ORTO BOTANICO
. Con questo nome si indicano quegli stabilimenti dove si coltivano piante indigene o esotiche destinate a ricerche botaniche, che vengono compiute in speciali istituti universitarî o in scuole superiori agrarie, nelle quali la botanica è materia d'insegnamento, o anche in istituzioni, indipendenti da un vero e proprio centro di studio, ma che hanno sempre come obiettivo i progressi di questa scienza.
Già nell'antichità si ha menzione di colture di piante medicinali per conoscerle e per investigarne le proprietà terapeutiche, e speciale impulso per opera dei Tolomei ebbero ad Alessandria coltivazioni e ricerche del genere. II pontefice Niccolò III assunto alla tiara nel 1277 fondò in Vaticano un vasto giardino, il "Viridarium novum", un reparto del quale venne adibito per la coltura di piante medicinali a disposizione degli archiatri pontifici. Si ritiene che il primo di questi sia stato Simone da Genova che nella sua opera maggiore d'indole medica Clavis sanationis accenna anche a pratiche per allevare piante e trapiantarle da un luogo ad un altro. Questo orto fu ampliato e riordinato da Niccolò V nel I447 e da esso il professore di medicina, incaricato della dimostrazione dei semplici alla Sapienza, assumeva il materiale per le sue lezioni. Gli Spagnoli conquistatori del Messico, fra le tante meraviglie che quel nuovo mondo offrì loro, ammirarono anche i giardini degli Aztechi e specialmente quelli fatti costruire dall'imperatore Montezuma, dei quali parla con molti particolari Hernán Cortéz nelle sue lettere a Carlo V. Essi erano ricchi di piante e di animali del paese, in modo da dare ai visitatori un'idea della flora e della fauna locale.
Ma il primo Orto botanico sorto in un centro universitario e giunto sino a noi nella precisa area dove fu stabilito, è quello di Padova fondato nel 1545 per iniziativa di Francesco Bonafede (v.), primo lettore dei semplici in quell'università, e in seguito a deliberazione del Senato veneto del 22 giugno di quell'anno.
Ricerche recenti hanno tuttavia contestato tale primato a favore di Pisa, che avrebbe visto il suo orto sorgere un anno o due prima sotto il governo di Cosimo I e la direzione di Luca Ghini, allievo di U. Aldrovandi, nei pressi dell'arsenale mediceo dove rimase sino al 1563, per essere trasportato in altra località, che non fu poi la definitiva. Nulla è così rimasto di quest'orto botanico tranne l'elenco delle piante che vi si coltivavano; ma si osservi che il Ghini ebbe coadiutore Luigi Anguillara, poi primo prefetto dell'Orto padovano. Sull'esempio di Padova e di Pisa, altri se ne organizzarono in Italia a cominciare da Firenze (1550 circa) e Bologna (1567) e all'estero, ma per quel secolo e ancora nei due successivi gli orti botanici furono essenzialmente adibiti alla coltura e allo studio delle piante medicinali come sussidio della cattedra dei semplici. Ciò non significa che essi non abbiano concorso ai progressi della botanica, facendo meglio conoscere le piante già in antico accreditate in medicina od ospitandone delle nuove non ancora descritte, frutto di viaggi e di peregrinazioni dei direttori o prefetti o di persone da questi inviate. Per l'ordinamento sistematico erano seguite le classificazioni in voga sino alla fine del sec. XVIII che, come è noto, furono quasi tutte artificiali.
È merito di Pietro Castelli, fondatore del primo orto botanico messinese (attorno al 1638) di avere disposto i varî reparti secondo principî di classificazione naturale appresi dal suo maestro A. Cesalpino. Ma solo nel sec. XIX l'orto botanico, seguendo e promuovendo ricerche secondo direttive moderne, si emancipa dalle pastoie della materia medica e diventa centro d'indagini a carattere esclusivamente botanico: esso, fornisce, cioè, molto del materiale su cui furono condotte tante ricerche ed esperienze nel campo dell'anatomia, dell'embriologia, della fisiologia, dell'ecologia, ecc. Tuttavia un reparto seguitò quasi sempre ad essere adibito alla coltura di piante ordinate sistematicamente, ma a volte si preferì raggrupparle con criterî geografici ed ecologici, come si vede nel nuovo e grandioso orto botanico di Berlino inaugurato nel 1907, in quelli di Vienna, Budapest, ecc.
Per le piante esotiche, bisognose di riparo, specialmente durante la stagione invernale, si costruirono serre che assunsero notevole sviluppo ed importanza negli orti di Padova, Pavia, Torino, Genova, Napoli, ecc., e naturalmente in quelli dell'Europa settentrionale; lo stagno fu valorizzato per la coltura di piante alpine; vasche e laghetti ospitarono le piante acquatiche. A Palermo, accanto all'Orto botanico, si creò, per iniziativa di A. Borzì, il Giardino coloniale destinato alla coltura e allo sfruttamento di piante industriali; altrove, in seguito ai progressi della genetica sperimentale, si adibirono reparti più o meno estesi alla coltura di piante, studiate sotto questo punto di vista. Inoltre accanto a quasi tutti gli orti sorsero istituti botanici modernamente attrezzati o musei, come il Jardin des plantes di Parigi, fondato nel 1626, che ha il Muséum d'histoire naturelle. Più recente, ma più grandioso e il più vasto degli europei è quello di Kew, a 11 km. da Londra, acquistato dallo stato nel 1840. Esso pubblica dal 1790 la rivista The Botanical Magazine che è la più ricca raccolta di tavole a colori ritraenti le piante vascolari, ivi affluenti da ogni parte del mondo e descritte ex novo, l'Index Kewensis, che è il più completo repertorio di nomi e di sinonimi, tenuto al corrente con successivi supplementi e un Index Iconum in corso di stampa. Ma a questa gara hanno partecipato, ciascuno secondo le proprie forze, anche gli altri orti facendo conoscere spesso in magnifiche riproduzioni quanto di più importante vi si coltivava, pubblicando l'annuale catalogo dei semi per gli scambî, o periodici che riflettono l'attività dei direttori e della scuola che attorno a essi ha fiorito e fiorisce. Si può dire che la storia di questi stabilimenti quasi si identifica con la storia dell'origine e dei progressi della botanica.
V. tavv. XCVII e XCVIII.