CATALANI, Ottavio
Nacque a Enna intorno al 1560. La sua giovinezza non ci è nota, ma pare che abbia preso gli ordini religiosi a Catania, dove presumibilmente compì anche i suoi studi musicali (di organo certamente, poiché lo troviamo organista in quella città prima del 1600, ma probabilmente anche di composizione). Chiamato a Roma, dal 1603 fu maestro di cappella presso la chiesa di S. Apollinare annessa al Collegio Germanico, e tenne tale incarico per circa venti anni. Per la dispersione della biblioteca del collegio, mancano le opere che il C. compose per le quotidiane esigenze liturgiche della cappella da lui diretta.
Accattivatosi i favori e la protezione del cardinale Camillo Borghese, il futuro papa Paolo V - al quale dedicò una Pastorale nel Santiss.o Natale di Christo (conservata manoscritta nella Biblioteca Casanatense di Roma) -, poco prima del 1615 il C. fu assunto dalla famiglia Borghese come precettore e maestro di musica del principe Marcantonio, e in tale carica rimase almeno fino al 1619. La sua attività di didatta e compositore in quegli anni fu molto intensa. Precettore del nipote prediletto del papa e maestro di una delle piùprestigiose cappelle romane, il C. compose in quegli anni molta musica sacra, anche liturgica (si ricorda tra l'altro la celebre raccolta delle Sacrarum cantionum a 2-8 voci, con basso continuo per l'organo, pubblicata nel 1616 e dedicata a Paolo V con parole di deferenza e fiduciosa raccomandazione) e molte composizioni profane per le esigenze della famiglia Borghese. Le sue opere, disperse attualmente in varie biblioteche (a Roma, Berlino, Düsseldorf), comparvero spesso in edizioni miscellanee comprendenti lavori di autori diversi, e furono pubblicate presso alcuni tra i migliori editori musicali romani dell'epoca, quali B. Zanetti, B. Robletti, L. Grignani.
Dalla scuola del C. uscirono ottimi allievi, quali Nicolò Borboni (al quale dobbiamo una testimonianza di grande stima e considerazione nei confronti del maestro) e Francesco Severi (che ricorda come il C. fu maestro in S. Apollinare "con tanta lode e reputazione"). Il musicista lavorò saltuariamente anche per l'oratorio della Arciconfraternita del SS. Crocifisso in S. Marcello, componendo musica per festività, processioni solenni, cerimonie della settimana santa.
Ci sono ignote le ragioni per le quali in vecchiaia il C. volle tornare in Sicilia, abbandonando un ambiente nel quale era stimato e apprezzato; probabilmente il desiderio di trascorrere i suoi ultimi anni nella terra d'origine fece sì che, nel 1624, egli accettasse il posto di maestro di cappella presso il duomo di Messina. Quella cappella d'altra parte era una delle più prestigiose della Sicilia: fondata nel 1558 e molto presto resa nota dalla attività musicale che vi svolgevano polifonisti di formazione fiamminga, possedeva un buon organo. Il C. diede qui le sue ultime prove di eccellenza musicale (furono apprezzate soprattutto le sue esecuzioni organistiche) e presso tale cappella lavorò fino alla morte, sopravvenuta nel 1629.
Tra le composizioni del C., tutte pubblicate a Roma, si ricordano: Sacrarum cantionum, quae binis, ternis, quaternis, quinis, senis, septenis, octonis vocibus concinuntur cum basso ad organum, Liber primus...(1616).In miscellanee: Sonetti nuovi (1609); Sacri affetti (1625); Scelta di mottetti (1647); Lilia Campi (1621).
Diverse sue composizioni manoscritte si trovano presso la Cappella Sistina; inoltre un suo Beatus vir a otto voci è ora conservato nel seminario di Münster.
Figura significativa nel primo '600 musicale romano, il C. fu educato allo studio della grande tradizione polifonica, che nel tardo Cinquecento teneva conto delle più impotanti conquiste fiamminghe e italiane del Rinascimento, ma fu anche sensibile alle nuove esigenze musicali di semplificazione dello stile, di affermazione della armonia sulla scrittura contrappuntistica - lo si ricorda come uno dei primi ad usare il basso continuo numerato per l'organo -,di predominio melodico della voce superiore sulla trama polifonica delle parti.
Ottimo didatta ed esecutore, come compositore non emerge nella pleiade dei musicisti attivi a Roma in quell'epoca, ma le sue composizioni testimoniano comunque l'alto livello contrappuntistico e formale raggiunto da tanta produzione nata e nutrita nello studio e nella pratica della grande polifonia del sec. XVI.
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