OSTENDA (fiamm. Oostende; A.T., 44)
Città del Belgio nella Fiandra Occidentale, posta a circa 110 km. a ONO. di Bruxelles; si è sviluppata sulla piatta costa del Mare del Nord in un punto dove la duna costiera lasciava aperta una piccola breccia, che, allargata dall'azione del mare, costituiva un piccolo porto attorno al quale crebbe un aggruppamento urbano, l'unico considerevole sorto su quella spiaggia così uniforme. Il porto è divenuto il secondo per importanza fra i porti del Belgio: al movimento di transito, assai più cospicuo per le merci sbarcate che per le imbarcate, vivacissimo anche per il numero dei viaggiatori trasportati con piroscafi rapidi (Ostenda-Londra e Ostenda-Dover), si aggiunge quello d'un centinaio di navi da pesca che riforniscono di pesce fresco molte fra le città dell'interno. A salvaguardia del porto furono anticamente costruite fortificazioni che però furono abbattute nel 1865. Al porto mettono capo canali navigabili per Bruges, Gand, Nieuport. Cospicua anche la rete ferroviaria, con numerose ferrovie vicinali adducenti alle località balneari vicine.
La città si distende lungo una strada larga 30 m., alla quale si attaccano le due gettate lunghe 650 m. che difendono il porto e fanno da passeggiata a mare. Numerosi i grandi alberghi, i villini, i palazzi, i teatri animati nell'estate da una folla di bagnanti, che attirati dalla facile spiaggia arenosa, raggiungono talvolta i 50.000: onde la città conta fra le più celebrate località balnearie d'Europa sensibilmente decaduta però in questi ultimi tempi. Celebre anche la coltura delle ostriche.
Ostenda contava nel 1930 ab. 46.952, popolazione schiettamente fiamminga. Appartiene alla provincia della Fiandra Occidentale ed è capoluogo di arrondissement.
Nel palazzo comunale (1711, restaurato) è anche il museo comunale, con quadri moderni della scuola belga, tra cui notevoli quelli di A. Verwée e di J. Ensor. La chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, rifatta in stile gotico nel 1901-1905, ha avanzi di un antico campanile pentagonale e il monumento alla prima regina dei Belgi, del Fraikin (sec. XIX). II Kursaal (1875-1878) è una vasta rotonda per spettacoli, concerti e giuochi; lo Châlet Royal fu fatto costruire da Leopoldo II. Si notano le statue di Leopoldo I, di J. de Lalaing (sec. XIX), e di Leopoldo II, di T. Vincotte (1930). Punti pittoreschi della città sono i ponti de Smet de Naeyer, con statue in bronzo, il palazzo delle Terme, il porto, i parchi Leopoldo e Maria Enrichetta (con piccolo museo), il ponte dei Leoni.
Storia. - Semplice villaggio formante l'estremità orientale (in olandese "Oostende") dello "Streep", confine marittimo della Fiandra in forma di promontorio, Ostenda fu eretta in parrocchia sotto il regno del conte Roberto il Frisone (1071-1098). Nel 1267 la contessa Margherita, detta di Costantinopoli, ne fece una città che traeva qualche floridezza dalla pesca, ma che fu gravemente danneggiata dalla furia del mare. A essa Filippo l'Ardito concesse un'estensione considerevole verso S., dove nel 1401 si cominciò a costruire una città nuova. Nella seconda metà del sec. XIV l'invenzione della pressatura in barile delle aringhe fatta direttamente in mare, diede alla pesca e al relativo commercio un tale sviluppo, che si rese necessario un miglioramento delle comunicazioni per via d'acqua con Bruges e bisognò creare a S. della città un porto interno (1446). Nel sec. XVI, durante la rivoluzione dei Paesi Bassi, Ostenda fu una delle città del sud che aderirono all'Unione d'Utrecht (v. belgio; paesi bassi) del 1579. Per assicurarne la difesa, furono tagliate nel 1584 le dune a N. della città e il bacino che in tal modo si formò, diede origine al porto interno settentrionale. Dal 1601 al 1604 la città fu assediata dall'arciduca Alberto assistito dal generale spagnolo Ambrogio Spinola. Dopo la capitolazione, Ostenda, ormai riunita ai Paesi Bassi cattolici, dovette essere ricostruita: ciò che sussisteva dell'antica città anteriore al 1401, fu abbandonato e il porto meridionale venne colmato. La topografia della città subì nuove trasformazioni nel sec. XVII per l'apertura di nuovi canali verso Bruges e Nieuport, e nel secolo XVIII per la creazione di nuovi bacini. Nel Settecento, Ostenda ebbe due periodi nei quali assunse l'importanza d'un porto di prim'ordine: agl'inizî del secolo, cioè quando divenne porto d'origine della Compagnia delle Indie, detta d'Ostenda (v. appresso); poi tra il 1780 e il 1783 durante la guerra marittima, quando la bandiera austriaca fu la sola a garantire la sicurezza della navigazione.
Bibl.: V. Fris, Ostende, in Atlas des villes belges au XVIe siècle, Bruxelles 1925; E. Vlietinck, Cartulaire d'Ostende, précédé d'une introduction historique, Anversa 1910; Het oude Oostende, Ostenda 1897.
La compagnia di Ostenda.
Fin dal 1714 alcuni privati, sostenuti per lo più da capitalisti di Anversa, avevano armato a Ostenda navi per il commercio con le Indie.
Protette dall'imperatore che desiderava favorire un miglioramento economico dei Paesi Bassi austriaci, queste spedizioni avevano dato risultati eccellenti. Perciò nel 1722 una concessione di Carlo VI creò la Compagnia imperiale e reale delle Indie sul modello delle compagnie privilegiate inglesi e olandesi. Essa fu comunemente detta Compagnia d'Ostenda, dal porto d'origine. Le operazioni si rivelarono estremamente fruttuose e gli uffici della compagnia, segnatamente a Banquibazar, nel Bengala, e a Canton, in Cina, diedero le più belle promesse per l'avvenire. L'ostilità dell'Inghilterra e della repubblica delle Provincie Unite, che temevano una concorrenza dannosa per i loro commerci, indusse l'imperatore, desideroso di ottenere il loro consenso alla Prammatica Sanzione, a sopprimere l'attività della compagnia. La prosperità dei Paesi Bassi fu così sacrificata al riconoscimento dei diritti di Maria Teresa, figlia di Carlo VI, alla successione paterna.
Nel 1727 la concessione della compagnia fu sospesa; essa tentò di girare la difficoltà facendo battere alle proprie navi bandiera polacca o prussiana e scegliendo come porto d'origine Amburgo. Ma tutto fu vano: la compagnia non ebbe più che la modesta funzione di società finanziaria, fino a quando scomparve nel 1785.
Bibl.: M. Huisman, La Belgique commerciale sous l'empereur Charles VI, Bruxelles 1902; H. Pirenne, Histoire de Belgique, V (v. bibl. alla voce belgio); F. Prims, De reis van den Sint Carolus, Anversa 1926; De oorlog van mijnheer Cobbé, ivi 1927; De stichting van Banquibazar, ivi 1930.