ZADKINE, Ossip
Scultore di origine russa, nato a Smolensk il 14 luglio 1890. Dopo un soggiorno in Inghilterra, si recò nel 1909 a Parigi; aperto alle esperienze d'avanguardia, Z. aderì con J. Lipchitz al cubismo. La carica dinamica del suo temperamento impulsivo tendeva però ad evadere dalla rigorosa sottomissione geometrica. Intorno al 1920 infatti la sua espressione si svolge più liricamente, Z. sente la forma non più come semplice armonia di ritmi, bensì come mezzo d'espressione di un sentimento. Intorno al 1930 è teso a cogliere l'eleganza della figura umana, preoccupato però di evitare ogni compiacimento puramente estetizzante: latente è però in lui uno spirito d'intonazione barocca. Sensibilizza i rapporti di luce e ombra e l'armonia delle linee. Ma l'intensificarsi della sua carica emotiva lo porta a piegare a sé la materia, comunicandole una vibrazione e una tensione continue. Ne deriva intorno al 1940 una maggiore libertà nella contrapposizione delle masse, nella sovrapposizione dei piani, in una visione multipla sempre più dinamica e raffinata allo stesso tempo. Negli anni della guerra (trascorsi negli S. U. A. dove Z. si era rifugiato nel 1939) la sua visione si va interiorizzando: il pensiero si cala come una volontà determinante della visione artistica. L'allusività al reale o il simbolo divengono carichi di una intensità umana di sentire e di partecipare alla vita, come gioia, come protesta, come evasione. Nascono così, nell'immediato dopoguerra, il monumento commemorativo della distruzione di Rotterdam, la Prigioniera, l'Orfeo, il Poeta. Z. vive oggi a Parigi, dove tiene un attivissimo atelier in cui insegna ed è professore alla Académie de la Grande Chaumière. La sua prima personale risale al 1919, a Bruxelles.
Bibl.: A. de Ridder, Z., Parigi 1929; Ossip Zadkine, The National Gallery of Canada, 1956; E. Trier, Moderne Plastik, Francoforte s. M. 1955; Enzinck, Begegnung mit O. Z., in Kunst und Volk, Zurigo 1957; M. Seuphor, La sculpture de ce siècle, Parigi 1959; Dictionnaire de la sculpture moderne, Parigi 1960.