OSPIZIO (xenodochīum, hospitium; fr. maladrerie)
Nel periodo cristiano dell'impero sorsero case destinate al soccorso degli orfani, dei poveri o dei pellegrini. Tali sono gli orfanotrofî, gli ptocotrofî, i senodochi, dei quali parla il Codice giustinianeo; istituti pii verso i quali si esercitava la liberalità dei privati, così che l'imperatore esonerò dalla formalità dell'obbligatoria registrazione negli archivî municipali le donazioni fatte a tali ospizî, ove non superassero i cinquecento soldi (aurei). Nel Medioevo, dopo il periodo delle invasioni, aumentata l'influenza della Chiesa nei regni germanici, questi varî tipi d'ospizî crebbero e furono favoriti da principi e da privati. In Italia continuarono i senodochi fondati nei tempi imperiali anche dopo la caduta dell'Impero d'Occidente; Belisario ne fondò uno a Roma in Via Lata e uno a Orte. Nelle lettere di Gregorio Magno sono frequenti le menzioni di senodochi esistenti in Sicilia e in Sardegria. In Francia i Merovingi fondarono varî senodochi; altri furono costituiti da vescovi. Dai documenti di fondazione risulta che essi non servivano soltanto per pellegrini, ma anche per poveri e per malati. Nell'Italia longobarda abbiamo le fondazioni di senodochi a Lucca fra il 720 e il 757; anche il duca Lupo di Verona ne fondò uno in questa città e il duca Rodoaldo a Cividale, capitale del ducato friulano. A Milano il primo ospizio per fanciulli abbandonati fu istituito nell'anno 787, dall'arciprete Dateo. A Roma, Leone III aveva circa nella stessa epoca fondato pure un ospizio destinato ai pellegrini che provenivano in gran numero particolarmente dalla Francia; tale ospizio stava sul colle vaticano. Altri ospizî furono fondati nel sec. IX per poveri e per malati; così a Le Mans il vescovo Aldrico nell'838 fondò un senodochio e, presso la cattedrale, un ospizio per poveri, storpî, ciechi e altre persone colpite da infermità.
I Carolingi protessero i senodochi e gli altri ospizî; il capitolare italico del re Pipino prescrisse che i vescovi fossero obbligati a rinnovarli, se antichi, e a fondarne di nuovi. Nelle ultime fonti carolingie si nota l'abbandono graduale del termine xenodochium per il più comune hospitium o hospitale.
Un particolare sviluppo diedero agli ospizî per pellegrini gli ordini religiosi destinati alle imprese di Terrasanta, quali i Templari e i cavalieri di S. Giovanni. Tali ordini eressero case per il ricovero di coloro che si dirigevano dalle regioni settentrionali, attraverso le Alpi, ai porti del Mediterraneo per imbarcarsi per i luoghi santi, o che s'avviavano per le vie romee verso la tomba degli apostoli. Tali ospizî sorgevano lungo le vie più frequentate: così il testamento di Aimone, arcidiacono d'Aosta, del 1272 ricorda due ospizî lungo Ia via del Gran San Bernardo e un altro al Piccolo San Bernardo.
Il diffondersi della lebbra diede origine alla fondazione d'altri ospizi, giacché i lebbrosi dovevano stare esclusi dalla comunità umana per il terrore superstizioso che la loro infermità destava, più ancora che per norme igieniche. Per sostenere tali ospizî e curare i lebbrosi fu fondato l'ordine di S. Lazzaro. Nell'età dei comuni la maggior parte di questi antichi ospizî si trasformò in veri e proprî ospedali.
Altro significato di "ospizio" nel Medioevo più tardo è quello di consorzio fra i nobili. L'uso di tale denominazione è diffuso, nei secoli XIV-XV, soprattutto nel Piemonte e nella Liguria; altrove si dicono domus o casate. Si tratta di famiglie nobili della stessa schiatta che spesso portano lo stesso nome, hanno in comune una casa-torre per potervisi rifugiare in caso di torbidi e non di rado anche proprietà indivise. Taluno di questi consorzi ha uno statuto di famiglia che determina doveri e diritti. Particolare importanza ebbero i ventotto alberghi o ospizî di Genova, cioè le casate aristocratiche nelle quali, dopo la riforma d'Andrea Doria del 1528, si concentrò il governo della repubblica. Secondo la riforma, per costituire un albergo ci volevano sei famiglie o "case aperte" (v. albergo dei nobili).
Risale al 1625 la fondazione in Roma d'un vero e proprio ospizio, quello della SS. Trinità dei convalescenti e pellegrini nel cuore del vecchio rione Regola e in prossimità della chiesa omonima. Parte di questo stabile negli ultimi anni è tornata alla sua antica destinazione, essendo stata in quei locali allogata la Casa dell'ospitalità fascista. Inoltre le varie nazioni avevano in Roma, annessi alle chiese, gli ospizî: così i Fiorentini a Via Giulia, gli Spagnoli a Via Monserrato, gli Abissini al Vaticano, i Tedeschi a Via dell'Anima.
In Oriente, e nelle città sante in particolare, dove in determinate circostanze, si verificava l'afflllusso di pellegrini, questi trovavano alloggio in appositi edifici detti caravanserragli (v.).
Nei tempi moderni, con il sorgere degli alberghi rispondenti a tutte le categorie d'individui, l'ospitalità non ha più l'importanza d'una volta e gli ospizî hanno perduto in parte il carattere originario essendo essi per lo più destinati ai vecchi, ai convalescenti, ai fanciulli abbandonati, ecc. A Roma quello notissimo di San Michele, fondato nel sec. XVI e in seguito ampliato dai pontefici, era destinato all'educazione artistica professionale dei giovani bisognosi.
Dal punto di vista tecnico e planimetrico gli ospizî risentono insieme dell'ospedale (v.) e del collegio (v.).
Vedi anche asilo; beneficenza e assistenza.
Bibl.: L. Cibrario, Dell'economia politica del Medioevo, 5ª ed., Torino 1861; A. Pertile, Storia del diritto italiano, 2ª ed., III, Torino 1894; V. Fainelli, L'assistenza nell'alto Meidoevo; i xenodochi d'origine romana, in Atti Ist. veneto, XCII, Venezia 1933, p. 915 seg.