ORTONA a Mare (A. T., 24-25-26 bis)
Città costiera dell'Abruzzo, in provincia di Chieti (da cui dista 36 km. per carrozzabile), situata a 68 m. s. m. su un colle pliocenico che scende al mare con una ripida scarpata; la stazione ferroviaria sulla linea Ancona-Foggia, che si trova ai piedi del colle, è collegata alla città mediante una funicolare. Ortona ha poi due stazioni (Marina Ortona e Ortona città) le quali si trovano sulla linea a scartamento ridotto e a trazione elettrica Marina Ortona-Lanciano, tronco complementare della Ferrovia Sangritana (Marina S. Vito-Castel di Sangro).
Ortona ha 10.487 ab. (1931) ed è un centro commerciale di discreto movimento. Il suo porto ebbe importanza soprattutto tra il sec. XI e la metà del XV (sotto gli Svevi fu dichiarato scalo franco). Nel 1447 la flotta ortonese e l'arsenale furono distrutti dai Veneziani, e da allora cominciò la decadenza. Al principio del sec. XIX il porto era ridotto a un modesto ancoraggio, ma le sue condizioni furono notevolmente migliorate dal governo borbonico e successivamente da quello italiano. Esso ha presentemente un movimento di circa 40.000 tonn. annue (importazione di carbon fossile, zolfo, coloniali, legname, concimi chimici, ecc.; esportazione di laterizî, asfalto, frutta, cereali, ecc.). Ortona è anche un notevole centro peschereccio e possiede varie industrie (fabbricazione di laterizî, di paste alimentari, di olio ecc.). Servizî automobilistici la collegano con Chieti, S. Apollinare e Tollo. Il comune aveva 12.819 ab. nel 1861, 14.974 nel 1901, 16.081 nel 1911, 16.779 nel 1921, 19.104 nel 1931; il territorio (70,29 kmq.) è coltivato soprattutto a viti (l'uva da tavola "Regina", chiamata localmente Provolone, viene esportata in Germania, Polonia, Norvegia, Olanda e Austria in quantità notevoli), olivi, cereali e alberi da frutto.
Storia. - È indicata da Strabone (V, 4, 2) come porto dei Frentani, e nel territorio di questi la pone anche Plinio; Tolomeo invece la assegna meno esattamente ai Peligni. Fu probabilmente municipio. All'infuori della menzione che ne fanno gli autori ora ricordati e gl'itinerarî, nulla sappiamo di Ortona; scarsissime sono anche le iscrizioni rinvenute nel luogo.
Nell'età longobarda appartenne al ducato di Benevento. Conquistato il Teatino da Pipino nell'803, Ortona fu aggregata al ducato di Spoleto, ove formò col resto del Teatino un gastaldato, poi contado. Roberto conte di Loritello assediò circa il 1070 in Ortona il conte Trasmondo di Teate e distrusse la città, che risorse nel 1127 con la nuova cattedrale. Ruggiero re di Sicilia nel 1140 l'annesse definitivamente al regno. Sotto gli Svevi Ortona raggiunse un grande sviluppo; Enrico VI nel 1196 emanò il capitolare per l'immunità di baiulazione, facendone così un porto franco. Ortona così allargava i suoi commerci e fondava con Lanciano i cosiddetti stuoli marittimi, simili alle odierne compagnie di navigazione commerciali. Ortona ebbe allora anche i primi consoli del mare.
Contro la vicina Lanciano dovette sostenere lotte e guerre, sedate alfine dall'intervento di S. Giovanni da Capistrano con un trattato del 17 febbraio 1427.
Da Giovanna II d'Angiò intanto Ortona aveva ottenuto nel 1414 il privilegio di coniar monete, ma Renato d'Angiò infeudò la città a Giacomo Caldora. Comincia da questo punto un periodo agitatissimo di lotte, come ripercussione di quelle tra Angioini e Aragonesi, tra i Caldora e gli Sforza, tra i baroni delle varie fazioni nelle frequenti sollevazioni. Durante questi trambusti i Veneziani, nel 1447, mettono il fuoco all'arsenale e alla città.
Funeste le riuscirono le guerre tra Carlo V e Francesco I. Carlo V l'aveva donata nel 1525 a Carlo di Lannoy. Ma nel 1528 vennero ad assediarla le truppe del generale Lautrec per terra e di Federico Carafa dalla foce del Sangro. Il Carafa la prese e la saccheggiò. Più tardi il conte di Palena la riassoggettò definitivamente a Carlo V. Nel 1582, i discendenti del Lannoy vendettero la città a Margherita d'Austria, moglie di Ottavio Farnese, duca di Parma, la quale vi fece innalzare il palazzo Farnese, ove morì il 18 gennaio 1586. Quando venne ad estinguersi la casa di Parma, Ortona, con tutti gli stati farnesiani d'Abruzzo, seguì le sorti degli stati medicei, passando all'erede Carlo III che cinse poi la corona di Sicilia.
Nel 1798 Ortona, come tutto l'Abruzzo, insorse contro gl'invasori francesi del generale Coutard. Nel 18 febbraio fu espugnata e saccheggiata. Ciò tuttavia non impedì che essa prendesse viva parte ai moti del '48.
Bibl.: A. L. Antinori, Raccolta di memorie storiche delle tre provincie degli Abruzzi, Napoli 1781-1782, IV, p. 261 seg.; D. Romanelli, Scoverte patrie di città distrutte e di altre antichità nella regione Frentana, ecc., voll. 2, Napoli 1805-1809, pp. 233-376; F. P. Recchini, Appunti cronologici per la storia di Ortona a Mare, Lanciano 1909; B. De Ritis, Ortona (collezione di monografie comunali illustrate), Roma s. a.; C. Rivera, La conquista dei primi Normanni in Teate, Penne, Apruzzo e Valva, in Bullettino della R. Deputazione abruzzese di storia patria, serie 3ª (1925); G. Bonanni, Amministrazione municipale delle città di Ortona a Mare nei secoli XVI, XVII, XVIII, Lanciano 1900; id., Il Parlamento della città di Ortona, Casalbordino 1900; id., Ortona resiste ai francesi 1798-99, Lanciano 1900; L. Coppa-Zuccari, L'invasione francese negli Abruzzi (1798-1810), Aquila 1928; T. Pincione, Il porto di Ortona, La Spezia 1932.