REVESE BRUTO, Ottavio
REVESE (Revesi, o degli Orefici) BRUTO (Bruti), Ottavio. – Di nobile famiglia, nacque a Brendola (Vicenza) l’8 novembre 1585 da Bruto Revese Bruti e da Lucrezia Viana (Vicenza, Archivio storico diocesano, ASDVi, Registri parrocchiali, Brendola, b. 81/1247, Battesimi e Matrimoni 1564-1587, alla data), ebbe almeno due fratelli (Tarquinio e Ludovico) e morì sempre a Brendola – località in cui, giusta l’estimo del 1639 e del 1641, possedeva campi e immobili (Archivio di Stato di Vicenza, Estimo, b. 44, polizza n. 477; b. 77, Domo, c. 35v; b. 1125, Estimetto di Brendola 1641, vol. 89, c. n.n.) – il 3 febbraio 1648, dove le sue spoglie furono deposte nella sepoltura di Guido Revese (all’evidenza un parente) presso la locale chiesa di S. Michele (ASDVi, Registri parrocchiali, Brendola, b. 83b/1249, Morti 1641-1663, c. 26v, alla data).
Viene dunque precisato il momento della morte (Saccardo, 1981, p. 519, individuava un ultimo documento che lo registrava in vita il 25 giugno 1644, allorché era operativo in qualità di presidente sopra la riparazione del ponte di Lisiera al fianco di Giovanni Alvise Valmarana e Paolo Emilio Chiericati; ponte poi riparato tra il 1649 e il 1655 dall’architetto Antonio Pizzocaro: Trevisan, 2009, pp. 225-227). Sono così anche da rivedere, alla luce delle recenti ricerche archivistiche di chi scrive, le ipotesi relative alla data di nascita «intorno al 1570-75» (Puppi, 1961, p. 123), suggerite in virtù delle prime opere che gli erano sin oggi attribuite a partire dagli storiografi dell’Ottocento, vale a dire i portali di accesso dell’arsenale di Vicenza (Magrini, 1847b, p. 32). Di questi, può semmai essergli riconosciuto quello – oggi manomesso – verso il ponte degli Angeli (1620), mentre per ovvi motivi cronologici va espunto il bel portale bugnato (opera di architetto indubbiamente maturo) verso il corso Palladio (oggi ingresso al teatro Olimpico), fatto erigere nel 1600 dal capitano Francesco Tiepolo.
La formazione di Ottavio va rintracciata nel circuito dell’Accademia Olimpica, in un ambiente in cui i contatti con la lezione di Sebastiano Serlio, di Andrea Palladio e di Vincenzo Scamozzi, facilmente ravvisabile nelle sue opere, erano per certo favoriti (Barbieri, 1952, pp. 28-32). Ne darebbero conferma le note manoscritte di Bartolomeo Ziggiotti sull’Accademia, che registrano, tra i «Discorsi, lezioni et orazioni estraordinarie» all’interno del teatro Olimpico, «erudite lezioni» di tema filosofico tenute da Revese nel 1605, il cui «argomento fu sopra la mano» (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, BBVi, ms. 2916: B. Ziggiotti, Memorie sull’Accademia Olimpica, metà XVIII secolo, pp. 82, 86, 91, 93). Inoltre, sempre per l’Accademia, il nome di Revese compare tra i «lettori ordinarj con onorario per leggere ogni settimana».
Al 1608 si data l’arco d’ingresso al Campo Marzo di Vicenza (distrutto nel 1938), voluto dal capitano Francesco Michiel, comunemente attribuito a Ottavio dagli storiografi ottocenteschi, e che è assai vicino all’esperienza serliana delle suppergiù coeve porte di Scamozzi per Palmanova.
Il suo legame con il mondo dell’Accademia Olimpica si traduce in un’esperienza continuativa negli anni e risulta provato altresì dalla famosa riproduzione che Ottavio realizzò del proscenio del teatro Olimpico, accompagnandola con una lettera scritta da Padova in data 19 novembre 1620 e indirizzata ai «deputati al governo» della città di Vicenza.
Dell’incisione, riprodotta da «Tiozzi» a Padova nel 1637 (all’evidenza Pietro Paolo Tozzi, lo stesso che nel 1625 dava alle stampe la riedizione dell’Iconologia di Cesare Ripa) e poi da Giacomo Ruffoni a Vicenza nel 1650 (Arnaldi, 1762, pp. 30-32), esistono due esemplari originali del 1620, uno a Stoccolma e uno a Vienna (cfr. Mazzoni, 1992, pp. 225-229, cat. 2.26-2.29b). La lettera, invece, conservata in copia nella Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza (ms. 3271.14: O. Revese Bruti, Lettera dedicatoria di Ottavio Orefici stampata col disegno del Teatro Olimpico, 1620) e in altra copia nella Civica di Padova (ms. BP.2537/6: O. Revese Bruti, Memorie sul Teatro Olimpico, 1620, pp. 150-152), è trascritta e pubblicata da Paolo Calvi (1778, pp. 197-200).
Sempre da Padova Revese scrisse un paio di lettere alla famiglia Trento in data 5 e 15 marzo 1622, relative alla progettazione del giardino della erigenda villa Trento a Costozza di Longare (Vicenza), accompagnando la prima epistola con un disegno illustrante al committente la sua idea (Trevisan, in corso di stampa), mentre al 1627 si data la pubblicazione a Vicenza, appresso gli eredi di Domenico Amadio, dell’Archisesto per formar con facilità li cinque ordini d’Architettura.
Il trattato riscosse un modesto successo (viene ad esempio ricordato nell’edizione di Alessandro Pompei di Li cinque ordini dell’Architettura civile di Michel Sanmicheli, Verona 1735, p. 10). In esso Revese spiega come ottenere facilmente gli ordini architettonici senza complicati calcoli matematici, dando prova della sua cultura e manifestando la conoscenza del trattato palladiano e degli insegnamenti scamozziani. Non si tratterebbe, a dire il vero, della sola opera letteraria di Revese: Giacomo Gualdo (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Cod. it. cl. VII, 141b, ms. 5906: G. Gualdo, La Vicenza Tamisata, del 1639: et hora con poche aggionte del 1647), nell’annotare il suo nome tra gli scrittori vicentini, ricorda che fu autore di un trattato sul teatro antico (oggi perduto: si confronti Puppi, 1961, pp. 123, 131) e di alcune opere di matematica. È probabile che con quest’ultima generica definizione intendesse proprio l’Archisesto e un terzo trattato inedito intitolato Li due reguli senografici. Nuova inventione per meter esspeditamente in prospettiva (senza data), custodito nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza (ms. 3529) e verosimilmente identificabile con il trattato ricordato da Francesco Barbarano (BBVi, ms. 2867: F. Barbarano, Historia ecclesiastica della città, territorio e diocese di Vicenza, IV, 1660 circa, p. 97) e da Calvi (1782, p. 83): si tratta di un album cartaceo contenente una serie di regole corredate di relativi disegni geometrici sulla pratica del calcolare rapidamente la prospettiva (Puppi, 1961, pp. 123, 131), la cui tavola di apertura ricorda molto da vicino, nell’impostazione prospettica (cfr. Mazzoni, 1992, p. 228 cat. 2.28), proprio l’incisione del teatro Olimpico del 1620.
La dedica dell’Archisesto – a quanto ci consta, l’unico trattato di Revese dato alle stampe – al vescovo Federico Cornaro comproverebbe l’attribuzione della perduta facciata del vescovado di Vicenza (Magrini, 1847b, p. 32; Rumor, 1912, pp. 9 s.), realizzata in quello stesso anno (1627) e consonante stilisticamente con le altre opere a lui ascritte.
La facciata, a noi nota grazie alle incisioni nella pianta di Vicenza di Giandomenico dall’Acqua del 1711 e nella Descrizione delle architetture, pitture e scolture di Vicenza del 1779, oltre che ai progetti di riordino dell’edificio proposti da Bartolomeo Malacarne nel 1811, andò perduta con il rifacimento del vescovado progettato da Giacomo Verda a partire dal 1817 (da ultimo: Trevisan, 2012, pp. 27 s.).
Nel 1630, subito dopo la presa di Mantova da parte delle truppe imperiali, il governo della Serenissima pensò alla fortificazione di Vicenza, affidando l’incarico all’architetto militare Francesco Tensini. Vista l’ingente spesa, Revese avanzò al governo marciano una sua proposta più economica, ma altrettanto valida, che non avrebbe trascurato di munire il Monte Berico, giusta i suggerimenti che negli anni Quaranta del Cinquecento aveva avanzato Michele Sanmicheli. Una lettera di Revese oggi al Museo Correr di Venezia (forse in copia: ms. Correr 1372: Raccolta di carte pubbliche..., cc. 150r-153v; altra copia, ricavata dalla prima, si trova nella Bertoliana di Vicenza, ms. 3271.13: O. Revese Bruto, Discorso sopra la fortificazione di Vicenza. Copia tratta da quella esistente in Venezia nel Museo Correr, 1630), ma trascritta da Magrini (1847b, pp. 35-41), spiega dettagliatamente l’invenzione dell’artista e conferma la sua esperienza nel campo dell’architettura militare. L’insorgere inaspettato della peste fermò tuttavia ogni lavoro e, passato il contagio, le nuove contingenze resero non più necessario l’intervento, che rimase così sulla carta.
Nel 1633 Revese fu interpellato al fianco di Girolamo Albanese per alcuni pareri sulla sistemazione della cappella di S. Giuseppe nella cattedrale di Vicenza (Saccardo, 1981, p. 430). Nella stessa chiesa intervenne nel 1637 per riparare con una spesa piuttosto esigua una volta «che minacciava rovina, onde per molti mesi [il duomo] restò chiuso essendo da esso cadute alcune pietre mentre si predicava» (BBVi, ms. 2867: F. Barbarano, Historia ecclesiastica delle città, territorio e diocese di Vicenza, 1660 circa, p. 195: passo soppresso nell’edizione a stampa).
Gli storiografi ottocenteschi rivendicano a Revese anche alcuni interventi presso la villa di famiglia a Brendola (Morsolin, 1879, p. 63), in ispecie per i porticati, le logge, le scale e le porte: convincentemente ascrivibile a Ottavio si direbbe in effetti proprio il portale bugnato rustico di accesso (Cevese, 1953, p. 25; Luna, 2005, p. 119), fortemente serliano e avvicinabile ad analoghi interventi eseguiti dall’architetto a Vicenza. Qui Renato Cevese (1962, pp. 131-135) gli ascrive una serie di altri portali – che ragioni cronologiche invitano tuttavia a pensare di altri autori (cfr., ad esempio, Barbieri, 1987, pp. 95 s.) – e soprattutto la casa Conti a Santa Corona (vicina ai modi del palazzo vescovile), mentre Lionello Puppi (1961, p. 128) gli assegna il palazzo Lonigo-Curti sul corso Palladio (oggi irriconoscibile dopo i rimaneggiamenti postbellici). Più intricata appare la questione relativa a palazzo Ercole Thiene in angolo tra il corso e stradella S. Marcello (forse di Giacomo Monticulo?: cfr. Barbieri, 1987, p. 102) e a palazzo Stecchini-Nussi presso il ponte Pusterla (1620-30 circa), per il quale Franco Barbieri, che pur inizialmente era a favore di un’attribuzione a Ottavio (1953, pp. 5 s.; 1987, pp. 119 s.), sembra ora maggiormente propenso a legare la paternità a Giambattista Albanese (2008, p. 87).
Come indicato in apertura, Ottavio Revese morì a Brendola il 3 febbraio 1648.
Proporre un giudizio obiettivo e sufficientemente esaustivo su Revese non è tutt’oggi possibile: alla luce degli studi e delle recenti acquisizioni archivistiche, emerge sempre più prepotentemente la necessità di una ricerca sistematica sulla sua figura, in grado di dipanare gli aspetti ancora in ombra di quella primissima fase dell’architettura vicentina postpalladiana, di cui egli fu indubbiamente un indiscusso protagonista.
Fonti e Bibl.: Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana (BBVi), ms. 3271.14 (copia): O. Revese Bruti, Lettera dedicatoria di Ottavio Orefici stampata col disegno del Teatro Olimpico (1620); Padova, Biblioteca civica, ms. BP.2537/6: O. Revese Bruti, Memorie sul Teatro Olimpico (1620), pp. 150-152; Venezia, Biblioteca del Museo Correr: ms. Correr.1372: Raccolta di carte pubbliche cioè lettere pubbliche, decreti, ducali, informazioni riguardanti milizia, condannati, e flotta navale, cc. 150r-153v; BBVi, ms. 3271.13: O. Revese Bruti, Discorso sopra la fortificazione di Vicenza. Copia tratta da quella esistente in Venezia nel Museo Correr (1630); BBVi, ms. 3529: O. Revese Bruti, Li due reguli senografici. Nuova inventione per meter esspeditamente in prospettiva (s. d.); Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Cod. it. cl. VII, 141b, ms. 5906: G. Gualdo, La Vicenza Tamisata, del 1639: et hora con poche aggionte del 1647; BBVi, ms. 2867: F. Barbarano, Historia ecclesiastica della città, territorio e diocese di Vicenza, IV (1660 circa), pp. 97, 195; BBVi, ms. 2916: B. Ziggiotti, Memorie sull’Accademia Olimpica (metà XVIII secolo), pp. 82, 86, 91, 93; BBVi, ms. 1950: L. Trissino, Artisti vicentini, II (XIX secolo), p. 259; BBVi, ms. 3314.4: A. Magrini, Notizie su Carlo Borella e altri architetti vicentini (XIX secolo), pp. 332-334; BBVi, ms. 3314.6: A. Magrini, Notizie su Silvio Belli, Scamozzi G.D., Righetto, Silla Palladio, F. Albanese, Bruto Revese, Formenton… (XIX secolo), pp. 285-288; BBVi, ms. 3396: G. Da Schio, Persone memorabili in Vicenza (XIX secolo), Q-SCA, pp. 96-99; BBVi, ms. 3209.1: B. Bressan, Fabbriche di Vicenza (XIX secolo), cc. 56r, 65v; BBVi, ms. 3420: A. Alverà, Notizie biografiche degli architetti vicentini (XIX secolo), pp. 164-175, 223; BBVi, ms. 1454: A. Alverà, Note autografe […] sopra alcuni oggetti di architettura, pittura e scoltura esistenti in Vicenza o suoi dintorni (XIX secolo), p. 132; BBVi, ms. CB36: D. Bortolan, Guida di Vicenza, I (XIX secolo), pp. 59, 155-157; BBVi, ms. CB40: D. Bortolan, Guida di Vicenza, V (XIX secolo), p. 229; BBVi, ms. CB43: D. Bortolan, Guida di Vicenza, VIII (XIX secolo), pp. 52-53, 60, 68, 166.
O. Revese Bruti, Archisesto per formar con facilità li cinque ordini d’Architettura; con altri particolari intorno la medesma professione..., Vicenza 1627; Li cinque ordini dell’Architettura civile di Michel Sanmicheli rilevati dalle sue fabbriche e descritti e pubblicati con quelli di Vitruvio, Alberti, Palladio, Scamozzi, Serlio e Vignola dal conte Alessandro Pompei, Verona 1735, p. 10; E. Arnaldi, Idea di un teatro nelle principali sue parti simile a’ teatri antichi..., II, Vicenza 1762, pp. 30-32; P. Calvi, Biblioteca e storia di quei scrittori così della Città come del Territorio di Vicenza, IV, Vicenza 1778, pp. 197-200; Descrizione delle architetture, pitture e scolture di Vicenza, II, Vicenza 1779; P. Calvi, Biblioteca e storia di quei scrittori così della città come del territorio di Vicenza, VI, Vicenza 1782, pp. 81-84; F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, II, Bassano 1785, p. 156; S. Ticcozzi, Dizionario degli architetti, scultori, pittori, intagliatori in rame ed in pietra..., III, Milano 1832, p. 235; A. Magrini, Dell’architettura in Vicenza. Discorso con appendice critico-cronologica delle principali sue fabbriche negli ultimi otto secoli, Padova 1845, pp. 14 s., 29, 36, 54 s.; Id., Il Teatro Olimpico, Padova 1847a, pp. 47 s.; Id., Scritture inedite in materia d’architettura di Onorio Belli, Ottavio Bruto Orefici, Ottone Calderari..., Padova 1847b, pp. 31 s., 35-41; Id., Notizie storico-descrittive della chiesa cattedrale di Vicenza, Vicenza 1848, pp. 88 s.; J. Cabianca - F. Lampertico, Vicenza e il suo territorio, Milano 1861, p. 142; F. Formenton, Memorie storiche della città di Vicenza, Vicenza 1867, pp. 495, 607 s.; B. Morsolin, Ricordi storici di Brendola, Vicenza 1879, p. 63; G. Zanella, Vita di Andrea Palladio, Milano 1880, pp. 80, 104 s.; S. Rumor, Il Palazzo dei Vescovi in Vicenza, Vicenza 1912, pp. 9 s.; D. Bortolan - S. Rumor, Guida di Vicenza, Vicenza 1919, p. 15; R. Pallucchini, R. B., O., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVIII, Leipzig 1934, p. 206; F. Franco, La scuola scamozziana “di stile severo” a Vicenza, in Palladio, I (1937), pp. 59-70; F. Barbieri, Vincenzo Scamozzi, Vicenza 1952, pp. 28-32, 150; Id., Contributi alla storia dell’arte vicentina, in Vita vicentina, IX (1953), pp. 5 s.; F. Barbieri - R. Cevese - L. Magagnato, Guida di Vicenza, Vicenza 1953 (ed. 1956), passim; R. Cevese, Le ville del Vicentino, Treviso 1953, p. 25; L. Puppi, Profilo di O. R. B., in Bollettino CISA, III (1961), pp. 121-131; R. Cevese, Il Barocco a Vicenza: Revese, Pizzocaro, Borella, ibid., IV (1962), pp. 129-146; F. Barbieri, Palladio e l’architettura del Seicento veneto, ibid., XII (1970), pp. 85-96; M. Saccardo, Notizie d’arte e di artisti vicentini, Vicenza 1981, pp. 430, 519 s., 540 (ed. Udine 2007); F. Barbieri, Vicenza città di palazzi, Cinisello Balsamo 1987, pp. 95 s., 102, 105, 119 s.; S. Mazzoni, schede nn. 2.26-2.29b, in L. Magagnato, Il teatro Olimpico, Milano 1992, pp. 225-229; Id., L’Olimpico di Vicenza: un teatro e la sua “perpetua memoria”, Firenze 1998, p. 36; F. Barbieri - R. Cevese, Vicenza. Ritratto di una città. Guida storico-artistica, Costabissara 2004, passim; N. Luna, Resti di villa Revese (scheda n. VI.134), in Ville venete: la provincia di Vicenza, a cura di D. Battilotti, Venezia 2005, pp. 118 s.; F. Barbieri, Vicenza, in Storia dell’architettura nel Veneto. Il Seicento, a cura di A. Roca De Amicis, Venezia 2008, pp. 84-113; L. Orsini, R. B., O., ibid., p. 300; L. Trevisan, Antonio Pizzocaro architetto vicentino. 1605-1680, Rovereto 2009, pp. 55, 225-227; Id., Il Museo Diocesano e la sua sede: la vocazione del sito, in Il luogo dell’incontro. Museo Diocesano di Vicenza, a cura di F. Gasparini - M. Guderzo - L. Trevisan, Crocetta del Montello 2012, pp. 15-31; E. Puppi, Memorie cancellate: costruzione (1608) e demolizione (1938) dell’arco di Vicenza, tesi di laurea, Università di Roma La Sapienza, a.a. 2014-15 (relatore prof. U. Gentiloni); L. Trevisan, Villa Trento a Costozza, in corso di stampa.