POLENTA, Ostasio da
POLENTA, Ostasio da. – Figlio di Guido Minore e di una discendente dei Fontana, nacque attorno alla metà del XIII secolo ed ebbe sei fratelli – Lamberto, Bannino, Bernardino, Guiduccio, Nasillo e Manuele – e due sorelle, Francesca e Samaritana.
Sposò una donna rimasta sconosciuta, dalla quale ebbe sei figli: Giovanni, Atto, Samaritana, Guido (Guido Novello), Geremia e Rinaldo.
Ostasio, della cui giovinezza nulla è dato sapere, visse in un periodo di alterne fortune per le sorti del suo casato, condizionato da rivalità intrafamiliari, e dalla ripresa del conflitto tradizionale tra Polentani e Traversari, Onesti e conti di Bagnacavallo: lotte di fazione che contribuirono in modo decisivo a piegare il guelfismo filopapale del suo casato verso forme di spinto municipalismo, fortemente ostile alla sovranità pontificia su Ravenna e la Romagna. Tale mutamento avvenne nonostante Ostasio, il padre e il fratello Bernardino si fossero schierati a fianco delle forze pontificie guidate dal rettore Giovanni d’Appia nel duro scontro militare contro Guido da Montefeltro negli anni cruciali 1282-83. Nello stesso 1282 Ostasio venne designato podestà di Bagnacavallo, seguendo forse quell’indirizzo politico che dopo qualche tempo avrebbe condotto i Polentani ad assumere per il loro presule il controllo del castello di Lugo e avrebbe propiziato il matrimonio della sorella Samaritana con Bernardino conte di Cunio: un’espansione del casato verso quella che vari decenni dopo sarebbe divenuta la Romagna estense.
Dalla fedeltà alla sovranità papale i Polentani sarebbero passati alla ribellione ai rettori e legati pontifici dopo il 1285, quando il governo di questi ultimi si irrigidì tentando di introdurre un regime fiscale e militare più gravoso nei confronti dei propri sudditi. Una drammatica rottura tra governanti e Polentani si ebbe nel 1288, quando Ostasio e i familiari, per infrazione alla disciplina del commercio del grano, furono richiamati dal rettore papale e, data la loro contumacia, furono condannati a una pesante multa. Tale processo di dissociazione fra governanti e governati si acuì ulteriormente nel 1290, allorché Ostasio e il fratello Lamberto, in assenza del padre Guido Minore e del fratello Bernardino (rispettivamente podestà di Firenze e di Milano), imprigionarono il rettore pontificio Stefano Colonna che aveva preteso di occupare le fortificazioni di Ravenna per assumere il diretto dominio della città. Come podestà di Ravenna, Ostasio – anche a costo di subire la totale inimicizia del pontefice, dei suoi rappresentanti e del movimento guelfo rimasto fedele a Roma – non volle interrompere il processo già avanzato di insignorimento della città, avviato dal padre dal 1275 e poi consolidato mediante una rinnovata podesteria polentana. La lunga detenzione del rettore e del suo seguito e il sequestro dei loro beni ebbero termine solo tardivamente con la restituzione dei prigionieri e il risarcimento dei danni arrecati. Tutto ciò determinò fra i Polentani una graduale ma temporanea perdita di prestigio e di potere: Ostasio e il padre tennero la podesteria della città saltuariamente fino al 1293, poi nel 1295 il casato dovette subire lo smantellamento delle difese urbane e la demolizione delle proprie dimore a opera del nuovo rettore Pietro Guerra.
Dopo la pace fra Polentani e Traversari, voluta nel 1295 da Pietro Guerra, l’anno seguente Ostasio divenne forse consul et rector della sua città. Ma la sua presenza e la sua opera non si esaurirono all’ambito ravennate: egli infatti, secondo i precedenti familiari, fu in rapporti con Faenza, prima alleato con i Manfredi poi con Maghinardo Pagani da Susinana. In questa città fu podestà nel 1288; fu proprio Maghinardo a chiedere e ottenere, nel 1292, soccorsi militari per il comune faentino a Ostasio e ai Polentani per ostacolare mire egemoniche dei bolognesi, allora alleati alle forze papali. Non senza tattici capovolgimenti di fronte, Ostasio prese parte a una coalizione guelfa antiestense, partecipando con il Comune di Bologna e in alleanza con il rettore papale all’assedio e alla presa del castello di Bazzano sottratto ad Azzo d’Este. Nelle operazioni militari Ostasio contrasse un debito con il Comune bolognese che fu pagato nel 1297, ritenuto tradizionalmente l’ultimo anno della sua vita.
Non frequenti e circoscritti furono i rapporti con gli arcivescovi: prima Bonifacio Fieschi, poi Obizzo Sanvitale: con quest’ultimo non fu sempre in buone relazioni, ma nel 1297 poté acquistare da lui una serie di mulini nei sobborghi meridionali di Ravenna.
Fonti e Bibl.: H. Rubei [G. Rossi], Historiarum Ravennatum libri decem, Venetiis 1589, ad ind.; C. Ghirardacci, Historia di Bologna, I, Bologna 1596, p. 61; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per la maggior parte inediti, III, Venezia 1802, pp. 160-165; Petri Cantinelli, Chronicon, a cura di F. Torraca, in RIS, XXVIII, 2, Città di Castello 1902, ad ind.; Annales Caesenates, a cura di E. Angiolini, Roma 2003, pp. 41 s., 57.
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