Orvieto
Cittadina in prov. di Terni. Centro etrusco importante, identificabile con Volsinii Geteres, O. mantenne in età romana la primitiva floridezza economica, specialmente basata sulla produzione delle sue officine ceramiche. Al tempo delle invasioni barbariche fu occupata da Alarico e da Odoacre; Vitige ne fece un caposaldo difensivo nella guerra contro i bizantini, che Belisario riuscì a conquistare nel 538 e Totila rioccupò ancora temporaneamente, prima della definitiva sconfitta gotica. Risale al 590 la prima menzione della diocesi di O. (Urbs Getus). Sotto i longobardi (dal 606) la città ebbe suoi propri conti; un conte di O., Farolfo promosse con la collaborazione di s. Romualdo la fondazione di abbazie e monasteri nel territorio circostante (fine sec. 10°). O. faceva allora parte della marca di Tuscia, e fu successivamente incorporata nel patrimonio matildino; nel 1137 vi appare però già formato il comune autonomo, che ben presto diviene roccaforte guelfa in Italia centrale (del 1157 è il primo atto di dedizione alla Chiesa), inespugnabile ai ripetuti attacchi dei fuorusciti ghibellini e degli imperatori svevi Federico I ed Enrico VI (1189), nella seconda metà del sec. 12°. Al 1199 risale la nomina papale del primo podestà, il romano Pietro Parenzo; ma le lotte cittadine tra le opposte fazioni dei Monaldeschi (guelfi) e dei Filippeschi (ghibellini) continuarono accanite durante il sec. 13°, finché lo stesso Martino IV fu costretto ad abbandonare la città, dove a lungo aveva risieduto la corte papale, di fronte al prorompente moto antiangioino e antifrancese (1282). L’ultimo, cruento episodio di lotte cittadine ebbe luogo a O. durante la discesa di Arrigo VII imperatore: ma se cedette allora definitivamente con la cacciata dei Filippeschi (20 ag. 1313) la resistenza della fazione ghibellina e nobiliare, breve vita ebbe poi il comune democratico, e nel 1334 O. trovò in Ermanno Monaldeschi il suo primo signore. Alla sua morte (1337) le ambizioni di dominio, alimentate dal vasto territorio comunale (che al principio del Trecento si spingeva a N sino al Lago di Chiusi, a S presso Viterbo) formatosi, durante il sec. 13°, attraverso le guerre contro Firenze e Siena, provocarono nuove discordie fra i Monaldeschi, ora suddivisi nei rami concorrenti della Cervara, dell’Aquila, della Vipera e del Cane. Nel 1352 subì l’occupazione viscontea, poi quella di Giovanni prefetto di Vico: finché nel 1354 la prese con truppe francesi, senesi e fiorentine il cardinale Albornoz, che l’incorporò allo Stato della Chiesa. L’indebolimento di questa durante il grande scisma favorì ancora il temporaneo affermarsi della signoria, successivamente, di Biordo dei Michelotti (1395), Giovanni Tomacelli (1398), Braccio da Montone (1416-19); ricevuta in dedizione da Niccolò V nel 1448, O. fu definitivamente pacificata all’interno soltanto da Pio II (1460). Nei secoli successivi la città mutò le sue libertà comunali con la dignità di capoluogo della quinta provincia dello Stato pontificio, fino al 1798; dopo la parentesi napoleonica fu incorporata alla delegazione di Viterbo, e nel 1831 tornò nuovamente capoluogo; nel 1860 entrò a far parte dello Stato italiano.