OSEBERG
Località della Norvegia meridionale, nei pressi di Tönsberg, a km 100 ca. a S di Oslo, dove nel 1904, a seguito di un ritrovamento fortuito, vennero riportati alla luce i resti di una nave-sepolcro di epoca vichinga che costituiscono a tutt'oggi la più importante scoperta archeologica della Scandinavia.Situata presso il fiordo di Oslo, O. si colloca all'interno dell'antico territorio del piccolo ma influente regno norvegese del Vestfold; le sue affiliazioni dinastiche e alcune delle sue figure-chiave maschili e femminili sono ricordate nell'antica saga degli Ynglinger, riportata nell'opera storica di Snorri, nel 13° secolo. La ricchezza di questo dominio, basata sull'agricoltura, il commercio e i bottini razziati dai Vichinghi, favorì lo sviluppo di un'avanzata cultura artistica, che si trova per così dire espressa in sintesi nel ricco corredo funerario che nella nave-sepolcro citata è connesso alla sepoltura di un membro della famiglia reale. Depositato nel tumulo alla metà degli anni trenta del sec. 9°, il materiale rinvenuto costituisce un importante punto di riferimento per la cronologia degli stili ornamentali vichinghi e per lo studio dei rituali e delle forme di culto dominanti nell'epoca precedente la prima unificazione della Norvegia.La sepoltura comprendeva una grande nave (lunghezza m 22), all'interno della quale era stata posta una camera sepolcrale costruita con tronchi; essa conteneva originariamente i corpi di due donne, una giovane e una anziana, parti dei cui scheletri furono rinvenute al di fuori della tomba, in quello che doveva essere un cunicolo scavato da predatori di tombe già in data molto precoce. Le spoglie erano in origine deposte su letti decorati, completi anche di biancheria, della quale sono stati ritrovati resti considerevoli. Sensazionale fu anche il ritrovamento di ampi frammenti di un arazzo in lana con scene di processione: cavalieri e soldati a piedi e altre figure in movimento accompagnano carri trainati da cavalli, nel corso probabilmente di un rituale religioso. Nella tomba sono stati rinvenuti scheletri di cavalli e di altri animali domestici; i molti oggetti, per lo più in legno e riccamente decorati, ritrovati intorno ai letti e nello scafo della barca, costituivano a evidenza il corredo destinato ad accompagnare il defunto nell'aldilà.La sigillatura della sepoltura era assicurata da uno strato di argilla sterile disposto sul fondo, da una chiusura superiore costituita da uno strato compatto di zolle erbose e da una copertura finale di pietre. A causa del peso di quest'ultima e del tumulo soprastante (alto forse fino a m 6), in larga parte la nave e il suo contenuto andarono in frantumi, perdendo la loro forma; un accurato lavoro di rilievo e di documentazione dei frammenti ancora in situ e un paziente restauro in laboratorio consentirono tuttavia di ricostruire l'aspetto originario della nave-sepolcro e nel 1926 venne costruito a Bygdöy, nei pressi di Oslo, il Vikingskipshuset Mus., destinato ad accogliere il 'tesoro' di O. insieme con altre navi di epoca vichinga riportate alla luce.Dal tumulo di O. non sono emersi dati significativi ai fini della cronologia e della destinazione del monumento. Peraltro la prevalente presenza di oggetti con apparenti connotazioni cultuali invita a riconoscervi una tomba reale, giacché nella Scandinavia precristiana i re locali furono investiti del ruolo di gode, ovvero alto sacerdote del rituale pagano. L'arazzo trovato nella tomba di O. ne costituisce in parte una prova: già gli storici romani testimoniavano infatti dell'uso di piccoli carri nelle pratiche cultuali delle tribù germaniche, in particolare per il trasporto delle immagini di culto nei circuiti sacri. Uno dei più grandi oggetti rinvenuti a O. è proprio un magnifico carro con ruote in legno accuratamente realizzate e con fiancate ricoperte da rilievi a carattere mitologico (non decifrati); la rigidità della costruzione, con le ruote anteriori non direzionali, lascia tuttavia ipotizzare per questo carro una funzione diversa da quella pratica, forse appunto connessa a rituali religiosi.Una destinazione analoga poterono avere anche le splendide slitte, che sembrano troppo elegantemente decorate per essere servite a un qualsiasi scopo pratico; nello stesso senso sembra interpretabile la presenza di molti sistri nel corredo funebre. Infine, i più famosi pezzi di scultura lignea rinvenuti a O. - cinque protomi animali scolpite, la cui funzione rimane tuttora inesplicata - potrebbero, nella loro straordinaria espressività e nell'alta qualità artistica, collegarsi allo sfarzo regale e al suo simbolismo.Per quanto nessun risultato certo sia stato ancora raggiunto, è assai probabile che la sepoltura appartenesse a una regina o a una principessa; la regina Aasa, nonna di Aroldo I Haarfager, fondatore della dinastia reale norvegese agli inizi del sec. 10°, è una delle figure più comunemente, e ipoteticamente, associate a essa.In quanto ai dati artistici, l'intaglio ornamentale che ricopre, come una ragnatela, le protomi animali riflette due o forse tre correnti stilistiche dominanti nell'area sudorientale della Norvegia nell'epoca che precedette la sepoltura (v. Vichinghi). I primi studiosi di questo settore specifico hanno pensato alla prima metà del sec. 9°; in particolare la sepoltura andrebbe collocata intorno all'850 (Shetelig, 1920), mentre la data della nave e dei suoi bellissimi intagli - eseguiti da un anonimo maestro ribattezzato il Maestro della Nave - sarebbe anteriore di ca. cinquant'anni, intorno all'800. Un altro scultore, stilisticamente vicino, individuato in una delle teste zoomorfe, è stato definito l'Accademico, sulla base del rigoroso equilibrio dei suoi ornamenti. Un terzo intagliatore, convenzionalmente definito come Maestro Barocco a causa dell'esuberante plasticità del suo lavoro, scolpì un'altra testa in una data che si è supposto un poco più tarda, vicina a quella della sepoltura. Secondo gli storici dell'arte, i lavori di questi tre artisti rappresentano quella che si potrebbe chiamare evoluzione stilistica, un graduale cambiamento nella forma e nel concetto dell'ornamentazione scolpita.Recentemente (1996), alle travi di quercia della camera sepolcrale di O. è stato applicato il metodo di datazione assoluta su base dendrocronologica. I risultati non appaiono in contrasto sostanziale con quelli ottenuti dalle analisi stilistiche: gli alberi dai quali furono ricavate le travi vennero abbattuti nell'834, molto probabilmente nei mesi autunnali; quindi la nave non doveva avere più di quindici o venti anni quando venne sistemata all'interno della sepoltura. In questa ipotesi, il divario tra il Maestro della Nave, l'Accademico e il Maestro Barocco si ridurrebbe virtualmente a nulla (i tre intagliatori potrebbero essere stati contemporanei) e si aprirebbe così la questione relativa al pluralismo stilistico coltivato nella corte regale del Vestfold.
Bibl.: A.W. Brøgger, Osebergfundets historie [Storia del ritrovamento di O.], in Osebergfundet [Il ritrovamento di O.], I, Kristiania 1917; H. Shetelig, Skipet [La nave], ivi; id., Vestfoldskolen [Lo scudo di Vestfold], ivi, III, Kristiania 1920; T. Sjøvold, The Oseberg Find and the other Viking Ship Finds, Oslo 1957; A.E. Christensen, Vognen i nordisk forhistorie [Il carro nella preistoria nordica], Viking 28, 1964; D.M. Wilson, O. Klindt-Jensen, Viking Art, London 1966 (19802); A. E. Christensen, A.S. Ingstad, B. Myhre, Osebergdronningens grav [Il sepolcro della regina di O.], Oslo 1992; A.E. Christensen, Dronning Åsa eller...? Nytt lys på vikingskipsfunnene [La regina Aasa...? Nuovi lumi sui ritrovamenti delle navi vichinghe] (Årbok for Det norske Vitenskapsakademi), Oslo 1996.P.J. Nordhagen