OSTEOARTROPATIA ipertrofizzante (dal gr. ὀστέον "osso"; ἄρϑρον "articolazione"; παϑος "affezione")
È una distrofia ossea caratterizzata da un'iperostosi simmetrica delle mani e dei piedi, più propriamente delle falangi e delle epifisi distali delle ossa dell'avambraccio e della gamba. P. Marie, che la descrisse per primo nel 1890, la denominò "pneumica", credendola sempre conseguenza di affezioni dell'albero respiratorio (come: dilatazioni bronchiali, pleuriti purulente a lungo decorso, tubercolosi polmonare, bronchite cronica, ecc.).
Oggi si ritiene che possano determinarla anche altre cause: la sifilide, la cirrosi biliare, forse alterazioni dell'ipofisi, ecc.
È malattia dell'adulto e piuttosto rara. S'inizia con dolori alle articolazioni delle mani e dei piedi, i quali presentano contemporaneamente un lieve edema pastoso; tra riacutizzazioni e remissioni, le estremità aumentano di volume e si deformano; per l'ipertrofia delle falangette le dita assumono l'aspetto di bacchette di tamburo, le unghie s'incurvano come un vetro d'orologio, diventano striate longitudinalmente e friabili, ai polsi si nota un rilievo a forma di braccialetto e così pure alle caviglie (piede d'elefante). Le dita differiscono da quelle ippocratiche, perché in queste le ossa non sono alterate, mentre in quelle della osteoartropatia ipertrofizzante si ha un vero processo di osteite ipertrofica rarefacente. L'evoluzione è progressiva; la patogenesi è oscura (azione sulle ossa di sostanze tossiche partenti dalle lesioni polmonari?; alterazioni vascolari locali?; disturbi dell'ipofisi o della tiroide?). Per la cura, si terranno presenti le eventuali affezioni del polmone, ma con scarsi risultati; in caso di lue, trattamento specifico. Demons e Binaud hanno tratto giovamento dalle iniezioni di estratto polmonare.