LOTTI (Lotto), Ottaviano (di)
Nacque a Firenze attorno al 1575-80 dal capitano Filippo di Pier Maria.
Molto lacunose sono le notizie sulle origini e la provenienza della famiglia, che doveva essere di modeste condizioni; in uno Specchietto in cui si dà conto delle famiglie "che hanno acquistato lo stato dal principato in qua" e di quelle ammesse alla cittadinanza fiorentina con privilegi, alla data 19 giugno 1629 il L. è menzionato come "cavaliero di Lotto messer Ottaviano del capitano Filippo di Pier Maria", abitante nel quartiere di S. Maria Novella gonfalone Leon Bianco (Arch. di Stato di Firenze, Cittadinario, 67, c. 68).
Il suo primo incarico fu nel 1600 come segretario del residente toscano presso la corte francese Baccio Giovannini. Scrivendo da Parigi, l'11 giugno 1602, ad Andrea Cioli, che insieme con il segretario Belisario Vinta aveva negoziato le nozze tra Maria de' Medici ed Enrico IV di Navarra, il L. lamentava le sue difficili condizioni economiche e la scarsa stima che il re pareva nutrire nei suoi confronti: con rammarico il L. informa il destinatario che, non essendo egli "né dottore, né segretario", sulle lettere inviategli erano stati eliminati i titoli di "Ecc.mo" e di "Segretario" (Ibid., Mediceo del principato, 4187, c. 1).
A Cioli il L. era legato da vecchia data: nella medesima lettera accenna alla loro amicizia che durava da diciotto anni e gli si raccomanda come a "sua bussola". Il 23 giugno 1606 gli manifestava la propria gratitudine verso il padre, che gli aveva fatto studiare logica con i padri Mariano e Bernardino Noccioli, e questo gli aveva aperto la strada a contatti e amicizie proficue (ibid., 4188, cc. n.n.).
Il 23 giugno 1603 il L. ricevette tramite lettere della Segreteria granducale e dello stesso Ferdinando I l'ordine di recarsi a Londra per congratularsi con Giacomo I Stuart, appena asceso al trono dopo la morte di Elisabetta I, avvenuta il 24 marzo; il L. avrebbe dovuto inoltre confermare l'amicizia di casa Medici con il nuovo sovrano, che già aveva favorito quando era re di Scozia. Il L. ebbe in un primo momento l'incarico di segretario al seguito dell'ambasciatore straordinario Alfonso Montecuccoli, partito da Firenze il 30 luglio, che il L. raggiunse a Parigi. I rapporti tra i due non furono buoni: in una lettera inviata a Firenze il 26 febbr. 1604 il L. denunciò che il Montecuccoli tratteneva e apriva le sue lettere (ibid., 4187, c. 282r).
Dopo la partenza del Montecuccoli nella primavera del 1604, il L., riscuotendo la stima delle corti inglese e toscana, rimase a Londra con il titolo di residente. Nelle istruzioni gli si raccomandava, fra l'altro, di valersi dell'aiuto del nobile diplomatico Henry Wotton, che aveva prestato servizio di agente per i Medici quando si era trattato di sventare l'avvelenamento del re Giacomo di Scozia. In una lettera inviata a Belisario Vinta da Venezia il 16 0tt. 1604, Wotton tesseva le lodi del "gentilissimo sig. Ottaviano Lotti che con le sue buone maniere et con la sua prudentia" (Crinò, 1957, p. 30) aveva già conquistato gli animi di molti, inclusi il re e sua moglie, la criptocattolica Anna di Danimarca, con la quale il L. ebbe sempre molta confidenza, testimoniata da sue numerose lettere. Fra i nomi degli agenti e ministri inglesi che operavano tra Londra, Firenze, Venezia e Roma, oltre al Wotton, il L. ebbe rapporti, con diversi gradi di stima e collaborazione reciproca, con Robert ed Edward Cecil, Anthony Standen, Stephen Lisieur, Thomas Chaloner precettore del principe ereditario Henry.
La fitta corrispondenza del L. da Londra, dove rimase quasi continuamente fino al 1613, si rivela una fonte ricca di informazioni sui gradi della gerarchia e sulle ambizioni di carriera maturate in seno alla diplomazia e alla Segreteria medicea, sul carattere estroverso e acuto del L., sui vari aspetti della vita e degli intrighi della corte inglese animata da artisti, letterati e musici fiorentini oltre che sulla politica di Giacomo I, ancora alle prese con i problemi legati ai rapporti fra cattolici e protestanti.
Nelle lettere al granduca Ferdinando I il L. fa sapere che, non conoscendo la lingua inglese, riesce a comunicare bene in francese e in latino, precisando con soddisfazione che molti a corte conoscevano la lingua italiana. Un tema ricorrente nella corrispondenza quasi settimanale inviata a Firenze è quello della provvisione, mai sufficiente dati i costi della vita londinese accresciuti dagli spostamenti della famiglia reale nelle varie residenze di città e di campagna, che imponevano anche ai diplomatici forestieri di spostarsi in carrozza o a cavallo con abiti adeguati.
Nel 1605 il L. ottenne un primo successo personale riuscendo a far sequestrare e bruciare parte di un libello diffamatorio sulla Toscana composto da sir Robert Dallington. Nell'aprile 1606, scrivendo al Cioli, al Vinta e al granduca si dilungò sulla cosiddetta "congiura delle polveri", nella quale era implicato il padre gesuita Henry Garnet (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 4188, lettera del 20 apr. 1606).
Nella corrispondenza di quell'anno si parla di un fratello del L. partito per le Fiandre per non fare "il perdigiorno" (ibid., lettera dell'11 maggio 1606) e della morte della madre (ibid., lettera al Cioli del 18 maggio 1606).
Le eterogenee informazioni dei dispacci inviati dal L. alternano notizie correnti sul perseverare della peste, sugli effetti disastrosi di un maremoto verificatosi nella primavera del 1608 (ibid., lettera al Cioli del 5 marzo) e che aveva provocato l'emigrazione di molti inglesi in Virginia, sugli spettacoli teatrali e le feste di corte, sulle questioni di precedenza con il residente di Savoia, sui numerosi doni di vini, formaggi marzolini, tappezzerie, opere d'arte, libri, "pillotte" e cavalli provenienti da Firenze, che contribuivano, proprio grazie alla entusiastica mediazione del L., non solo a rinsaldare i rapporti fra i Medici e la Corona inglese, ma soprattutto a diffondere il buon gusto e la cultura fiorentini nella cerchia della corte.
Dopo l'incidente diplomatico verificatosi in seguito alla cattura di navi inglesi nel porto di Livorno nel 1608, che parve incrinare le cordiali relazioni, il L., che aveva profuso le sue arti diplomatiche in questo spinoso affare, fra il 1609 e il 1612 si trovò a trattare il negozio più importante della sua missione, ovvero il matrimonio fra il principe Henry e Caterina de' Medici, sorella del granduca Cosimo II, succeduto al padre nel 1609.
Il parentado con il principe di Galles Henry, accarezzato segretamente già nel 1603 da Ferdinando I e ambito anche dalle case di Savoia, Francia e Spagna, veniva prospettato nelle varie istruzioni al L. e agli altri ambasciatori e ministri coinvolti per l'occasione sul duplice piano economico e politico: oltre alla dote cospicua di 600.000 scudi d'oro promessa da Cosimo II e preceduta da pregiati doni al principe Henry, consistenti in statuette bronzee eseguite su modelli del Giambologna, il matrimonio regale avrebbe dovuto aprire la strada a una maggiore tolleranza verso i cattolici inglesi.
Nell'estate del 1612 il L., rimpiazzato a Londra dal Cioli, si recò a Roma in compagnia di don Giovanni de' Medici per convincere il pontefice Paolo V della bontà di questa unione; la contrarietà del papa a un matrimonio fra una principessa cattolica e un principe eretico sarebbe stata superata soltanto con la prospettiva di concedere libertà di culto a tutti i cattolici del Regno e non solo a Caterina de' Medici e alla sua corte, come invece era emerso dalle trattative in corso. Al suo ritorno a Londra, nell'autunno del 1612, il L. vide comunque vanificati i suoi negoziati a causa della morte del principe Henry, avvenuta il 6 novembre.
L'impasse provocata da questo evento spinse Cosimo II a inviare al L. nuove istruzioni segrete, considerate dal Cioli prova di grande onore, con l'incarico di negoziare ulteriori possibili matrimoni, o fra la terza sorella del granduca, Maddalena, nata nel 1600, e il dodicenne principe Charles, secondogenito del re, oppure tra il fratello minore di Cosimo, Francesco, e la principessa Elisabeth. Anche queste trattative non ebbero esito.
In quel periodo, come scriveva al Cioli il comune amico Antimo Galli nel marzo del 1612, la reputazione del L. era comunque cresciuta; la sua casa, tappezzata di arazzi, era frequentata da personaggi brillanti e stravaganti (tra i quali ebbe un ruolo primario l'architetto e pittore fiorentino Costantino De' Servi), tutti dediti alla conversazione, ai giochi, ai conviti animati da quel clima gaudente che dagli storici del primo Novecento è stato definito "scapigliatura" (Gargano, pp. 90 s.). Approfittando della sua buona reputazione e fermo nella sua puntigliosa rivalità con il residente di casa Savoia, il L., poco prima di lasciare Londra, era riuscito a ottenere un cappellano cattolico per farsi dire la messa in casa.
Richiamato a Firenze il 19 febbr. 1614 (secondo lo stile fiorentino il 1613, Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 2638, cc. 260-262), fra il 1615 e il 1616 affrontò un nuovo periodo all'insegna di vicende movimentate, non ultima quella di un matrimonio contratto con Lucrezia di Giovanni Brandi, che gli portò in dote 10.000 fiorini. Le nozze celebrate per verba de presenti il 21 marzo 1615 furono soggette a una causa matrimoniale, dal momento che Lucrezia in un primo tempo si era promessa a Giulio Marucelli. Grazie alle amicizie e agli appoggi influenti del L., nel maggio 1616 la causa si risolse a suo favore, senza lasciare traccia di processo, dopo che "teologi di santa vita e perfetta intelligenza" lo rassicurarono di non essere incorso in peccato mortale (ibid., 3646, lettera al Cioli del 22 marzo 1615). Nell'aprile 1616 accompagnò a Roma in qualità di segretario il neocardinale Carlo de' Medici, fratello di Cosimo II; il viaggio e la solenne cerimonia della consegna della berretta cardinalizia, avvenuta il 19 aprile nella chiesa di S. Maria del Popolo, sono minutamente descritte dal L. in due lettere al Cioli, nelle quali riferisce dello stupore che la cavalcata del cardinale aveva suscitato nel popolo romano (ibid., lettere del 20 e 22 apr. 1616). Impegnato nel seguire i cerimoniali della Curia e in una frenetica attività di stesura di lettere, suppliche e memoriali, il L. fu raggiunto a Roma dalla moglie e dalla suocera. Nel febbraio 1617 è ricordato con il titolo di cavaliere dell'Ordine di S. Stefano e inviato, insieme con il segretario Leonardo Accolti, nel feudo mediceo di Capestrano in terra d'Abruzzo per riscuotere crediti non riscossi fin dal 1611 (ibid., 3647, istruzione e lettere dal 19 febbr. 1617 al 22 ott. 1622).
Il cardinale Carlo de' Medici, stimando il L. "uno dei più intimi et più fidati servitori", il 19 dic. 1618 gli fornì le credenziali di segretario e di agente presso papa Paolo V, il cardinal nipote Scipione Borghese e tutto il Collegio cardinalizio, concedendogli di abitare con la famiglia nella villa di Trinità dei Monti, che il L. avrebbe curato, insieme con il giardino, grazie a una provvisione di 35 scudi al mese, con facoltà di percepire gli utili dagli ingressi dei visitatori del giardino.
La corrispondenza del L. da Roma si prolunga con scadenza giornaliera fino al dicembre 1628. Il 15 sett. 1629 fu inviato come commissario a Borgo San Sepolcro dove, per richiesta degli abitanti, restò oltre la consueta durata annuale del mandato a causa del contagio di peste che aveva colpito Firenze. Anche in questo ruolo il L., ormai non più giovane, fu molto attivo e riscosse lodi per il suo "buon governo", sebbene confidasse al Cioli di sentire il peso di "maneggiare interessi di giustizia et di provvidenza con i privati mistamente" (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 1441, ins. 3, cc. 265-511). Dal ritorno a Firenze, probabilmente il 5 ott. 1630 secondo quanto comunicò all'amico Cioli per lettera il 24 settembre (ibid., c. 511), si perdono le tracce del Lotti.
Della morte del L., nel 1634 probabilmente a Firenze, dà notizia l'ambasciatore toscano a Londra Amerigo Salvetti Antelminelli (ibid., 4189, lettera del 31 marzo 1634).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 1441, 2638, 3646-3647, 3982, 4187-4190, 6357, 6363; Miscellanea medicea, 9, ins. 70; 92, ins. 6, cc. 105-106; 293, ins. 28; Tratte, 1011, c. 7; 1023, c. 94v; Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1144, c. 158; C. Guasti, Di un trattato di nozze fra la casa Savoia e i reali d'Inghilterra, in Giorn. stor. degli archivi toscani, I (1857), pp. 55-64, 275-279; G.S. Gargano, Scapigliatura italiana in Inghilterra nel regno di Elisabetta e di Giacomo I, Firenze 1923, pp. 51-84; J.D. Mackie, Negotiations between king James VI & I and Ferdinand I grand duke of Tuscany. A selection of documents transcribed from the Denmilne manuscripts in the National Library of Scotland and from a manuscript in the Staats-Bibliothek at Munich, London 1927, passim; A.M. Crinò, Progetti di matrimonio fra Medici e Stuart, in Id., Fatti e figure del Seicento anglo-toscano. Documenti inediti sui rapporti letterari, diplomatici e culturali fra Toscana e Inghilterra, Firenze 1957, pp. 261-278; C. Avery - K. Watson, Medici and Stuart: a granducal gift of Giovanni Bologna bronzes for Henry prince of Wales (1612), in Studies in European sculpture, a cura di C. Avery, London 1981, pp. 94-113; A.M. Crinò, Two Medici-Stuart marriage proposals and an early Seicento solution to the Irish problem(, in Oxford,China and Italy, a cura di E.Chaney - N. Ritchie, London 1984, pp. 107-115; D. Lombardi, Matrimoni d'antico regime, Bologna 2001, ad ind.; C. Pagnini, "Begli umori capricciosi". Fiorentini alla corte d'Inghilterra: l'attività del residente mediceo O. L. (1603-1614) e la vicenda di Costantino De' Servi, architetto, scenografo, pittore (1611-1615), tesi di laurea, Univ. di Firenze, a.a. 2001-02; Id., O. L., residente mediceo a Londra (1603-1614), in Medioevo e Rinascimento, n.s., XIV (2003), pp. 323-408; S. Villani, Per la progettata edizione della corrispondenza dei rappresentanti toscani a Londra: Amerigo Salvetti e Giovanni Salvetti Antelminelli durante il Commonwealth e il Protettorato (1649-1660), in Arch. stor. italiano, CLXII (2004), p. 118; P. Barocchi - G. Gaeta Bertelà, Collezionismo mediceo e storia artistica, II, Cardinal Carlo, Maria Maddalena, don Lorenzo, Ferdinando II, Vittoria Della Rovere, 1621-1666, Firenze 2005, ad indicem.