Ossessione
(Italia 1942, 1943, bianco e nero, 135m); regia: Luchino Visconti; produzione: Libero Solaroli per ICI; soggetto: ispirato al romanzo The Postman Always Rings Twice di James M. Cain; sceneggiatura: Luchino Visconti, Mario Alicata, Giuseppe De Santis, Antonio Pietrangeli, Gianni Puccini; fotografia: Domenico Scala, Aldo Tonti; montaggio: Mario Serandrei; scenografia: Gino Franzi; costumi: Maria De Matteis; musica: Giuseppe Rosati.
Nella bassa Padana, dove si sente lo sciabordare pigro del Po che scorre verso la foce, arriva a una locanda nascosta sotto l'argine Gino, uno sbandato giramondo. Il padrone, Giuseppe Bragana, lo accoglie con simpatia, gli offre un letto per la notte, un lavoro, un pasto caldo. L'ostessa Giovanna lo guarda invece con sospetto: non le piacciono gli sfaccendati e avverte oscuramente l'attrazione e il pericolo che accompagnano lo straniero. Senza badarle, il marito assume il nuovo lavorante e non sospetta nemmeno che Gino lo sostituirà anche nel letto della moglie. In breve i due amanti avvertono però il peso di un tradimento che rompe l'equilibrio morale di entrambi: lei sognerebbe un altro futuro, un figlio, un vero amore; lui, forse, un'esistenza diversa da quella senza tetto né legge che ha avuto in sorte. Il senso di colpa e il richiamo della strada sono però più forti della passione. Al passaggio di un vecchio compagno d'avventure, conosciuto come 'lo Spagnolo', il vagabondo raccoglie le sue poche cose e sparisce. Quando riappare alla locanda il destino è pronto a compiersi. Una volta ancora e senza fare troppe domande, Giuseppe se lo riprende in casa, ma la relazione di Giovanna con il vagabondo ricomincia, più passionale di prima, più disperata di prima. La donna progetta adesso di sopprimere il marito e spinge Gino a eseguire il crimine. Di ritorno dalla città, con un bicchiere di troppo in corpo, tra i due si accende una collutazione mortale. Gli amanti maledetti (quasi un'evocazione di Lady Macbeth e del marito) occultano il cadavere, preparano una versione ufficiale per la polizia, si sostengono a vicenda fino a sviare i sospetti. Giovanna intanto annuncia al suo amante che è incinta e lui progetta di partire con i soldi di Bragana. Ancora una volta sarà però il destino ad avere l'ultima parola: mentre Gino affronta una curva con il vecchio furgoncino del padrone, perde il controllo e finisce fuori strada. Nell'incidente Giovanna perde la vita e al disperato omicida non resta che confessare la verità ai soccorritori.
Il romanzo di James M. Cain ha avuto ben quattro adattamenti per lo schermo e quello di Luchino Visconti è l'unico non dichiarato perché, agli ultimi giorni del fascismo, non era concepibile utilizzare un romanzo americano, per di più ispirato a una visione negativa della vita e della società. Rispetto ai film di Pierre Chenal (Le dernier tournant, 1939) e a quello di Tay Garnett (The Postman Always Rings Twice ‒ Il postino suona sempre due volte, 1946), Ossessione non modifica sostanzialmente la trama, anche se bisogna aspettare la versione di Bob Rafelson del 1981 (che reca ancora lo stesso titolo del romanzo) per avere un rispetto profondo del testo originale. Ma fin dalle prime scene appare chiaro che l'uso della fonte da parte di Visconti è del tutto strumentale: non è lo spirito fatalista del noir a interessare il regista debuttante, bensì il contesto sociale che egli adatta a una riconoscibilissima Italia stretta tra ignoranza, miseria, convenzione e moralismo. Non a caso il titolo di lavorazione era La palude. L'opposizione tra il mondo libero di Gino e dello 'Spagnolo' e la fosca immobilità della locanda dei Bragana costituisce il motore di un racconto carico d'un valore simbolico e ideologico che va ben al di là della sua costruzione narrativa. Nel giovane Visconti sono ancora evidenti i debiti verso il realismo francese di Jean Renoir (era stato aiuto regista sul set di Une partie de campagne), la curiosità per quella particolare forma di realismo sociale che la letteratura americana apriva al mondo, la solidità di uno stile che predilige la costruzione dei caratteri e degli sfondi secondo la lezione del grande romanzo ottocentesco. Ma è indubbio che Ossessione rimarrà ben più che un isolato antesignano del neorealismo italiano: è piuttosto la dichiarazione d'intenti di un artista che non rimarrà mai imprigionato dalle tendenze, saprà assimilarle e anticiparle, fino a costruire un mondo proprio nel quale ancora troppo poco si è indagato sulle parentele tra la fase realista e quella storicista che segnerà la sua maturità fin dagli anni Sessanta. L'influenza di due 'compagni d'avventura' come Giuseppe De Santis e Antonio Pietrangeli (presenti in sceneggiatura e poi sul set, il primo come regista della seconda unità) si avverte soprattutto per gli elementi di melodramma con cui viene gestita la discesa all'inferno di Gino e Giovanna. I quali trovano un'incarnazione totalmente antidivistica in due star del cinema 'ufficiale' dell'epoca come Massimo Girotti e Clara Calamai, chiamata sul set all'ultimo momento per rimpiazzare Anna Magnani alle prese con una gravidanza difficile.
Interpreti e personaggi: Clara Calamai (Giovanna Bragana), Massimo Girotti (Gino Costa), Juan de Landa (Giuseppe Bragana), Dhia Cristiani (Anita), Elio Marcuzzo (Giuseppe Tavolato, 'lo Spagnolo'), Vittorio Duse (poliziotto), Michele Riccardini (don Remigio), Michele Sakara (bambino).
M. Mida, A proposito di 'Ossessione', in "Cinema", n. 169, 10 luglio 1943.
U. Barbaro, Realismo e moralità, in "Film", n. 31, 31 luglio 1943.
E. Cecchi, Ossessione, in "Radiovoci", n. 16, 21 aprile 1945, poi in F. Bolzoni, Emilio Cecchi fra Buster Keaton e Visconti, Roma 1995.
J.-G. Auriol, Trois versions d'un roman de James Cain, in "La revue du cinéma", n. 10, février 1948.
G. Puccini, Il venticinque luglio del cinema italiano, in "Cinema nuovo", n. 24, 1 dicembre 1953.
F. Hoveyda, Dix-sept ans après, in "Cahiers du cinéma", n. 101, novembre 1959.
F. Debreczeni, 'Ossessione': une synthèse du réel et du beau, in "Études cinématographiques", n. 26-27, automne 1963.
Ch. Petit, Ossessione, in "Monthly film bulletin", n. 632, September 1986.
R. Schneider, 'Ossessione', acte de naissance du néoréalisme italien, in "CinémAction", n. 70, janvier 1994.
E. Castaldini, 'Ossessione' allo specchio, Roma 1995.
S. Bernardi, Prigionieri del passato. I fondi e i volti di 'Ossessione', in "Bianco e nero", n. 2, marzo-aprile 1999.
Sceneggiatura: Ossessione, a cura di E. Ungari, Bologna 1977.