STRADA, Ottavio
– Figlio dell’orafo e antiquario mantovano Jacopo Strada e di Ottilie Schenk von Rosberg, ultima discendente di una nobile famiglia tedesca, nacque intorno al 1550 a Norimberga, dove al tempo il padre risiedeva (Jansen, 2019, II, p. 719). Il suo anno di nascita è desunto dal confronto di varie fonti documentarie: Hans Jakob Fugger lo definì sedicenne in una lettera datata settembre 1567 e indirizzata al duca Alberto V di Baviera; le scritte in calce a due ritratti a stampa, realizzati da Martino Rota nel 1574 e da Aegidius Sadeler nel 1600, riferiscono che all’epoca egli aveva rispettivamente 23 e 50 anni (van der Boom, 1988, p. 22).
Ottavio e il fratello maggiore Paolo, gli unici figli maschi di Jacopo a raggiungere l’età adulta, furono educati nel collegio dei gesuiti a Vienna (Jansen, 2019, II, p. 721). Mentre Paolo, apparentemente disinteressato alle attività paterne, fu avviato alla carriera ecclesiastica, Ottavio, il più intraprendente e artisticamente dotato dei due, fu indirizzato dal padre alla professione di antiquario e diventò un elegante copista di manoscritti, un abile disegnatore, nonché un mercante di libri ed esperto di emblematica (Hayward, 1970; Id., 1972; Fučíková, 1982; van der Boom, 1988, pp. 20 s.; Jansen, 2019, II, pp. 722-728).
Come parte del suo apprendistato all’interno dell’impresa familiare, Ottavio viaggiò al seguito del padre in Europa, soprattutto in Francia, Germania, e Italia. Nell’estate del 1567, durante un soggiorno a Mantova, fu incaricato da Jacopo, fuggito nel frattempo a Venezia per timore dell’Inquisizione, di sovrintendere ad alcuni lavori commissionati ad artisti locali; ingannato da uno degli artigiani, fu derubato di un’ingente quantità di denaro (Jansen, 2019, II, p. 725). Raggiunse poco dopo il padre a Venezia e fu forse in questa occasione che Jacopo Tintoretto eseguì il suo ritratto (Amsterdam, Rijksmuseum; Bull - Jansen - De Ridder, 2009, pp. 201 s.). In alternativa, il dipinto potrebbe essere stato realizzato nel 1568, quando Ottavio si trovava nuovamente a Venezia con il padre, impegnato nelle ultime fasi dell’acquisto della collezione di antichità della famiglia Loredan (van der Boom, 1988, p. 19). Concepito come pendant del ritratto di Jacopo eseguito da Tiziano negli stessi anni, il dipinto di Tintoretto presenta Ottavio come un giovane uomo malinconico, favorito dalla dea Fortuna ed erede delle attività commerciali e degli interessi antiquari del padre.
Nel 1569 Ottavio fu probabilmente inviato a Milano per stilare un inventario delle monete antiche di Giulio Calestani per conto di Alberto V di Baviera (van der Boom, 1988, p. 19). Risulta invece errata l’informazione secondo cui, sempre nel 1569, si sarebbe recato a Costantinopoli (come suggerito da Hayward, 1970, p. 10). Fu Paolo, e non Ottavio, ad accompagnare l’ambasciatore imperiale in Turchia, dove avrebbe soggiornato per alcuni anni, arrivando ad acquistare una buona padronanza della lingua turca (Jansen, 2019, II, pp. 723 s.).
Entro i primi anni Settanta del Cinquecento, Ottavio si era guadagnato la fama di astuto uomo d’affari (van der Boom, 1988, p. 19). Nel marzo del 1574 si recò nuovamente a Venezia per gestire alcuni non meglio specificati interessi del padre (Jansen, 2019, II, p. 725). Entro l’estate dello stesso anno viaggiò nelle Fiandre, dove, come scriveva Jacopo alla corte di Firenze, «credo che abbia ragunato tutto quello che si truova» (p. 725; per la trascrizione della lettera si veda Barocchi - Gaeta Bertelà, 1993, p. 70).
Nell’autunno del 1574 fu prima a Francoforte e poi a Norimberga per seguire alcuni progetti editoriali del padre, tra cui la pubblicazione del Settimo Libro di Sebastiano Serlio e i Commentari di Cesare (Jansen, 2004, in partic. pp. 192 s.). Il 2 novembre 1574 stilò un contratto con Jost Ammans per la realizzazione di 200 incisioni tratte da disegni di costumi da parata di mano di Jacopo Strada; le incisioni furono eseguite solo in parte e mai pubblicate nella forma progettata da Ottavio (O’Dell, 1990).
La partecipazione all’impresa familiare non gli impedì di intraprendere contemporaneamente una fortunata carriera alla corte imperiale. Dopo averlo raccomandato al Capitolo di Bamberga e Passau nel 1576 per un eventuale posto vacante, il 1° febbraio 1577 l’imperatore Rodolfo II lo assunse come gentiluomo di camera (Hofdiener). Diventò probabilmente antiquario imperiale nel 1581, quando gli venne assegnato un salario di dieci fiorini, incrementato di altri dieci fiorini nel 1584, nel 1597 e nel 1602 (van der Boom, 1988, pp. 19 e 22). Il ruolo di antiquario di corte, che sino al 1579 era stato ricoperto dal padre, rese Ottavio responsabile della famosa collezione d’arte di Rodolfo II (pp. 19 s.).
Nel 1583 Ottavio si trasferì a Praga, città scelta come nuova sede della corte imperiale. Nel giugno del 1583 sposò «Barbara von Luxemburg», probabilmente da identificarsi con la sorella di Ferdinando Lützelburger, il quale aveva a sua volta sposato Lavinia (o Lavia) Strada, una delle figlie di Jacopo (Jansen, 2019, II, p. 720). Per l’occasione Ottavio ricevette dall’imperatore un dono del valore di cinquanta fiorini (van der Boom, 1988, p. 20). La coppia ebbe due figli maschi, Ottaviano (o Ottavio junior), nato nel 1590 a Praga, e Carolo, entrambi ricordati nel testamento del padre (van der Boom, 1988, p. 20; Jansen, 2002, p. 63).
Fu con ogni probabilità alla fine degli anni Settanta che cominciarono a manifestarsi le prime divergenze tra padre e figlio (Jansen, 2019, II, pp. 781-783). La rottura definitiva tra i due si consumò tuttavia solo nel 1584, quando Jacopo diseredò quasi completamente Ottavio a favore del primogenito Paolo e del figlio naturale (ma legittimato) Tobia. Nel suo testamento, datato 1° luglio 1584, Jacopo giustificò la propria scelta fornendo un elenco dei misfatti a suo dire compiuti dal figlio, tra cui furti, frodi e persino una violenza carnale e un tentato omicidio nei confronti dell’amante del padre (per la trascrizione del documento si veda Jansen, 2019, II, pp. 894-899). È impossibile verificare l’attendibilità di tutte le accuse. Come sottolineato da Dirk Jacob Jansen (p. 782), è probabile che le colpe di Ottavio fossero più circoscritte e meno gravi; alcuni dei crimini imputatigli, come la falsificazione della firma di Jacopo, rientravano in realtà nella normale pratica tra soci d’affari dell’epoca. Dopo la morte del padre, avvenuta nel settembre del 1588, Ottavio impugnò il testamento e, grazie alla protezione di Rodolfo II, la lite che lo opponeva a Paolo e Tobia fu risolta in suo favore. Tra i beni ricevuti in eredità figuravano manoscritti, raccolte di stampe e libri di disegni che Ottavio offrì in vendita a vari collezionisti europei, tra cui Ferdinando I de’ Medici, Alfonso II d’Este e Prospero Visconti (van der Boom, 1988, p. 20; Jansen, 2019, II, p. 638).
Ottavio poté contare sull’appoggio imperiale in varie occasioni. Nel 1594, per esempio, Rodolfo II si pronunciò in suo favore nell’ambito di una lite che lo vedeva contrapposto al Concilio della Città Vecchia di Praga a proposito dell’acquisto di una casa (van der Boom, 1988, p. 20). Il 18 maggio 1598 l’imperatore gli concesse il privilegio di aggiungere al nome Strada quello della famiglia materna e di adottarne lo stemma nobiliare (Jansen, 2019, I, p. 81). È probabile che la protezione di Rodolfo II gli abbia permesso di non venire coinvolto nel processo per eresia che colpì invece il padre e culminò con il rogo in effigie di Jacopo e di Paolo a Mantova nel 1581. È anche possibile che, contrariamente ad altri membri della sua famiglia, egli fosse rimasto sostanzialmente fedele al credo cattolico (van der Boom, 1988, p. 19). Parte del favore goduto da Ottavio alla corte imperiale è da imputarsi all’influenza esercitata della figlia illegittima Anna Maria (1579-1629), nata da una relazione con Mariana Hofmaisterin. Anna Maria diventò infatti l’amante di Rodolfo II e gli diede due figli, Matthias e Carolo Fausto (Jansen, 2019, II, p. 721).
All’inizio della sua carriera, Ottavio si presentò come «cittadino mantovano» (si veda il ritratto realizzato da Martino Rota nel 1574); dopo la morte del padre, invece, sembra che preferisse definirsi «cittadino romano». Nel 1597 firmò la prima pagina di un libro di disegni per vasi in oro e argento come «Ottavio Strada, cittadino romano et gentilhuomo della casa di Rodulpho II imperatore» (Hayward, 1970, p. 10; il titolo di «cittadino romano» riappare in un manoscritto conservato a Leida, per cui si veda DaCosta Kaufmann, 2002, p. 5).
Dopo la morte del padre, Ottavio continuò a produrre eleganti album di disegni per una vasta clientela di collezionisti, specialmente in Germania e Italia (Jansen, 2002, pp. 60 s.). Il suo maggiore successo editoriale fu la pubblicazione in tre volumi dei Symbola divina et humana pontificum, imperatorum, regum (Praga 1601-1603), una raccolta di imprese illustrate da incisioni di Aegidius Sadeler e commentate dagli umanisti Jacobus Typotius e Anselmus de Boodt (van der Boom, 1988, p. 21).
Dopo aver dettato il suo ultimo testamento il 26 febbraio 1605 a Praga, morì nel 1606 (van der Boom, 1988, p. 20; per la trascrizione del documento si veda http://documenta.rudolphina.org/Regesten/A1605-02-26-02170.xml, 23 gennaio 2019). L’attività editoriale della famiglia fu portata avanti dal figlio primogenito Ottaviano (Jansen, 2002, in partic. pp. 63-69).
Fonti e Bibl.: J.F. Hayward, O. S. and the Goldsmith’s designs of Giulio Romano, in The Burlington Magazine, CXII (1970), pp. 10-14; Id., Some spurious antique vase designs of the Sixteenth Century, ibid., CXIV (1972), pp. 378-386; E. Fučíková, Einige Erwägungen zum Werk des Jacopo und O. S., in Leids kunsthistorisch Jaarboek, I (1982), pp. 339-353; A. van der Boom, Tra principi e imprese: the life and works of O. S., in Prag um 1600. Beiträge zur Kunst und Kultur am Hofe Rudolfs II., Freren 1988, pp. 19-23; I. O’Dell, Jost Ammans ‘Mummereyen’ für O. S., in Zeitschrift für Schweizerische Archäologie und Kunstgeschichte, XLVII (1990), pp. 244-250; P. Barocchi - G. Gaeta Bertelà, Collezionismo mediceo. Cosimo I, Francesco I e il cardinale Ferdinando. Documenti, 1540-1587, Modena 1993, pp. 70 s.; T. DaCosta Kaufmann, Il lavoro della famiglia Strada sui mulini e sul moto delle acque ad essi correlato, in L’Album fiorentino dei “Disegni artificiali” raccolti da Jacopo e O. S., a cura di V. Marchis - L. Doza, Firenze 2002, pp. 3-35; D.J. Jansen, La famiglia Strada e il suo ruolo nella diffusione delle invenzioni meccaniche nel Rinascimento, ibid., pp. 39-70; Id., Le rôle de Strada comme éditeur du “Settimo Libro” de Serlio, in Sebastiano Serlio a Lyon. Architecture et imprimerie, I, Le traité d’Architecture de Sebastiano Serlio: une grande entreprise éditoriale au XVIe siècle, a cura di S. Deswarte-Rosa, I, Lyon 2004, pp. 176-184; D. Bull - D.J. Jansen - W. De Ridder, Les portraits de Jacopo et O. S. par Titien et Tintoret, in Titien, Tintoret, Véronèse: rivalités à Venise, a cura di V. Delieuvin - J.P. Habert, Paris 2009, pp. 200-213; D.J. Jansen, Urbanissime Strada. Jacopo Strada and cultural patronage at the imperial court, Ph. D. Dissertation, Leiden University, Maastricht 2015; Id., Jacopo Strada and the cultural patronage at the imperial court. The antique as innovation, I-II, Leiden 2019.