OROPO ('Ωροπός, Orōpus)
Antica città greca nel distretto chiamato Piraica (Πειραική) sull'Euripo, ai confini fra Beozia e Attica; il suo territorio, 'Ωροπία, era compreso fra quello di Tanagra e il Parnete, e il suo approdo, il sacro porto di Delfinio, consueto punto d'imbarco per l'Eubea, giaceva presso la foce dell'Asopo. Secondo la tradizione Oropo sarebbe sorta sul luogo dell'omerica Grea. Da principio città beotica, fu assai presto, forse già verso la fine del sec. VI a. C. durante le guerre fortunate di Atene contro Calcide, strappata dalla prima al dominio della Beozia; divenne quindi il pomo della discordia fra Ateniesi e Beoti, fu successivamente in possesso degli uni o degli altri, per rimanere infine in stabile potere di Atene.
Oropo è celebre nell'antichità soprattutto per il suo Anfiareo ('Αμϕιάρειον), di gran lunga il più famoso santuario ellenico dedicato ad Anfiarao (v.), che secondo una delle tradizioni sarebbe qui scomparso col suo cocchio, e sarebbe risorto quale dio presso una fonte sgorgante nel santuario. Era insieme tale santuario luogo di oracolo e di cura; il dio appariva in sogno ai supplici, preparati da un digiuno di un giorno, da astinenza di tre giorni dal vino, e da una purga, mentre essi dormivano la notte ciascuno sulla pelle di un capro sacrificato; i malati guariti dedicavano spesso al santuario ex voto rappresentanti le parti del loro corpo sanate. Fra i personaggi più illustri che. consultarono il dio, Erodoto menziona già Creso, e Mardonio; nel 332-31 a. C. la bulè e il popolo di Atene dedicavano al santuario una corona d'oro di mille dracme; in esso si rifugiò Menedemo, cacciato da Eretria; ivi dedicarono statue il re Lisimaco, Tolomeo Filadelfo e Arsinoe; e il "Popolo degli Oropî" soprattutto eresse statue al suo grande benefattore Silla e a sua moglie, poiché questi aveva regalato al santuario un terreno di mille piedi tutto intorno, e gli aveva assegnato tutti gl'introiti della città, del territorio e del porto. Il prezzo della cura era di una dramma e mezza; l'amministrazione del santuario era tenuta da Oropo quando questa era libera, da Atene quando era in dominio attico; Oropo datava i suoi decreti secondo il sacerdote del santuario.
Gli scavi hanno rimesso in luce nella località odierna di Maurodélesi i resti dei principali monumenti del santuario. Il santuario (v. cartina) si estendeva sulla sponda sinistra di un ruscello da ovest a est; a occidente era il tempio di Anfiarao, a tre navate e con la facciata a sei colonne doriche verso oriente; davanti ad esso era un grande altare, che Pausania ci dice diviso in cinque parti e dedicato a varie divinità, di fronte al quale ancora oggi sgorga la sorgente sacra, dove il dio sarebbe risorto: da essa non si attingeva l'acqua, ma i beneficati dal dio per guarigione o per oracolo vi gettavano monete d'oro e d'argento; a nord intorno all'altare si alzavano degli ampî gradini ad arco; più a est s'incontra poi il lunghissimo portico (110 m. di lungh. per 11 di profondità), aperto verso sud, suddiviso in due parti da una serie intermedia di 17 colonne ioniche, entro cui su una lunga banchina di fondo dormivano i supplici sulle pelli degli animali da loro sacrificati. Dietro al portico si rinvengono i resti di un singolare teatro, e infine più a oriente ancora del portico v'erano dei bagni.
Bibl.: L. Preller, Oropos u. das Amphiareion, in Ber. d. sächs. Gesellschaft d. Wiss., IV (1852), p. 140 segg.; VI (1854), p. 203 segg.; F. Dürrbach, De Oropo et Amphiarei sacro, Parigi 1890; E. Bethe, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 1893 segg. - Sugli scavi, v.: V. J. Leonardos, varie relazioni in Πρακτικά, dal 1884 fino al 1921 e nel 1929, e in 'Εϕημ. 'Αρχ., dal 1916 al 1923; E. Versace, in Ath. Mitt., XXXIII (1908), p. 247 segg.; H. Lattermann, ibid., XXXV (1910), p. 81 segg.; E. R. Fiechter, Das Theater in Oropos, Stoccarda 1930. Per il senatoconsulto de Oropiis, v. C. G. Bruns, Fontes iuris romani antiqui, Tubinga 1909, p. 180 segg.