POLIDORI, Ortensio
POLIDORI (Polidoro), Ortensio. – Compositore e maestro di cappella, nacque a Camerino nella prima metà del nono decennio del Cinquecento.
In un libro di battesimi conservato nell’Archivio capitolare di Camerino, in data 26 dicembre 1585 è annotato un «Ortensio di Cesare di Salvatore da Morro e di Clemenzia di Pascuccio», senza tuttavia l’indicazione del cognome (Libro del Battesimo II: 1566-1608, c. 145v); né si sa se Ortensio sia il nome alla nascita o il nome da religioso.
Frate minore conventuale, compì verosimilmente l’apprendistato nella città natale. Nel 1612 era direttore di coro della locale basilica di S. Venanzio e pubblicò a Venezia, come opera II, il primo libro di Motecta a 2, 3 e 4 voci, dedicato al referendario apostolico Giovanni Battista Pallotta.
Dopo aver tentato due volte senza successo di ottenere un incarico nella metropolitana di Urbino (1616 e 1617), sostituì Gregorio Allegri quale maestro di cappella nella cattedrale di Fermo almeno dal gennaio 1621. In quest’anno pubblicò a Venezia, come opera IX, il Quinto libro de mottetti a 2, 3, 4 e 5 voci con l’organo, dedicato ai canonici e capitolo della cattedrale di Fermo, cui fecero seguito nel 1622 le tre Messe a due cori a 8 voci, primo libro, opera X, dedicate al nuovo vescovo di Camerino cardinal Cesare Gherardi. La permanenza fermana fu disturbata da dissidi personali e giuridici in merito a prebende ecclesiastiche, che coinvolsero anche Allegri. Andrà forse ascritto a tale clima il temporaneo ritorno del compositore a Camerino, quale maestro di cappella in cattedrale, come risulta dall’edizione dei nove Salmi intieri a quattro voci con il basso continuo, opera XI (Venezia 1628), dedicata al vescovo Emilio Altieri.
Nel marzo 1629 Polidori fu nominato rettore di S. Maria Maddalena a Ponzano presso Fermo. Non è databile con certezza l’inizio del mandato nel duomo di Pesaro (1631, a detta di Radiciotti, 1914), voluto dal governatore della Marca, il vescovo di Pesaro Malatesta Baglioni, che raccomandò il musicista al capitolo nel 1632 come maestro «di fama et di molta sufficienza» (lettera del 3 gennaio; Pesaro, Archivio diocesano, Documenti capitolari, Monsignor Vescovo Baglioni li piace il Polidori per maestro di capella); per certo il compositore era maestro di cappella in cattedrale nel marzo 1634, come risulta dalla stampa veneziana degli undici Salmi a cinque concertati col basso per l’organo, opera XII, al vescovo dedicati. Da documenti dell’archivio del duomo risulta che Polidori percepiva 21 scudi a terziaria. Durante tale magistero pubblicò ancora un libro di Mottetti a voce sola et a doi, op. XIII (Venezia 1636), dedicate a suor Catarina Francesca Cartocci, monaca in S. Chiara di Macerata, e le tre Messe concertate, due a 5 e una a 8 voci, con due violini o cornetti, organo, ripieni di tromboni o di viole o voci, opera XIV (Venezia 1639), dedicate a monsignor Angelo Giori, maestro di camera di Urbano VIII e protettore dei canonici camerinesi. Nell’autunno1639 Polidori passò alla metropolitana di Chieti. L’incarico gli fu forse procurato dal cardinal Giulio Sacchetti, già legato di Bologna, ch’egli aveva conosciuto in occasione di una «azzione» recitata in musica in quella città, alla quale aveva condotto un suo «nepote soprano»: lo ricorda dedicando a Sacchetti i 14 Salmi concertati a tre e cinque con doi violini ad libitum et anche con ripieni di tromboni o di viole o voci, op. XV (Venezia 1641; lo spettacolo bolognese dovette essere la «favola» di Pio Enea degli Obizzi Furori di Venere, data nel giugno 1639: cfr. Bianconi - Walker, 1975). Al vescovo di Chieti, il conte Stefano Sauli, è dedicata l’op. XVI, dodici Salmi a doi chori parte concertati e parte pieni (1646).
Le tracce dell’attività del compositore si perdono dopo il 1654, anno della pubblicazione a Roma dei Salmi concertati a quattro voci, con il secondo coro de repieni se piace, op. XVII, dedicata a Taddeo Altini, vescovo di Civita Castellana.
Di un trasferimento del compositore nella città di Palermo (Schmidl, 1929, senza riferimenti documentari) non si ha alcun riscontro (né basterà la presenza di una copia dei Salmi del 1654 nel fondo musicale della cattedrale di Mdina a Malta a corroborare sufficientemente tale tesi, per quanto stretti fossero i rapporti musicali tra le due isole).
Ignoti il luogo e la data di morte.
Della pur prolifica attività compositiva di Polidori (Giuseppe Ottavio Pitoni lo qualifica «compositore fecondo» nella sua Notitia) restano esemplari scarsi e incompleti: dei Mottetti opera II la sola parte del Canto; del tutto smarrite sembrano le composizioni plausibilmente edite come opera I, e quelle dall’op. III fino all’VIII, salvo il libro terzo di Mottetti a 2-6 voci, di cui resta un esemplare mutilo della sola parte del Canto I, senza frontespizio (fondo musicale di S. Maria Maggiore a Spello), dunque databile solo con larga approssimazione (1613-1620): tuttavia alcune delle opere oggi perdute procurarono a Polidori fama bastante a meritargli una menzione nell’elenco dei compositori di mottetti concertati nel Syntagma musicum di Michael Praetorius (1619). Incomplete anche le fonti delle messe del 1622 e dei salmi del 1628. Delle diciassette opere che l’autore poté pubblicare solo sette sono pervenute in esemplari completi: quattro libri di salmi (opp. XII e XV-XVII), due di mottetti (opp. IX e XIII) e uno di messe (op. XIV; da cui la Missa sexti toni a 5 con strumenti obbligati e ad libitum, cit. in Collver - Dickey, 1996, p. 22, edita a cura di A. Schnoebelen, 1996).
Fonti e Bibl.: M. Praetorius, Syntagma musicum, III, Wolfenbüttel 1619, p. 7; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrappuntisti e compositori di musica (1713-1730 ca.), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 289; P. Savini, Storia della città di Camerino, con note aggiunte di M. Santoni, Camerino 1895, p. 275; R. Eitner, Biographisch-bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, VIII, Leipzig 1902, p. 12; G. Radiciotti, La cappella musicale del Duomo di Pesaro (sec. XVII-XIX), in La Cronaca musicale, XVIII (1914), 4, p. 67; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1929, p. 296; L. Virgili, La cappella musicale della chiesa metropolitana di Fermo dalle origini al 1670, in Note d’archivio per la Storia musicale, VII (1930), pp. 42, 48-55, 57-59; P. Kast, P., O., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, X, Kassel 1962, p. 1414; L. Bianconi - T. Walker, Dalla “Finta pazza” alla “Veremonda”: storie di Febiarmonici, in Rivista italiana di musicologia, 1975, pp. 427 s.; U. Gironacci, Il fondo musicale dell’Archivio capitolare della chiesa metropolitana di Fermo, in L’archivio storico arcivescovile di Fermo, Fermo 1985, pp. 50, 64; M. Collver - B. Dickey, A Catalog of music for the cornett, Bloomington (In.) 1996, pp. 22, 147; P. Giorgini, La cappella musicale del duomo di Pesaro, tesi di laurea, Università di Urbino, a.a. 1996-97, passim; F. Bruni, 17th-century music prints at Mdina Cathedral, Malta, in Early Music, XXVII (1999), p. 476; J. Roche, P., O., in The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, pp. 31 s.; D. Blazey, The use of musical and texual elements of the litany in other seventeenth-century Italian sacred music forms, in Barocco padano 2, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2002; pp. 193, 195, 215; C. Belli Montanari, La cappella musicale del duomo di Pesaro: maestri, organisti e cantori dal Rinascimento al Barocco, in Frammenti, IX (2005), pp. 188-190.