OROS (῏Ωρος, Orus)
Grammatico greco, nativo di Alessandria d'Egitto (secondo altri milesio), confuso spesso con Orione (v.); è da porsi non nell'età degli Antonini (Ritschl), ma verso la metà del sec. V d. C. (Reitzenstein). Insegnò grammatica anche a Costantinopoli. I suoi studî furono, a quanto pare, di carattere grammaticale, sebbene quanto ci è pervenuto di lui sia dovuto piuttosto ai più tardi lessici etimologici.
Prese parte attiva alle lotte che fervevano fra le scuole dei grammatici. Combatté il rigido atticismo di Frinico l'Arabo e pare che a lui si debba (o da lui derivi) l'Antiatticista (in Bekker, Anecd. gr., I, 77-186); combatté l'Ortografia di Erodiano sia in un commento speciale a quell'opera, sia in un lavoro particolare (οἰκεία, Etymol. Gud., 415,45), del quale sembra siano parte (o ne provengano) il trattato messinese De iota (Rabbe, in Rhein. Mus., XLVII [1892], p. 404; L [1895], p. 148) e quello sui dittonghi ει e αι. Si occupò di prosodia Περί διχρόνων (an. Coisl., XII) e dei dialetti (an. Coisl., X, secondo Rabbe, Rh. Mus., LXV [1910], p. 340); compose anche un'antologia di sentenze. Soprattutto vanno ricordati il lessico "delle parole dai varî significati", da cui pare derivino i tre excerpta dei codici parig. 2720 (sec. XV), 2830 (secoli XV-XVI), 2558 (sec. XIV), e quello degli Ethnica che fu largamente sfruttato da Stefano Bizantino. Usato molto, forse più di Orione, dagli scrittori di epimerismi.
Bibl.: F. Ritschl, De Oro et Orione: specimen historiae criticae grammat. graec., ecc. 1834 (= Opuscula philol., I, Lipsia 1867, pp. 582-673); A. Gräfenhan, Gesch. der klass. Phil., III, Bonn 1846, pp. 74, 92, 103, 106, 123, 161, 197, 228; R. Reitzenstein, Etymologika, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, i, col. 810 seg.; id., Gesch. d. griech. Etymologika, Lipsia 1897, pp. 287-350; Christ-Schmid, Gesch. d. griech. Litt., 2ª ed., II, p. 885.