SEMINO, Ottavio
SEMINO, Ottavio. ‒ Figlio di Antonio e fratello minore di Andrea, sulla base delle notizie riportate dal suo biografo seicentesco nacque a Genova intorno al 1527 (Soprani, 1674, p. 57).
Il primo documento noto in relazione alla sua attività risale al 21 aprile 1550, quando il padre compare in veste di garante per il figlio in occasione della commissione della perduta decorazione di nove Ritratti virili realizzati a monocromo sul prospetto principale del palazzo di Jacopo Salvago in via S. Bernardo a Genova (Bartoletti, 1988, p. 837). In quel momento il pittore aveva già compiuto un viaggio a Roma (Soprani, 1674, p. 57), centro «dove era stato inviato assieme al fratello Andrea per completare la propria educazione disegnando dall’antico» (Parma, 1999d, p. 411). Le fonti seicentesche riportano la notizia di un suo precedente intervento presso la villa di Adam Centurione a Genova Pegli (Pesenti, 2008). Secondo alcuni studiosi la mano del giovane pittore è individuabile nel dipinto raffigurante S. Agostino che ragiona con il Bambino sul mistero della Trinità (Genova, santuario di S. Francesco da Paola), identificato con la pala commissionata ad Antonio Semino nel 1550 per la cappella Centurione nella chiesa di S. Maria degli Angeli in Promontorio (Lagomarsino, 1999, p. 411). L’opera è stata invece successivamente ascritta ad Andrea Semino (Zanelli, 2009, pp. 14-17).
Il 10 giugno 1557 Ottavio accettò l’incarico di affrescare a Savona il palazzo di Gerolamo Naselli (Bartoletti, 1988, p. 837). Per tali lavori risulta pagato nel novembre dello stesso anno (Varaldo, 1978; Parma, 1999d, p. 411, anche per l’indicazione di alcuni dei soggetti raffigurati e per un precedente intervento del pittore nel palazzo di Battista Pavese). Nel dicembre del 1557 Ottavio, iscritto al novantatreesimo posto della locale matricola (Rosso Del Brenna, 1976, p. 27), fu eletto console dell’arte dei pittori unitamente ad Agostino Piaggio (Parma, 1999d, p. 411).
Risalgono a quel periodo alcuni cantieri decorativi, in particolare quello realizzato nel palazzo di Nicolò Spinola (Pesenti, 1984, pp. 205-208). Nel 1564 furono eseguiti da Francesco de Ursio alcuni ricami destinati a impreziosire il baldacchino processionale per la celebrazione del Corpus Domini nella cattedrale di S. Lorenzo, i cui disegni furono forniti da Semino (Varni, 1861, p. 36; Parma, 1999d, p. 411). Nei primi anni Sessanta del Cinquecento Ottavio dipinse ulteriori affreschi in diversi palazzi genovesi (Bartoletti, 1988, p. 837), tra cui quello di Stefano Squarciafico ricordato da Soprani (1674, p. 62; Parma, 1999a, pp. 245-249), mentre nel 1565 risulta residente a Savona (Malandra, 1990, p. 153), dove lavorò su richiesta di Ottaviano Ferrero in corrispondenza delle pareti dell’abside della chiesa di S. Giacomo (Parma, 1999d, p. 411). Intorno al 1565 viene collocata anche l’esecuzione degli affreschi nel palazzo di Agostino Pallavicino di Strada Nuova, riferiti a Ottavio da Carlo Giuseppe Ratti (1780, p. 285).
Il 14 settembre 1566, in seguito all’accusa di omicidio del pittore Pellegro Odono, Ottavio fu condannato a morte. Fuggito dal territorio della Repubblica genovese, egli lasciò incompiuti alcuni cantieri, mentre i suoi beni furono messi all’asta (Malandra, 1990, p. 153 nota 248). Come evidenziato dalla critica, «forse proprio al bando si deve il passaggio di Ottavio con Andrea a Pavia e poi a Milano» (Parma, 1999d, p. 411).
Nel 1567 Ottavio firmò e datò l’affresco rappresentante l’Ultima Cena nel refettorio della certosa di Pavia, edificio dove il pittore intervenne anche in corrispondenza della controfacciata della chiesa, ridipinta nel 1679 da Giuseppe Procaccini (Bora, 1998a, p. 53). Trasferitosi a Milano, nel 1568 fu accolto nell’Accademia della Val di Blenio (Parma, 1999d, p. 412; per l’attività in Lombardia: Bruzzese, 2009, con bibliografia precedente). In questi stessi anni (1568-70) viene collocata la decorazione del salone del palazzo milanese di Tommaso Marino (Parma, 1999c, pp. 255 s.; per altri gli affreschi furono dipinti tra il 1570 e il 1575: Bartoletti, 1988, p. 836).
Risale al luglio 1571 la commissione degli affreschi della cappella Fiorenza in S. Maurizio al Monastero Maggiore di Milano, per la quale eseguì, oltre agli stucchi, le scene raffiguranti il Battesimo e la Conversione di s. Paolo, nonché la pala d’altare con la Predica (Parma, 1999d, p. 412, con bibliografia precedente). Nell’ottobre dell’anno seguente fu affidata a Ottavio dal Luogo Pio della Misericordia la decorazione della cappella Bossi nella chiesa di S. Angelo, dove nel febbraio 1575 egli lavorò anche in corrispondenza delle pareti della cappella dedicata alla Vergine. Negli stessi anni fu coinvolto nell’esecuzione di affreschi in S. Maria delle Grazie e in S. Marco (ibid.).
Rientrato a Genova nel 1578 (Bartoletti, 1988, p. 837) – come documenta la scena con la Gigantomachia in palazzo Franco Lercari in Strada Nuova, firmata e datata in basso a destra (Orlando, 1999, pp. 262-266) –, nel 1581 Semino, nuovamente a Milano, dipinse quattro composizioni, raffiguranti l’Offerta del pane e del vino a Melchisedech, l’Istituzione dell’Eucarestia, Elia confortato dagli angeli e la Discesa della manna, concepite per essere inserite in un tabernacolo destinato alla chiesa di S. Maria di Carrobiolo presso Monza (Parma, 1999d, p. 412, cui si rimanda anche per utili indicazioni bibliografiche in relazione alla produzione grafica del maestro).
Secondo Raffaele Soprani il pittore morì nel 1604 a Milano, dove «lasciò [...] un allievo ben degno. Fu questi Cammillo Landriani, il quale acquistassi buon credito nella sua professione» (Soprani - Ratti, 1768, p. 71).
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi, e de’ forestieri che in Genova operarono, Genova 1674, pp. 57-66; Id. - C.G. Ratti, Vite de’ pittori, scultori et architetti genovesi, Genova 1768, pp. 66-71; C.G. Ratti, Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura..., Genova 1780, p. 285; S. Varni, Elenco dei documenti e notizie da servire alla storia delle belle arti in Liguria, Genova 1861, p. 36; G. Rosso Del Brenna, Arte della pittura nella città di Genova, in La Berio, XVI (1976), 1, p. 27; A. De Floriani, Restauro degli affreschi di Andrea e O. S. Genova, Palazzo Cambiaso (catal.), Genova 1978; C. Varaldo, Documenti d’arte a Savona: la ‘fabbrica’ del palazzo Naselli Feo e la quadreria dei Gavotti, in III Convegno storico savonese “Arte a Savona nel Seicento”, I, in Atti e memorie. Società savonese di storia patria, n.s., XII (1978), pp. 52-74; F.R. Pesenti, Per l’analisi della facciata di Palazzo Spinola-Farruggia, in Facciate dipinte. Conservazione e restauro. Atti del Convegno... 1982, a cura di G. Rotondi Terminiello - F. Simonetti, Genova 1984, pp. 205-212; F. Caraceni Poleggi, La committenza borghese e il manierismo a Genova, in La pittura a Genova e in Liguria, a cura di C. Bozzo Dufour, I, Dagli inizi al Cinquecento, Genova 1987, pp. 286-289; M. Bartoletti, S., O., in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1988, pp. 836 s.; G. Malandra, Bernardo Ferrero e il suo palazzo, Savona 1990, p. 153 nota 248; G. Bora, Milano nell’età di Lomazzo e San Carlo: riaffermazione e difficoltà di sopravvivenza di una cultura, in Rabisch. Il grottesco nell’arte del Cinquecento. L’Accademia della Val di Blenio, Lomazzo e l’ambiente milanese (catal., Lugano), a cura di G. Bora - M. Kahn Rossi - F. Porzio, Milano 1998a, pp. 37-56 (in partic. p. 53); G. Bora, Nota su O. S. a Milano e la sua produzione disegnativa, in Per Luigi Grassi. Disegno e disegni, a cura di A. Forlani Tempesti - S. Prosperi Valenti Rodinò, Rimini 1998b, pp. 169-183; L. Lagomarsino, Semino, Antonio, in La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Genova 1999, pp. 410 s.; A. Orlando, Palazzo di Franco Lercerai (Parodi), ibid., pp. 262-266; E. Parma, Palazzo di Stefano Squarciafico (Doria Invrea), ibid., 1999a, pp. 245-249; Ead., Palazzo di Agostino Pallavicino, ibid., 1999b, pp. 250-254; Ead., Palazzo di Tomaso Marino, ibid., 1999c, pp. 255 s.; Ead., O., Antonio, ibid., 1999d, pp. 411 s.; F.R. Pesenti, O. S. e Nicolosio Granello nella villa Centurione-Doria a Pegli, in Trasparenze, 2002, n. 16, pp. 3-20; Id., Gli inizi di O. S., in Studi di storia delle arti, numero speciale in onore di E. Gavazza, 2003, pp. 93-102; G. Zanelli, in Luca Cambiaso, un maestro del Cinquecento europeo (catal., Genova), a cura di P. Boccardo et al., con la collaborazione di J. Bober, Cinisello Balsamo 2007, pp. 232 s., n. 14; F.R. Pesenti, Gli affreschi di O. S. nella villa Pallacivino delle Peschiere a Genova (e un’attribuzione ad Aurelio Busso), in La “maniera” di Luca Cambiaso: confronto, spazio decorativo, tecniche. Atti del Convegno... 2007, a cura di L. Magnani - G. Rossini, Genova 2008, pp. 121-131; S. Bruzzese, “Dor grand Penció dra Vallada de Bregn”: sulle tracce di O. S. pittore genovese naturalizzato milanese, in Nuovi studi, XIV (2009), 15, pp. 165-178; G. Zanelli, Osservazioni intorno ai restauri delle opere del Santuario di San Francesco da Paola, in Santuario di San Francesco da Paola in Genova. I restauri, a cura di P. Manca, Genova 2009, pp. 14-17.