ORSINI
Importante famiglia romana che nel corso del Medioevo annoverò tra i suoi membri almeno due papi e diversi senatori e cardinali; i due pontefici sicuramente appartenenti alla casata furono Celestino III (1191-1198) e Niccolò III (1277-1280), anche se una tradizione, non documentata e sostanzialmente priva di possibilità di accertamento, considera tali anche Paolo I (757-767) ed Eugenio II (824-827).L'esistenza degli O. è documentata con certezza a partire dal sec. 10°; il loro nome si fa risalire a quello del capostipite, Ursus, sul quale non si ha di fatto alcuna notizia. Fu solo nel sec. 12° che gli O. assunsero un ruolo davvero rilevante nella vita civile di Roma, in particolare con Pietro di Bobone, il figlio del quale, Giacinto, divenne papa assumendo il nome di Celestino III. Questi è raffigurato nelle scene relative all'Incoronazione dell'imperatore Enrico VI (1191-1197) nella basilica vaticana di S. Pietro, contenute nel Liber ad honorem Augusti di Pietro da Eboli (Berna, Bürgerbibl., 120 II, cc. 125r, 128r; Ladner, 1970, pp. 46-48).Durante la prima metà del Duecento, secolo che vide l'apogeo della potenza degli O., Matteo Rosso (m. nel 1246 ca.), figlio di Giovanni Gaetano, signore di Vicovaro, fu nominato da Gregorio IX (1227-1241) senatore dell'Urbe nel 1241 e ricoprì la stessa carica nell'anno seguente. Egli fu il cardine politico della resistenza di Roma contro il tentativo di occupazione da parte di Federico II di Svevia, sostenuto all'interno dalla famiglia Colonna, principale esponente nella città della fazione ghibellina e acerrima avversaria degli Orsini.Nipote dello stesso Matteo Rosso, e membro fra i più importanti della famiglia, fu il cardinale omonimo Matteo Rosso (m. nel 1305); eletto nel 1262 cardinale diacono di S. Maria in Portico, fu uno dei personaggi più influenti della curia romana, protettore dell'Ordine francescano e fondamentale sostenitore dell'impresa decorativa della basilica assisiate.Di quest'ultima si sarebbe fatto promotore un altro esponente degli O., Giovanni Gaetano, asceso al soglio pontificio con il nome di Niccolò III il 25 novembre 1277 (l'incoronazione ebbe luogo il 26 dicembre). Il suo pontificato fu assai breve - meno di un triennio -, essendo egli morto il 22 agosto 1280, ma fu per contro intensissimo e ricchissimo di iniziative dal punto di vista della committenza artistica. In questi anni Niccolò III fu anche particolarmente attento al rafforzamento della potenza familiare, attirando per questo su di sé la condanna di Dante Alighieri, che lo collocò nella bolgia dei simoniaci con l'accusa di aver favorito l'illecito arricchimento degli "orsatti" (Inf. XIX, vv. 67-72).Non va sottovalutata l'importanza dell'azione di Niccolò III nel ridisegnare l'aspetto monumentale di Roma, secondo una ben definita visione teologico-politica che portò il papa ad assumere, tra le altre cose, nel 1278 la carica di senatore dell'Urbe, concentrando così in una sola persona l'autorità dei due poteri, temporale e spirituale (Dupré-Theseider, 1952).In questo progetto politico-religioso, la committenza artistica giocò un ruolo di primissimo piano; tutte le maggiori imprese niccoline sono infatti ideologicamente connotate da una vera e propria rivendicazione della supremazia politica e religiosa di Roma, unitamente a una precisa volontà di riaffermazione della centralità del ruolo del pontefice, esaltato nella sua ascendenza apostolica, e dunque divina, soprattutto attraverso la scelta dei monumenti da rinnovare: i luoghi maggiormente legati alla vicenda degli apostoli Pietro e Paolo, a partire dalle basiliche vaticana e ostiense e dall'area di S. Giovanni in Laterano, videro sin dai primissimi tempi del pontificato niccolino l'aprirsi di importanti cantieri volti a rinnovarne l'aspetto e a restaurare le più antiche vestigia apostoliche.Nella basilica di S. Pietro - di cui già nel 1276 egli era stato nominato arciprete - furono realizzati per sua iniziativa, a partire dal 1278, nuovi edifici di cui rimangono ampi resti, inglobati nei successivi ampliamenti dei palazzi apostolici (D'Onofrio, 1983; Steinke, 1984; Mancinelli, 1992; Voci, 1992; Tomei, 1995).Due frammenti di affresco con le teste dei ss. Pietro e Paolo (Roma, S. Pietro in Vaticano, Reverenda Fabbrica; Tomei, 1989) attesterebbero l'ascendenza a Niccolò III anche del ciclo di affreschi con sedici storie apostoliche, già nel portico della basilica. Le fonti ricordano pure che all'interno di quest'ultima egli fece costruire una cappella intitolata al suo santo eponimo e destinata ad accogliere il sepolcro del pontefice; sulla controfacciata, inoltre, un affresco dedicatorio mostrava Niccolò III inginocchiato accanto a s. Pietro, tra altri apostoli, con un busto clipeato del Cristo nella parte superiore della scena (D'Onofrio, 1983; Tomei, 1995). Sempre nell'area vaticana, il pontefice fece costruire il Passetto di Borgo, un corridoio coperto che collegava, sfruttando un tratto delle mura leonine, il palazzo Vaticano con castel Sant'Angelo, punto di forza del sistema fortificato controllato dagli O. e comprendente, oltre al mausoleo di Augusto, anche il complesso di monte Giordano: un progetto urbanistico-architettonico di alto contenuto strategico che assicurava alla famiglia il controllo dell'accesso a Roma da N.Nell'area lateranense si deve a Niccolò III il Sancta Sanctorum, cappella privata del pontefice, dedicata a s. Lorenzo, dove erano raccolte le più importanti reliquie della cristianità. La cappella forma un importante complesso architettonico e pittorico di carattere, a quanto sembra, tutto 'locale', eseguito per la parte architettonica e, forse, per il mosaico da maestranze cosmatesche capeggiate da Jacopo di Cosma, mentre gli affreschi si devono a pittori di formazione romana, il cui influsso, se non la diretta partecipazione, è riscontrabile anche nel ciclo vetero e neotestamentario della basilica superiore di S. Francesco ad Assisi (Sancta Sanctorum, 1995).A S. Paolo f.l.m. (Mus. della Basilica di S. Paolo; Romano, 1989) si conservano quattro clipei con ritratti papali, fatti eseguire da Niccolò III e coinvolti nel celebre incendio dell'edificio del 1823. Va ricordato, inoltre, che la notizia fornita da Ghiberti nei Commentari, che vuole Pietro Cavallini attivo nella basilica ostiense, di per sé non direttamente collegabile alla committenza niccolina, è stata utilmente confrontata con l'esistenza di rapporti d'affari, attestati in quello stesso periodo da un documento del 1279, tra Cavallini e Matteo Orso, figlio di Napoleone, in cui l'artista appare creditore di quest'ultimo per una fibula da lui eseguita e per un prestito di tredici libbre di provisini (Roma, Arch. Storico Capitolino, Fondo Orsini II.A.II, 12; Barbero, 1989).All'intervento di Niccolò III risalgono anche gli affreschi con gli stemmi della famiglia O. rinvenuti in Campidoglio (assai simili a quelli dipinti da Cimabue nella volta degli Evangelisti ad Assisi; Pietrangeli, 1960; Andaloro, 1984), quasi certamente da porre in relazione con l'elezione dello stesso O. a senatore nel 1278, carica offertagli come patrizio dell'Urbe e non come pontefice. A Niccolò III si devono infine la riedificazione della chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva e la costruzione di un castello, quale residenza privata, a Soriano nel Cimino (prov. Viterbo; D'Onofrio, 1983) Nel corso del Trecento altri membri della famiglia furono attivi committenti di opere d'arte; tra di essi spicca il cardinale Napoleone (1263-1342), importante personalità della corte papale in Avignone, che fu tra i donatori della cappella di S. Nicola nella basilica inferiore di S. Francesco ad Assisi (Hueck, 1983). Per lui lavorò anche Simone Martini (v.), che eseguì forse un suo ritratto e, intorno al 1333, il polittico della Passione (Van Os, Rinkleff-Reinders, 1972; Brink, 1976), oggi smembrato tra Anversa (arcangelo Gabriele annunciante, Vergine Annunciata, Crocifissione, Deposizione dalla Croce; Anversa, Koninklijk Mus. voor Schone Kunsten), Parigi (Andata al Calvario; Parigi, Louvre) e Berlino (Seppellimento di Cristo; Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Gemäldegal.).Alla committenza degli O. è pure riconducibile una delle più interessanti realizzazioni dell'oreficeria centromeridionale del Trecento, la croce degli O. (Celano, Mus. d'Arte Sacra della Marsica), datata 1334 e recante gli stemmi della famiglia, oltre a un'iscrizione con il nome di Orso, preposto della chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta nella Marsica (prov. Aquila; Di Berardo, 1991).
Bibl.:
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Letteratura critica. - F. Savio, Le tre famiglie Orsini di Monterotondo, di Marino e di Manoppello, Bollettino della R. Società umbra di storia patria 2, 1896, pp. 93-96; id., Rinaldo Orsini di Tagliacozzo, signore di Orvieto e gli Orsini di Tagliacozzo, di Licenza e di Campodifiore, ivi, 3, 1897, pp. 161-188; E. Dupré-Theseider, Roma dal Comune di Popolo alla Signoria Pontificia, Bologna 1952; C. Pietrangeli, Il palazzo Senatorio nel Medioevo, Capitolium 35, 1960, pp. 3-19; G.B. Ladner, Die Papstbildnisse des Altertums und des Mittelalters (Monumenti di antichità cristiana, s. II, 4), II, Città del Vaticano 1970, pp. 46-48, 254; H.W. van Os, M. Rinkleff-Reinders, De reconstructie van Simone Martini's zgn. polyptiek van de Passie [La ricostruzione del cosiddetto polittico della Passione di Simone Martini], Nederlands Kunsthistorisch Jaarboeck 23, 1972, pp. 13-26; S. da Campagnola, s.v. Niccolò III, in ED, IV, 1973, pp. 45-46; J. Brink, Simone Martini's "Orsini Polyptych", Jaarboeck van het Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen, 1976, pp. 7-23; I. Hueck, Il cardinale Napoleone Orsini e la cappella di S. Nicola nella basilica francescana di Assisi, in Roma anno 1300, "Atti della IV Settimana di studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma 'La Sapienza', Roma 1980", a cura di A.M. Romanini, Roma 1983, pp. 187-198; M. D'Onofrio, La committenza e il mecenatismo di papa Niccolò III, ivi, pp. 553-565; M. Andaloro, Ancora una volta sull'Ytalia di Cimabue, AM 2, 1984, pp. 143-181; K.B. Steinke, Die mittelalterlichen Vatikanpaläste und ihre Kapellen. Baugeschichtliche Untersuchung anhand der schriftlichen Quellen (Studi e documenti per la storia del Palazzo Apostolico Vaticano, 5), Città del Vaticano 1984; A. Barbero, Un documento inedito su Pietro Cavallini, Paragone 40, 1989, 473, pp. 84-87; A. Tomei, Le immagini di Pietro e Paolo dal ciclo apostolico del portico vaticano, in Fragmenta Picta. Affreschi e mosaici staccati del Medioevo romano, cat., Roma 1989, pp. 141-146; S. Romano, Un clipeo con busto papale da San Paolo fuori le mura, ivi, pp. 211-218; M. Di Berardo, Su un problema di oreficeria centro-meridionale del Trecento: la croce processionale degli Orsini, Annali della Scuola normale superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia, s. III, 21, 1991, pp. 359-445; U. Kleefisch-Jobst, Die römische Dominikanerkirche Santa Maria sopra Minerva, Münster 1991; M. Righetti Tosti-Croce, L'architettura tra il 1254 e il 1308, in Roma nel Duecento. L'arte nella città dei papi da Innocenzo III a Bonifacio VIII, a cura di A.M. Romanini, Torino 1991, pp. 73-143; F. Mancinelli, Il Palazzo Apostolico Vaticano dalle origini a Sisto IV, in Il Palazzo Apostolico Vaticano, Firenze 1992, pp. 31-38; A.M. Voci, Nord o Sud? Note per la storia del medievale palazzo "palatium apostolicum apud Sanctum Petrum" e delle sue cappelle, Città del Vaticano 1992; Sancta Sanctorum, Milano 1995; A. Tomei, Un modello di committenza papale: Niccolò III e Roma, ivi, pp. 192-201.A. Tomei