ostello
Francesismo che è comune al Fiore e alla Commedia, rappresentando un legame tra le due opere. La frequenza con cui esso ricorre nel poema (cinque volte) appare infatti insolitamente alta rispetto ai testi contemporanei e avrà le sue radici nell'esperienza oitanica della giovinezza. L'uso si farà però più articolato e ricco di significati poetici.
Nel Fiore il valore più comune è quello di " casa ": molto ridottava uomini strani, / sì facev'ella que' di su' ostello (XXVIII 4); Ancor gli dica un'altra de l'ostello (CLXXVI 1); quand'ella sarà a l'ostel venuta (CLXXXVIII 9; Roman de la Rose 14323 " E, quant iert a l'ostel venue "); La Vecchia se ne venne al mi' ostello (CXCVIII 2; Rose 14691 " N' onques ne cessa des l'issue / Jusqu' a mon ostel de troter "). Tale significato predomina anche nella Commedia: Così in Pd XXI 129 Venne Cefàs e venne il gran vasello / de lo Spirito Santo, magri e scalzi, / prendendo il cibo da qualunque ostello, dove equivale a " domum " del passo evangelico: " In quamcumque domum intraveritis... In eadem... manete edentes et bibentes quae apud illos sunt ", Luc. 10, 7). Anche in Pd VIII 129 il senso sarà di " casa ", " casata ": La circular natura, ch' è suggello / a la cera mortal, fa ben sua arte, / ma non distingue l'un da l'altro ostello, cioè " non tengono conto dell'ambiente a cui ogni uomo appartiene per nascita " (Sapegno); benché alcuni commentatori, tra cui Benvenuto (" idest, unum hospitium ab alio, scilicet corpora receptibilia formarum, sicut corpora quae sunt receptibilia animarum "), intendano o. come metafora per il corpo che si fa ricettacolo del celeste influsso. Invece in Pd XV 132 (dove a così dolce ostello è il terzo membro di una interpretatio che ha per oggetto la Firenze antica), la parola trasfonde alla vita della città idealizzata un senso di domestica dolcezza. In senso traslato è usata infine nella celebre invettiva all'Italia (Pg VI 76): Ahi serva Italia, di dolore ostello, cioè " casa, sede di dolore ".
Ostello si legge anche in taluni codici al v. 6 del sonetto O voi che per la via della Vita Nuova (VII 3), dove il Barbi ha accolto la lezione d'ogni tormento ostale e chiave.
In Pd XVII 70 Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello / sarà la cortesia del gran Lombardo / che 'n su la scala porta il santo uccello, ha invece il senso di " albergo ", come già in Fiore CXXXI 11, nella risposta di Malabocca ai due pellegrini che ne chiedono l'ospitalità; sì rispuose / ch'ostel darebbe lor (" L'ostel, dist il, tel con veez, / Prenez, ja ne vous iert veez ", Rose 12173-74; cfr. anche ostellaggio, al v. 8 dello stesso sonetto).
Notevole appare la relazione delle parole di Cacciaguida con un passo del Roman de la Rose, già utilizzato nel Detto (vv. 312-317), in cui Amico descrive l'allegorico o. di Folle Larghezza (v. 10103 " En l'ostel de Fole Largece "), cioè della smodata liberalità, del quale potrebbe serbarsi traccia in quello rappresentato dalla cortesia del gran Lombardo.
La concordanza tra la Commedia e il Fiore trova conferma nella rima. Così la rima con bello appare due volte nella Commedia (Pd XV 132 e XVII 70) e tre nel Fiore (XXVIII 4, CLXXVI 1, CXCVIII 2), mentre quella con bordello di Pg VI 76, benché non figuri nel Fiore, è tuttavia notevole per l'accostamento con altro francesismo, usato esso pure, in rima, nel Fiore (CCXXII 7).