D'AGOSTINO, Oscar
Nato ad Avellino il 29 ag. 1901 da Alberto e da Carolina Nappi, si laureò in chimica presso l'università di Roma nel 1926; l'anno seguente fu abilitato all'esercizio della professione di chimico, presso l'università di Genova.
Appena laureato, quale assistente volontario presso l'Istituto chimico dell'università di Roma, collaborò con S. Berlingozzi per lo svolgimento del corso e delle esercitazioni di chimica analitica. Al termine del servizio militare di leva nel Genio (1928), fu assunto quale consulente tecnico dalla fabbrica di pile elettriche della Società radiotelefonica italiana.
Nel 1931 rientrò come assistente all'università e qui svolse per conto del ministero della Guerra ricerche sulla produzione delle pile a secco. In collaborazione con N. Parravano, allora direttore dell'Istituto chimico, studiò la produzione elettrochimica dell'alluminio e la preparazione di innescanti primari.
Nel 1933, per iniziativa di O. Corbino ed E. Fermi, ottenne una borsa del Consiglio nazionale delle ricerche (C.N.R.) per perfezionarsi nella chimica delle sostanze radioattive, allora agli inizi. Dopo un periodo trascorso all'Institut du radium a Parigi, dove sotto la guida di M. Haissinsky aveva approfondito le sue cognizioni nel campo dei radioisotopi, rientrò a Roma (1934). Qui fu associato al lavoro del gruppo di fisici guidato da E. Fermi e formato da E. Amaldi, B. Pontecorvo, F. Rasetti, E. Segrè, nelle ricerche sulla radioattività artificiale da neutroni che si svolgevano presso l'Istituto fisico dell'università di Roma. Terminato il suo impegno con l'Istituto fisico (1936), il D. entrò con la qualifica di ricercatore nell'allora nascente Istituto nazionale di chimica del C.N.R., diretto dal Parravano.
In questo periodo si occupò particolarmente dei mezzi di difesa contro gli aggressivi chimici e inoltre della preparazione di biossido di manganese, e poi del manganese, da minerali italiani.
Nel 1938 il D. conseguì la libera docenza in chimica generale e inorganica e nello stesso anno, a seguito di pubblico concorso, venne nominato assistente presso il laboratorio di fisica dell'Istituto superiore di sanità. Nel 1940, a seguito di concorso, fu nominato relatore-ricercatore nel ruolo statale del C.N.R. e si trasferì presso l'Istituto nazionale di chimica quale capo reparto. Nello stesso tempo venne nominato segretario aggiunto del Comitato nazionale per la chimica del C.N.R. In questo periodo di guerra fu impegnato in questioni di approvvigionamento e di reperimento di materiali interessanti la difesa nazionale, cooperando attivamente con gli enti militari. Contemporaneamente, sotto la guida di F. Giordani, si dedicava a realizzare le strutture e l'organizzazione dell'Istituto nazionale di chimica. A seguito di cambiamenti di organici intervenuti nel C.N.R., nell'immediato dopoguerra (1945) rientrò all'Istituto superiore di sanità, nel laboratorio di fisica, quale coadiutore. Nel 1949 veniva promosso ispettore generale e chiamato a costituire il reparto di radiochimica dell'Istituto. Questo reparto doveva essere orientato in modo specifico all'impiego dei radioisotopi nelle ricerche biochimiche - argomento allora agli inizi - in collaborazione con le ricerche sul metabolismo dei glucidi e sulle biosintesi, verso cui si stava orientando l'attività del laboratorio di chimica biologica diretto dal premio Nobel E. B. Chain. In questo settore il D. ottenne, con i suoi collaboratori C. Rossi, F. Pocchiari e M. Frank, brillanti risultati realizzando nuovi sistemi di separazione e dosaggio quantitativo di metaboliti marcati con l'impiego di radiocromatografie automatizzate, come pure di numerose altre tecniche, specie quelle necessarie per il rilevamento della contaminazione radioattiva della catena alimentare. Passato nei ruoli del laboratorio di chimica (1959), si impegnò con tutta la sua esperienza scientifica e industriale nel gravoso e complesso lavoro normativo della Commissione consultiva per le sostanze esplosive e infiammabili presso il ministero degli Interni, di cui era entrato a fare parte nel 1948. Per la sua esperienza in questo campo fu anche chiamato a dirigere per incarico il laboratorio chimico del Centro studi ed esperienze delle scuole centrali dei servizi antincendi. In questa sede svolse per numerosi anni corsi di chimica applicata.
Divenuto un esperto in questo campo, fu per molti anni consulente di ministeri e di enti per problemi connessi con la protezione antincendi.
Nell'ambito dell'Istituto superiore di sanità si occupò, durante questo periodo, di tutte le questioni inerenti la sicurezza dell'impiego dei prodotti chimici, in particolare l'impiego dei gas (acetilene ed etilene) nel trattamento dei prodotti agricoli, di aggressivi chimici e indirettamente dei problemi della protezione ambientale.
Le sue ricerche più rilevanti - quelle alle quali maggiormente è dovuta la sua affermazione - sono sulle reazioni nucleari che avvengono per azione dei neutroni, che egli contribuì a chiarire dandone la dimostrazione sperimentale. Le ricerche su questo tema, intraprese da E. Fermi, E. Amaldi, F. Rasetti ed E. Segrè, col D. unico chimico del gruppo, possono considerarsi fondamentali per lo sviluppo della chimica nucleare e per le conseguenze teoriche e pratiche che hanno determinato.
Ad esse il D. contribuì notevolmente, trovandosi a dover separare e caratterizzare un gran numero di radioisotopi artificiali ottenuti irradiando numerosi nuclei di vari elementi (Na, Cr, Mn, As, Rb, Cd, Ir, Au, Th, U). Le ricerche portarono alla scoperta dei "neutroni lenti" (cioè rallentati attraverso strati di paraffina), che fornivano un mezzo molto efficace per utilizzare con successo queste particelle nelle reazioni nucleari, ed in particolare nell'induzione di radioattività artificiale nel torio e nell'uranio. Le reazioni nucleari nel caso del torio e dell'uranio furono in un primo tempo interpretate tentativamente come la formazione di isotopi di elementi a numero atomico superiore a 92, mentre in esse - sia pure attraverso meccanismi piuttosto complessi, che rendono conto della prima interpretazione proposta - avviene la "fissione" dei nuclei di torio e di uranio, il meccanismo cioè che, chiarito da altri autori negli anni 1938-39, venne poi sfruttato Per l'utilizzazione dell'energia nucleare.
La scoperta (fatta da Fermi agli inizi del 1934) della capacità dei "neutroni lenti" di indurre nei nuclei atomici la trasmutazione radioattiva dette origine a una serie di lavori scientifici - pubblicati in periodici italiani e stranieri tra il 1934 ed il 1935 - che ebbero una ripercussione vastissima in tutto il mondo. La prima di queste note, apparsa a firma di Amaldi, D., Fermi, Rasetti e Segrè, datata 10 maggio 1934, apparve sulla Ricerca scientifica (V, t. 1, pp. 452 s.) e si può considerare uno dei lavori fondamentali che hanno dischiuso l'avvento dell'era nucleare. La scoperta dell'impiego dei neutroni lenti dette anche origine a un brevetto italiano (n. 324.428) e successivamente a uno statunitense (n. 2.206.634). Il governo degli Stati Uniti nel 1953 riconobbe questa priorità agli inventori Fermi, Amaldi, D., Pontecorvo, Rasetti, Segrè e Trabacchi. Motivi tecnici e organizzativi - la costruzione di un sincrotrone, necessario per disporre di sorgenti di neutroni - fecero sospendere alla fine del 1935 all'Istituto fisico dell'università questa ricerca.
Il D. con l'esperienza acquisita in questo campo s'impegnò nell'immediato dopoguerra con A. Leigh Smith nello studio di nuove radiazioni nella famiglia del torio e successivamente (1964) nel realizzare un metodo semplificato per il dosaggio dello stronzio-90 nel latte, in collaborazione con G. Porcelli, G. B. Marini-Bettòlo e C. Rossi. Queste misure si rendevano indispensabili di fronte alla contaminazione della catena alimentare da 90Sr prodotto per fissione nucleare dell'uranio-235 nell'esplosione della bomba atomica, in seguito all'intensificarsi di esperienze nucleari effettuate nell'atmosfera. In tutto il mondo fu stabilito di controllare attraverso prelievi di vegetali e di latte il grado di contaminazione di questi da parte dell'isotopo più pericoloso biologicamente, lo 90Sr, in modo da potere prendere misure tempestive per tutelare le popolazioni. I risultati di questa indagine mondiale, che rivelò i gravissimi pericoli di tale contaminazione, hanno poi, come noto, indotto i governi delle potenze nucleari a bandire gli esperimenti nell'atmosfera.
Tra le altre ricerche del D., bisogna ricordare quelle relative alla chimica delle pile a secco e in particolare quelle sulla produzione del biossido di manganese per le pile, che hanno portato tra l'altro a valorizzare minerali italiani di manganese. Questi ultimi studi hanno messo in rilievo che minerali sardi e siciliani si prestano molto bene per l'allestimento di biossido di manganese come depolarizzante nelle pile.
Un'altra linea di ricerca è quella sulla produzione di aerogeli per maschere antigas. Il D., ossidando con aria all'arco elettrico vapori di ferro e di alluminio, ottenne ossidi di struttura gamma con caratteristiche particolari. Proseguendo nella determinazione delle proprietà di queste sostanze, egli si occupò dei problemi di superficie di questi ossidi e della loro elettrizzazione, messa in relazione con la loro funzione nei filtri per aerosoli.
Va ancora menzionata la ricerca sulla velocità di dissoluzione nella criolite fusa di diverse allumine industriali in confronto con quella di un'allumina ottenuta a bassa temperatura dal cloruro e dal nitrato di alluminio.
Dati i compiti in cui era stato richiesto il suo impegno - risoluzione di problemi industriali e studio di materiali per la difesa - il D. non poté pubblicare i risultati di tutte le sue ricerche, che hanno comunque contribuito notevolmente allo sviluppo di numerose tecnologie, da quelle industriali sulle pile a secco - che hanno fatto uscire dalla fase artigianale questa lavorazione in Italia - a quelle sulle maschere antigas, o sulla preparazione dell'alluminio.
Vastissima era la competenza del D. anche nel campo della protezione antincendio, alla quale contribuì a dare solide basi scientifiche, che si trovano nei testi delle sue lezioni.
L'opera del D. è stata di grande importanza nei vari settori della chimica ed è tutta improntata alla realizzazione pratica di procedimenti studiati in laboratorio, impostazione che gli veniva da una formazione specificatamente industriale. La sua attiva partecipazione al gruppo dell'Istituto di fisica, quale solo chimico, negli anni chiave dello studio della radioattività artificiale sarebbe sufficiente a giustificare tutta la sua opera. Ma anche in altri campi è da ricordare la sua attività di studio chimico di una serie di argomenti che investono i grandi problemi dell'umanità: contaminazione ambientale, sicurezza da prodotti chimici, protezione civile, tecniche antincendi, norme di sicurezza per gli esplosivi, protezione dagli aggressivi chimici di impiego bellico (studi sulle maschere antigas ecc.) e numerosi altri problemi di sanità pubblica. Per le sue qualità scientifiche e umane e per le sue capacità pratiche fu chiamato a collaborare alla realizzazione di vari progetti da N. Parravano e da F. Giordani negli anni in cui questi detenevano posizioni di massima responsabilità nel settore della chimica italiana.
Raggiunti nel 1966 i limiti di età, il D. lasciava l'Istituto superiore di sanità, per dedicare tutta la sua attività alle varie commissioni governative di cui faceva parte e in particolare a quelle per le norme sugli esplosivi, alle quali aveva dedicato per numerosi anni il meglio delle sue energie. In piena attività morì improvvisamente a Roma il 16 marzo 1975.
La raccolta completa delle pubblicazioni si trova presso l'Istituto superiore di sanità e presso il Centro per la storia della scienza contemporanea e dei XL presso l'Accademia nazionale delle scienze detta dei XL. Numerose note scientifiche sono pubblicate in Ricerca scientifica, Atti dell'Acc. dei Lincei, Proceedings of the Royal Society di Londra, Rendic. dell'Ist. super. di sanità, Gazzetta chimica italiana, Minerva nucleare. È da ricordare inoltre un corso di chimica applicata alle tecnologie antincendio, dalle lezioni dettate presso le scuole centrali dei servizi antincendio dei ministero dell'Interno.
Bibl.: Necr. in La Chimica e l'industria, LVII (1975), p. 504; E. Segrè, Personaggi e scoperte nella fisica contemporanea, Roma 1976, pp. 200 ss.