orto (Astronomia)
Termine di origine dotta (latino ortus, da orior), indicante il sorgere del sole e in genere dei pianeti, corrispettivo di ‛ occaso ' (v.), impiegato da D. tre volte nella Commedia, sempre in rima.
In Pg XXX 2 il settentrïon del primo cielo / che né occaso mai seppe né orto, tutta l'espressione sta a indicare, per via metaforica e perifrastica, i sette candelabri simboleggianti i doni dello Spirito Santo e come tali appartenenti all'Empireo (primo cielo), che segnano la via alla processione sacra del Paradiso terrestre, come le sette stelle dell'Orsa (i septem triones, appartenenti al cielo delle Stelle fisse) la segnano ai naviganti di questo mondo; ma che a differenza di queste ultime non conoscono il sorgere e il tramontare: " Secondo l'allegoria li doni de lo Spirito Santo in sé non ànno principio, né fine... né ànno mutamento " (Buti). In Pd IX 91 Ad un occaso quasi e ad un orto / Buggea siede e la terra ond'io fui, l'indicazione astronomica si riferisce a due città situate su uno stesso meridiano: " questa è Marsilia che viene quasi incontro a Buggea, quasi ad un occaso; cioè ad uno coricare di Sole: imperò che ad una medesima ora s'asconde ai Buggeani et ai Marsiliesi, et ad uno orto; cioè et ad uno nascimento di Sole: imperò che ad una medesima ora si leva a gli uni et a gli altri " (Buti). In Pd XI 55 Non era ancor molto lontan da l'orto, il soggetto è s. Francesco giovinetto, quindi ancora vicino alla sua nascita: ma il termine si presenta come una coerente prosecuzione della metafora iniziale del sole (v. 50) e dell'Oriente (v. 54).
Sulla scarsa probabilità che appartengano a questo lemma l'o. di Rime CVI 147 e quello di If XXIX 129, v. la voce precedente.
ortolano. - Parola usata una volta nella Commedia: Pd XXVI 65 Le fronde onde s'infronda tutto l'orto / de l'ortolano etterno, dove l'o. è Dio, secondo l'immagine giovannea: " Ego sum vitis vera, et Pater meus agricola est " (Ioann. 15, 1; ma per un riscontro lessicale più preciso cfr. 20, 15 " Illa existimans quia [Iesus] hortulanus esset... "). Per il senso dell'intera metafora, si veda ORTO.
La parola ricorre anche in Fiore VI 13 i' son lo Schifo, e sì son ortolano / d'esto giardin, e va interpretata entro il sistema simbolico-erotico del poemetto, dove lo Schifo rappresenta la ritrosia femminile che impedisce all'uomo l'accesso ai doni amorosi.