OSSIDASI
. Si dà tale denominazione a una categoria di enzimi o fermenti, i quali esercitano un'azione ossidante. Le ossidasi sono assai diffuse nelle piante e ad esse si debbono molti degli imbrunimenti che si verificano così di frequente, quando tessuti vegetali tagliuzzati siano esposti all'aria.
L'azione delle ossidasi si può verificare facilmente se un estratto acquoso di tessuti vegetali viene addizionato con qualche goccia di tintura fresca di resina di guaiaco; si osserva allora di frequente una colorazione azzurra, derivante dall'ossidazione della resina di guaiaco; reazioni analoghe possono essere date da alcune ossidasi sopra lo ioduro di potassio, così che si mette in libertà iodio, o sulla benzidina che diventa azzurra o sul pirogallo che dà un corpo rosso cristallino, la purpurogallina. Tali reazioni sono spesso assai sensibili e possono valere a svelare la presenza di ossidasi non solo in estratti vegetali, ma anche nei tessuti stessi nei quali tali fermenti si formano e si localizzano. Però tali reazioni non sono costanti in tutti i tessuti vegetali; se invece, disposta la reazione nei modi indicati, s'aggiunge anche acqua ossigenata, che è un attivissimo perossido, s'osserva che la reazione è di gran lunga più frequente. Si possono quindi distinguere due sorta di ossidasi: le une, che reagiscono ossidando già in presenza dell'ossigeno dell'aria, sono dette ossigenasi; altre invece, assai più frequenti, che esercitano la loro azione in presenza di perossidi (come l'acqua ossigenata, il perossido di titanio, l'essenza di trementina vecchia), sono dette perossidasi. Tra le più note ossigenasi sono da ricordare la laccasi del lattice del Rhus vernicifera, che dà l'annerimento al quale si deve il bel colore delle lacche giapponesi; la boletasi che ossida un fenolo, il boletolo, colorandolo in azzurro, ciò che è caratteristico del fungo velenoso Boletus satanas; la tirosinasi, assai più diffusa, che ossida la tirosina in bruno. L'importanza delle ossidasi è grandissima nei processi respiratorî delle piante.
Secondo A. Bach e R. Chodat (teoria dell'attivazione dell'ossigeno), le ossidazioni avverrebbero per liberazione di atomi (attivi) di ossigeno da perossidi, che si ridurrebbero quindi completamente o ad ossidi più semplici. L'atomo o gli atomi d'ossigeno potrebbero così ossidare altri composti di per sé non facilmente ossidabili. Affinché si abbia ossidazione, è dunque necessario che vi sia un corpo autossidabile a perossido (detto ossigenasi) e un enzima (perossidasi o ossidasi indiretta) che catalizzi la scissione del perossido e metta in libertà ossigeno atomico; in tal modo l'ossidasi risulterebbe di un sistema perossido + perossidasi (ossidasi completa o diretta). In molti tessuti pare che i perossidi siano assai labili e facilmente distruggibili; ma restano le perossidasi, per cui basta aggiungere artificialmente un perossido (ad es., H2O2) perché si compia l'ossidazione; questa può essere rivelata dalla comparsa o dal cambiamento di colore di una sostanza che ha subito l'ossidazione. G. Bertrand ritiene che le ossidasi siano costituite da composti di manganese in grado di attivare l'ossigeno: l'ossido manganoso, per es., si autossida facilmente a biossido di manganese, che può cedere ossigeno atomico ad altra sostanza, riducendosi a ossido di manganese. O. Warburg assegna la massima importanza al ferro, che si può alternativamente trasformare da metallo bivalente (riducente e fissante ossigeno molecolare) a polivalente (ossidante e ricedente ossigeno atomico); per sostenere la sua ipotesi (integrata anche da concetti fisico-chimici di adsorbimento delle sostanze ossidabili e dell'ossigeno sulle superficie cellulari), l'autore ha ideato modelli artificiali della respirazione delle cellule.