroidismo cronico, rassomigliante alla sindrome clinica dell'osteite fibrosa cistica generalizzata, con aumento del calcio e dei fosfati nel plasma e loro aumentata escrezione urinaria, aumento dell'azoto non proteico del sangue, ispessimento del sangue.
Il paratormone agisce sul metabolismo del calcio e del fosforo, che sono strettamente connessi tra loro, sia stimolando la formazione di nuovi osteoclasti, che esplicano azione solvente dei sali di calcio dell'ossa, sia controllando l'escrezione renale dei fosfati; difatti un aumento di paratormone rallenta il riassorbimento dei fosfati nei tuboli renali e viceversa una diminuzione di questo ormone permette un aumentato riassorbimento di fosfati inorganici. Ne consegue nel primo caso, una demineralizzazione dell'osso, ciò che riporta alla norma i fosfati del plasma, provocando di conseguenza ipercalcemia, e nel secondo caso l'eccesso di fosfatoioni nel sangue favorisce il depositarsi di fosfato tricalcico nell'osso, provocando ipocalcemia. Interessante l'azione della vitamina D rispetto al paratormone: in piccole dosi questa vitamina favorisce il riassorbimento dei fosfati dai tuboli renali e quindi la mineralizzazione dell'osso, nel che consiste il suo effetto antirachitico; in dosi elevate essa demineralizza l'osso con effetto ipercalcemico. La diidrotachisterina, invece, si comporta come il paratormone, provocando aumentata escrezione dei fosfati, ed in più favorisce la ritenzione e l'assorbimento del calcio. Le variazioni dell'eccitabilità neuromuscolare nell'alterata funzione paratiroidea si spiegano con l'azione dei calcioioni, deprimente l'eccitabilità cellulare (v. Paratiroide, in questa App.).
4. Ormone pancreatico. - Questo ormone, detto insulina, è una proteina del peso molecolare di 46.000, ricca di zolfo, non resistente alla pepsina e alla tripsina onde è inattivo per via orale. Uno dei più caratteristici effetti fisiologici dell'insulina è la sua azione ipoglicemizzante sulla quale è basato il metodo di standardizzazione dell'attività dell'ormone: la quantità di insulina che iniettata in un coniglio di 2 kg., a digiuno da 24 ore, provoca un abbassamento di glicemia fino al 0,045% (livello convulsivante) è definita unità biologica e corrisponde a 3 unità internazionali (U. I.) di ormone; 1 mg. di insulina purissima esplica l'azione di 22-24 U. I. L'insulina dà per idrolisi i seguenti aminoacidi, per 100 parti: tirosina 12; cistina 12; arginina 3; istidina 4; lisina 2; prolina 10; ac. glutamico 17,5; leucina 13,5; treonina 2,6; serina 3,6; fenilalanina 7; isoleucina e valina. Dalle numerose ricerche rivolte ad associare l'azione fisiologica a qualcuno dei varî gruppi della molecola, è risultato che l'attività devesi considerare associata con l'intera architettura della molecola d'insulina (V. du Vigneaud) ed è condizionata dall'integrità del legame disolfuro della cistina.
Il metabolismo dell'animale reso diabetico per estirpazione del pancreas (diabete pancreatico) è caratterizzato da una deficiente utilizzazione degli idrati di carbonio, onde iperglicemia, glicosuria e diminuita differenza arterovenosa del glucosio; da una rallentata glicogenosintesi; dall'accumulo dei prodotti intermedî della scissione dei grassi (chetonemia), dall'accumulo dei grassi nel fegato ed aumento nel sangue (lipemia); dalla diminuzione del quoziente respiratorio (Q. R.), dall'aumentata neoglucogenesi (trasformazione dei protidi e forse anche dei lipidi in glucosio) e quindi dall'aumentata eliminazione azotata con l'urina. L'insulina, in quantità opportuna, riporta alla norma queste deviazioni metaboliche favorendo l'utilizzazione e quindi il consumo del glucosio; innalzando il Q. R.; favorendo la glicogenosintesi; rallentando la gluconeogenesi; riportando alla norma il metabolismo lipidico.
La produzione d'insulina nel pancreas varia a seconda del bisogno che ne ha l'organismo: nel digiuno, nell'introduzione di grasso o in seguito a somministrazione d'insulina, diminuisce il contenuto d'insulina del pancreas; quando sono introdotti idrati di carbonio e la glicemia aumenta, si ha liberazione d'insulina. Il livello glicemico costituisce, perciò, un fattore fondamentale nella regolazione della secrezione della insulina.
5. Ormoni surrenali. - Le ghiandole surrenali sono costituite da due tessuti distinti: il corticale e il midollare, i quali, sebbene anatomicamente in stretti rapporti, nei mammiferi, sono tuttavia morfologicamente, embriologicamente e funzionalmente differenti. Si distinguono, perciò, ormoni del tessuto corticale e di quello midollare.
Il tessuto corticale o corteccia surrenale, strettamente indispensabile alla vita, regola il metabolismo di taluni elettroliti (sodio, potassio) e dell'acqua; degli idrati di carbonio e quindi la funzione muscolare; il metabolismo protidico; taluni aspettí della funzione sessuale, la produzione di calore, la funzione cardiocircolatoria e l'assorbimento intestinale. Nella corteccia surrenale è stata dimostrata la presenza di circa una ventina di sostanze a struttura steroide, le più importanti delle quali sono il corticosterone, il desossicorticosterone, il deidrocorticosterone e, in piccola quantità anche, ormoni sessuali: progesterone ed androsterone.
Gli steroidi della corteccia surrenale si distinguono in due gruppi, uno dei quali, rappresentato dal corticosterone, è caratterizzato da un ossigeno nell'atomo di C-11, l'altro dal desossicorticosterone. Il meno abbondante ma il più attivo di questi steroidi è il desossicorticosterone, che oggi si prepara per sintesi (acetato) e che agisce specialmente sul metabolismo salino e idrico, ma poco sul metabolismo glucidico e lipidico. Mantiene la sopravvivenza nell'animale surrenoprivo e nel paziente di morbo di Addison cura l'astenia, modifica il bilancio dell'azoto rendendolo positivo e riporta ai valori normali il contenuto in potassio del plasma sanguigno. La presenza di ormoni sessuali nella corteccia surrenale spiega la esistenza di complesse interrelazioni tra questo tessuto e le gonadi e, quindi, l'influenza sul comportamento dei caratteri sessuali secondarî, i quali sono sensibilmente perturbati in caso di tumori o di iperfunzione della corteccia (sessualità precoce, virilismo, irsutismo, ecc.). La corteccia surrenale è influenzata dalla preipofisi mediante l'ormone corticotropo.
L'ormone della parte midollare del surrene è l'adrenalina, Che si libera in seguito alla stimolazione degli splancnici, nervi secretori della midolla surrenale.
La sua azione corrisponde a quella che comunemente si ottiene per stimolazione del sistema nervoso simpatico. Il punto di attacco di questo ormone avviene in corrispondenza di una sostanza ipotetica situata nella cellula effettrice (fibra muscolare, cellula ghiandolare) attorno alla terminazione della fibra nervosa e detta sostanza recettrice di Langley. L'adrenalina, inattiva per via orale, è invece attivissima quando è iniettata in circolo, anche in quantità piccolissime, p. es. di 0,0025 mg. per kg. di peso corporeo. Particolarmente interessanti sono gli effetti circolatorî di questo ormone che possono variare a seconda della quantità: o,1 - 0,2 γ per kg. inducono effetto depressore, conseguenza della vasodílatazione dei muscoli scheletrici; nella dose di 1 γ per kg. l'adrenalina costringe i capillari e le arterie cutanee delle mucose e dei visceri innervati dallo splancnico e questo effetto, essendo superiore a quello dilatatore dei muscoli, provoca aumento della pressione del sangue e ridistribuzione della massa sanguigna dalla cute e dai visceri ai muscoli ed al cuore. L'adrenalina dilata le arterie della muscolatura cardiaca (a. coronarie). Altri importanti effetti fisiologici dell'adrenalina sono: sul glicogeno epatico, che viene rapidamente idrolizzato in glucosio, onde iperglicemia e glicosuria; sul glicogeno muscolare, che viene convertito in acido lattico; sui muscoli scheletrici, nei quali ritarda l'insorgenza della fatica; sulla produzione di calore e sul consumo di ossigeno, che vengono aumentati (effetto calorigeno); sul cuore, del quale aumenta la frequenza dei battiti e la forza di contrazione; sulla muscolatura bronchiale, provocandone il rilassamento; sulla muscolatura liscia in genere, della quale provoca contrazione (vescica biliare, uretere, sfintere vescicale, sfinteri pilorico, ileocolico e anale interno, muscoli lisci della cute, utero gravido) o inibizione (muscolatura dell'intestino e dello stomaco, della vescica urinaria, generalmente dell'utero non gravido). L'adrenalina provoca, inoltre, dilatazione della pupilla, contrazione della milza ed aumento della coagulabilità del sangue.
L'adrenalina è distrutta rapidamente nel sangue e in vitro dalla reazione alcalina e per azione enzimatica (aminossidasi). La secrezione dell'adrenalina è stimolata da varie condizioni, le più importahti delle quali sono lo stato di tensione fisica (sforzo) e psichica (emozioni), il freddo, la caduta della pressione sanguigna, l'asfissia, l'anemia cerebrale, l'ipoglicemia, gli anestetici, la stimolazione di molti nervi afferenti.
6. Ormoni sessuali. - Le ghiandole sessuali (gonadi) e cioè l'ovaia e il testicolo, oltre al compito di dare origine alle cellule sessuali maschili (spermatozoi) e femminile (cellula uovo) presiedono all'elaborazione degli ormoni sessuali dai quali dipendono lo sviluppo, le capacità funzionali di determinati organi e la comparsa dei caratteri sessuali fisici e psichici essenziali alla procreazione.
Gli ormoni sessuali femminili si distinguono in ormoni estrogeni ed ormone del corpo luteo. I primi sono l'estrone e l'estriolo, isolati dalla urina di donna gravida, e l'estradiolo, presente nel tessuto ovarico e il più attivo di tutti. Chimicamente sono degli steroidi molto affini agli altri ormoni sessuali (progesterone, testosterone) e a quelli della corteccia surrenale.
Essi si formano in maggior quantità nella placenta, durante la gravidanza, ed in quantità molto minore nello stroma ovarico (estradiolo). Sono note molte altre sostanze estrogene di natura sterolica in varie specie di animali, l'equilina, l'equilinina e l'ippulina (nella giumenta) e numerosi corpi, ottenuti per sintesi chimica, come il dietilstilbestrolo (v. estrogeni sintetici, in questa App.). L'ormone estrogeno di origine ovarica si forma nel periodo di maturazione del follicolo di Graaf sotto l'influenza dell'ormone preipofisario gonadotropo gametocinetico; come si è già detto, è la preipofisi che determina l'avvento della pubertà e governa la ritmicità dei fenomeni dell'estro e dell'ovulazione periodica (ciclo mestruale). Gli ormoni estrogeni agiscono in dosi piccolissime (i unità internazionale di attività estrogena = 0,1 γ di estrone o di estradiolo benzoato; 1 unità topo - 0,06 γ di estrone) provocando nella femmina l'insorgere dei mutamenti uterini e vaginali caratteristici dell'estro o periodo del desiderio sessuale nel quale avviene l'accoppiamento e si svolge l'ovulazione. La produzione di ormone e l'ovulazione, sebbene causate dallo stesso stimolo, sono processi indipendenti tra loro. L'utero aumenta di dimensioni e diventa iperemico, si sviluppano le ghiandole mammarie.
Dopo l'ovulazione dal follicolo si forma il corpo luteo per invasione di cellule luteiniche, formazione che ha il significato di una temporanea ghiandola endocrina, se l'uovo non è fecondato, e quindi regredisce (10 giorni); ma se l'uovo è fecondato, il corpo luteo continua a crescere fin verso la metà del periodo di gravidanza e viene riassorbito verso il settimo mese. Il corpo luteo è indispensabile alla gestazione e provoca nella mucosa uterina i cambiamenti preparatorî per l'impianto dell'uovo fecondato (fase premestruale dei primati) e, dopo l'impianto dell'uovo, lo sviluppo della placenta. Esso contribuisce allo sviluppo delle ghiandole mammarie e sopprime l'estro e l'ovulazione. Se il corpo luteo è distrutto, si ha l'aborto. Se l'uovo non è fecondato, l'endometrio e lo strato superficiale della mucosa uterina, resi ipertrofici dal corpo luteo, si disfanno e si sfaldano, ciò che si accompagna col flusso mestruale (donna e, in genere, primati) (v. anche mestruazione, in questa App.). Il corpo luteo agisce in quanto secerne un ormone, detto progesterone, che analogamente al desossicorticosterone, si elimina con l'urina, accoppiato con acido glicuronico, sotto forma di pregnandiolo (inattivo). Il progesterone è anch'esso un corpo steroide e può considerarsi derivato dal pregnano.
Negli ultimi mesi di gravidanza il progesterone è formato dalla placenta.
L'ormone sessuale maschile o testosterone si forma nelle cellule interstiziali o di Leydig, presenti nello stroma del testicolo. Esso si elimina con l'urina in una forma molto meno attiva, che è l'androsterone. Entrambe queste sostanze sono state ottenute per sintesi chimica (L. Ružička). Negli animali che presentano una stagione per l'accoppiamento, l'ormone è secreto con intermittenza ed in corrispondenza di quest'epoca; nell'uomo, invece, la secrezione è continua. La secrezione del testosterone cessa quando è asportato il lobo anteriore dell'ipofisi; essa è sotto l'influenza di questa ghiandola mediante l'ormone gonadotropo luteinizzante, mentre quello gametocinetico, nel maschio, controlla il meccanismo della spermatogenesi, analogamente a quanto avviene nella femmina per la maturazione del follicolo (ovogenesi). L'ormone sessuale maschile presiede allo sviluppo ed al mantenimento della capacità funzionale degli organi sessuali accessorî maschili (prostata, vescicole seminali, pene, ghiandole di Cowper) e alla comparsa dei caratteri sessuali secondarî; tra gli effetti fisiologici ottenibili sperimentalmente in seguito a trattamento con testosterone, sono da rammentare la crescita della cresta nel cappone e l'inibizione dell'atrofia della prostata e delle vescicole seminali nel ratto castrato, effetti che vengono utilizzati per il controllo quantitativo dell'attività dell'ormone. Entro certi limiti gli effetti degli ormoni maschili sono antagonisti con quelli degli ormoni estrogeni; tuttavia non esiste una separazione netta nell'azione dei due gruppi di sostanze, in quanto dosi eccessive di uno di essi possono dare effetti somiglianti a quelli dell'altro gruppo. Ormoni maschili ed estrogeni possono, in piccola quantità, trovarsi anche nell'urina femminile e, rispettivamente, maschile e, poiché non scompaiono in seguito a castrazione, si ammette che, almeno in parte, essi si formino anche nella corteccia surrenale.
7. Altri ormoni. - Sotto questo titolo sono compresi molti corpi, qualcuno a natura chimica ben definita, prodotti da tessuti non aventi struttura tipica ghiandolare, dotati di azione eccitante o inibente e, comunque, regolatrice di determinate funzioni; prodotti specifici o non specifici, (ad es., ac. adenilico, anidride carbonica, istamina, ecc.) i quali hanno in comune la caratteristica di regolare una o più funzioni del tessuto o dell'organo che li producono, per azione locale o mediante la circolazione sanguigna. Sono stati indicati anche come ormoni dei tessuti o istormoni, e possono raggrupparsi in:
a) Ormoni regolatori locali del circolo, generalmente ad azione vasodilatatrice, quali l'istamina ed altre sostanze istaminosimili, che si liberano in seguito a lesioni meccaniche, a ustioni, all'irradiazione con luce ultravioletta, ecc., e che hanno grande importanza nel meccanismo delle reazioni anafilattiche; la callicreina, che si formerebbe nel pancreas; l'adenosina e l'acido adenilico, che si formano nel tessuto muscolare e dilatano, oltre ai vasi muscolari anche quelli del cuore, di cui rallentano il ritmo; i metaboliti acidi dei tessuti in genere (ac. carbonico, piruvico, lattico).
b) Ormoni stimolanti e inibenti le secrezioni e i movimenti del tubo digerente, quali la gastrina (J. S. Edkms), che si libera dalla mucosa della regione pilorica dello stomaco quando viene in contatto col chimo gastrico e, per via sanguigna, stimola le ghiandole gastriche (succo gastrico); l'enterogastrone (A. C. Ivj), che si forma quando sostanze lipidiche vengono in contatto con la mucosa dello stomaco o dell'intestino e, per via sanguigna inibisce per qualche ora la secrezione gastrica e per qualche decina di minuti i movimenti dello stomaco; la secretina (W. M. Bayliss e E. H. Starling), che si forma in seguito a contatto del chimo acido con la mucosa del duodeno e, per via sanguigna, stimola il pancreas (succo pancreatico molto diluito in enzimi e ricco di bicarbonato), il fegato (bile) e le ghiandole dell'intestino (succo enterico); la pancreozimina (A. A. Harper e H. S. Raper), derivante dalla mucosa duodenale e stimolante la formazione di amilasi pancreatica, di lipasi e di tripsinogeno; la colecistochinina (A. C. Ivj e E. Oldberg), che si origina nel duodeno e provoca contrazione della cistifellea; la villichinina, che stimola i movimenti dei villi intestinali.
c) Ormoni mediatori della trasmissione dell'eccitamento nervoso, e cioè l'adrenalina e l'acetilcolina che si liberano la prima, in corrispondenza dell'innervazione ortosimpatica degli organi della vita vegetativa; la seconda, in corrispondenza delle giunzioni interneuroniche (sinapsi), dell'innervazione motrice dei muscoli scheletrici e dell'innervazione parasimpatica degli organi della vita vegetativa.
d) Necrormoni o ormoni da disintegrazione cellulare o da ferite, i quali eccitano la moltiplicazione cellulare ed i processi proliferativi.
e) Gamoni o pigmenti animali attivanti il processo di fecondazione in taluni animali acquatici, ad es. l'echinocromo A, prodotto dall'ovaio del riccio di mare e versato nel mezzo esterno, dove avviene la fecondazione.
È infine da segnalare che non esistono prove circa l'esistenza di un ormone timico né di un ormone epifisario (ghiandola pineale). Sembrerebbe dimostrata l'esistenza di un ormone della milza o splenina che accorcia il tempo di sanguinamento nella cavia (E. Ungar). Quanto alla renina, secreta dal rene nel circolo sanguigno, trattasi di un enzima agente sopra una globulina (ipertensinogeno) e liberante una sostanza vasocostrittrice (ipertensina), onde aumento della pressione sanguigna.
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