OSLO (A. T., 61-62)
È la capitale della Norvegia, chiamata fino al 1925 Cristiania. La città è situata all'estremità settentrionale del fiordo di Oslo che ha una lunghezza di circa 100 km. e forma così una via marittima di grande traffico attraverso i migliori distretti agricoli e forestali della Norvegia sud-orientale.
Oslo è costruita su una pianura il cui sottosuolo è formato di scisti e di calcari silurici, i quali ultimi formano piccole alture orientate da NE. a SO. Geologicamente, questi sedimenti paleozoici sono slittati in basso rispetto alle formazioni archeane di gneiss che si trovano a SE. della città e sono rappresentate, p. es dall'altipiano del M. Eke. La piana silurica è incorniciata e orlata a N. e a O. da colline coperte da boschi di conifere e costituite da rocce eruttive del Permico (Erciniano): graniti o sieniti a N. della città (Tryvasshøgda, 529 m. s. m.), o lave (porfidi) più a O. (p. es. il Kolsas). Presso Oslo si trovano all'altezza di 221 m. s. m. linee di spiaggia sopraelevate che indicano il percorso della linea di costa alla fine dell'epoca glaciale; la pianura di Oslo è perciò emersa in epoca successiva e ora si trova coperta da vasti depositi d'argilla e di sabbia che mascherano la roccia sottostante. La pianura, per la sua varietà geologica, è adatta all'orticoltura, alla frutticoltura e ad altre colture agricole. Nell'interno della città, l'argilla ha talora riempito solchi originariamente scavati dalle acque e fessure, onde le costruzioni edilizie incontrano talvolta qualche difficoltà.
Situata a E. delle montagne norvegesi e piuttosto lontano dallo Skagerrak, Oslo ha clima più continentale di quanto in genere si riscontra nella Norvegia, con differenze relativamente forti tra estate e inverno. L'osservatorio meteorologico di Oslo, situato a 59° 55′ lat. N. e 10° 43′ long. E. e a 25 m. s. m., fornisce le seguenti cifre: temperatura media annua, 5°,8; media di gennaio − 4°,2; media di luglio, 17°,3. La media delle precipitazioni annue è di 645 mm. col massimo in luglio, ma i giorni di precipitazione sono distribuiti uniformemente in tutto l'anno. Sulle colline a N. della città le precipitazioni annue superano i 1100 mm. Poiché 4 mesi hanno una temperatura media al di sotto di zero gradi, la neve è frequente e abbondante. Noto centro per lo sport degli sci è il vicino Holmenkollen, a 320 m. s. m.
Al 1° dicembre 1930 Oslo aveva 253.124 ab., secondo il censimento ufficiale. Al 1° gennaio 1933 il numero degli abitanti era salito a 260.360. L'aumento della popolazione risulta dalla seguente tabella.
Il decennio 1890-1900 segnò per Oslo un periodo di floridezza, con importante immigrazione dai distretti rurali. Lo sviluppo si concentrò nel nucleo urbano entro i confini della città. Una gran parte degli edifici di mattoni a 3 o 4 piani che attualmente dominano nella fisionomia di Oslo, sorsero in quegli anni. Col perfezionarsi dei trasporti locali, circa il 1900 la città cominciò a svilupparsi verso l'attuale ampia zona suburbana nei comuni limitrofi. La popolazione di questa "più grande Oslo" è attualmente di circa 400.000 ab., cioè approssimativamente il 14% della popolazione totale della Norvegia.
Oslo è il principale centro del traffico marittimo della Norvegia: al 31 dicembre 1931 essa risultava essere il porto d'origine di 594 navi per un tonnellaggio lordo complessivo di 1.345.556 tonn. (Bergen aveva 819.029 tonn.). All'infuori del traffico locale, il porto di Oslo fu toccato nel 1931 da 21.662 navi (tonnellaggio lordo: 7.191.000 tonn.), delle quali 2671 (tonnellaggio lordo: 4.383.000 tonn.) provenienti da porti stranieri. Al 1° gennaio 1933 il porto aveva una lunghezza totale di banchine di 11.237 m. Oslo possiede un buon porto naturale, ben riparato da numerose piccole isole. La media dei dislivelli di marea è di soli 22 cm. e le tempeste sono rare. Le banchine per i maggiori piroscafi si sviluppano intorno alla punta del promontorio di Akershus, cui sovrasta l'antico castello. Una parte del porto completata più di recente è Grönlia, a E. di Björviken (depositi di carbone: esportazione di polpa da carta e materiali di legno). Le banchine più interne a Björviken e Piperviken sono destinate al traffico locale. Nel porto si trovano anche due cantieri navali, uno a O. di Piperviken, l'altro sulla lingua di terra sporgente alle foce dell'Akerselven. La piccola insenatura di Frognerkilen tra Oslo e la penisoletta di Bygdöy è riservata alle imbarcazioni minori e ai velieri da diporto.
Secondo il censimento del 1° dicembre 1930, le persone di età superiore ai 15 anni erano 210.295; di queste 50.140 erano occupate nelle industrie e manifatture; 55.181 nel commercio, trasporti, industrie alberghiere e ristoranti; 60.743 nei lavori domestici, inclusi gli ospedali, ecc. Come per la maggior parte delle città capitali e dei centri di distribuzione, anche a Oslo le industrie sono varie e molteplici (officine meccaniche, cantieri, industrie tessili, fabbriche di birra, manifatture di tabacchi, ingegneria elettrica, mulini, industrie dell'olio e della margarina, ecc.). La maggior parte di queste industrie è alimentata da materie prime importate. Nella città propriamente detta non vi sono industrie alimentate da materie prime di produzione norvegese (le fabbriche di laterizî di Aker si trovano fuori dei confini della città); ne consegue che le importazioni superano a Oslo di gran lunga le esportazioni. Nel periodo 1926-30, Oslo importò annualmente per un valore medio di 494.497.000 corone, cioè il 47,3% delle importazioni totali della Norvegia, ed esportò annualmente per 136.828.000 corone, cioè il 18,9% del totale delle esportazioni norvegesi. Oltre a derrate d'ogni genere, le importazioni comprendono manufatti di metallo, vetture, navi, macchine e materie prime per l'industria tessile. I principali articoli d'esportazione sono polpa di carta e carta prodotta in varî distretti industriali prossimi a Oslo (Sandvika, Drammen, Hönefoss, Lilleström).
Oslo forma una contea (fylke) a sé ed è sede del vescovo che amministra il vescovato (bispedömme) di Oslo. Essa è anche sede dell'amministrazione centrale della Norvegia, col governo, il tribunale supremo e il parlamento.
Immediatamente a N. del castello di Akershus, si distingue ancora, nella sua forma rettangolare, l'originaria città di Cristiania. Attualmente, questa parte di Oslo forma il quartiere degli affari e delle banche, che è raggiunto a E. e a O. dalle due stazioni ferroviarie: Östbanestasjonen all'estremità di Björviken; Vestbanestasjonen all'estremità di Piperviken. Lo Stortovet (mercato principale) si può considerare il centro geografico di Oslo ed è situato nel punto donde numerose strade s'irradiano dalla porta settentrionale dell'originaria Cristiania. Queste strade radiali irregolari hanno funzionato da linee direttrici nello sviluppo della città (Storgaten-Trondhjemsveien, Möllergaten-Maridalsveien, Ullevålsveien, Bogstadveien, Drammensveien). All'infuori di questo, non si riscontrano nella città aspetti caratteristici largamente predominanti né tracce di piani topografici predisposti. La via Karl Johans che discende dallo Stortingsbygning (palazzo del parlamento) e sale verso il palazzo reale con gli armoniosi edifici dell'università, è un modello di costruzione urbanistica. L'intera città si estende su una superficie di 16,3 kmq. Gli opifici più importanti occupano la medesima località delle antiche segherie; si trovano, cioè, lungo l'Akerselven, nei quartieri di Sagene e Grunerlökken. La rete tramviaria è formata da un sistema di linee radiali combinate con linee circolari e con trasversali più dirette servite da autobus. I dintorni sono uniti alla città mediante ferrovie e linee automobilistiche e numerose linee tramviarie: a O. (Barumsbanen), a N. (Smestadbanen e Holmenkoll-Tryvandsbanen che sbocca mediante una galleria sotterranea all'estremità occidentale della via Karl Johans), a E. e SE. (Ostensjobanen e Ekebergbanen). Durante l'estate, un intenso movimento locale verso le stazioni estive anima le acque assolate e riparate del fiordo di Oslo.
Monumenti. - Degli antichi fabbricati non rimangono ora che rovine. La cattedrale di San Halvard fu probabilmente costruita durante il regno di Sigurd Jorsalfarer (1103-30). Essa è una grande basilica romanica di pietra a forma di croce: vi furono sepolti Sigurd e, più tardi, parecchi altri re. Accanto a quella chiesa stava il vescovado che nel 1200 doveva certamente avere l'aspetto d'una cittadella con il castello, i fabbricati di pietra e le mura fortificate. Accanto alla tenuta reale, egualmente fortificata, sorgeva la cappella reale della Vergine che, dopo diversi ingrandimenti, acquistò quasi la grandezza e l'aspetto di una cattedrale. Tra le altre chiese si possono inoltre menzionare quella di San Clemente, di San Niccolò, di Santa Croce e di San Lorenzo; tra i conventi, quello domenicano, costruito verso il 1230, e quello francescano, costruito verso il 1290. Vicinissimo alla città era anche il monastero benedettino di Nonneseter, costruito probabilmente al principio del secolo XII, mentre sopra un'isoletta nel fiordo sorgeva il convento di Hovedöen, costruito nel 1147 da cisterciensi inglesi. Il castello di Akershus fu costruito circa il 1300 per volere di re Haakon V sopra un promontorio dalla parte occidentale del porto.
La città nuova, ricostruita verso il lato occidentale di Akershus dopo l'incendio del 1624 che distrusse la città, assume l'aspetto tipico delle città del Rinascimento con le strade rettilinee.
Ma di quell'epoca restano poche costruzioni: la più importante è il palazzetto di Lauritz Hansen: "Garnisonssykehuset" (1626). La chiesa del Salvatore fu costruita nel 1696. Nel sec. XVIII funzionarî e specialmente mercanti, arricchiti con i grandi commerci di legname, innalzarono parecchi palazzi sia nella città sia nei dintorni: Mangelssgaarden (circa il 1700), Collettgaarden (circa 1717), Oslo ladegaard (circa 1725), il palazzo di Anker (1744), residenza reale dal 1814 al 1848, il palazzo di Storm (verso il 1760), più tardi sede della scuola di guerra, e altri.
Quando dopo il 1814, sciolta l'unione con la Danimarca, Oslo divenne sede di una completa amministrazione centrale, furono innalzati una serie di edifici pubblici che col loro stile neoclassico cambiarono assai l'aspetto della città. L'architetto H. D. F. Linstow costruì il palazzo reale (1824-48) e la bella strada Karl Johans; l'architetto Chr. H. Grosch, la Banca di Norvegia (1830), l'osservatorio (1833), l'ospedale dello stato (1842), l'università (1840-53) e altri edifici. L'indirizzo romantico nell'architettura , s'affermò nei mercati (1840-59), opera dell'architetto Grosch, presso la chiesa del Salvatore, e nella ricostruzione di questa, eseguita dall'architetto amburghese Chateauneuf, il quale fece anche i disegni della chiesa della SS. Trinità, mentre il tedesco H. E. Schirmer eseguì il penitenziario (1849), e lo svedese Langlet, il parlamento (1866).
Durante il rapido sviluppo della città, specialmente dopo il 1870, non soltanto la maggior parte dei vecchi edifici fu sostituita con altri nuovi, ma sorsero anche nuovi e grandi quartieri che hanno dato alla città il suo carattere moderno. Tra gli edifici pubblici più moderni sono: la Banca di risparmio e la Loggia massonica dell'architetto Henrik Nissen, il Teatro nazionale (1899) e il palazzo del governo (1906) dell'architetto Henrik Bull, quelli della posta (1914-24) dell'architetto R. E. Jacobsen, del telegrafo (1917-24) degli architetti Arneberg e Poulsson, della centrale elettrica degli architetti Bjercke e Eliassen (1932), la loggia di Odd Fellow degli architetti Blakstad e Munthe-Kaas (1933), ecc. Sono inoltre da menzionarsi in modo speciale una quantità di grandi palazzi per abitazioni fatti costruire in città dal comune di Oslo. Nel 1931 fu messa la prima pietra del nuovo municipio, che gli architetti Arneberg e Poulsson stanno compiendo.
Tra i musei di Oslo i più notevoli sono: il museo storico (raccolta di antichità dell'università fondata nel 1828) che contiene oggetti del tempo preistorico e medievale. Le navi vichinghe (Oseberg, Gokstad e Tune) sono state trasportate in un apposito museo a Bygdöyv in vicinanza della capitale, dove si trova anche il museo folkloristico norvegese (costruito nel 1894) contenente ricche collezioni etnografiche, specialmente di arte popolare, e inoltre un museo all'aria aperta che dà una buona idea dell'antica architettura norvegese in legno. Il museo d'arte dello stato (National Galleriet, fondato nel 1837) contiene pitture, sculture, stampe e disegni, specialmente di artisti norvegesi dei secoli XIX e XX. Il museo di Vigeland, edificio donato dal comune di Oslo, conserva le opere dello scultore Gustav Vigeland. Il museo d'arte applicata ha collezioni di lavori artistici norvegesi e stranieri. Nella Casa degli artisti (finita nel 1930) si fanno esposizioni temporanee di quadri moderni e di lavori d'arte applicata. Il museo etnografico contiene fra l'altro le collezioni di Roald Amundsen. Le collezioni di storia naturale dell'università di Töyen, riguardano la zoologia, la mineralogia, la paleontologia e la botanica. Ivi si trova pure un orto botanico.
Vita culturale. - Per ragioni geografiche e storiche la Norvegia è rimasta uno dei paesi in cui la vita intellettuale è meno accentrata: città anche piccole hanno avuto e conservano tuttora modeste ma singolari tradizioni proprie di studio: gli stessi maggiori scrittori hanno spesso preferito la campagna alla capitale. Tuttavia l'attrazione della capitale si è venuta esercitando a poco a poco in misura sempre più vasta, particolarmente da quando la Norvegia ha raggiunto la sua indipendenza. E oggi a Oslo fa capo, in vario modo, direttamente o indirettamente, tutta la vita culturale del paese. L'università (Det kongelige Frederiks universitet) unica in tutta la Norvegia, fu fondata da Federico VI, alla vigilia della fine dell'unione con la Danimarca, nel 1811, per rimediare alle conseguenze dell'isolamento in cui la Norvegia si era venuta a trovare durante lo svolgersi delle guerre napoleoniche: e fu la prima feconda conquista del movimento per l'indipendenza nazionale. Fu riorganizzata dopo l'unione con la Svezia, nel 1824; successivamente ampliata, con nuovi istituti e insegnamenti, oggi comprende, nelle sue cinque facoltà, oltre un centinaio; di docenti - fra cui dal 1930 un professore e un lettore d'italiano - e conta circa 4000 studenti; fra i suoi istituti sono particolarmente notevoli quelli di fisica, chimica, l'orto botanico, il ricco e prezioso museo di antichità nordiche. L'annessa biblioteca universitaria funziona ora anche come biblioteca nazionale: riceve dal 1882 tutte le opere che si pubblicano in Norvegia; possiede un importante fondo di manoscritti e comprende complessivamente circa 900.000 volumi. L'Accademia delle scienze (Det norske Vidensk psakademi i Oslo) fondata nel 1857, e largamente dotata, oltre che dallo stato, dal "Frithjof Nansens-Fond", è divisa in due sezioni, scientifica e umanistica, e dal 1894 pubblica, accanto ai resoconti e alle memorie, un'importante serie di Skrifter e dal 1925 anche una serie di Geophysiske Publikasjoner. Fra le biblioteche minori sono da ricordare la civica Deichmanske Bibliotek, con 250.000 volumi; e la Stortingets Bibliotek, con 50.000. Fra le commissioni scientifiche, le più importanti sono: quella per il Diplomatarium Norvegicum, quella per la pubblicazione delle fonti storiche Norsk historisk Kjeldeskriftråd, e quella di studî geofisici. Fra le associazioni scientifiche, le più notevoli sono: quella di archeologia norvegese Forennigen til Fortidsminnesmerkers Bevaring, che pubblica, accanto all'Annuario, una importante serie di ricerche; quella di geografia norvegese, che pubblica dal 1889 la Norsk Geografisk Tidskrift; quella di medicina, di chimica e di elettrotecnica, ciascuna con una propria rivista. A mantenere vivo il legame culturale con i Norvegesi che vivono all'estero, provvede dal 1907 il Nordmann-Forbundet. Rinomanza mondiale gode infine il Norske Nobelinstitut, fondato nel 1904: organo scientifico del Comitato per l'assegnazione del premio Nobel per la pace: l'istituto dispone di una ricca biblioteca specializzata.
Teatro. - Anche il teatro ha seguito la generale vicenda della rinascita nazionale del paese. Fino ai primi decennî del sec. XIX, malgrado il tentativo dell'impresa di Martin Nürenbach (1770) e la fondazione della "Dramatisk Selskab" (1780), la vita teatrale della città fu costituita essenzialmente da recitazioni studentesche, rappresentazioni private, occasionali soste di compagnie girovaghe straniere, specialmente danesi. Solo nel 1827 fu costruito il primo teatro pubblico e l'anno seguente, sotto la direzione dell'attore danese Jens Lang Bøcher, fu portato sulla scena per la prima volta un dramma nazionale norvegese: Magnus Barfods Sønner di Bjerregaard. Per il difetto di personale norvegese esperto dell'arte, gli attori dovettero essere importati ancor sempre dalla Danimarca; e quando nel 1837 - due anni prima il teatro di Strømberg era stato distrutto da un incendio - fu inaugurato il Kristiania-Teater, lo spettacolo di apertura fu bensì il Kong Sverres Ungdom di Munch, ma con una regia danese. La prima vera "scena nazionale norvegese" fu quella che nel 1850 sorse a Bergen ed ebbe il giovane Ibsen come primo direttore. A Oslo, al Kristiania-Teater, furono bensì assunte nello stesso anno due attrici norvegesi; ma, sotto la direzione del danese Carl Borgaard, la tradizione danese continuò a mantenersi tenace. D'altra parte il Norske Teater, che era stato fondato nel 1852 con elementi varî, in parte provenienti da Bergen, riusciva appena a stentar l'esistenza. La situazione mutò soltanto dopo il 1863, quando al Kristiania-Teater il Borgaard lasciò il posto di direttore e il Norske e il Kriateater vennero fusi in un teatro solo. Già intanto, nel corso degli anni, attori norvegesi notevoli erano riusciti a emergere e a imporsi: Laura Svendsen, Lucia Johannescu, Johannes e Luise Brun, Georg Krohn, Sophie Parelius, Christian Abelsted, Andreas Isachsen; emigrati per la maggior parte i danesi, altri norvegesi si aggiunsero: Sigvard Gunders, Johanne Juell, Jens Selmer, Arnold Reimer; e, nell'inverno del 1865, l'evoluzione del teatro in senso nazionale divenne completa, con l'assunzione di Björnson a direttore.
Linguaggio scenico, rimasto fino ad allora prevalentemente danese, stile della recitazione, repertorio, vennero rinnovati: accanto a Shakespeare, dominatrice della scena divenne la nuova poesia drammatica nazionale. Björnson restò alla direzione del teatro due anni soli, fino alla primavera del 1867; ma quando al posto da lui lasciato per attriti con il comitato direttivo, venne chiamato nel 1869 di nuovo un danese, Michael Brun, la secessione della miglior parte degli attori - passata con Björnson sulle scene all'uopo riaperte del Norske Teater - creò subito una situazione insostenibile. Nel 1872 il Brun fu costretto a ritirarsi, e sotto il suo successore, lo svedese Ludvig Josephson, il teatro nazionale - con La Signora Inger a Østraat, Peer Gynt, La Commedia dell'amore di Ibsen e con Un fallimento di Björnson - riprese liberamente il suo sviluppo, celebrando i suoi massimi trionfi.
Nel 1879 il comitato direttivo fu abolito e sotto la lunga regia dell'intendente (1879-99) Hans Schröder, nuove giovani forze furono guadagnate al teatro, che, con Björn Björnson come direttore artistico, rapidamente attrasse su di sé l'attenzione di tutta Europa. Nel 1899 il Kristiania-Teater chiuse i battenti, e al nuovo Nationalteater che lo sostituì, Björn Biörnson, che ne fu il primo energico e attivo direttore (1899-1907) e i suoi successori Vilhelm Krag (1907-1911) e Halfdan Christensen (1911-1923) apersero la scena anche alle più moderne esigenze e tendenze d'arte, rinnovando lo stile della rappresentazione, ringiovanendo il personale con attori cresciuti nello spirito dei nuovi tempi - come Hauk Aaabel, Egil Eide, August Oddvar, Ingolf Schanke, Harald Stormoen, Stub Wiberg, ecc. - e ampliando, al tempo stesso, il repertorio con l'inclusione degli autori moderni stranieri e degli autori norvegesi (Gunnar Heiberg, Tans Ernst Kink, Viels Kiær, ecc.) della nuova epoca. Björn Björnson (1923-28) e Halfdan Christensen (dal 1930) si alternarono - con un breve interregno di Eynar Skavlan (1928-1930) - alla direzione; e un folto gruppo di giovani attori - come Gerd Egede Niessen, Tore Segelke, Hans Jakob Nielsen, Einar Röd, ecc. - continua anche oggi una ricca tradizione d'arte.
Fra i rimanenti teatri di Oslo, a prescindere dai cabarets, che, precisamente a Oslo, negli ambienti della bohème artistica e letteraria, furono molto in fiore (il Chat Noir, il Mayol, il Balkonen diretto da Agnese Mowinckel, ecc.), i più notevoli sono: il Centralteater, fondato da Alma e Johan Fahlstrom nel 1897, e diretto prima da Harald Otto e poi da suo figlio Reidar, rappresentativo del gusto dei primi decennî del sec. XX; lo Oet nye Teater, sorto nel 1929 e diretto da Ingolf Schan, poi dal Sissner, con allestimento tecnico e tendenze d'arte moderni; il Norske Teater, sorto nel 1914, per rappresentazioni in Landsmaal.
Vita musicale. - La vita musicale nella capitale della Norvegia molto a lungo restò affidata all'iniziativa personale, alla sovvenzione privata, all'impulso di associazioni di classe. Durante il sec. XVII si ridusse, affidata com'essa era ai soli musicisti del paese, a una limitata pratica chiesastica e corale. Il canto corale, corrispondendo a uno spiccato gusto nazionale, si svolse del resto sempre più prospero, fino nel sec. XIX: quando, cioè, anche più seppe rafforzarlo J. D. Behrens istituendo prima un quartetto vocale fra gli studenti e poi, nel 1845, le società degli Studenti, Commerciale e degli Operai. Sullo svolgimento della musica e delle esecuzioni corali eserciterà larga influenza H. Kierulf. Oratorî vennero eseguiti per parte della società di Santa Cecilia e della Gröndhalskole.
Durante il sec. XVIII l'attività musicale s'intensificò sotto l'influsso di artisti stranieri che vi compirono frequenti visite (nel 1749 fu a Cristiania anche C. W. v. Gluck con la compagnia di P. Mingotti). Si sviluppò pure un'attività strumentale per mezzo delle prime istituzioni: la Dramatik Society fondata nel 1785 e, successivamente, Musikalske Lyceum, sorto nel 1809 per iniziativa privata. Attività che si fece man mano prevalente anche per influsso del clima che, specie durante la stagione invernale, favorisce le riunioni nelle sale. Dal 1870 la vita dei concerti fu legata all'Associazione musicale (Musikforening) alla quale si ricollegano i nomi di E. Grieg, J. S. Svendsen, Ole Olsen, Selmann, e che nel 1919 fu sostituita dalla Filharmoniske Selskab sovvenzionata in parte dal municipio in parte per sottoscrizione privata. I concerti, usi a darsi nelle sale dell'università del municipio, all'inizio erano in prevalenza vocali o pianistici. Di quelli orchestrali, più scarsi, la Società musicale era solita darne sei all'anno, e dieci l'orchestra del Teatro nazionale (orchestra che servirà di nucleo per la Filarmonica). I programmi comprendevano esclusivamente musica classica e romantica. Costituitasi la Filarmonica (nel 1919) venne favorita la conoscenza della musica moderna di tutte le tendenze, con frequenti esecuzioni (1228 nei primi dieci anni). L'impressionismo musicale francese non fu direttamente conosciuto in Oslo fino dopo la guerra mondiale, quando vi si eseguì l'Après-midi d'un faune di C. Debussy. Questa esecuzione assunse notevole importanza in quanto originò una corrente favorevole alla musica francese moderna, corrente che veniva a contrapporsi a quella predominante verso la musica romantica tedesca, favorita dalle condizioni particolari non tanto della Norvegia, quanto di tutti i popoli scandinavi. Tra i direttori d'orchestra che lavorarono a Oslo notiamo Georg Schneevoigt, Ignaz Neumark, I. Dobrowen e altri maestri di passaggio. Sotto José Eibenschutz specialmente sono state eseguite composizioni di autori moderni: Florent Schmitt, M. de Falla, A. Honegger, A. Bax, O. Respighi, non esclusi i più promettenti norvegesi, fra i quali Harald Saeverund. L'opera, non avendo un suo proprio teatro, si è svolta a intervalli sulle scene del teatro di prosa, dal sec. XVII fino al termine del sec. XiX, sporadicamente e di solito, anch'essa, per mezzo di compagnie estere, con la partecipazione di qualche artista locale. Talora la musica teatrale si ridusse a intermezzi e commenti musicali intercalati nelle recite di prosa. Una serie pregevole di rappresentazioni liriche fu data dal 1874 al 1877 sotto la direzione di Johan Hennum (1836-1894) direttore di orchestra, e dal 1918 al 1921. Nel 1883 L. M. Lindeman e suo figlio Peter aprirono una scuola per organisti, nel 1892 trasformata in conservatorio attualmente diretto da Trygve Lindeman. Una rivista musicale Nordisk Musiktidende fu a lungo diretta da C. Warmuth.
Storia. - Secondo lo storico islandese Snorri Sturluson (circa 1230), la città fu fondata verso l'anno 1050 dal re Harald III il Severo. Pare però che già sino dall'epoca pagana, cioè almeno sino dal sec. X, ci fosse una fiera regolare nello stesso luogo, il cui nome (forma più antica Anslo) è interpretato come "il bosco (lucus) degli dei". La data della fiera era il principio di febbraio, quando la neve rendeva più praticabili le strade per il trasporto dei prodotti agrarî; e questa data è stata mantenuta sino alla fine del sec. XIX. Si può presumere che ben presto vi si sia stabilita, in modo permanente, una certa popolazione urbana, perché tutto quello che veniva portato per via di mare doveva arrivare, invece, durante la buona stagione. E come all'epoca pagana la gente dei dintorni veniva nel luogo per adorare gli dei, così una sessantina d'anni dopo l'introduzione del cristianesimo v'era di nuovo un centro religioso a Oslo, perché vi erano state trasportate, forse prima del 1066, le reliquie di un santo nazionale S. Hallvard, cugino leggendario del re S. Olav e del suo fratello uterino Harald il Severo. La fonte più antica che ricordi Oslo è un poema panegirico sul re Magnus III Barfod, il quale in una certa occasione (nel 1095) vi riunì la sua flotta navale. Circa questi tempi o un po' più tardi, quando i vescovi norvegesi ottennero residenze fisse, Oslo divenne la residenza del vescovo della Norvegia orientale. Intorno a quell'anno Oslo è menzionata dall'autore inglese Orderico Vitale come una delle sei città della Norvegia.
Sull'inizio la fisionomia della città fu data certamente da clero e l'immagine di S. Hallvard è diventata e rimasta il sigillo del magistrato cittadino. Ma sino dal sec. XIII, il commercio e i mestieri vi assunsero una importanza crescente, specialmente il commercio e la lavorazione di pelli e cuoi. Sempre di più questo commercio passò nelle mani dei mercanti tedeschi di Rostock che ottennero la prima carta per il loro commercio sino dall'anno 1286. A quell'epoca il signore della città era il duca Håkon, che divenne poi il re di Norvegia Håkon V (1299-1319). Egli costruì al di fuori della città, ad ovest, la fortezza di Akershus, diventata la fortezza principale del regno, e vi pose gli archivî reali. Håkon decise che il priore della chiesa di Nostra Signora di Oslo dovesse essere il cancelliere del regno e sino da quel tempo Oslo divenne capitale politica della Norvegia. La sua importanza politica diminuì però di molto dopo che - sino dalla fine del sec. XIV - la Norvegia fu unita alla Danimarca, dove il re di Norvegia risiedeva e dove a poco a poco accumulava gli archivî reali norvegesi. Tuttavia un gran vassallo risiedeva sempre ad Akershus, come castellano del re. I mercanti di Rostock conservarono per molto tempo il dominio economico della città, in cui s'erano stabiliti in gran numero. Durante il sec. XV la città divenne pure un centro importante per l'esportazione del legname, specialmente destinato ai Paesi Bassi. Finalmente nel 1508 il re Cristiano II concesse ai mercanti indigeni alcuni privilegi che misero fine alla dominazione di Rostock. È vero che durante i due secoli seguenti l'esportazione del legname fu fatta per lo più dai nativi dei Paesi Bassi; ma la posizione favorevole di Oslo come centro naturale delle strade del paese alto le diede un'importanza nuova per il commercio della Norvegia orientale. Così un piccolo fiume (Akerselve) che sfocia nel fiordo, a O. di Oslo, ricco di cascate e lungo il quale sino dal sec. XVI furono erette segherie, permise il nascere di una nuova industria. La riforma luterana del 1537 fu per la città un danno momentaneo, perché furono aboliti il capitolo vescovile e i monasteri e secolarizzati i beni ecclesiastici. Ma il castellano di Akershus s'incaricava almeno di una parte degli affari economici del clero e dal 1572 in poi egli fu il governatore reale della Norvegia, di modo che Oslo ridivenne la capitale del paese. Soltanto verso la fine del sec. XVI il clero luterano pervenne a un livello intellettuale che fece di Oslo un centro dell'umanesimo norvegese di quei tempi. Durante la guerra svedese, nel 1567, il castellano di Akershus fece bruciare la città, perché essa non desse ricovero al nemico invasore: e poi si progettò di ricostruirla molto vicino alla fortezza, all'ovest dell'Akerselve. Le proteste dei cittadini fecero abbandonare il progetto; ma esso fu realizzato dopo il grande incendio dell'anno 1624. In quest'occasione il re Cristiano IV venne in persona nella città e diresse la sistemazione delle nuove strade. Egli diede alla città il nome di Cristiania, ch'essa conservò durante tre secoli. Nel sec. XVII, quando la borghesia norvegese divenne uno degli "stati" del regno, i cittadini di Cristiania diressero la politica dello stato e concorsero effettivamente alla formulazione dell'editto dei privilegi generali delle città norvegesi, del 1662, uno dei cui scopi principali era di dare alle città il monopolio di esportazione del legname. Nello stesso tempo gli Inglesi apparvero come concorrenti degli Olandesi sul mercato del legname norvegese; e poiché essi preferivano al legname grezzo il legname lavorato, le segherie ingrandirono e prosperarono. Fino da quell'epoca la vita economica di Cristiania assumeva il carattere del grande capitalismo industriale e commerciale, e con l'aiuto dei nuovi capitali nasceva una marina mercantile nazionale. La nuova ricca borghesia poteva anche creare un'amministrazione autonoma della città, organizzata con decreto del 1735. Tutto ciò fu la base di un movimento d'autonomia nazionale guidato dai "ragionatori di Cristiania". Quando i regni uniti di Danimarca e di Norvegia furono trascinati nelle guerre di Napoleone, nel 1807, Cristiania fu la residenza del governo provvisorio norvegese; nel 1811, la città divenne capitale intellettuale del paese con la fondazione di un'università nazionale e dopo la separazione finale dalla Danimarca, nel 1814, Cristiania divenne ufficialmente la capitale del regno, la residenza del governo e la sede del parlamento. A quell'epoca con una popolazione di 10.000 ab. Cristiania era ancora arretrata in confronto di Bergen, la grande città dell'esportazione del pesce, e non era molto superiore a Trondheim. Ma nel 1835, con 23.000 abitanti, Cristiania era già uguale a Bergen; e sino dal 1850 s'iniziò il grande progresso della città.
Una rete crescente di ferrovie, costruita sino dal 1851, la univa a tutte le parti della Norvegia. Diverse industrie andarono sviluppandosi nella città: industria tessile, del ferro, ecc. Fino alla grande crisi del 1857, i legami finanziarî tenevano Cristiania alla dipendenza finanziaria delle banche di Amburgo; poi si sviluppò un sistema di banche indipendenti e Cristiania divenne la città più ricca della Norvegia, e sotto molti riguardi il centro della vita economica del paese. La sua estensione si è ancora accresciuta a due riprese, essendovi stata incorporata la vecchia Oslo dal 1859. Questo fatto e lo sviluppo del sentimento nazionale hanno fatto riassumere il nome primitivo della città fino dal 1925. Per la maggior parte di questo periodo l'amministrazione della città fu in mano della borghesia. Ma i progressi dell'industria hanno provocato lo sviluppo di una numerosa classe operaia che cominciò a organizzarsi dal 1875 e che dal 1895 è divenuta una forza politica che talora ebbe la maggioranza nel consiglio municipale. Tutta questa trasformazione sociale ha determinata una nuova politica municipale che mira a migliorare le condizioni di vita delle classi popolari, soprattutto nei riguardi degli alloggi privati e delle scuole.
V. tavv. CVII-CX.
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