ottonario
Questo verso viene giudicato da D. in VE II V 7 in fascio con tutti i parisillabi: Parisillaba vero propter sui ruditatem non utimur nisi raro; essi hanno in sé la natura dei numeri pari che sottostanno ai dispari come la materia alla forma. D. non adopera l'o., che in alternanza con il novenario era proprio di varie zone poetiche da lui non conosciute o trascurate (poesia settentrionale, lauda umbra, ecc.). O.-novenari sono reperibili, peraltro piuttosto raramente, in Iacopo da Lentini e in Guittone.