ORSINI, Orsino
ORSINI, Orsino. – Nacque verosimilmente tra gli ultimi anni del XIV e i primi del XV secolo, da Giovanni di Francesco e da Bartolomea di Nicola Spinelli.
Condusse e portò a termine il suo apprendistato nel mestiere delle armi presso le compagnie di Dolce Anguillara, in qualità di suo principale allievo. Nel settembre 1419, insieme ai fratelli Carlo e Francesco, ottenne da papa Martino V il vicariato triennale sul castello di Bracciano e sul lago di Sabatino.
Nel corso del 1420 strinse amicizia con Alfonso V d’Aragona, adottato come figlio e successore dalla regina Giovanna II d’Angiò, e combatté le truppe di Muzio Attendolo Sforza, che militava al servizio di Luigi III d’Angiò. In tale frangente, mentre era assediato nella città di Napoli, all’avvicinarsi dell’esercito sforzesco a porta Marina, Orsino fece risuonare le campane per dare l’allarme, in compagnia di Giacomo Caldora e Bernardino Ubaldini, per poi correre incontro al nemico. Tuttavia, dopo quattro ore di cruenta battaglia, fu costretto alla fuga verso porta del Carmine.
Quando, nel 1423, la regina Giovanna II, accusando il figlio adottivo di ingratitudine, si risolse a diseredarlo sostituendogli Luigi III d’Angiò, Orsini scelse di non abbandonare l’aragonese, che era risoluto a resistere e a non rinunciare al suo ruolo. Divampò quindi un aspro scontro tra i due contendenti e Napoli, divenuta teatro di tale confronto, venne assediata da Muzio Attendolo Sforza, per ordine della regina. Orsino militò con Braccio da Montone e, insieme a Caldora, a Ubaldini, ad Arrigo della Tacca e a Riccio da Montichiari, andò in soccorso di Alfonso V. Fu tra i primi a lasciare la città al fine di affrontare a viso aperto la cavalleria nemica e, nel corso di una di tali sortite, riuscì a catturare Squarcia da Montopoli, capitano di Muzio Attendolo Sforza. Ottenuta notizia del sopraggiungere dei rinforzi catalani, uscì da Napoli in compagnia di altri condottieri e affrontò al ponte della Maddalena, sul fiume Sebeto, Sforza, che tuttavia lo respinse all’interno della città.
Giunta dalla Spagna l’inquietante notizia che suo fratello Enrico era stato proditoriamente privato della corona, Alfonso si risolse a partire alla volta della Spagna, affidando la cura del Regno di Napoli all’altro fratello, Pietro d’Aragona, di cui Orsino rimase fedelmente al servizio. Nel febbraio 1424 sconfisse Francesco Sforza, tra Aversa e Maddaloni, obbligandolo ad asserragliarsi in Acerra. Tuttavia, in aprile Sforza, grazie al sostegno di Giovanna II, mise Napoli sott’assedio e la conquistò, sbaragliando le pur valorose difese aragonesi. Orsino, dopo aver consigliato a Pietro di riparare nella fortezza di Castelnuovo, abbandonando la città al nemico, si salvò nascondendosi all’interno di un palazzo nobiliare.
Nel giugno 1424 combatté, sotto il comando di Braccio da Montone, nella battaglia dell’Aquila, alla quale prese parte anche Piergiampaolo Orsini: in un primo momento le sorti dello scontro parvero favorire i bracceschi, che furono capaci di respingere gli assalti portati da Ludovico Colonna, poi la vittoria arrise ai nemici.
Nel mese successivo, Orsino, ottenuto il consenso del pontefice Martino V, ebbe dai fiorentini una condotta di 400 cavalli, al fine di affrontare i nemici viscontei che imperversavano in Romagna, ma fu sconfitto presso Zagonara. Ad agosto i fiorentini lo ricontattarono, per bocca di Vieri Guadagni, offrendogli una condotta di 100 lance nonché una prestanza di 40 fiorini per lancia, allo scopo di riorganizzare la propria compagnia.
Nel 1426, insieme a Lorenzo Attendolo, venne assoldato dai veneziani e prese parte alle ostilità contro il Ducato di Milano, dopo essersi imbarcato a Bisceglie a bordo di galee appositamente inviate; la condotta, ammontante a 120 lance, fu stabilita per sei mesi di ferma e sei di rispetto. Nel 1427, lasciò Brescia per ingaggiare battaglia contro i ducali a Montichiari, otttenendo il rinnovo della condotta, nel rispetto delle medesime condizioni in precedenza pattuite. Nell’aprile 1428 affiancò, presso il ponte della Mella, Francesco Bussone detto il Carmagnola, pronto a muovere contro gli avversari, mentre nel 1429 venne ricondotto dai veneziani. Tra il 1431 e il 1432, occupò, insieme a Taliano Furlano, le località di Calcio, Pontelongo e Ramanengo, quindi si mosse alla volta di Orzinuovi, dove fu preventivamente informato dai veneziani in merito all’imminente imprigionamento di Carmagnola.
Nel 1433, trovandosi a Roma, affiancò Everso Anguillara nelle ostilità contro Niccolò Fortebraccio. In agosto affrontò con i suoi uomini d’arme 30 fanti di Fortebraccio, intenzionati a impedirgli il passo e dopo averli tutti uccisi ne gettò i corpi tra le acque del Tevere. Successivamente, ingaggiò battaglia con nuovi avversari, giunti da Castelnuovo di Porto con l’incarico di provvedere al vettovagliamento del presidio del bastione sul ponte. Anch’essi vennero sconfitti e quindi condotti prigionieri in città. In dicembre, presente a Cerveteri al seguito di Everso Anguillara, mosse con 300 cavalli contro il villaggio di Breda e costrinse al ritiro Angelo Roncone. Nell’aprile 1434, insieme a Lorenzo Attendolo e Leone Sforza, obbligò Fortebraccio a levare l’assedio da Roma. Grazie a una tregua stipulata tra Anguillara e Fortebraccio, in giugno militò al soldo del duca di Milano, Filippo Maria Visconti. In ottobre, tornò a Roma per sostenere i pontifici contro i colonnesi: con Lorenzo Attendolo e Leone Sforza alla testa di 1000 fanti e altrettanti cavalli, dopo aver dato alle fiamme porta Portese, combatté per due giorni presso porta Settimiana, senza esito. Tuttavia, quando si presentò al varco in compagnia del cardinale Giovanni Vitelleschi, la porta si dischiuse. Liberato il ponte di S. Pietro, la fortezza di Castel S. Angelo poté essere conquistata.
Nel 1435, dopo la morte della regina Giovanna II, Alfonso d’Aragona decise di attivarsi nuovamente per la riconquista del Regno di Napoli. Orsino, insieme a Dolce Anguillara, si unì presso Gaeta all’esercito aragonese, pronto a muover guerra a Renato d’Angiò, successore di Luigi, e alle truppe pontificie sue alleate. Tra il 1436 e il 1437 raggiunse Capua al seguito del sovrano e da lì, pur difendendo valorosamente il caposaldo, si diresse prima alla volta di Teano, dove sconfisse in battaglia Lionello Accrociamuro, poi a Terracina per predare i territori pontifici con le truppe di Raimondo Orsini e di Rosso d’Aversa. Tra il 1440 e il 1441, spostandosi con Bosio Sforza, Niccolò da Pisa e Troilo da Rossano alla testa di 6000 cavalli, si portò nei territori della Marca di Ancona, per far svernare le truppe. Transitato attraverso Fano e Pesaro, giunse quindi a Rimini, dove si imbarcò con più di 1000 cavalli per unirsi ai veneziani.
Nel febbraio 1443, dopo il suo ingresso a Napoli al fianco di Alfonso d’Aragona trionfante, fu nominato cancelliere del Regno e intervenne al Parlamento generale dei baroni, che ebbe luogo nella città e al quale parteciparono ben sei componenti della famiglia Orsini. Nominato viceré (1445), fronteggiò Francesco Sforza nella Marca d’Ancona, ma venne sconfitto ad Atri. Nel 1448 fu anche costretto a restituire alla Chiesa il territorio di Nepi, di cui risultava signore insieme ai fratelli, ma venne assolto da delitti, pene e censure in ordine al possesso della località.
Nel 1452 fu uno dei fidati consiglieri del duca di Calabria, Ferrante I d’Aragona, e lo appoggiò contro i fiorentini. In estate, mosse invece alla volta di Venezia per perorare la causa del conte di Pitigliano, Aldobrandino Orsini, contro il quale la Serenissima era intervenuta a sostegno dei Senesi.
Null’altro si sa sulla sua vita, a eccezione del suo matrimonio con Iacoba di Grato di Ildebrandino Conti e dell’anno della sua morte, avvenuta nel 1456.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat. 348, cc. CXLVIv-CLVv; Cronache malatestiane dei secoli XIV e XV, a cura di A.F. Massèra, in Rer. Ital. Script., II ed., XV, 2, Bologna 1922-1924, pp. 81, 83; Johannis Simonetae Rerum gestarum Francisci Sfortiae, a cura di G. Soranzo, ibid., XXI, 2, Bologna 1932, pp. 12, 17, 93, 97; G. Broglio Tartaglia, Cronaca malatestiana del secolo XV, a cura di A.G. Luciani, Rimini 1982, pp. 47, 7; F. Sansovino, De gli huomini illustri di casa Orsina, in Venetia appresso Bernardino et Filippo Stagnini 1565, pp. 71, 86; P. Litta, Orsini, in Famiglie celebri d’Italia, tav. XXII, Milano 1847; B. Colonna, Gli Orsini, Milano-Varese 1955, p. 204; 4.