Scrittore (n. Milano o Piacenza 1512 circa - m. forse Milano 1560). Viaggiò per l'Italia e per altri paesi d'Europa al servizio di varî protettori. Bizzarro e paradossale, portò nel campo umanistico la parodia e lo scetticismo: scrisse, così, un'invettiva contro Cicerone e insieme una sua difesa (1534); Paradossi e una confutazione di essi (1543); una Sferza di scrittori antichi e moderni e una ritrattazione (1550); e parecchie altre opere analoghe, più o meno argute e acute; alcune vivaci novelle; le Fortianae quaestiones (1535, interessante enumerazione di usi lucchesi e apologia delle donne), in forma di dialogo che s'immagina tenuto nella villa di Fórci presso Lucca. Tradusse l'Utopia di T. Moro (1548).