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orrore

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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orrore

Alessandro Niccoli

È lo sbigottimento, misto di terrore e di violenta commozione, suscitato nell'animo del poeta dall'apparizione di Amore: Vn III 11 8 m'apparve Amor subitamente / cui essenza membrar mi dà orrore.

Compare nella tradizione come diffusa variante, già dicussa dai commentatori più antichi, di error, in If III 31 E io ch'avea d'error la testa cinta, che è la lezione preferita, tra gli altri, dalla Crusca, dalla '37, dalla '21 e dal Petrocchi.

Anche perché favorita da numerose reminiscenze virgiliane (Aen. II 559 " At me tum primum saevus circumstetit horror "; III 29-30, IV 280, ecc.) e bibliche (II Machab. 3, 17; Dan. 7, 15) adducibili a riscontro, la variante orrore è stata adottata da Casini-Barbi, Sapegno, Chimenz, Mattalia, ecc., che le attribuiscono il significato di " forte sgomento "; il Porena, invece, la riallaccia al valore etimologico del latino horror e interpreta: " Io, cui si drizzavano i capelli sulla testa ". Per tutta la questione, si veda Petrocchi, Introduzione 168 e ad locum.

Vocabolario
orróre
orrore orróre s. m. [dal lat. horror -oris, der. di horrere (v. orrido)]. – 1. a. Impressione violenta di ribrezzo, di repulsione, di spavento, provocata nell’animo da cose, avvenimenti, oggetti, persone che siano in sé brutti, crudeli,...
orrorismo
orrorismo s. m. Metodo di lotta politica che, per il conseguimento dei propri fini, compie azioni pubbliche che provocano orrore. ◆ per [Martin] Amis, Hamas e Hezbollah sono pura cattiveria e rappresentano l’islamismo più vile e velenoso,...
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