ORTLES (ted. Ortler; A. T., 17-18-19)
È uno dei gruppi montuosi più imponenti ed elevati delle Alpi centrali. L'area che abbraccia forma all'ingrosso un largo quadrilatero; più esattamente, si può considerare definito, a partire dalla Val Venosta, che ne delimita l'estremità meridionale, dai seguenti limiti: la valle dell'Adige da Spondigna alla confluenza col Noce, la Val di Non, la Val di Sole, il Passo del Tonale, la Valle dell'Oglio fino a Edolo, la Valle di Córteno, il Colle d'Aprica, la Valtellina a monte di Tresenda, il Passo dello Stelvio e la Valle di Trafoi. Le cime maggiori si riuniscono quasi tutte nella parte nord-occidentale del gruppo, la cui ossatura è in sostanza formata da un gigantesco Y: al punto di sutura dei tre bracci è il Cevedale. Il massiccio risulta in prevalenza formato di micascisti, ma nella zona di NO. compaiono i calcari, dei quali risulta la stessa area di culminazione dell'Ortles e del Gran Zebrù (ted. Königsspitze).
Le vette principali del gruppo, dopo l'Ortles che tutte le sovrasta (3899 m., la cima più alta delle Alpi a oriente del Bernina), sono: il Gran Zebrù (3859 m.), il Cevedale (3778 m.), lo Zebrù (3740 m.), il M. Vioz (3644 m.), i pizzi S. Matteo (3684 m.) e Tresero (3602 m.), la cima Vertana (3544 m.), il Cristallo (3433 m.) il Sobretta (3296 m.), il Gavia (3223 metri), ecc. Notevoli le tracce della glaciazione pleistocenica, numerosi sono i circhi e i laghi glaciali, e di ghiacciai attuali: l'apparato più ampio è quello del Forno (18 kmq.). Compattezza e altezza media del gruppo sono assai notevoli e risultano dal fatto che nessuna rotabile lo attraversa dall'uno all'altro dei solchi-limite; le strade e i valichi più depressi sono tutti marginali. Le acque della regione finiscono al Po (Adda, Oglio) o all'Adige; perciò questa è interamente in territorio italiano, e solo da N. toccata da deboli infiltrazioni tedesche.
Bibl.: E. Niepmann, Die Ortlergruppe, in Zeitschr. des deutsch-oesterr. Alpen Verein, 1905-07; A. Bonacossa, Regione dell'Ortler, Milano 1915. La migliore carta corografica è quella al 50.000 del T. C. I., Milano 1934.