Vedi OROPOS dell'anno: 1963 - 1996
OROPÒS (v. vol. V, p. 770)
La scoperta negli anni '80 di un insediamento preistorico, sul monte dell'area di Blastos (5 km a E di Skala Oropòs), testimonia che il sito fu abitato fin dall'Elladico Antico. Rari rinvenimenti databili al periodo classico ed ellenistico rivelano una frequentazione anche in epoca più tarda. Altre testimonianze del periodo elladico sono state rinvenute nella zona dell’Amphiaràion, tra cui i vasi micenei appartenenti a corredi funebri (Tardo Elladico IIIA-C) e i frammenti di un modellino di battello in terracotta.
Tracce della città classica e romana di O. sono apparse nell'abitato di Skala Oropòs. Particolare menzione meritano le fondazioni in pòros identificate con i resti delle fortificazioni della città, una casa ellenistica con vasca in terracotta quasi intatta nella sala da bagno, le vestigia di una grande stoà ellenistica e di una basilica paleocristiana, un'area con alcune fornaci forse utilizzate per la lavorazione del vetro. Resti di un edificio portuale sono stati rinvenuti presso la costa. Due erano i porti della città: quello di O. e quello sacro di Delphinion, che si è proposto di localizzare nella baia di Kamaraki (1,5 km a Ν dell’Amphiaràion). Alcune iscrizioni menzionano il culto della ninfa Halia, forse identificabile con Leucothea.
Gli scavi hanno rivelato la presenza di due necropoli principali. Una, in vita dall'inizio del V sec. a.C. fino all'epoca romana, è stata portata alla luce a Nea Palatia, con tombe (ciste, làrnakes, tombe a tegola e a fossa) e alcuni periboli funerari a Π. Fra i rinvenimenti sono da menzionare uno specchio a scatola in bronzo (tomba XVI della seconda metà del IV sec. a.C.), con il coperchio ornato da una scena mitologica con Eros, Sileno, Dioniso e Arianna e alcune stele funerarie. L'altra necropoli, in uso nel V-IV sec. a.C., è stata scoperta sulla collina di Lagovouni a o della città; tra i materiali rinvenuti compaiono alcune lèkythoi a figure rosse.
Sono inoltre da ricordare i resti di necropoli portati alla luce presso il luogo dove sorge l'attuale liceo e la stele funeraria di epoca classica, raffigurante una donna seduta che abbraccia un fanciullo nudo sdraiato che le si appoggia alla gamba, riutilizzata come lastra di copertura di una tomba tardoromana rinvenuta nell'area delle supposte fortificazioni. Inoltre, il rinvenimento nell'entroterra di O. di una tomba e di altre evidenze di un piccolo abitato permette forse di riconoscervi il rifugio degli abitanti dell'antica O. in età paleocristiana.
Nell'ambito della prospezione organizzata nel quadro dell’Oropos Survey Project (OSP), sotto l'egida dell'Università di Manitoba (Canada), sono stati localizzati tra l'antica città di O. e il Santuario di Anfiarao, quindici siti databili dal Bronzo Antico al IV sec. d.C.
Il Santuario di Anfiarao. - Nella seconda metà del V sec. a.C., tra il 431 e il 415 (tra il 420 e il 414 a.C. secondo A. Petropoulou), dopo il declino dell'Amphiaràion di Tebe e conformemente a un oracolo di Apollo Pizio a Delfi, il Santuario di Anfiarao fu trasferito, come ricorda Strabone (IX, 2, 10), nel territorio di Oropòs. Fra gli oggetti che testimoniano il culto di Anfiarao, per il quale si è proposta (Schachter) l'identificazione con Trofonio, va ricordato l’ex voto del Museo Nazionale di Atene (inv. 3369), della prima metà del IV sec. a.C., dedicato da Archinos di Oropòs. A sinistra del rilievo è raffigurato il dio che medica la spalla di Archinos mentre a destra si vede un serpente che morde la parte malata del dedicante addormentato, con riferimento ai due aspetti della guarigione invocata nel santuario: quello religioso raffigurato dal serpente e quello medico-chirurgico rappresentato dalla divinità nell'atto di curare il giovane. Degni di menzione sono, inoltre, gli oggetti utilizzati per pratiche mediche e chirurgiche.
A. Petropoulou, analizzando due iscrizioni del IV sec. a.C. che alludono a un tributo che doveva essere versato da coloro che consultavano l'oracolo, ha suggerito che questo, in origine libero da carichi, dall'inizio del IV sec. a.C. fosse soggetto a pagamento. Le altre numerose iscrizioni rinvenute informano sull'amministrazione del santuario e molte sono quelle che menzionano personaggi importanti (p.es. IG, VII, 4250, 4251).
La costruzione attuale del Tempio di Anfiarao (28 x 14 m) è attribuibile a un restauro del III sec. a.C. I gradini arcuati rinvenuti a Ν dell'altare posto davanti al tempio furono costruiti a cavallo tra il V e il IV sec. a.C. per permettere a coloro che consultavano l'oracolo di assistere ai sacrifìci compiuti sull'altare. In epoca romana sono invece databili i resti, a S dell'altare, di un piccolo bacino (1,75 m di lato x 2 m di profondità) da identificare con la fonte sacra sita nel luogo dove Anfiarao sarebbe uscito dalla terra (Paus., 1, 34, 4). Accanto sono i resti di un bacino più grande, nel quale si è riconosciuto il bagno degli uomini.
All'inizio del IV sec. a.C. fu costruito, nell'angolo NE della terrazza, un piccolo tempio (5,50 x 4,05 m) con due colonne in antis. Su questa terrazza erano esposti, inoltre, i decreti della proxenìa della confederazione beotica e della città di Oropòs.
Alla seconda metà del IV sec. a.C. deve essere datato l'orologio ad acqua rinvenuto a S del torrente, costituito da un bacino quadrato (0,83 x 0,83 x 1,92 m), con pareti in opera isodoma, internamente intonacato. Nella parte o del bacino una scala conduce a un corridoio dal quale si poteva controllare la bocca emisferica di bronzo per lo scolo dell'acqua. Il decrescere lento e regolare del livello dell'acqua nel bacino determinava l'abbassamento di un apparecchio in legno galleggiante sull'acqua, indicando così lo scorrere del tempo in riferimento a una scala fissa. Questo orologio è molto simile a quello rinvenuto nell'agorà di Atene, a ridosso della facciata Ν dell’Heliàia, anch'esso datato alla seconda metà del IV sec. a.C. Le similitudini fra i due congegni e la vicinanza di O. ad Atene hanno fatto proporre la loro attribuzione a uno stesso artefice.
Insieme alle altre installazioni idrauliche portate alla luce sulla riva sinistra del torrente, questo rinvenimento mostra l'importanza dell'acqua nell’Amphiaràion, come confermano le numerose iscrizioni relative a impianti idraulici, databili al IV sec. a.C. e pertinenti al periodo ateniese del santuario.
Del teatro sono conservati dieci gradini del kòilon; mentre la scena ha subito un restauro all'inizio degli anni '60.
In esso, ogni quattro anni, dalla fine del V sec. a.C., in occasione dei Megàla Amphiarèia, venivano organizzati concorsi artistici, mentre giochi atletici erano allestiti nello stadio sito sotto il portico di incubazione sulla riva sinistra del torrente.
L'assenza di iscrizioni datate dopo l'inizio del III sec. d.C. pone in questo periodo l'abbandono del santuario, che porterà alla decadenza della città a esso collegata.
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