PIACENTINI, Osvaldo
PIACENTINI, Osvaldo. – Nacque il 29 dicembre 1922 a Scandiano (Reggio nell’Emilia). Il padre, Pietro, invalido di guerra, era tra i principali esponenti locali del Partito repubblicano. La madre, Armida Casanovi, insegnante elementare, contribuì a trasmettergli la radicata fede cattolica che ne accompagnò il percorso umano e professionale.
A Reggio nell’Emilia, dove la famiglia si trasferì nel 1933, intraprese i primi studi tecnici. Conseguì il diploma di geometra presso l’Istituto tecnico per geometri di Reggio e successivamente la maturità scientifica al liceo Guglielmo Marconi di Parma. La frequentazione degli oratori reggiani animati da don Dino Torreggiani e l’incontro con Giuseppe Dossetti, avvenuto presumibilmente a Reggio all’inizio degli anni Quaranta, furono esperienze fondamentali per il maturare di un cattolicesimo sociale animato da un forte impegno civile. Chiamato alle armi alla fine del 1943, disertò in due occasioni e si unì nel dicembre 1944 ai partigiani della III brigata Apuane.
Si laureò in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1949, dopo aver frequentato un anno del corso di laurea in matematica e fisica presso l’Università di Bologna (nella sede di Parma) ed essere passato dalla facoltà di ingegneria dello stesso Politecnico. Già nel 1947, insieme a un gruppo di altri studenti reggiani a Milano (Silvano Gasparini, Aldo Ligabue, Antonio Pastorini, Pasquale Pattacini, Athos Porta, Eugenio Salvarani, Franco Valli), aveva fondato uno studio professionale in forma cooperativa (Studio cooperativo di progettazione civile) che nel 1952 assunse il nome di Cooperativa architetti e ingegneri di Reggio Emilia (CAIRE).
L’interesse della cooperativa per le questioni dell’abitazione si doveva in parte all’influenza di Franco Marescotti, docente a Milano. Il gruppo presentò uno studio su Reggio Emilia al convegno di urbanistica dell’VIII Triennale di Milano (1947) e fu coinvolto nella progettazione e costruzione di una serie di quartieri pubblici, in particolare nel quadro del programma INA-Casa: tra questi il quartiere dipendenti Saint-Gobain a Pisa (1952), il quartiere Sant’Agnese a Modena (1953), il quartiere San Donato di Bologna (1957).
Nel secondo dopoguerra il legame con Dossetti portò Piacentini ad avvicinarsi alla Democrazia cristiana, partito per il quale fu eletto consigliere provinciale nel 1950. La partecipazione attiva alla politica scemò dopo la metà degli anni Cinquanta e lasciò spazio a un impegno sul territorio che si svolse soprattutto sul piano professionale e sociale. Nel 1956, in occasione della candidatura di Dossetti alle elezioni come sindaco di Bologna, Piacentini fu tra gli estensori del Libro bianco su Bologna, redatto sotto il coordinamento di Achille Ardigò. Gli si deve specialmente la parte urbanistica, che spiccava per alcuni contenuti innovativi sul tema del decentramento amministrativo, da attuarsi attraverso lo strumento dei quartieri.
Nel 1956 sposò Liliana Bussi, con la quale ebbe dodici figli, nati tra il 1956 e il 1971. Alla fine degli anni Cinquanta progettò il villaggio della Nebbiara a Reggio Emilia, unità di abitazione orizzontale costruita con finanziamenti INA-Casa per una cooperativa che includeva alcuni soci della CAIRE. Qui Piacentini e la famiglia si trasferirono nel 1960. Il quartiere fu anche la cornice del suo impegno cattolico, che si svolse principalmente nell’ambito della vicina parrocchia del Preziosissimo Sangue, eretta nel 1966: impegno che lo portò a essere tra i fondatori della Comunità del diaconato in Italia (1969) e a essere ordinato diacono nel 1978.
La pratica professionale in forma cooperativa può rendere difficile isolare il contributo di Piacentini all’interno dei molti lavori che la CAIRE progettò e realizzò, ma a partire dalla metà degli anni Cinquanta diventò evidente la sua specializzazione in un ramo specifico dell’attività dello studio, ovvero la progettazione urbanistica.
I primi lavori di rilievo in questo senso riguardarono i piani regolatori di piccoli comuni come Sant’Ilario d’Enza (1954) o Correggio (1955). Dopo l’approvazione della legge 18 aprile 1962 n. 167, si dovettero alla CAIRE i piani di edilizia economica e popolare di Reggio Emilia (1962) e Modena (1964). Seguirono i piani regolatori generali per comuni come Modena (1965), Reggio Emilia (1966), Parma (1966), Rimini (1974). Queste esperienze rappresentarono un banco di prova per sperimentare soluzioni che riguardavano in particolare il dimensionamento e la distribuzione dei servizi e il ruolo di guida dello sviluppo urbano affidato agli enti pubblici: un lavoro che ebbe un parallelo nella partecipazione di Piacentini ad alcuni studi promossi negli anni Sessanta dalla Consulta urbanistica regionale dell’Emilia-Romagna.
Con gli anni Sessanta e Settanta, la competenza di Piacentini come pianificatore si estese ai comprensori, ai territori agricoli, alle aree montane, alle infrastrutture e ai trasporti. Significativo il suo contributo ad alcune esperienze di pianificazione su scala regionale: nel 1964 partecipò alla redazione di uno schema di sviluppo per l’Italia padana promosso dal Centro studi e piani economici. Nel 1968 fece parte del gruppo che, sotto la guida di Piero Moroni, mise a punto le proiezioni territoriali per il secondo programma economico nazionale, il Progetto 80. Le esperienze nel campo della pianificazione comprensoriale svolte tra gli anni Sessanta e Settanta in Emilia e in Piemonte sfociarono nel 1975 in un manuale redatto per la Regione Emilia-Romagna, Proposte per una metodologia di base per la formazione dei piani comprensoriali.
Una particolare importanza nella riflessione di Piacentini a partire dagli anni Settanta assunsero le questioni ambientali ed ecologiche, e in particolare il rapporto tra urbanistica e finitezza delle risorse territoriali. Punto culminante di questo interesse fu il Progetto Appennino (1980), redatto per la Regione Emilia-Romagna in preparazione del nuovo piano territoriale regionale.
Il progetto si proponeva di favorire la valorizzazione delle risorse umane e culturali disponibili nelle aree appenniniche, individuando modelli di sviluppo che consentissero il mantenimento degli equilibri ambientali e il rafforzamento delle pratiche di autogoverno locale.
Tra le pubblicazioni cui Piacentini partecipò si ricordano, in particolare: Democrazia cristiana, Libro bianco su Bologna, Bologna 1956; Consulta urbanistica regionale dell’Emilia e Romagna, Schema di regolamento edilizio, norme di attuazione per Prg e Pdf, guida pratica per la redazione dei piani in conformità alla legge 6 agosto 1967, n. 765 e ai decreti ministeriali 1 e 2 aprile 1968, Imola 1968; Democrazia cristiana - Comitato regionale Emilia-Romagna, Sviluppo economico e pianificazione territoriale, Roma 1968 (testi di Beniamino Andreatta, Achille Ardigò, Osvaldo Piacentini e Amedeo Magnani); Regione Emilia-Romagna, Proposte per una metodologia di base per la formazione dei piani comprensoriali, a cura dell’Assessorato agricoltura e foreste e dell’Ufficio di coordinamento della programmazione e pianificazione, Reggio Emilia 1975.
Morì a Reggio nell’Emilia il 4 gennaio 1985.
Fonti e Bibl.: Le carte di Piacentini sono conservate dal 1997 a Reggio nell’Emilia presso l’Archivio Osvaldo Piacentini (vedi http://www. archiviopiacentini.it/larchitetto-osvaldo-piacentini/); La cooperativa architetti e ingegneri, 1947-1962: quindici anni di attività, Reggio Emilia 1962; Cooperativa architetti e ingegneri di Reggio Emilia: trentacinque anni di attività, 1947-1982, Reggio Emilia 1982.
Notiziario dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Reggio Emilia, IV (1987), 1, n. monografico: O. P.: un architetto del territorio, a cura di G. Lupatelli - F. Sacchetti, Roma 1990; Archivio Osvaldo Piacentini. Inventario dei fondi della sezione civile, a cura di S. La Ferrara, Reggio Emilia 1997; Senza stancarsi mai. Scritti di un cittadino diacono, a cura di S. La Ferrara, Reggio Emilia 1999; A. Melloni, Storia locale e postconcilio italiano, note a margine agli scritti di O. P. (1922-1985), in Rivista di storia della Chiesa in Italia, LV (2001), 2, pp. 501-510; F. Valli, La cooperativa e la città, in RS. Ricerche storiche, XXXV (2001), 90, pp. 53-61; M. Maccaferri, Dalla razionalizzazione del territorio ai limiti dello sviluppo: la pianificazione sociale ed ambientale di O. P., in Altronovecento, 2009, n. 14 (http:// www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/ articolo.aspx?id_articolo=14&tipo_articolo=d_saggi&id=210); Ead., I prodromi dell’approccio ecologico alla pianificazione territoriale. Alle origini della cultura ambientale di O. P., in I frutti di Demetra, 2009, n. 19, pp. 19-36.