VIVIANI, Ottavio
– Nato da Giulia Bonini e da Alessandro, fu battezzato il 31 luglio 1594 nella chiesa di S. Alessandro a Brescia (Guzzo, 1985, p. 264).
Dagli estimi bresciani si ricava che nel 1627 abitava in contrada di S. Croce, sposato con Laura, dalla quale ebbe quattro figli; cinque anni più tardi avrebbe dichiarato in moglie la diciassettenne Barbara, che gli diede altri tre eredi. La famiglia Viviani, a partire da Alessandro e dai suoi fratelli, che nel 1568 «imparano arte» (Archivio di Stato di Brescia, Archivio storico civico, Polizze d’estimo, b. 260), manifestò una costante predilezione per la pittura: «depentore» fu anche Viviano, nato nel 1579, una data spesso confusa con quella di nascita di Ottavio. Le ricerche di Enrico Maria Guzzo (1985) hanno chiarito che Stefano Viviani era cugino di Ottavio, non fratello, come invece talvolta ancora si riporta (Volta, 1994, p. 78 nota 123; Fusari, 2005, p. 49; Pontoglio, 2016, p. 292). Un altro equivoco da sfatare riguarda lo scambio di personalità con il bergamasco Viviano Codazzi, specialista in vedute architettoniche e rovine (Scavizzi, 1982).
Nell’ambiente che gravitava attorno alla parrocchia di S. Alessandro, Viviani entrò in contatto con artisti che avrebbero inciso profondamente nella sua formazione. Tra questi, oltre all’architetto e pittore Agostino Avanzi (Piazza, 2008, pp. 65-79), bisogna ricordare Tommaso Sandrini, la cui bottega, dalla metà del secondo decennio del Seicento, rappresentò l’atelier bresciano più qualificato per le architetture dipinte (Piazza, 2017). Ciò consente di postulare la presenza di Viviani al fianco del maestro nei principali cantieri avviati da quest’ultimo nel terzo decennio del XVII secolo, in particolare nelle chiese di S. Maria del Carmine (Volta, 1991, p. 116 nota 175) e dei Ss. Faustino e Giovita, sempre a Brescia (Fisogni, 2007, p. 356, nota 110). Qui il giovane imparò a eseguire le prime ‘quadrature’, assimilando le tipologie prospettiche (Piazza, 2020) e il repertorio in uso nella bottega di Sandrini, tramandato grazie ai disegni (Piazza, 2019).
Dopo il 1630 Viviani completò alcuni cicli rimasti incompiuti alla morte di Sandrini, tra i quali la perduta decorazione della volta della chiesa di S. Francesco a Brescia, eseguita, per la parte delle figure, insieme a Pietro Ricchi, detto il Lucchese (Dal Poggetto, 1996, pp. 400 s.; Passamani, 1996) e a Gian Giacomo Barbelli (M. Marubbi, in Gian Giacomo Barbelli, 2011, p. 333). Nel quarto decennio del secolo vanno collocate altre imprese bresciane oggi distrutte, ancora legate all’eredità di Sandrini: gli affreschi del palazzo del Broletto, ricordati dalle fonti locali (Paglia, 1660-1701, 1967, I, pp. 88 s.), e della chiesa di S. Caterina, presso la quale, secondo le fonti, «nelle pariete in alto vi è pure di prospettiva di manno [sic] di Ottavio Viviani, fatto però col disegno del sodetto Sandrini» (Faino, 1630-1669, 1961, p. 120). Si scala tra il febbraio del 1636 e il luglio del 1637 l’esecuzione, in parte alterata da ridipinture, del «volto della chiesa sopra le doi capelle et del coro» della parrocchiale di S. Giorgio a Bagolino (Formenti, 1990); per la parte figurata vi intervennero Ricchi e Andrea Terzi (Dal Poggetto, 1996, pp. 226-229, 398 s.).
Risale al 1640-41 l’episodio più noto dell’intero percorso di Viviani, rappresentato dagli affreschi eseguiti nella residenza del duca Francesco I d’Este a Sassuolo (Mazza, 2004, pp. 57-76, con bibliografia). La convocazione del pittore, liberato per l’occasione dal carcere a Brescia, si dovette a Gherardo Martinengo Colleoni, che appoggiò dinanzi al duca la sua candidatura approfittando dell’assenza dei più noti Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli (Ghelfi, 2011, pp. 28 s.).
Queste ‘quadrature’ esemplificano il debito contratto da Viviani nei confronti di Sandrini (si vedano le colonne tortili, cugine di quelle della chiesa dei Ss. Faustino e Giovita a Brescia), in particolare per il ricorso alla prospettiva centrale su un impianto di colonne e finti loggiati. L’impostazione illusionistica, che dialoga con le figure di Jean Boulanger, è però meno accattivante rispetto a quella proposta da Sandrini e non sempre perfettamente adeguata allo spazio reale, tanto che l’effetto prospettico risulta, in alcuni casi, deformato. Nel complesso gli affreschi di Sassuolo evidenziano una buona qualità esecutiva, apprezzabile soprattutto nell’apparato di telamoni, mensole aggettanti, cartelle pendenti e festoni. Fu proprio questo ampio campionario di elementi ornamentali a suggerire a Luigi Lanzi l’idea, ancora condivisibile, che Viviani «spieghi un gusto men sodo e più affollato che il maestro» (Lanzi, 1795-1796).
Negli anni Quaranta si rinnovò il partenariato di Viviani con Ricchi: per la famiglia Martinengo Colleoni i due pittori decorarono la facciata del palazzo di S. Alessandro a Brescia (Dal Poggetto, 1996, p. 402, con bibliografia), oltre alle volte delle parrocchiali di Bienno (da rivedere in parte le proposte attributive di Fusari, 2005, pp. 94-118) e Pontoglio, quest’ultima compiuta tra il 1643 e il 1645 (Piazza, in corso di stampa, con bibliografia). Nel 1646 Viviani risultava iscritto al sindacato dei pittori, vendicolori e battioro di Brescia (Dal Poggetto, 1996, pp. 356, 360), assieme a specialisti dell’architettura dipinta (Giovanni Battista Gattusi, Giovanni Pietro Sorisene) e non solo (Ricchi, Bernardino Gandino). Tra le ultime opere affrescò, assistito da Gandino per le figure, le volte del presbiterio della basilica di S. Maria in Valvendra a Lovere, siglate «OCTAVIUS VIVIANUS / BRIXIENSIS / PERSPECTUM PINGEBAT / SALUTIS NOSTRAE ANNO MDCXLVI» (nel medesimo ciclo si trova anche la data 1645: Albertario, in Scalzi, 2009, pp. 241 s.; Fusari, 2006, p. 23), e, su commissione di Vincenzo Giovanelli, il presbiterio della basilica di S. Maria Assunta a Gandino (Nezosi, in corso di stampa). Una massiccia presenza di collaboratori è da considerare per gli affreschi della cappella Lollio in S. Maria in Valvendra, terminati nel 1647 insieme a Barbelli (M. Marubbi, in Gian Giacomo Barbelli, 2011, pp. 251 s.); nella medesima basilica spetta perlomeno a Viviani l’ideazione dell’impianto pittorico della cappella di S. Diego (Scalzi, 2009, pp. 118 s.).
Tra i lavori perduti, ricordati dalle fonti, si segnalano i ‘chiaroscuri’ attorno all’arca dei ss. Apollonio e Filastro, eseguiti al tempo della temporanea collocazione di quest’ultima in Duomo Vecchio (Faino, 1630-1669, 1961, p. 18), e le ‘quadrature’ nella cappella del SS. Sacramento nella chiesa dei Ss. Nazaro e Celso, sempre a Brescia (ibid., p. 24).
Viviani morì tra il 1° e il 4 novembre 1647 (Piazza, in corso di stampa), lasciando la bottega a Pietro Viviani (probabilmente il figlio), che intorno al 1650 avrebbe affrescato, insieme a Ottavio Amigoni, la volta del salone di palazzo Bettoni Cazzago già Avogadro a Brescia (Frisoni, 2011, pp. 22, 25, nota 27, e 2012). Sempre con Amigoni, entro il 1661, Pietro è documentato nella chiesa di S. Maria Assunta a Soncino, completamente ricostruita dopo il terremoto del 1802 (Marubbi - Maina, 1990). Non è da escludere che altri incarichi possano essere ricompresi nel catalogo di questo pittore, forse l’apparato decorativo alle pareti del salone di palazzo Avogadro a Bagnolo Mella (Lechi, 1974). L’eredità di Ottavio Viviani, a ogni modo, fu determinante anche per indirizzare l’operato dei ‘quadraturisti’ attivi tra Bergamo e Crema alla metà del secolo, quali Giovanni Battista Lambranzi, Giovanni Battista Azzola e Domenico Ghislandi.
Fonti e Bibl.: B. Faino, Catalogo delle chiese riverite in Brescia... (manoscritti queriniani E.VII.6 ed E.I.10) (1630-1669), a cura di C. Boselli, Brescia 1961, pp. 18, 24, 64, 91, 101, 120; L. Cozzando, Vago e curioso ristretto profano e sagro dell’historia bresciana, Brescia 1694, p. 124; F. Paglia, Il giardino della pittura (Manoscritti Queriniani G.IV.9 e Di Rosa 8) (1660-1701), a cura di C. Boselli, I-II, Brescia 1967, pp. 88 s., 118, 166, 178, 217, 330, 420, 591, 712 s.; C Buccio, Storia di Bagolino (1748 circa), a cura di L. Ferremi, Bagolino 2007, p. 164; F. Maccarinelli, Le glorie di Brescia (1747-1751), a cura di C. Boselli, Brescia 1959, pp. 10, 16, 32, 59, 234; G.B. Carboni, Le pitture e sculture di Brescia..., Brescia 1760, pp. 39, 44, 65, 88; C. Boselli, Marcello Oretti. Pitture della città di Brescia e del suo territorio (1775), in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1957, CLVI (1958), pp. 133-180 (in partic. p. 142); L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, II, 1, Bassano 1795-1796, p. 199; F. Lechi, Bagnolo Mella. Palazzo Avogadro oggi Spada, in Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, a cura di F. Lechi, IV, Il cinquecento nel territorio, Brescia 1974, pp. 298-321; G. Scavizzi, Codazzi, Viviano, in Dizionario biografico degli Italiani, XXVI, Roma 1982, s.v.; E.M. Guzzo, Ricerche per la storia dell’arte a Brescia..., in Commentari dell’Ateneo di Brescia, CLXXXIV (1985), pp. 241-266; I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo, III, Il Seicento, a cura di P. Zampetti, Bergamo 1985 (in partic. F. Noris, Giovan Battista Azzola, pp. 205-219; E. De Pascale, La presenza a Bergamo di Gian Giacomo Barbello, pp. 223-233; F. Noris, Domenico Ghislandi, pp. 273-288); U. Formenti, Artisti e artigiani a Bagolino. Documenti 1479-1940, Brescia 1990, pp. 62, 190-194; M. Marubbi - G.B. Maina, Soncino. Catalogo dei dipinti mobili. Tele e affreschi staccati degli edifici pubblici del territorio di Soncino, Soresina 1990, p. 52; V. Volta, Le vicende edilizie del complesso di Santa Maria del Carmine, in La chiesa e il convento di Santa Maria del Carmine in Brescia, Brescia 1991, pp. 23-119; Id., Le vicende edilizie della chiesa e del convento di San Francesco, in La chiesa e il convento di San Francesco d’Assisi in Brescia, Brescia 1994, pp. 13-80; P. Dal Poggetto, Pietro Ricchi, Rimini 1996, pp. 226-229, 356, 360, 398 s., 400-402; B. Passamani, Ragioni e senso di una mostra. Ricchi tra committenza religiosa e profana, in Pietro Ricchi, 1606-1675 (catal., Riva del Garda), a cura di M. Botteri Ottaviani, Milano 1996, pp. 17-28; A. Mazza, “In questa bella compagnia d’Amore e di Fortuna...”. La decorazione pittorica, in Il Palazzo di Sassuolo. Delizia dei Duchi d’Este, a cura di F. Trevisani, Parma 2004, pp. 57-186; G. Fusari, La decorazione della parrocchiale di Bienno..., Roccafranca 2005, pp. 45-50, 94-118; Id., Ottavio Amigoni..., Roccafranca 2006, pp. 23, 52 s.; F. Fisogni, Il Seicento bresciano, in Duemila anni di pittura a Brescia, a cura di C. Bertelli, II, Brescia 2007, pp. 356-358; F. Piazza, Alcune note su Agostino Avanzi..., in Civiltà bresciana, XVII (2008), 4, pp. 65-79; G. Scalzi,De basilica: Santa Maria in Valvendra a Lovere dal 1473, Lovere 2009 (in partic. M. Albertario, Per un orientamento bibliografico, pp. 223-247); F. Frisoni, Spunti su un pittore atipico bresciano: Ottavio Amigoni, in L’arte nostra. Atti della Giornata di studi sui pittori Ottavio Amigoni, Pompeo Ghitti, Domenico Voltolini, a cura di A. Burlotti - F. Troletti, Esine 2011, pp. 15-47; B. Ghelfi,A margine di una celebre dispersione..., in Fare e disfare. Studi sulla dispersione delle opere d’arte in Italia tra XVI e XIX secolo, a cura di L. Lorizzo, Roma 2011, pp. 23-34; Gian Giacomo Barbelli. L’opera competa, a cura di G. Colombo - M. Marubbi - A. Miscioscia, Bergamo 2011, pp. 11, 30 s., 33, 35, 228, 251 s., 255, 273, 279, 332 s.; F. Frisoni, Qualche suggerimento per una lettura di Ottavio Amigoni in chiave extra-bresciana, in Ottavio Amigoni. 1606-1661(catal., Brescia), a cura di G. Fusari, Roccafranca 2012, pp. 33-41; M. Pontoglio, La grande stagione del Quadraturismo bresciano, in Prospettive architettoniche. Conservazione digitale, divulgazione e studio, II, a cura di G.M. Valenti, Roma 2016, pp. 285-303; F. Piazza, Sandrini, Tommaso, in Dizionario biografico degli Italiani, XC, Roma 2017, s.v.; Id., Disegni di Tommaso Sandrini..., in Paragone. Arte, s. 3, LXX (2019), pp. 3-16; Id., Tipologie prospettiche per le ‘quadrature’ di Tommaso Sandrini, in L’architettura dipinta: storia, conservazione e rappresentazione digitale. Atti del convegno... 2018, a cura di S. Bertocci - F. Farneti, Firenze 2020, pp. 185-194; F. Nezosi, Novità per la pittura bresciana a Bergamo tra Sei e Settecento, in Commentari dell’Ateneo di Brescia, in corso di stampa; F. Piazza, Aggiunte a O. V., in L’arte della quadratura. Storia e restauro. Atti del Convegno... 2019, a cura di M. Pasculli Ferrara - I. Di Liddo, in corso di stampa.