Vedi OSIMO dell'anno: 1963 - 1996
OSIMO (Αὔξιμον, Αὕξουμον; Auximum)
Centro delle Marche, in provincia di Ancona; la città antica corrisponde alla moderna, elevata su una collina (alta m 265) della catena pleistocenica fra le valli parallele del Musone e dell'Aspio.
La deduzione della colonia romana secondo Velleio Patercolo risalirebbe al 157 a. C.; secondo gli Annali la data dovrebbe essere arretrata, essendo ricordati varî edifici pubblici nel Foro intorno al 173. Ebbe importanza per la sua posizione nelle guerre civili del I sec. a. C. Appartenne alla tribù Velina, ebbe pretori come magistrati. Nel VI sec. d. C. dominò sul mare attraverso il porto di Ancona, e Procopio la chiama capitale del Piceno.
Conserva la poderosa architettura tufacea, in opera quadrata, delle mura, e l'ossatura in calcestruzzo della Fonte Magna, grande esedra già coperta a conca, mentre di monumenti imperiali rimangono poche sparse membra (colonne, capitelli).
Più rappresentativa è la scultura. Nell'età repubblicana, accanto alla plastica in tufo (edicoletta funeraria e torsi di togati), compare l'iconografia marmorea crudamente realistica, che risente poi l'influsso idealistico della produzione del primo Impero. Nel I sec. d. C. si segue nel rilievo la tendenza storica (magistrati e littore) accanto alla maniera classicheggiante (thiasos di menadi), che crea anche opere statuarie (statua frammentaria di divinità ispirata all'Atena Hygièia di Pyrrhos, scultore della cerchia fidiaca; torso prassitelico di giovinetto; piccola Venere). L'influenza tipologica classica continua nell'età traianea accoppiata ad elementi naturalistici (rilievo con Attys), mentre un attardamento del classicismo adrianeo è nella base di Esculapio (159 d. C.). Accompagna e segue queste opere fino al III sec. d. C. la fioritura di statue onorarie di togati, di matrone ritratte negli schemi della "Piccola" o "Grande Ercolanese", e di imperatori, loricati e nella eroica nudità, che in un caso ripete il tipo del Posidone di Milo. L'arte disegnativa è nobilmente rappresentata dal tessellato pavimentale, in bianco e nero, con repertorio geometrico di quadrati ed esagoni campiti da rosette.
Bibl.: A. Onofri, Vetustissimae Auximatis urbis breves notitiae, Macerata 1682; L. Martorelli, Memorie historiche della antichissima e nobile città di Osimo, Venezia 1705; G. Colucci, Antichità Picene, V, Fermo 1789; M. Talleoni, Istoria dell'antichissima città di Osimo, voll. 2, Osimo 1807 e 1808; H. Duetschen, Antike Bildwerke in Oberitalien, V, Lipsia 1882, pp. 394-396; M. E. Blake, The Pavements of the Roman Buildings of the Republic and Early Empire, in Mem. Amer. Acad. in Rome, VIII, 1930, pp. 113-114; A. M. Colini, Fascio Littorio, Roma 1932, p. 162, n. 42; Mostra Augustea della Romanità, Catalogo, sala XXI, n. 24; G. V. Gentili, Auximum (Osimo), Roma 1955; C. Grillantini, La storia di Osimo, I, Pinerolo 1957. V. inoltre gli articoli nelle raccolte: Bollettino d'Arte, XXIX, 1936, pp. 301-303; Not. Scavi, 1926, p. 381; 1958, pp. 56-72; Rivista marchigiana illustrata, 1906, n. 8-9, p. 273.