ŽUPANCIR, Oton
Poeta sloveno, nato il 23 gennaio 1878 a Vinica nella Carniola Bianca. Frequentò la scuola media a Novo Mesto e a Lubiana e l'università a Vienna. Riprese poi, senza finirli, gli studî a Parigi e a Vienna. Nel 1920 fu nominato direttore del teatro drammatico di Lubiana.
Lo Ž incominciò a scrivere e a pubblicare versi, mentre era ancora al liceo. I suoi primi versi hanno carattere doppiamente giovanile, perché scritti per l'infanzia in modo semplice e popolare e perché riflettono un animo che sa penetrare nello spirito puro dei piccoli e immedesimarsi nel loro mondo di sogni e di aspirazioni. Di qui la bella raccolta di versi Pisanice (Uova di Pasqua, 1900). Di qui pure il ritorno del poeta già maturo a questo genere di versi quando il sentimento della paternità gl'ispirerà le nuove raccolte di versi Ciciban in še kaj (Ciciban e altro ancora, 1915), Sto ugank (Cento indovinelli, 1915). Lo Ž aveva però pubblicato già nel 1899 una raccolta di versi, Čaša opojnosti (La coppa dell'ebbrezza), che impressionò favorevolmente per la novità della materia e della forma, ma in cui la personalità del poeta influenzato dal simbolismo e decadentismo affogò in un mare di esotismi e di artificiosità che male corrispondevano ai suoi sentimenti genuini. Fatto è che nella raccolta di versi successivi, Čez plan (Attraverso il piano, 1904), si sente il poeta in lotta con i suoi ideali precedenti e proteso verso un mondo nuovo che appena gli si sta delineando attraverso dubbî e dolori, e che giunge alla piena maturità in Samogovori (Monologhi, 1908). Qui egli in una beata solitudine affronta e risolve serenamente i problemi di carattere personale e generale che prima lo avevano tanto assillato. Le sue concezioni si sono fatte più ottimistiche, sereno il giudizio, equilibrate le passioni, aderente e limpida la forma poetica. In una successiva raccolta di versi patriottici, V Zarje Vidove (All'alba di S. Vito, 1920), fuse assieme le varie poesie che l'amor di patria gli aveva ispirato in diverse occasioni, ma soprattutto durante la guerra mondiale. Tentò anche il genere drammatico, ma il dramma semistorico-semilirico, Veronika Deseniška (Veronica di Desenice, 1924), dimostrò che la forza creatrice dello Ž. era tutta nel suo lirismo puro. La stessa prova diede lo Ž. con un frammento di un poema fallito, Jerala (1908 e segg.). Da qualche anno lo Ž. non tenta più nuovi generi, ma si accontenta di tradurre varî autori stranieri o di rimaneggiare le sue opere precedenti. Quale traduttore, specialmente di Shakespeare, egli si è acquistata fama particolare. Dal suo lavoro di rimaneggiamento o di revisione deriva la raccolta o antologia Mlada pota (Vie giovanili, 1919): questa ci dà un riassunto suggestivo dell'opera del poeta, che dalla poesia primitiva dell'infanzia è passato attraverso varie scuole e si è temprato una personalità propria. Per questo lo Ž. è considerato il miglior poeta lirico degli Sloveni e persino degli Slavi meridionali in generale.
Bibl.: O. Župančič, Duma, saggio di poesia e letteratura jugoslava-slovena, versione di Italo Maffei e Fanny Sinkovec-Mayer, Modena 1924; A. Cronia, Ottone Ž., Roma 1928; J. Sever, O. Ž., Zagabria 1928; L. Tesnière, Oton Joupantchitch, Parigi 1932; J. Vidmar, O. Ž., Lubiana 1935.