Werner, Oskar
Nome d'arte di Oskar Josef Bschliessmayer, attore teatrale e cinematografico austriaco, nato Vienna il 13 gennaio 1922 e morto a Marburgo il 23 ottobre 1984. Formatosi nel teatro, cui continuò sempre a dedicarsi, fondando anche una propria compagnia, svolse nel cinema un'attività non molto intensa ma ricca di prove significative, lavorando con ottimi registi e disegnando un proprio personaggio di giovane romantico, ambiguo e introverso. Nel 1966 fu candidato all'Oscar come miglior attore protagonista per Ship of fools (1965; La nave dei folli) di Stanley Kramer, e nello stesso anno vinse il Golden Globe come miglior attore non protagonista per The spy who came in from the cold (1965; La spia che venne dal freddo) di Martin Ritt.
Debuttò al Burgtheater di Vienna a diciannove anni e ottenne un memorabile successo, dopo la parentesi della Seconda guerra mondiale, in Amleto di W. Shakespeare, rappresentato a Francoforte. Esordì nel cinema con una parte in Der Engel mit der Posaune, noto anche come The angel with the trumpet (1949; La casa dell'angelo) di Karl Hartl e tre anni dopo ricoprì un ruolo di primo piano in un film di Anatole Litvak prodotto dalla 20th Century-Fox, Decision before dawn (1951; I dannati), impersonando un giovane prigioniero tedesco che, durante la Seconda guerra mondiale, non senza tormento e pagando con la propria vita, accetta di collaborare con gli americani in un'azione di spionaggio per accelerare la fine del conflitto. Dopo un infruttuoso soggiorno negli Stati Uniti, dove si era recato su invito della Fox, nel 1955 recitò in tre film: impersonò uno studente che s'accende di passione per la bella avventuriera in Lola Montès di Max Ophuls, ebbe la parte del protagonista in Mozart di Hartl, e quella del capitano Richard Wüst, che assiste alle ultime, allucinanti ore di Hitler nel bunker di Berlino, in Der letzte Akt (L'ultimo atto) di Georg Wilhelm Pabst. Seguì alcuni anni dopo il film cui è maggiormente legata la sua fama, Jules et Jim (1962; Jules e Jim) di François Truffaut, in cui dà vita al personaggio di Jules, marito dell'inquieta Catherine (Jeanne Moreau) amata anche da Jim (Henri Sarre). Nel 1965 si fece notare nel folto cast, comprendente Vivien Leigh e Simone Signoret, del film Ship of fools, e interpretò, accanto a Richard Burton, il ruolo di una spia in The spy who came in from the cold, adattamento del romanzo di J. Le Carré. Tornò quindi a recitare in un altro film di Truffaut, Fahrenheit 451 (1966), tratto dal romanzo di R.D. Bradbury e ambientato in un'inquietante società del futuro in cui, al fianco di Julie Christie, sostiene il ruolo di un pompiere incaricato di bruciare i libri di cui riscopre il valore e l'importanza. Due anni più tardi prese parte con Anthony Quinn a The shoes of the fisherman (1968; L'uomo venuto dal Kremlino ‒ Nei panni di Pietro) di Michael Anderson, in cui si profetizza l'avvento di un papa dell'Est. Con Voyage of the damned (1976; La nave dei dannati) di Stuart Rosenberg chiuse la sua carriera cinematografica impersonando un medico ebreo costretto a lasciare la Germania nazista insieme alla moglie (Faye Dunaway).