ORSO (dal lat. ursus; lat. scient. Ursus Linneo, 1758; fr. ours; sp. oso; ted. Bär; ingl. bear)
Genere di Carnivori che dà il nome all'intera famiglia (lat. scient. Ursidae Gray, 1825). Gli orsi rappresentano, entro l'ordine cui appartengono, un gruppo di animali assai omogeneo: sono di statura grande (lunghezza massima della testa e tronco m. 2,80), o piuttosto grande (lunghezza della testa e tronco m. 1,40 circa), di forme robuste e assai tozze, con tronco panciuto, testa voluminosa, lunga e generalmente anche larga nella porzione tra occhio e orecchio, moderatamente allungata nel muso, che termina a punta tronca; l'occhio è sempre piccolo; l'orecchio di modeste dimensioni; la coda sempre brevissima; gli arti sono di media altezza e sempre poderosi, plantigradi o tutto al più semiplantigradi e muniti di robusti artigli falcati, non retrattili, particolarmente lunghi negli arti anteriori. Il numero dei denti varia soltanto tra 40 e 42; i denti ferini (quarto premolare superiore, primo molare inferiore) sono sempre piccoli; i premolari relativamente deboli; i molari grandi e larghi. Nell'intestino manca il cieco. Gli orsi vanno annoverati fra i carnivori più intelligenti; sono dotati di olfatto acutissimo, udito molto buono, vista mediocre, gusto e tatto bene sviluppati. Sono di carattere generalmente pacifico, talvolta giocoso, ma, sempre guardingo e diffidente; esprimono i loro varî affetti con brontolii sordi o sonori, grugniti, sbuffamenti o alte grida lamentevoli. Sono camminatori resistenti e all'occorrenza svelti; tutti sanno nuotare; alcuni sono tuffatori abilissimi e altri arrampicatori eccellenti. Sono tutti onnivori: mangiano erbe, germogli, ghiande, radici, funghi, granaglie, noci, frutta, miele, formiche, uova, uccelli, pesci, carne, carogne in mancanza d'altro. Vivono generalmente solitarî e si adattano ai climi e agli ambienti più svariati, nei boschi e tra le rocce, sui monti e al mare. Le specie terrestri sogliono passare i mesi più freddi in profondi covi, in uno stato di mezzo torpore e a digiuno, raramente interrotto. Le femmine vanno in calore in primavera, portano da 7 a 8 mesi, partoriscono nel cuore dell'inverno. I neonati sono poco più grossi d'un ratto e ciechi per quattro o cinque settimane; a tre o quattro mesi cominciano a seguire la madre. L'accrescimento dura quattro o cinque anni e la vita forse fin verso 50 anni. Generalmente inoffensivi per l'uomo, gli orsi tutti possono divenire pericolosi se sorpresi, spaventati, irritati o feriti. Alcuni individui si specializzano nell'uccidere bestiame e possono perciò divenire nocivi.
La famiglia può convenientemente suddividersi in 7 generi.
1. Orso labiato (Melursus Meyer, 1793), nero, con muso allungato, labbro protrudibile, naso largo, lingua lunghissima, cuscinetti digitali completamente uniti tra loro, pelame lungo. Una specie con una sottospecie (1932) nell'India e Ceylon. 2. Orso malese (Helarctos Horsfield, 1825), nero, di statura minore, con muso breve, lingua lunghissima, orecchi piccoli, cuscinetti digitali indipendenti tra loro, unghie particolarmente lunghe. Una specie nell'India Ulteriore, Sumatra, Giava, Borneo. 3. Orso dal collare (Selenarctos Heude,1901), nero, con cuscinetti digitali come nel precedente, con orecchi relativamente grandi. Una specie con sette sottospecie nell'Asia centrale e meridionale dall'Afghānistān per la Birmania e Cina alla regione dell'Amur, alle isole Hainan e Formosa e al Giappone. 4. Orso ornato (Tremarctos, Gervais 1885), nero, con cuscinetti digitali come nel precedente e con caratteri scheletrici proprî ben distinti. Una specie con due sottospecie nelle Ande del Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia e Chile. 5. Orso americano o Baribal (Euarctos Gray, 1864), nero o rosso, somigliante al Selenarctos, ma senza collare bianco alla gola. Tredici specie e sottospecie nell'America Settentrionale dall'Alasca al Messico e alla Florida. 6. Orso bruno (Ursus Linneo, 1758) di statura e colore molto variabili, una specie con forse 10 sottospecie nelle grandi selve d'Europa e d'Asia dai Pirenei al Camciatca e al Giappone, dalla Scandinavia e dalla Siberia all'Asia Minore e all'Himālaya. L'Italia sola conserva nelle boscaglie attorno al Gruppo di Brenta, in Val di Tovel e in Val di Genova l'autentico Orso delle Alpi (Ursus arctos arctos L.); ed è augurabile che vengano messi sotto la protezione della legge gli ultimi esemplari, come già da anni si è fatto con ottimo successo con l'altra sottospecie prettamente italiana ben distinta (Ursus arctos marsicanus Altobello), che si trova in Abruzzo nell'alta valle del Sangro. Nell'America Settentrionale gli orsi bruni appartengono probabilmente tutti alla specie U. arctos L., cui è applicabile il termine volgare di Grizzly (lat. scient. Ursus arctos horribilis Ord.).
Gli autori americani ne hanno distinte 87 sottospecie oltre alla tipica, diffuse nelle Montagne Rocciose e nelle Sierras dall'Alasca al Messico. 7. Orso bianco (Thalarctos, Gray, 1825), con piante dei piedi fittamente pelose, in una sola specie (lat. scient. Thalarctos maritimus Phipps), con forse 3 sottospecie, in tutta la regione polare.
Bibl.: R. I. Pocock, in Ann. Mag. Nat. Hist., Londra, I (1918), pp. 375-384, e in Journal Bombay Nat. Hist. Soc., XXXV, pp. 771-823; XXXVI, pp. 101-117.